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Autore: Hotaru_Tomoe    09/09/2010    1 recensioni
Dopo la morte di Silente le strade di Severus ed Oleander si dividono: lui fugge con Draco e i Mangiamorte, lei resta ad Hogwarts. Nel frattempo Harry e tutti i suoi amici iniziano a percorrere il sentiero che li porterà verso lo scontro finale con Voldemort. Un anno lunghissimo, costellato di confronti, indagini, scoperte, intrighi ed avventure.
Questa fanfiction è il seguito de "Il vaso di Pandora".
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Severus ed Oleander'
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CAPITOLO 22 – IL SENTIERO CHE CONDUCE VERSO L'ALBA
 

Fu una notte convulsa, ci volle un bel po' di tempo perchè i maghi, atterriti, smarriti, disorientati, capissero cos'era successo. Ma la frase pronunciata da Harry Potter su un marciapiede di Godric's Hollow, "Voldemort è morto." si spanse in fretta, come cerchi sulla superficie dell'acqua che si allargano sempre più, propagandosi in ogni direzione. E quelle parole, dapprima sussurrate, guardandosi attorno con circospezione, con timore, poi pronunciate con più convinzione ed infine urlate con gioia, raggiunsero ogni angolo del Paese.
Il più grande mago oscuro di tutti i tempi era stato sconfitto, stavolta per sempre.
E così, presto l'incredulità fu sostituita dalla gioia e dal sollievo, com'era accaduto diciassette anni prima.
Il Ministero della Magia era nel caos più assoluto: nell'attacco dei Mangiamorte, Scrimgeour era rimasto ucciso, Caramell gravemente affatturato e la Umbridge si era raggomitolata in una intercapedine del soffitto, da dove, il giorno dopo, due medimaghi l'avevano estratta in forte stato di shock. Così, Kingsley Shacklebolt fu nominato Ministro provvisorio, in attesa di uscire dall'emergenza e tornare alla normalità.
I giorni che seguirono, comunque, furono difficili per molti, perchè la luce dell'alba rivelò i nomi ed i corpi di coloro che erano caduti: venne il tempo delle lacrime e del dolore, venne il tempo per la famiglia Weasley di seppellire Percy, Bill e Fleur, venne il tempo per Ted Tonks di chinarsi disperato sulla bara della figlia e urlare che sarebbe dovuto morire lui al posto suo, che nessun genitore dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli. Il piccolo Teddy stava silenzioso in braccio ad Andromeda, per fortuna ancora troppo piccolo per capire, ma contagiato anche lui da quella profonda atmosfera di tristezza. Venne il tempo per dire grazie e piangere tutti i coraggiosi eroi che erano morti in quella guerra.
Di quei giorni, anche negli anni a venire, Harry non ebbe mai un ricordo chiaro e definito, ma solo sensazioni: stanchezza, stordimento, incredulità, volti vaghi senza nome che gli stringevano la mano, congratulandosi con lui.
Per sottrarsi a quel delirio, il ragazzo seguì il consiglio di Minerva McGranitt e tornò ad Hogwarts con i suoi amici. La preside aveva deciso, in via del tutto eccezionale, di annullare gli esami di fine anno e promuovere tutti gli allievi, anche in segno di riconoscimento per il grande coraggio mostrato e questa volta nemmeno Hermione ebbe da lamentarsi.
Così qualche giorno dopo, tre figure erano sdraiate dietro l'orto di Hagrid, all'ombra delle sue zucche gigantesche. Il guardiacaccia aveva strizzato loro l'occhio e quando un sovraeccitato Colin Canon gli aveva domandato se avesse visto Harry, aveva fatto lo gnorri.
Anche lì a scuola quasi tutti volevano parlare con lui, non aspettavano altro che vedere, abbracciare, toccare Harry Potter. Comprensibile, vista l'euforia generale che percorreva il mondo magico, ma Harry non ne poteva più e desiderava restare solo con loro: Ron ed Hermione, i suoi migliori amici, coloro che in quei lunghi sette anni non gli avevano mai fatto mancare il loro appoggio, che lo avevano aiutato a recuperare la Pietra filosofale a far fuggire Sirius e Fierobecco e a fare tante altre cose fantastiche.
