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Autore: Mr Black    10/09/2010    4 recensioni
Una what-if che riscrive la fine di Eclipse, stravolgendo poi Breaking Dawn.
Mentre si fa sempre più vicina l'armata di Victoria e dei vampiri neonati, il triangolo amoroso Edward-Bella-Jacob esplode con tragiche conseguenze. Così, Edward e Bella andranno incontro ad un destino radicalmente diverso.
Non faccio altro che ripetere gli stessi sogni ed ormai, francamente, lo trovo pure stancante. Prima - non saprei esattamente dire quanto "prima" fosse - era solo dolore. Il dolore perfetto. Sognare un'eternità radiosa e svegliarsi in un'eternità di buio nero, nerissimo.
Altro che alba dirompente... la mia vita è più una notte polare. Anche di giorno, c'è sempre buio. Il sole non sorge mai.
Il sole non sorgerà mai più.
La storia che la Meyer non ha avuto il coraggio di raccontarvi.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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PARTE TERZA: MORIRE DENTRO

 


Mi sveglio. L'aria è calda e piacevole, soffice, mi sfiora dolcemente il viso. I miei occhi sono ancora chiusi, li apro piano, pianissimo, lentamente, per abituarli alla luce. Ancora non riesco ad abituarmi di nuovo a tutta questa luce. Sbadiglio. Guardo la sveglia, ma sono ancora intontita, fisso la sveglio e in realtà nemmeno leggo con attenzione e consapevolezza i numeri. Quindi mi alzo. Sbadiglio. Da giù proviene un mormorio unito a un odore dolciastro. Di nuovo frittelle, forse. Passo dal bagno, mi guardo allo specchio ma non mi vedo veramente. La mia mente entra in buco nero, mentre mi lavo e mi preparo per la mattina. Quando chiudo la porta del bagno e me la lascio alle spalle riprendo a pensare. E mentre penso alla giornata che mi aspetta, comincia ad affiorare una sensazione strana. La sensazione di aver dimenticato qualcosa. Ma cosa? Qualcosa, forse, di molto importante. Metto a tacere la mia voce interiore e mi preparo ad entrare nella cucina. Un bagno di luce. Ben svegliata, cara, mi dice mia madre. Mi metto a sedere e mangio le frittelle con un certo appetito. 'Giorno, dice Phil, entrando in cucina, una tazza in una mano e un giornale nell'altra. Molto pittoresco, penso. Continuo a mangiare e per un po' non so che succede: il tempo sembra dilatarsi e poi restringersi e poi strapparsi e procedere per salti. Ma per quanto mi sforzi di farci caso, mi passa di mente. Ed eccomi mentre decido quale camicetta indossare. Sbrigati Bella, mi dice mia madre, ancora in cucina, Jake è già arrivato!, oh, penso io, Jake è già arrivato, devo sbrigarmi. Qualcuno gioca di nuovo col telecomando del tempo: ed eccomi sulla porta di casa, i miei occhi incollati sul mio ragazzo. Buongiorno!, mi dice lui, raggiante, anche più del solito. Lo bacio sbrigativamente, mi volto verso mia madre, le lancio un saluto, saluto anche Phil ed esco.

E poi che succede?

Cammino, la mia mano stretta a quella di Jacob. Ho di nuovo quella sensazione. Ne parlo a Jake, anche se in realtà preferirei ignorare la cosa. Sei la solita, Bella!, mi dice lui ridendo. Sicura di aver preso tutto?, mi chiede. Sìsì, gli rispondo, sicura. Ok, facciamo un rapido conto, suggerisce lui. Cellulari portafogli chiavi? Presi. La borsa c'è... I libri li hai presi tutti?, chiede. Sì, dico io, un po' perplessa. Ripasso mentalmente il momento in cui avevo preparato lo zaino. Sì, concludo, è tutto a posto. Ah, vedrai, magari salterà fuori nel momento meno opportuno!, ride ancora. O magari è solo una sensazione, niente di più, aggiunge. Chissà... però è strano. Insomma. Mi sento strana. Non ha senso, vero?

