CAPITOLO 22 – IL SENTIERO
CHE CONDUCE
VERSO L'ALBA
Fu
una notte convulsa, ci volle un bel po' di tempo perchè i
maghi, atterriti,
smarriti, disorientati, capissero cos'era successo. Ma la frase
pronunciata da
Harry Potter su un marciapiede di Godric's Hollow, "Voldemort
è
morto." si spanse in fretta, come cerchi sulla superficie dell'acqua
che
si allargano sempre più, propagandosi in ogni direzione. E
quelle parole,
dapprima sussurrate, guardandosi attorno con circospezione, con timore,
poi
pronunciate con più convinzione ed infine urlate con gioia,
raggiunsero ogni
angolo del Paese.
Il
più grande mago oscuro di tutti i tempi era stato sconfitto,
stavolta per
sempre.
E
così, presto l'incredulità fu sostituita dalla
gioia e dal sollievo, com'era accaduto
diciassette anni prima.
Il
Ministero della Magia era nel caos più assoluto:
nell'attacco dei Mangiamorte,
Scrimgeour era rimasto ucciso, Caramell gravemente affatturato e
I giorni
che seguirono, comunque, furono difficili per molti, perchè
la luce dell'alba
rivelò i nomi ed i corpi di coloro che erano caduti: venne
il tempo delle
lacrime e del dolore, venne il tempo per la famiglia Weasley di
seppellire
Percy, Bill e Fleur, venne il tempo per Ted Tonks di chinarsi disperato
sulla
bara della figlia e urlare che sarebbe dovuto morire lui al posto suo,
che
nessun genitore dovrebbe mai sopravvivere ai propri figli. Il piccolo
Teddy
stava silenzioso in braccio ad Andromeda, per fortuna ancora troppo
piccolo per
capire, ma contagiato anche lui da quella profonda atmosfera di
tristezza.
Venne il tempo per dire grazie e piangere tutti i coraggiosi eroi che
erano morti
in quella guerra.
Di
quei giorni, anche negli anni a venire, Harry non ebbe mai un ricordo
chiaro e
definito, ma solo sensazioni: stanchezza, stordimento,
incredulità, volti vaghi
senza nome che gli stringevano la mano, congratulandosi con lui.
Per
sottrarsi a quel delirio, il ragazzo seguì il consiglio di
Minerva McGranitt e
tornò ad Hogwarts con i suoi amici. La preside aveva deciso,
in via del tutto
eccezionale, di annullare gli esami di fine anno e promuovere tutti gli
allievi, anche in segno di riconoscimento per il grande coraggio
mostrato e
questa volta nemmeno Hermione ebbe da lamentarsi.
Così
qualche giorno dopo, tre figure erano sdraiate dietro l'orto di Hagrid,
all'ombra delle sue zucche gigantesche. Il guardiacaccia aveva
strizzato loro
l'occhio e quando un sovraeccitato Colin Canon gli aveva domandato se
avesse
visto Harry, aveva fatto lo gnorri.
Anche
lì a scuola quasi tutti volevano parlare con lui, non
aspettavano altro che
vedere, abbracciare, toccare Harry Potter. Comprensibile, vista
l'euforia
generale che percorreva il mondo magico, ma Harry non ne poteva
più e
desiderava restare solo con loro: Ron ed Hermione, i suoi migliori
amici,
coloro che in quei lunghi sette anni non gli avevano mai fatto mancare
il loro
appoggio, che lo avevano aiutato a recuperare
Ancora
non riusciva a credere che fosse tutto finito, stavolta
definitivamente. Realizzò
in quell'istante che qualcos'altro era giunto alla conclusione: i suoi
anni di
scuola, il suo periodo come studente di Hogwarts, la sua seconda
casa... la sua
prima vera casa, ad essere sinceri. Lui e i suoi amici non si sarebbero
persi
di vista negli anni, ne era certo, ma la prossima volta che si fossero
incontrati, non avrebbero più indossato la divisa di
Grifondoro. Gli passarono
davanti agli occhi i volti di tutti quelli che aveva conosciuto,
soprattutto di
chi non c'era più: ciascuno di loro gli aveva donato
qualcosa, grazie ad essi
era cresciuto, cambiato, maturato. Ed ora poteva guardare al futuro con
meno
paura.
"Ehi
ragazzi - Ron interruppe il corso dei suoi pensieri - E' finita? Voglio
dire, è
finita sul serio?"