Ancora non riusciva a credere che fosse tutto finito, stavolta definitivamente. Realizzò in quell'istante che qualcos'altro era giunto alla conclusione: i suoi anni di scuola, il suo periodo come studente di Hogwarts, la sua seconda casa... la sua prima vera casa, ad essere sinceri. Lui e i suoi amici non si sarebbero persi di vista negli anni, ne era certo, ma la prossima volta che si fossero incontrati, non avrebbero più indossato la divisa di Grifondoro. Gli passarono davanti agli occhi i volti di tutti quelli che aveva conosciuto, soprattutto di chi non c'era più: ciascuno di loro gli aveva donato qualcosa, grazie ad essi era cresciuto, cambiato, maturato. Ed ora poteva guardare al futuro con meno paura.
"Ehi ragazzi - Ron interruppe il corso dei suoi pensieri - E' finita? Voglio dire, è finita sul serio?"
"Anch'io fatico ancora a crederci. Credo mi ci vorrà un po' per abituarmi all'idea." gli fece eco l'amico.
"Ma è tutto vero. - Hermione fece una pausa studiata e poi lasciò di sale i due ragazzi - Abbiamo fottuto Voldemort."
Ron ed Harry si tirarono a sedere, increduli: in sette anni la parolaccia più pesante uscita dalla bocca di Hermione era stata una sola, e nemmeno troppo pesante, un "vacca totale" rivolto a Pansy Parkinson. La ragazza riccia scoppiò a ridere davanti alle espressioni facciali dei suoi amici. Rideva, rideva apertamente, in un suono liberatorio, gioioso e cristallino, troppo bello per non essere contagioso. Ed un attimo dopo eccoli lì tutti e tre a sghignazzare sdraiati sull'erba umida.
"Ah siete voi!" il viso di Fred fece capolino da dietro le zucche.
"Pensavamo fosse una delle creature di Hagrid, un incrocio tra un Kneazle ed uno Snasi." gli fece eco George. C'era anche Ginny, che prese posto vicino ad Harry.
"Cercavate noi?" chiese il fratello minore.
"No Ronny, volevamo andare a fare una partita a scacchi con le Acromantule."
I due gemelli si sedettero con i ragazzi e distribuirono Cioccorane. Quando Ron scartò la sua, cacciò un urlo "Agrippa, finalmente! Sono anni che cerco questa figurina. Guarda, Hermione!"
"Immagino che dovrò abituarmi a tutto questo, vero? - sospirò lei - Alle figurine e ai poster del Quidditch."
George si avvicinò al fratello minore "Come l'hai convinta a diventare la tua ragazza? Amortentia? Non ti facevo così bravo in pozioni."
Fred invece si rivolse ad Hermione "Sei ancora in tempo a cambiare idea, salvati Hermione!"
"Oh, ma finitela un po' voi due!" protestò Ron.
"Sì, lasciateli stare - fece eco Ginny - sono una bellissima coppia. Dopo di noi, ovviamente." facendo arrossire vistosamente Harry.
"Invece il premio per la coppia più bizzarra dell'anno va sicuramente a Piton e Oleander." disse Fred.
"Dell'anno? Vorrai dire del secolo - lo corresse il gemello - ci sono rimasto di stucco quando Harry ci ha detto che stanno insieme."
"A dire il vero io sospettavo che lui non le fosse del tutto indifferente, ma il professor Piton è sempre stato una sfinge, non sono mai riuscita a capire se provasse qualcosa anche lui. - Hermione allargò le braccia - Non per nulla è uno dei migliori Occlumanti del Paese."
"Abbiamo per vicina di negozio una donna col gusto dell'orrido. - sospirò George affranto - Voglio dire, lei e Piton..."
"Il professor Piton. - lo corresse Harry - Io per primo so quanto possa essere sgradevole e odioso, ma è anche un uomo coraggioso. Forse il più coraggioso che abbia mai conosciuto [1]. Sono contento per lui. Per loro."
"Sì, Harry, ma io stavo considerando la loro relazione da un altro punto di vista, più *fisico*, diciamo. Perchè se stanno insieme, significa che loro due..."
Un coro di proteste si levò dagli altri ragazzi, dominato dal "Sei un maiale, George Weasley!" di Hermione e dal "Adesso mi si bloccherà la crescita!" di Ginny. 