Camminiamo ancora, lungo la strada alberata, profumata e luminosissima che ci conduce verso il College. E' ancora abbastanza presto, quindi camminiamo con calma. Forse anche con troppa calma. A ben vedere, questa strada sembra molto più lunga del solito. Mi sembra di non arrivare mai a destinazione. Eppure siamo messi che camminiamo, e camminiamo. Parlando e ridendo e scherzando e ripassando l'ultima lezione. Jacob come al solito ha dormito per buona parte delle lezioni pomeridiane, ieri, e così mi tocca ripetergli tutto. E quindi camminiamo, camminiamo.

Un messaggio mi fa vibrare tutta la borsetta. Alice. Ehi, coppietta felice, vi aspettiamo al bar per un caffè! Leggo ad alta voce. Jacob commenta con una battuta stupida e ridacchia, di nuovo. Ora che ci penso, dice poi, ho un certo appetito. Non hai fatto colazione?!, gli chiedo. Sì, ma... abbassa lo sguardo. Come dire... ho di nuovo fame. Io rimango sconvolta, fintamente sconvolta – ormai ci sono abituata. Sei incorreggibile, Jake! Gli dico con finto tono da ramanzina. Poi scoppio a ridere, ride anche e lui e ci fermiamo a ridere come due cretini innamorati qualunque, in una lunga e bellissima e luminosissima strada verso il College e verso il nostro presente. Ad un certo punto, però, la strada scompare. Vivo per un attimo in una bolla bianca, lattiginosa. Poi sono al bar, seduta al tavolo insieme ai miei amici e tutto sembra normale.

E quindi gli ho detto così... ma che tipo, eh? Eggià, è strano forte quel prof. Frammenti di conversazioni che mi attraversano. Mi sembra di essere completamente diafana. Magari trasparente. Chissà. Magari Jasper, che è seduto di fronte a me, riesce a vedere il caffè che sto bevendo scorrere lungo il mio esofago. Quindi che lezione hai adesso? Eh, Bella? Alice mi chiede, io sono completamente intontita. Ahh, niente, oggi è fuori uso! Le risponde Jacob. Già, lo sono del tutto: che lezione ho adesso?, mi chiedo. Incredibile. Non me lo ricordo. Non riesco a ricordarmelo. Intanto ci passano accanto Rosalie ed Emmett e mentre tutti si salutano io mi ritrovo a pensare: ma che ci faccio qui? Io non dovrei essere qui!

Io non dovrei essere qui!

Un altro strappo del tempo e sono a lezione. Ho in bocca ancora il sapore del caffè, e nelle orecchie il saluto di Alice che mi ridà appuntamento per il pranzo. Sono sola, Jacob è in un'altra aula. Ci incontreremo alla lezione successiva. E così, come potete vedere, dice il professore, mentre io mi perdo completamente. Seguo senza volontà e senza consapevolezza il suo discorso, seguo la sua mano scrivere parole sulla lavagna – ma tanto non riesco a leggerle – seguo il movimento della sua bocca e intanto ripenso a come sono arrivata qui. Ogni tanto mi capita di ripensare a Forks, al suo freddo buio e grigio. Ma non disdegno del tutto l'essere tornata in quella cittadina. Se non fossi andata lì non avrei rivisto Charlie, ma soprattutto, non avrei incontrato Jacob. Non me ne sarei innamorata. Non l'avrei costretto a venire con me, al College. Ed è così che sono tornata di nuovo a stare con mia madre e Phil, in questa grande e luminosissima città, lontana dal freddo di Forks.

Forks. Quella strada perennemente congelata verso la scuola.

Forks. Gli alberi morti che svettano verso il cielo plumbeo e triste.

