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Autore: Gloom    09/09/2010    1 recensioni
"C'è qualcosa che accomuna me e Lina; c'è anche qualcosa che ci fa soffrire, e forse siamo capitate insieme proprio per capire cosa sia. Fa male, un male cane, e sia io che lei dobbiamo trovare un modo per fronteggiare questo dolore".
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La parentesi di felicità durò molto poco, in realtà. 

Le risate senza motivo arrivano fino a un certo punto: ti fanno star bene per un paio d'ore, giusto il tempo di far passare la fase più acuta di malinconia, ma poi inevitabilmente tutto ritorna al solito piattume, il piattume che odi, il piattume che ti sta corrodendo. Se il piattume vuol dire sofferenza, ci sono poche vie di fuga.

Lina mi aveva svelato il mistero delle nostre emozioni; forse allora sapeva anche la soluzione al nostro dolore. Insomma, davvero, non poteva mica nascere dal nulla.

La trovai che si era appisolata, sepolta da un cumulo di libri. Chissà perché leggeva sempre così tanto: contatti col mondo esterno non ne avevamo, quindi era per puro diletto personale... ma non riuscivo a spiegarmi cosa trovasse di dilettevole in libri di storia o di filosofia. Boh.

In ogni caso, lei era crollata su uno dei suoi libri; io le preparai una tazza di caffè, aprii un pacco di biscotti e portai tutto nella sua stanza.

-Lina, svegliati- le dissi.

Lei aprì gli occhi e si mise ritta, un po' spaesata. Si massaggiò la guancia, che aveva preso la sagoma delle pagine che le avevano fatto da cuscino.

-Che c'è?-

-Niente, ma ti ho visto addormentata e, se vuoi continuare il sonno, dovresti metterti comoda. Lo sai che altrimenti ti si attorcigliano i muscoli?-

-Ma che dici...

-Sul serio. Beh, poi non venirti a lamentare da me. Comunque, ti ho portato il caffè. E un po' di robe da mangiare. Ho bisogno di parlare-.

Lina si stropicciò gli occhi, ancora assonnati, poi mise da parte il libro e prese avida la tazzina di caffè.

-Metti via quelle porcherie... ho lo stomaco chiuso- borbottò.

-Anche io. Era solo per fare scena.

-Dai, dimmi quello che mi devi dire...

-Ecco...- mi presi un mignolo e cominciai a cincischiare con le dita -tu l'hai capito perché soffriamo così tanto?- chiesi. 

Lina aveva appena finito di sorseggiare il caffè, ma rimase interdetta, con la tazzina poggiata alle labbra.

-No che non l'ho capito. Altrimenti già avrei pensato a rimediare, non credi?-

-Sì, ma... insomma, è assurdo.

-Direi di si. Ma se ci rifletti, ci sono un bel po' di cose che non sappiamo. C'è la questione della nostra età, prima di tutto. E c'è quella del nostro rapporto. E poi, ti sei mai chiesta come e perché "abitiamo" qui? E perché non riusciamo ad avere contatti con l'altra gente, al punto da dubiarne perfino dell'esistenza?

-No, non ci ho mai pensato.

-Neanche io.

  
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