"Anch'io
fatico ancora a crederci. Credo mi ci vorrà un po' per
abituarmi
all'idea." gli fece eco l'amico.
"Ma
è tutto vero. - Hermione fece una pausa studiata e poi
lasciò di sale i due
ragazzi - Abbiamo fottuto Voldemort."
Ron
ed Harry si tirarono a sedere, increduli: in sette anni la parolaccia
più
pesante uscita dalla bocca di Hermione era stata una sola, e nemmeno
troppo
pesante, un "vacca totale" rivolto a Pansy Parkinson. La ragazza
riccia scoppiò a ridere davanti alle espressioni facciali
dei suoi amici.
Rideva, rideva apertamente, in un suono liberatorio, gioioso e
cristallino,
troppo bello per non essere contagioso. Ed un attimo dopo eccoli
lì tutti e tre
a sghignazzare sdraiati sull'erba umida.
"Ah
siete voi!" il viso di Fred fece capolino da dietro le zucche.
"Pensavamo
fosse una delle creature di Hagrid, un incrocio tra un Kneazle ed uno
Snasi." gli fece eco George. C'era anche Ginny, che prese posto vicino
ad
Harry.
"Cercavate
noi?" chiese il fratello minore.
"No
Ronny, volevamo andare a fare una partita a scacchi con le Acromantule."
I
due gemelli si sedettero con i ragazzi e distribuirono Cioccorane.
Quando Ron
scartò la sua, cacciò un urlo "Agrippa,
finalmente! Sono anni che cerco
questa figurina. Guarda, Hermione!"
"Immagino
che dovrò abituarmi a tutto questo, vero? -
sospirò lei - Alle figurine e ai
poster del Quidditch."
George
si avvicinò al fratello minore "Come l'hai convinta a
diventare la tua
ragazza? Amortentia? Non ti facevo così bravo in pozioni."
Fred
invece si rivolse ad Hermione "Sei ancora in tempo a cambiare idea,
salvati Hermione!"
"Oh,
ma finitela un po' voi due!" protestò Ron.
"Sì,
lasciateli stare - fece eco Ginny - sono una bellissima coppia. Dopo di
noi,
ovviamente." facendo arrossire vistosamente Harry.
"Invece
il premio per la coppia più bizzarra dell'anno va
sicuramente a Piton e
Oleander." disse Fred.
"Dell'anno?
Vorrai dire del secolo - lo corresse il gemello - ci sono rimasto di
stucco
quando Harry ci ha detto che stanno insieme."
"A
dire il vero io sospettavo che lui non le fosse del tutto indifferente,
ma il
professor Piton è sempre stato una sfinge, non sono mai
riuscita a capire se
provasse qualcosa anche lui. - Hermione allargò le braccia -
Non per nulla è
uno dei migliori Occlumanti del Paese."
"Abbiamo
per vicina di negozio una donna col gusto dell'orrido. -
sospirò George
affranto - Voglio dire, lei e Piton..."
"Il
professor Piton. - lo corresse
Harry
- Io per primo so quanto possa essere sgradevole e odioso, ma
è anche un uomo coraggioso.
Forse il più coraggioso che abbia mai conosciuto [1]. Sono
contento per lui.
Per loro."
"Sì,
Harry, ma io stavo considerando la loro relazione da un altro punto di
vista,
più *fisico*, diciamo. Perchè se stanno insieme,
significa che loro
due..."
Un
coro di proteste si levò dagli altri ragazzi, dominato dal
"Sei un maiale,
George Weasley!" di Hermione e dal "Adesso mi si bloccherà
la
crescita!" di Ginny.
Shacklebolt
congedò tutti i suoi colleghi ed uscì dall'aula
delle riunioni: il Ministero si
stava riorganizzando in fretta e, Merlino volendo, questa volta per
bene.
Stava
per prendere l'ascensore e tornare nella sua stanza, alle sue mille
scartoffie,
quando in un ufficio notò Arthur Weasley, intento a copiare
alcuni fogli di
pergamena semidistrutta. Esitò un momento sulla soglia, poi
bussò lievemente
sullo stipite della porta aperta. Forse un po' troppo lievemente,
perchè il
mago non lo udì. "Sbaglio o ti avevo detto di prenderti
alcuni giorni di
riposo?"
"Oh,
Kingsley, buongiorno."
Chiedere
come si sentisse lui o la sua famiglia gli sembrava vuoto, privo di
significato: quell'uomo aveva appena perso due figli, non poteva che
stare da
cani.