Forks. Monotonia grigia.

Forks, e la Push. Jacob, Bill, Seth, Leah, Sam. Chissà che fanno tutti quanti.

Forks... c'è una casa. Una grande casa ai limiti della foresta. Ci sono delle persone...

E questo è tutto! Ci vediamo domani. L'aula si svuota ed io rimango imbambolata come una stupida. Prendo le mie cose in fretta e furia ed esco dall'aula. Cerco di uscire andando controcorrente, fendendo la massa di studenti che entra per la lezione di adesso. Devo sbrigarmi anche a raggiungere Jacob, dall'altra parte del campus. Cammino, cammino, cammino, l'edificio che si fa più vicino, cammino, cammino e cammino, l'edificio si allontana. Parole, voci, frasi, saluti. E' ora di pranzo e insieme a Jake andiamo verso il café. Speriamo che gli altri hanno già preso il tavolo, mi dice lui, ho una fame! A me invece è passata, penso, ma non lo dico a lui. Non voglio farlo preoccupare inutilmente. Alla fine ordino un hamburger e patatine. Mi ricorda tutte le volte che lo prendevo in compagnia di Charlie. Oggi ci sono con noi anche Emmett e Rosalie. Emmett mi fa ridere, fa una bella coppia con Jake, sempre a pizzicarsi... Rosalie mi mette sempre un po' in soggezione. Sarà che quando è seduta con noi tutti si voltano sempre a guardarla. Oggi il prof. Carlisle è stato fantastico!, dice Alice, entusiasta. E via a raccontare e commentare la sua lezione. Chissà perché ho come l'impressione che se le chiedo il contenuto della lezione non saprà dirmi niente... E pensa un po'! Ad un certo punto mi ha dato della veggente!, dice lei, sconvolta e divertita. Sì, proprio così! Aggiunge. Jacob ride all'idea di Alice veggente. Mi unisco alla risata. Alice continua a parlare del professore, mentre io cedo di nuovo a quella sensazione. E' più forte, è più dolorosa, e amara. Ho come la sensazione, ecco, di aver dimenticato non qualcosa... ma qualcuno. Ma chi? Siamo tutti qui. Chi avrei dimenticato? Mi accorgo che Jacob mi guarda perplesso e vagamente preoccupato. Bella, sveglia! Mi dice Emmett, a voce alta, con il suo solito tono vivace. Niente, scusatela, oggi è un po' così, dice Jacob. Alice annuisce. Io mi dipingo sul volto un mezzo sorriso. Mah, avrò dormito male, chissà, dico poco convinta. Su, perché non interroghi la qui presente veggente?, propone Emmett divertito. Avanti, vediamo di che si tratta! Ridiamo tutti, pure Alice, che non manca di fulminare Emmett con lo sguardo. Poi Jasper, che in genere parla poco, prende la parola: dicci, Bella, cos'è che non va? Cos'è che senti? Le sue parole, la sua calma, mi suscitano una reazione a catena di dejavu, ma li ignoro. Li ingoio e li caccio nel profondo, mentre con tutte le mie forze cerco di sdrammatizzare. Non è niente di che, veramente, dico. Alice insiste. E' solo che... ho come la sensazione di aver dimenticato qualcosa. Il che non è strano, certo, però in genere me ne accorgo presto. Invece è una mattinata che continuo a pensarci, eppure non mi viene in mente niente. Alice mi sorride, fa per rispondermi, ma viene interrotta. Mike e Jessica. Ci salutiamo e li vediamo sparire subito dopo. Intanto, arrivano le nostre ordinazioni. Grazie, prendo il mio piatto. Alzo lo sguardo, per caso, ed incontro il volto della ragazza delle ordinazioni. Capelli rosso fuoco, una bellezza sensuale e travolgente, e la maledettissima sensazione di averla già vista. Victoria, puoi venire un momento?, dice un ragazzo dalla coda di cavallo, qualche tavolo più in là. Scuoto la testa, mangio. La sensazione di stranezza, tuttavia, mi divora.