Shacklebolt congedò tutti i suoi colleghi ed uscì dall'aula delle riunioni: il Ministero si stava riorganizzando in fretta e, Merlino volendo, questa volta per bene.
Stava per prendere l'ascensore e tornare nella sua stanza, alle sue mille scartoffie, quando in un ufficio notò Arthur Weasley, intento a copiare alcuni fogli di pergamena semidistrutta. Esitò un momento sulla soglia, poi bussò lievemente sullo stipite della porta aperta. Forse un po' troppo lievemente, perchè il mago non lo udì. "Sbaglio o ti avevo detto di prenderti alcuni giorni di riposo?"
"Oh, Kingsley, buongiorno."
Chiedere come si sentisse lui o la sua famiglia gli sembrava vuoto, privo di significato: quell'uomo aveva appena perso due figli, non poteva che stare da cani.
"Charlie è tornato dalla Romania ed è a casa con Molly, così ho pensato di fare un salto e dare una mano a ripristinare i vecchi archivi danneggiati. Non possiamo permetterci di perdere tutte queste informazioni." il signor Weasley scriveva alacremente, il tono della voce così falsamente allegro che stringeva il cuore.
"Arthur..."
Il mago proseguì imperterrito, senza alzare gli occhi dalle carte "E' un bel disastro, alcune pergamene sono andate completamente distrutte e..."
"Arthur! - Shacklebolt gli posò una mano sul polso e l'altro smise di scrivere - Non devi rimproverarti per quello che è successo. Nessuno poteva prevedere che esistesse un incantesimo che nelle notti di novilunio è in grado di mutare in lupi mannari gli uomini morsicati da un licantropo non trasformato."
"Voldemort lo sapeva! - proruppe il signor Weasley - ha fatto mordere apposta il mio Bill, Stevens e Kylie per poterli usare. Ma in tutti questi mesi a nessuno di noi è venuto in mente di controllare, di... non lo so, se... se avessimo fatto qualcosa, forse ora loro sarebbero ancora vivi."
"Non tormentarti così, Arthur, ciò che è accaduto a Bill non era assolutamente prevedibile. Era un piano troppo astuto, quasi perfetto. Tu non ne hai colpa, nessuno ne ha, se non Voldemort. L'ho detto anche a Williamson: i sensi di colpa non vi porteranno da nessuna parte. Noi tutti abbiamo fatto del nostro meglio, perciò dovete farvi forza e reagire."
"Williamson?"
"Già: è venuto fuori che il mago oscuro che lo aggredì ai giardini di St. Alphage, quando tu lo trovasti schiantato, altri non era che Severus Piton: quella notte cercò di suggerirgli che alcuni suoi colleghi erano Mangiamorte che avevano bevuto Pozione pulisucco."
"Ecco perchè Williamson aveva preso quella strana abitudine, di fissare la gente sulle braccia."
Shacklebolt annuì "Lì dove si trova il marchio nero. Piton non poteva fare altrimenti: non poteva rivelare a Williamson la sua identità, l'altro non gli avrebbe più creduto e, d'altronde, non sapendo chi erano gli infiltrati, Piton non poteva permettersi di essere più esplicito, perchè i Mangiamorte qui al Ministero, in caso di indagine, avrebbero mangiato la foglia. Williamson non ha capito fino all'ultimo e ora non sa darsi pace."
"Lo capisco." sospirò Arthur.
"Comunque le cose sarebbero potute andare anche peggio, per noi, se Voldemort avesse continuato ad annotare i nostri spostamenti e a tenerci sotto controllo con quegli insetti scoperti da Harry."
"E se non sbaglio anche quello è merito di Piton."
"Infatti - il mago nero annuì - ha utlizzato un Imperius su un ex-studente di Hogwarts, Zacharias Smith, l'ha fatto andare ad Hogwarts a fare un incantesimo sulla tomba di Silente, che si è attivato in presenza di Harry. Dopo la caduta di Voldemort quello Smith ha spifferato tutto, nella speranza di vedersi alleggerita la pena. E invece passerà molti anni ad Azkaban, assieme agli altri Mangiamorte."
Il signor Weasley si strinse nelle spalle "Senza i Dissennatori, Azkaban non fa più così paura come un tempo."
"Ma non possiamo permetterci di usare di nuovo quelle creature, non dopo che ci hanno mostrato chiaramente da che parte stavano. E se ci saranno delle evasioni da Akzaban, noi siamo qui apposta per porvi rimedio. Ora va' a casa, Arthur: la tua famiglia ti aspetta, mentre queste cartacce possono aspettare." 