"Charlie
è tornato dalla Romania ed è a casa con Molly,
così ho pensato di fare un salto
e dare una mano a ripristinare i vecchi archivi danneggiati. Non
possiamo
permetterci di perdere tutte queste informazioni." il signor Weasley
scriveva
alacremente, il tono della voce così falsamente allegro che
stringeva il cuore.
"Arthur..."
Il
mago proseguì imperterrito, senza alzare gli occhi dalle
carte "E' un bel
disastro, alcune pergamene sono andate completamente distrutte e..."
"Arthur!
- Shacklebolt gli posò una mano sul polso e l'altro smise di
scrivere - Non devi
rimproverarti per quello che è successo. Nessuno poteva
prevedere che esistesse
un incantesimo che nelle notti di novilunio è in grado di
mutare in lupi
mannari gli uomini morsicati da un licantropo non trasformato."
"Voldemort
lo sapeva! - proruppe il signor Weasley - ha fatto mordere apposta il
mio Bill,
Stevens e Kylie per poterli usare. Ma in tutti questi mesi a nessuno di
noi è
venuto in mente di controllare, di... non lo so, se... se avessimo
fatto
qualcosa, forse ora loro sarebbero ancora vivi."
"Non
tormentarti così, Arthur, ciò che è
accaduto a Bill non era assolutamente
prevedibile. Era un piano troppo astuto, quasi perfetto. Tu non ne hai
colpa,
nessuno ne ha, se non Voldemort. L'ho detto anche a Williamson: i sensi
di
colpa non vi porteranno da nessuna parte. Noi tutti abbiamo fatto del
nostro
meglio, perciò dovete farvi forza e reagire."
"Williamson?"
"Già:
è venuto fuori che il mago oscuro che lo aggredì
ai giardini di St. Alphage,
quando tu lo trovasti schiantato, altri non era che Severus Piton:
quella notte
cercò di suggerirgli che alcuni suoi colleghi erano
Mangiamorte che avevano
bevuto Pozione pulisucco."
"Ecco
perchè Williamson aveva preso quella strana abitudine, di
fissare la gente
sulle braccia."
Shacklebolt
annuì "Lì dove si trova il marchio nero. Piton
non poteva fare altrimenti:
non poteva rivelare a Williamson la sua identità, l'altro
non gli avrebbe più
creduto e, d'altronde, non sapendo chi erano gli infiltrati, Piton non
poteva
permettersi di essere più esplicito, perchè i
Mangiamorte qui al Ministero, in
caso di indagine, avrebbero mangiato la foglia. Williamson non ha
capito fino
all'ultimo e ora non sa darsi pace."
"Lo
capisco." sospirò Arthur.
"Comunque
le cose sarebbero potute andare anche peggio, per noi, se Voldemort
avesse continuato
ad annotare i nostri spostamenti e a tenerci sotto controllo con quegli
insetti
scoperti da Harry."
"E
se non sbaglio anche quello è merito di Piton."
"Infatti
- il mago nero annuì - ha utlizzato un Imperius su un
ex-studente di Hogwarts,
Zacharias Smith, l'ha fatto andare ad Hogwarts a fare un incantesimo
sulla
tomba di Silente, che si è attivato in presenza di Harry.
Dopo la caduta di
Voldemort quello Smith ha spifferato tutto, nella speranza di vedersi
alleggerita la pena. E invece passerà molti anni ad Azkaban,
assieme agli altri
Mangiamorte."
Il
signor Weasley si strinse nelle spalle "Senza i Dissennatori, Azkaban
non
fa più così paura come un tempo."
"Ma
non possiamo permetterci di usare di nuovo quelle creature, non dopo
che ci
hanno mostrato chiaramente da che parte stavano. E se ci saranno delle
evasioni
da Akzaban, noi siamo qui apposta per porvi rimedio. Ora va' a casa,
Arthur: la
tua famiglia ti aspetta, mentre queste cartacce possono aspettare."
Oleander
aveva fatto il giro di tutti i ragazzi di Hogwarts ricoverati al San
Mungo e le
mancava solo una visita. Tracey Davis era seduta sul letto e parlava
con
Theodore, che non si era mai allontanato da lei. La ragazza non aveva
una bella
cera, ma era lucida e cosciente: considerata l'intensità
della Cruciatus cui
era stata sottoposta era quasi un miracolo. "Ciao Tracey, sono felice
di
vedere che ti sei svegliata."