Che mangiata...!, commenta un Jacob soddisfatto. Sei proprio una fogna!, gli dice Emmett, provocando il solito che hai detto?! da copione, e così ricomincia il battibecco tra i due. Il solito teatrino che ci intrattiene in situazioni come queste. Allora, Bella, ti senti ancora strana?, mi chiede Jasper, ad un certo punto. In realtà, gli dico, ho ristretto il campo di ricerca. Credo di aver dimenticato qualcuno. Hmmm, commenta lui, serio ed attento. Qualche appuntamento dimenticato?, chiede. Oh, hai bidonato qualcuno? Mi chiede Alice, intervenendo. Chi è il mal capitato? Nessuno, Alice, nessuno... o almeno credo.

Continuiamo a parlare anche dopo che siamo usciti dal café. Rosalie ci saluta e si allontana, con la sua solita grazia. Emmett e Jacob fissano l'appuntamento per una partita di basket, mentre io continuo a parlare con Alice e Jasper della mia sensazione strana. Arriviamo comunque alla conclusione che la mente è misteriosa, ogni tanto fa le bizze, soprattutto in periodo di stress. Ma io non sono stressata, penso, ma rinuncio a controbattere ai due. Stiamo ancora parlando quando qualcosa cattura la mia attenzione. Tra la folla che torna a lezione vedo un ragazzo. Per un istante vedo il suo volto, mi sembra scintillare. E'... è bellissimo, è la creatura più bella e perfetta abbia mai visto. Bella, mi stai ascoltando?, mi dice Jacob, ma io lo ignoro. Inconsapevolmente avanzo verso quel ragazzo, che cammina piano, con eleganza, verso l'ingresso dell'edificio più vicino. Mi incanto a vederlo camminare, sembra quasi sfiorare il pavimento. Non so cosa mi succeda. Questa è una giornata così strana. Eppure non riesco a trovare l'autocontrollo: il mio cuore batte impazzito contro la mia volontà.

Sono di nuovo a lezione, questa volta insieme a Jacob. Non riesco a stare attenta e continuo a pensare a tutto: alla sensazione strana, alla ragazza del café – Victoria, mi pare si chiami – e infine al ragazzo di poco fa. Sì... anche lui, credo di averlo conosciuto. Mi ricorda qualcuno. Ma chi? La lezione finisce ed io finalmente ottengo parte della soluzione. Nel momento in cui mi alzo dal banco lo so: che tutto ha a che fare con quel ragazzo. Io ho conosciuto quel ragazzo, ma me ne sono dimenticato. Devo ritrovarlo, lui ha le risposte che cerco. Ne sono sicura. Io e Jacob saliamo le scale. Lui saluta qualche amico che va incrociando. Ad un certo punto, però, lo vedo di nuovo. Il ragazzo dal volto che scintilla, è lui! Mi fermo, rimango incastrata tra il desiderio irrazionale di inseguirlo e il tentativo di autocontrollo. Ma non so come mi ritrovo nell'atrio, che corro, da sola, inseguendo quel ragazzo. Fermati!, mi urla una voce ignota dietro di me. Di riflesso mi volto: la ragazza del café mi sta inseguendo. Dovrei chiedermi: perché? Che cosa vuole? Come ha fatto a trovarmi? Ma invece lascio perdere e corro più velocemente, inseguendo il ragazzo. L'atrio è affollato di gente, però, faccio fatica a rimanergli dietro. Inciampo una volta, inciampo una seconda volta. Mi scontro con un ragazzo, finisco a terra, ma mi rialzo, nonostante Victoria continui ad inseguirmi, urlando come una pazza. La cosa più assurda è che il ragazzo non ha capito nulla di quel che sta accadendo, continua a camminare con l'aria più tranquilla del mondo. Quando sono fuori c'è ancora più folla che dentro l'edificio. Non trovo più il ragazzo. In compenso, Victoria è sempre più vicina a me. E' vicina, troppo vicina, io mi immobilizzo e non so più che fare. Di qua, mi dice una voce. Qualcuno mi afferra per un polso e mi trascina. Faccio un balzo, trascinata dall'individuo ignoto e mi ritrovo in un punto nascosto, dietro l'edificio. Prendo fiato. Non ci troverà, stai tranquilla, dice il ragazzo. Alzo lo sguardo. E' lui! Io.. io ti conosco..? Gli dico, con tono incerto, non so nemmeno se la mia è un'affermazione o piuttosto una domanda. Sì, Bella, dice lui. Ricordo la sua voce. La sento dentro di me. Ma mi hai dimenticato, continua, non è così? Io.. io... sono confusa, non so che dire, non so che pensare. Devi decidere, Bella, dice ancora lui. Devi deciderti. Ricordami, oppure abbandonami, per sempre.