Oleander aveva fatto il giro di tutti i ragazzi di Hogwarts ricoverati al San Mungo e le mancava solo una visita. Tracey Davis era seduta sul letto e parlava con Theodore, che non si era mai allontanato da lei. La ragazza non aveva una bella cera, ma era lucida e cosciente: considerata l'intensità della Cruciatus cui era stata sottoposta era quasi un miracolo. "Ciao Tracey, sono felice di vedere che ti sei svegliata."
Theodore si alzò in piedi per offrirle il posto sulla sedia, ma Oleander lo fermò con un cenno della mano. "Sono solo passata a vedere come state e a portare questa alla migliore studentessa del mio corso." le allungò una scatoletta di legno intarsiato, che racchiudeva un bellissimo pendente di ametista, un cerchio su cui aveva inciso delle rune.
"E'... bellissima." mormorò Tracey.
"Ho scelto un'ametista perchè..." e lasciò che la sua allieva finisse la frase.
"... porta pace, serenità ed armonia interiore."
"Ottima risposta, da venti punti almeno. Mi auguro davvero che tu ti riprenda presto."
"Grazie, professoressa."
"Sì - aggiunse Theodore - grazie anche da parte mia. Di tutto." e posò la sua mano su quella di Tracey che stringeva la collana.
Oleander scosse la testa "No, sono io a dover ringraziare te, e anche Blaise: quella notte non sarei uscita dal castello senza il vostro aiuto."
"Glielo riferirò."
"Uhm, considerato il suo ego, non so quanto sia una buona idea." La maga più adulta scosse la testa, strappando un sorriso agli altri due.
Poi Oleander li lasciò soli e riprese il suo giro. Avanzò lungo la corsia schivando medimaghi indaffarati, pazienti e parenti in visita angosciati: in quei giorni l'ospedale era affollato come non mai. Normale che vi fosse un po' di anarchia, ma pur nel caos generale, udì distintamente una voce gelida e tagliente: dal suo letto Severus stava agitando con fare minaccioso una fiala di una qualche pozione davanti agli occhi di una giovane medimaga "Se avessi voluto suicidarmi l'avrei già fatto, le occasioni non mi sono mancate, mi creda. Pertanto si riprenda il suo veleno." e con un'espressione disgustata aprì le dita per far cadere la fiala, che la curatrice afferrò al volo, prima di ribattere indignata "Come osa? Io non sto cercando di avvelenarla, ma di curarla!"