Theodore
si alzò in piedi per offrirle il posto sulla sedia, ma
Oleander lo fermò con un
cenno della mano. "Sono solo passata a vedere come state e a portare
questa alla migliore studentessa del mio corso." le allungò
una scatoletta
di legno intarsiato, che racchiudeva un bellissimo pendente di
ametista, un
cerchio su cui aveva inciso delle rune.
"E'...
bellissima." mormorò Tracey.
"Ho
scelto un'ametista perchè..." e lasciò che la sua
allieva finisse la
frase.
"...
porta pace, serenità ed armonia interiore."
"Ottima
risposta, da venti punti almeno. Mi auguro davvero che tu ti riprenda
presto."
"Grazie,
professoressa."
"Sì
- aggiunse Theodore - grazie anche da parte mia. Di tutto." e
posò la sua
mano su quella di Tracey che stringeva la collana.
Oleander
scosse la testa "No, sono io a dover ringraziare te, e anche Blaise:
quella notte non sarei uscita dal castello senza il vostro aiuto."
"Glielo
riferirò."
"Uhm,
considerato il suo ego, non so quanto sia una buona idea." La maga
più
adulta scosse la testa, strappando un sorriso agli altri due.
Poi
Oleander li lasciò soli e riprese il suo giro.
Avanzò lungo la corsia schivando
medimaghi indaffarati, pazienti e parenti in visita angosciati: in quei
giorni l'ospedale
era affollato come non mai. Normale che vi fosse un po' di anarchia, ma
pur nel
caos generale, udì distintamente una voce gelida e
tagliente: dal suo letto Severus
stava agitando con fare minaccioso una fiala di una qualche pozione
davanti
agli occhi di una giovane medimaga "Se avessi voluto suicidarmi l'avrei
già fatto, le occasioni non mi sono mancate, mi creda.
Pertanto si riprenda il
suo veleno." e con un'espressione disgustata aprì le dita
per far cadere
la fiala, che la curatrice afferrò al volo, prima di
ribattere indignata
"Come osa? Io non sto cercando di avvelenarla, ma di curarla!"
"Ahi,
ahi, ahi, mossa
sbagliata."
pensò Oleander
appoggiata allo stipite della porta, mentre si godeva lo spettacolo:
arrabbiarsi di fronte al fine sarcasmo di Severus era come invitarlo ad
essere
ancora più tagliente.
Di
fatti le labbra del mago si incurvarono in un sorriso malevolo, mentre
si
rivolgeva alla donna come avrebbe fatto con uno dei suoi studenti "Per
tutti i gargoyles, quindi mi sta dicendo che lei non è un
angelo della morte,
ma solo un'inetta di ineguagliabile livello. Dove ha comprato la sua
laurea, da
Magie Sinister?"
Il
volto della medimaga attraversò in pochi secondi tutta la
gamma del rosso, a
partire dal rosa per finire con un paonazzo intenso. In altre
circostanze
Oleander sarebbe intervenuta immediatamente, ma Severus aveva ben
diritto di
sfogarsi, ne aveva più di chiunque altro. E, in fondo, anche
lei si stava
divertendo.
"Non
le permetto di mettere in dubbio le mie capacità! -
esclamò l'altra donna, che,
evidentemente, aveva poca familiarità con il concetto di
ironia - Questo è un
antidoto per i veleni rari, lo stesso usato tre anni fa per guarire
Arthur
Weasley."
"Risparmi
il fiato, so benissimo com'è fatta quella pozione,
poichè fui io stesso a
prepararla e a farla recapitare qua: la soluzione deve essere azzurro
intenso,
liquida e trasparente, nulla a che vedere con quella grottesca
imitazione color
celeste sbiadito che tiene in mano. Torni quando sarà in
grado di preparare
qualcosa che non mi uccida."
A
quel punto Oleander si schiarì la voce, facendosi notare. Il
colorito rosso
della medimaga virò verso il violetto, in una tinta che
persino Vernon Dursley
avrebbe fatto fatica a raggiungere: non aveva certo dimenticato
Oleander che,
qualche notte prima, si era materializzata sul bancone della reception
stringendo quell'uomo sanguinante e aveva fatto il diavolo a quattro
finchè non
era stato curato: tenere a bada un ippogrifo imbizzarrito sarebbe stata
impresa
meno ardua. "Merlino li fa e poi li
accoppia." pensò la medimaga, scoccando
un'occhiata critica alla nuova
arrivata.