Deciditi, Bella.

Io mi ricordo di te!

Il mondo viene inghiottito dall'oscurità.

Io mi ricordo di te!! Urlo più forte, ma lui mi sembra sempre più lontano. Irraggiungibile. Ed ho caldo, troppo caldo.

Ed-Edward!

Edward.. Edward.. Edward... mi sveglio e mi accorgo di stare ripetendo il suo nome. Apro gli occhi. Confusa, stordita, mi colpisce la luce arancione della tenda in cui mi trovo. Sento un peso su di me: il cappotto di Edward, che profuma di lui.

“Buongiorno, Bella.”

La testa di Edward fa capolino dall'entrata della tenda.

“Edward...” dico ancora una volta. Mi passo una mano sulla faccia. Dentro questa tenda fa pure troppo caldo, adesso.

“La passeggiatina mattutina nel bel mezzo della foresta ha dato i suoi frutti, eh?”

“Come?” Per un momento temo sappia tutto quello che è successo, proprio tutto. Mi tranquillizzo quando vedo il suo sguardo contento e contemporaneamente preoccupato.

“Jacob mi ha detto che forse ti sta venendo un po' di febbre. Sei svenuta, Bella, te lo ricordi? Ti ho lasciato dormire un po'.”

“Oh. Oh, già.” Mi metto a sedere. Mi sposto di lato, così che Edward può venire a sedersi accanto a me.

“Sicura di stare bene?”

“Sì... sono solo un po' intontita, ma sto bene. Due minuti e mi riprendo.” Dico poco convinta. Sono ancora stordita dal sogno. Il mio stomaco si contrae al ricordo di quello che è successo con Jacob, poi mi ricordo che ci sono cose più importanti. “Victoria? E gli altri? Aggiornami.”

“Gli altri sono tutti insieme, appostati in attesa dell'arrivo del nemico. Io non andrò con loro, d'accordo? Resto qui, con te. Aspettiamo. Ah, quasi dimenticavo...” lo vedo uscire dalla tenda rapidamente, continuare a borbottare fuori, poi rientrare con un sacchetto in mano. “Ecco qui. Alice ed Esme hanno preparato dai sandwich. Beh, sono un po' ammaccati, e buona parte se li è fatti fuori Seth, ma sempre meglio di niente...” Prendo il sacchetto senza pensarci, senza pensare, effettivamente, di mangiare.

“Seth, hai detto?”

“Oh, sì. E' qua fuori. Ci farà da tramite con gli altri.”