"Ahi, ahi, ahi, mossa sbagliata." pensò Oleander appoggiata allo stipite della porta, mentre si godeva lo spettacolo: arrabbiarsi di fronte al fine sarcasmo di Severus era come invitarlo ad essere ancora più tagliente.
Di fatti le labbra del mago si incurvarono in un sorriso malevolo, mentre si rivolgeva alla donna come avrebbe fatto con uno dei suoi studenti "Per tutti i gargoyles, quindi mi sta dicendo che lei non è un angelo della morte, ma solo un'inetta di ineguagliabile livello. Dove ha comprato la sua laurea, da Magie Sinister?"
Il volto della medimaga attraversò in pochi secondi tutta la gamma del rosso, a partire dal rosa per finire con un paonazzo intenso. In altre circostanze Oleander sarebbe intervenuta immediatamente, ma Severus aveva ben diritto di sfogarsi, ne aveva più di chiunque altro. E, in fondo, anche lei si stava divertendo.
"Non le permetto di mettere in dubbio le mie capacità! - esclamò l'altra donna, che, evidentemente, aveva poca familiarità con il concetto di ironia - Questo è un antidoto per i veleni rari, lo stesso usato tre anni fa per guarire Arthur Weasley."
"Risparmi il fiato, so benissimo com'è fatta quella pozione, poichè fui io stesso a prepararla e a farla recapitare qua: la soluzione deve essere azzurro intenso, liquida e trasparente, nulla a che vedere con quella grottesca imitazione color celeste sbiadito che tiene in mano. Torni quando sarà in grado di preparare qualcosa che non mi uccida."
A quel punto Oleander si schiarì la voce, facendosi notare. Il colorito rosso della medimaga virò verso il violetto, in una tinta che persino Vernon Dursley avrebbe fatto fatica a raggiungere: non aveva certo dimenticato Oleander che, qualche notte prima, si era materializzata sul bancone della reception stringendo quell'uomo sanguinante e aveva fatto il diavolo a quattro finchè non era stato curato: tenere a bada un ippogrifo imbizzarrito sarebbe stata impresa meno ardua. "Merlino li fa e poi li accoppia." pensò la medimaga, scoccando un'occhiata critica alla nuova arrivata.
Oleander avanzò verso il letto, si chinò su di lui e lo baciò, lasciando che lui le intrappolasse il viso tra le mani. Quando si staccarono, notarono che la curatrice aveva abbandonato la stanza.
"Penserà che sei pazza, o vittima di un Imperius."
Oleander fece spallucce "Problema suo, non di certo mio. - gli sfiorò il bacino - Fa molto male, vero?"
Il mago si strinse nelle spalle "Un po'."
Mentiva. La donna dedusse che doveva fare parecchio male e si rattristì; Severus se ne accorse e disse con tono piatto "Poteva andare peggio."
"Salazar, non ricordarmelo. - Oleander fu scossa da un brivido ricordando Nagini che si avventava su di lui - Rivivrò quella scena nei miei incubi molto a lungo, ho perso almeno dieci anni di vita in quel momento, sappilo."
"E io cosa dovrei dire, allora? E' me che quel mostro ha morsicato a sangue."
"A proposito, c'è una cosa che non capisco, Severus. Quel serpente stava per azzannarti alla gola, l'ho visto chiaramente. Ma d'improvviso si è come... tirato indietro e poi ti ha afferrato il fianco, perchè?"
"La cosa ti dispiace?" domandò lui in tono ironico, inarcando un sopracciglio.
"No, certo che no! - sbuffò lei - Ma perchè voi uomini ad una domanda dovete sempre rispondere con un'altra domanda?"
"Per farvi tenere in allenamento le meningi. - disse lui con un sorriso storto - Dunque non hai proprio idea del perchè Nagini non mi abbia tranciato la giugulare?"
"In nome di Circe, che immagine cruenta! E comunque no, mio esimio professore di pozioni. Vorresti essere così gentile da illuminare una povera manovale della magia?" congiunse le mani, in un teatrale gesto di preghiera.
Senza parlare Severus si passò le mani attorno al collo, sfilandosi il ciondolo che lei gli aveva donato e che lui non si era mai tolto in tutti quei mesi, e glielo porse. L'onice nera aveva perso tutta la sua lucentezza ed appariva opaca e rugosa come una pietra lavica. Aveva perso anche la durezza, a dire il vero: era fragile come gesso e scheggiata in più punti, tanto da lasciare una polvere scura sulle dita della donna.
"Dicesti che questo ciondolo mi avrebbe protetto dalla negatività e così è stato: ha letteralmente respinto Nagini, assorbendo il suo istinto omicida ed impedendole di mordermi sul collo. Mi ha salvato la vita."
"Allora - disse lei, ricacciando a fatica indietro le lacrime - penso di meritare una ricompensa, no?"
Severus l'attirò nuovamente a sè, con prepotenza, e la baciò ancora, a lungo, alternando momenti di passione ad altri più languidi e lenti.
"Mmh - mormorò Oleander con gli occhi chiusi e l'espressione beata - hai una vaga idea di quanto mi mancava baciarti?"
Piton ebbe un sorriso amaro "Non so se potrai farci l'abitudine."
Oleander aggrottò la fronte, sfiorandogli una guancia con le dita "E perchè mai?"