Oleander
avanzò verso il letto, si chinò su di lui e lo
baciò, lasciando che lui le
intrappolasse il viso tra le mani. Quando si staccarono, notarono che
la curatrice
aveva abbandonato la stanza.
"Penserà
che sei pazza, o vittima di un Imperius."
Oleander
fece spallucce "Problema suo, non di certo mio. - gli sfiorò
il bacino -
Fa molto male, vero?"
Il
mago si strinse nelle spalle "Un po'."
Mentiva.
La donna dedusse che doveva fare parecchio male e si
rattristì; Severus se ne
accorse e disse con tono piatto "Poteva andare peggio."
"Salazar,
non ricordarmelo. - Oleander fu scossa da un brivido ricordando Nagini
che si
avventava su di lui - Rivivrò quella scena nei miei incubi
molto a lungo, ho
perso almeno dieci anni di vita in quel momento, sappilo."
"E
io cosa dovrei dire, allora? E' me che quel mostro ha morsicato a
sangue."
"A
proposito, c'è una cosa che non capisco, Severus. Quel
serpente stava per
azzannarti alla gola, l'ho visto chiaramente. Ma d'improvviso si
è come... tirato
indietro e poi ti ha afferrato il fianco, perchè?"
"La
cosa ti dispiace?" domandò lui in tono ironico, inarcando un
sopracciglio.
"No,
certo che no! - sbuffò lei - Ma perchè voi uomini
ad una domanda dovete sempre
rispondere con un'altra domanda?"
"Per
farvi tenere in allenamento le meningi. - disse lui con un sorriso
storto - Dunque
non hai proprio idea del perchè Nagini non mi abbia
tranciato la
giugulare?"
"In
nome di Circe, che immagine cruenta! E comunque no, mio esimio
professore di
pozioni. Vorresti essere così gentile da illuminare una
povera manovale della
magia?" congiunse le mani, in un teatrale gesto di preghiera.
Senza
parlare Severus si passò le mani attorno al collo,
sfilandosi il ciondolo che
lei gli aveva donato e che lui non si era mai tolto in tutti quei mesi,
e glielo
porse. L'onice nera aveva perso tutta la sua lucentezza ed appariva
opaca e
rugosa come una pietra lavica. Aveva perso anche la durezza, a dire il
vero:
era fragile come gesso e scheggiata in più punti, tanto da
lasciare una polvere
scura sulle dita della donna.
"Dicesti
che questo ciondolo mi avrebbe protetto dalla negatività e
così è stato: ha
letteralmente respinto Nagini, assorbendo il suo istinto omicida ed
impedendole
di mordermi sul collo. Mi ha salvato la vita."
"Allora
- disse lei, ricacciando a fatica indietro le lacrime - penso di
meritare una
ricompensa, no?"
Severus
l'attirò nuovamente a sè, con prepotenza, e la
baciò ancora, a lungo,
alternando momenti di passione ad altri più languidi e lenti.
"Mmh
- mormorò Oleander con gli occhi chiusi e l'espressione
beata - hai una vaga
idea di quanto mi mancava baciarti?"
Piton
ebbe un sorriso amaro "Non so se potrai farci l'abitudine."
Oleander
aggrottò la fronte, sfiorandogli una guancia con le dita "E
perchè
mai?"
Il
mago sospirò pesantemente "La caccia all'uomo ai seguaci
dell'Oscuro è già
iniziata, presto verranno i processi: la gente vorrà quante
più teste possibili
e la mia ci sarà sicuramente, considerando ciò
che ho fatto."
"Te
l'ha chiesto lui. Ti ha scongiurato affinchè fossi tu ad
ucciderlo." disse
Oleander con enfasi. Tuttavia sapeva che il mago non avrebbe
dimenticato tanto
facilmente e si sarebbe tormentato a lungo per quel gesto.
"Questo
non cambia nulla." rispose infatti Severus con tono piatto.