Il mago sospirò pesantemente "La caccia all'uomo ai seguaci dell'Oscuro è già iniziata, presto verranno i processi: la gente vorrà quante più teste possibili e la mia ci sarà sicuramente, considerando ciò che ho fatto."
"Te l'ha chiesto lui. Ti ha scongiurato affinchè fossi tu ad ucciderlo." disse Oleander con enfasi. Tuttavia sapeva che il mago non avrebbe dimenticato tanto facilmente e si sarebbe tormentato a lungo per quel gesto.
"Questo non cambia nulla." rispose infatti Severus con tono piatto.
La maga sospirò: niente di ciò che poteva dire aveva il potere di farlo star meglio. Severus avrebbe dovuto convivere con la sua scelta e imparare ad accettarlo. E lei, pensò, avrebbe sicuramente portato rancore per un bel po' di tempo nei confronti di Silente, per ciò che stava passando l'uomo che amava. "Ma riguardo ai risvolti giudiziari della guerra, io non sarei così pessimista se fossi in te." Il mago le rivolse uno sguardo interrogativo ed Oleander proseguì con un sorriso "Il Ministero è un delirio assoluto, ma stamattina sono riuscita a parlare due minuti con Shacklebolt: vuole che collabori, vuole sapere i nomi di chiunque sia passato per il covo di Voldemort, vuole sapere che ruolo hanno avuto i Malfoy, ma tu al momento non sei sulla lista degli indagati o dei condannati, e dubito che lo sarai anche in futuro. In quello scritto che Fanny ha portato quella sera, Silente ti scagiona completamente."
"E tu pensi possa bastare?"
"Oh, vediamo un po': Fanny, fenice e familiare di Silente, porta il testamento di Albus Silente, scritto interamente di suo pugno, nonchè un suo ricordo in cui spiega ogni cosa. Nemmeno Merlino in persona potrebbe dubitare di questa prova. - si morsicò il labbro inferiore - Inoltre anche Harry ha confermato la versione di Silente: è saltato fuori che Albus aveva fatto a lui lo stesso incantesimo praticato su di me. So che non hai letto i giornali, ma non passa giorno senza che Harry rilasci una qualche intervista proclamando che sei stato dalla nostra parte. Ora come ora quel ragazzo non permetterebbe a nessuno di torcerti un capello."
Severus voltò di scatto la testa da un lato "Tutto quello che ho fatto non è stato per lui." sibilò astioso. Seguirono alcuni attimi di silenzio, rotti dalla voce neutra e tranquilla di Oleander "Lo so, l'hai fatto per Lily Evans, non è così?" Evans, usò il suo cognome da nubile perchè per Severus Lily sarebbe sempre stata così. Non Lily Potter, non la madre di Harry Potter.
Solo Lily.
Piton tornò a guardarla "Promisi sulla sua tomba di proteggere suo figlio. Io..." Oleander lo interruppe, posandogli le dita sulla labbra sottili "Ho capito, non devi aggiungere altro." Severus non aveva alcuna ragione di giustificarsi, non con lei. Poi gli prese una mano tra le sue, stringendola forte con le sue dita robuste "Io sono qui." disse semplicemente. Lei c'era, incondizionatamente. Era l'unica cosa che le premeva che Severus comprendesse.
E Severus comprese. "Lo so benissimo."
"Presuntuoso." rise lei.
"No - rispose lui - non è presunzione. E che io non ti permetterei di essere da nessun'altra parte che non sia accanto a me."
Le dita di lei erano risalite ad accarezzargli l'interno dell'avambraccio, dove il marchio nero si era completamente dissolto, senza lasciare alcuna traccia.
La promessa fatta a Lily era stata adempiuta, Voldemort era stato sconfitto ed Harry era sopravvissuto. Tutti i sacrifici e il dolore patiti erano infine valsi a qualcosa ed ora poteva davvero permettersi di guardare al futuro, di sperare e di lasciarsi quell'ingombrante e amaro passato alle spalle.
Un nuovo sentiero era apparso davanti a tutti loro e, soprattutto, a loro due.
Senza nemmeno accorgersene, scivolò in un sonno profondo e tranquillo.
Oleander lo guardò con dolcezza e gli scostò una ciocca di capelli dal viso provato dalla sofferenza: doveva essere davvero esausto, sapeva che in tutti quei mesi alla corte di Voldemort non aveva mai riposato sul serio, perciò era bello poterlo vedere finalmente rilassato e disteso. Lentamente, con attenzione, gli sfiorò la fronte con un bacio e poi si rannicchiò accanto a lui nello spazio esiguo di quel letto, senza mai lasciargli andare la mano, gettò un incantesimo Imperturbabile sulla porta della stanza, chiudendo fuori tutto il caos e godendosi quel piccolo spazio, dove esistevano solo lei e l'uomo che amava.

  

 

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RINGRAZIAMENTI

@ Sheilin e Arabesque: grazie, grazie davvero per le vostre bellissime parole. Tengo tantissimo a questa storia e sono felice di essere riuscita a trasmettere a chi legge le stesse emozioni che ho provato scrivendola.

La parola fine si avvicina, mancano solo due capitoli di epilogo.

   
 
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