La
maga sospirò: niente di ciò che poteva dire aveva
il potere di farlo star
meglio. Severus avrebbe dovuto convivere con la sua scelta e imparare
ad
accettarlo. E lei, pensò, avrebbe sicuramente portato
rancore per un bel po' di
tempo nei confronti di Silente, per ciò che stava passando
l'uomo che amava. "Ma
riguardo ai risvolti giudiziari della guerra, io non sarei
così pessimista se
fossi in te." Il mago le rivolse uno sguardo interrogativo ed Oleander
proseguì con un sorriso "Il Ministero è un
delirio assoluto, ma stamattina
sono riuscita a parlare due minuti con Shacklebolt: vuole che
collabori, vuole
sapere i nomi di chiunque sia passato per il covo di Voldemort, vuole
sapere
che ruolo hanno avuto i Malfoy, ma tu al momento non sei sulla lista
degli
indagati o dei condannati, e dubito che lo sarai anche in futuro. In
quello
scritto che Fanny ha portato quella sera, Silente ti scagiona
completamente."
"E
tu pensi possa bastare?"
"Oh,
vediamo un po': Fanny, fenice e familiare di Silente, porta il
testamento di
Albus Silente, scritto interamente di suo pugno, nonchè un
suo ricordo in cui
spiega ogni cosa. Nemmeno Merlino in persona potrebbe dubitare di
questa prova.
- si morsicò il labbro inferiore - Inoltre anche Harry ha
confermato la
versione di Silente: è saltato fuori che Albus aveva fatto a
lui lo stesso
incantesimo praticato su di me. So che non hai letto i giornali, ma non
passa
giorno senza che Harry rilasci una qualche intervista proclamando che
sei stato
dalla nostra parte. Ora come ora quel ragazzo non permetterebbe a
nessuno di
torcerti un capello."
Severus
voltò di scatto la testa da un lato "Tutto quello che ho
fatto non è stato
per lui." sibilò astioso. Seguirono alcuni attimi di
silenzio, rotti dalla
voce neutra e tranquilla di Oleander "Lo so, l'hai fatto per Lily
Evans,
non è così?" Evans, usò il suo cognome
da nubile perchè per Severus Lily
sarebbe sempre stata così. Non Lily Potter, non la madre di
Harry Potter.
Solo
Lily.
Piton
tornò a guardarla "Promisi sulla sua tomba di proteggere suo
figlio.
Io..." Oleander lo interruppe, posandogli le dita sulla labbra sottili
"Ho capito, non devi aggiungere altro." Severus non aveva alcuna
ragione di giustificarsi, non con lei. Poi gli prese una mano tra le
sue,
stringendola forte con le sue dita robuste "Io sono qui." disse
semplicemente.
Lei c'era, incondizionatamente. Era l'unica cosa che le premeva che
Severus
comprendesse.
E
Severus comprese. "Lo so benissimo."
"Presuntuoso."
rise lei.
"No
- rispose lui - non è presunzione. E che io non ti
permetterei di essere da
nessun'altra parte che non sia accanto a me."
Le
dita di lei erano risalite ad accarezzargli l'interno dell'avambraccio,
dove il
marchio nero si era completamente dissolto, senza lasciare alcuna
traccia.
La
promessa fatta a Lily era stata adempiuta, Voldemort era stato
sconfitto ed
Harry era sopravvissuto. Tutti i sacrifici e il dolore patiti erano
infine
valsi a qualcosa ed ora poteva davvero permettersi di guardare al
futuro, di
sperare e di lasciarsi quell'ingombrante e amaro passato alle spalle.
Un
nuovo sentiero era apparso davanti a tutti loro e, soprattutto, a loro
due.
Senza
nemmeno accorgersene, scivolò in un sonno profondo e
tranquillo.
Oleander
lo guardò con dolcezza e gli scostò una ciocca di
capelli dal viso provato
dalla sofferenza: doveva essere davvero esausto, sapeva che in tutti
quei mesi alla
corte di Voldemort non aveva mai riposato sul serio, perciò
era bello poterlo
vedere finalmente rilassato e disteso. Lentamente, con attenzione, gli
sfiorò
la fronte con un bacio e poi si rannicchiò accanto a lui
nello spazio esiguo di
quel letto, senza mai lasciargli andare la mano, gettò un
incantesimo
Imperturbabile sulla porta della stanza, chiudendo fuori tutto il caos
e
godendosi quel piccolo spazio, dove esistevano solo lei e l'uomo che
amava.
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RINGRAZIAMENTI
@ Sheilin
e Arabesque: grazie, grazie davvero
per le vostre bellissime parole. Tengo
tantissimo a questa storia e sono felice di essere riuscita a
trasmettere a chi
legge le stesse emozioni che ho provato scrivendola.
La
parola fine si avvicina, mancano solo due capitoli di epilogo.