Decido di uscire fuori, all'aria aperta, l'aria dentro la tenda è soffocante. Edward mi porge il suo cappotto, che giaceva ancora sul fondo della tenda. Lo afferro e, una volta fuori, lo indosso. L'aria qui è abbastanza fredda, ma le mie percezioni sono completamente sballate. Non avendo nulla da fare decido di mettermi a mangiare, almeno per fare qualcosa, per tenermi occupata e sveglia e non pensare ad altro. Rimango così seduta su una grande roccia piatta, avvolta nel giaccone di Edward, mentre lui scambia qualche occasionale parole con Seth. Edward gli chiede nuovamente se ha notizie, e così lui si trasforma in lupo. Parlano, o almeno così mi sembra, Edward si lascia andare giusto a qualche grugnito di commento o assenso. Quanto a me, a metà sandwich mi sento già piena. Riavvolgo il cibo nella carta e lo conservo, magari lo mangerò dopo. Ora come ora non mi si può proprio chiedere di stare seduta tranquilla e mangiare in silenzio.

Mi perdo nei miei pensieri. Ad un certo punto penso a Jacob: dov'è, che starà facendo, che starà pensando. Tornerà? Tornerà veramente, da me? Ed io cosa dovrei dirgli? Mi viene voglia di chiedere a Seth se ha notizie di Jacob, ma mi manca il coraggio di farlo davanti a Edward. E con Seth ancora trasformato in lupo – sembra voglia rimanere così: si è placidamente accucciato a terra, come a prendere il sole – dovrei necessariamente chiedere la mediazione di Edward. Meglio lasciar perdere. Edward, ancora in silenzio – comincia e pesarmi troppo questo silenzio – mi si avvicina. Mi guarda con uno sguardo che non mi tranquillizza del tutto, mi guarda quasi con... compassione. E con tristezza. Mi guarda, abbozza un sorriso, mi sistema il cappotto, mi dice di proteggermi la gola. Le sue mani fredde sfiorano la pelle del mio collo ed io cerco di reprimere un brivido. Poi si siede accanto a me, ancora in silenzio. C'è fin troppo silenzio: è chiaramente la quiete prima della tempesta.

Io gli prendo una mano e la stringo a me. E intanto, sento qualcosa che mi scivola dentro. Non ci metto molto a capire che è il senso di colpa. Che cosa stupida, e inutile. Mi chiedo se ormai sia tardi, tardi per qualunque cosa. Ripenso all'ultima conversazione con Jacob: ricordo di esser rimasta imbambolata a guardarlo svanire, inghiottito dalla foresta, e di aver visto poi Edward. Ricordo di essermi chiesta se per caso avesse assistito a tutto quello. E ora torno a chiedermelo di nuovo. Alzo lo sguardo, titubante, verso il suo volto: è questo il volto di chi ha visto e si è sentito tradito?

“Dobbiamo parlare...” dico io, piano, per niente convinta delle mie parole e delle mie intenzioni. “No, ecco... sono io che ti devo parlare, soltanto.” Dico ancora. Edward mi guarda in silenzio, un'espressione placida, anzi, un'espressione completamente rassegnata. Faccio una pausa, cerco il coraggio, non lo trovo, ma vado avanti lo stesso. “Io e Jacob ci siamo baciati.” E questo è un fatto innegabile, dico a me stessa. “Ci siamo baciati... non è andata come l'altra volta. Io l'ho baciato. Non so perché l'ho fatto, o forse sì, e magari non riesco ad ammetterlo a me stessa, o magari era semplicemente inevitabile, non so. Sai, credo ormai di aver passato il punto di non ritorno.” Faccio un'altra pausa. Edward mi invita a continuare a parlare, tranquillamente. “Forse è cominciato tutto da quanto te ne sei andato. Non voglio fartene una colpa. Solo che... lui è sempre stato lì, a darmi una mano. Se non ci fosse stato lui io sarei impazzito completamente. La verità è che lui mi serviva solo come un ripiego, perché è te che volevo veramente. Jacob era una distrazione, ecco. E mi sono abituata ad averlo sempre tra i piedi. Mi sono abituata ad avere te ed avere lui. Non chiedermi di scegliere anche tu, perché non ha senso. Io ho già scelto, Edward, nel momento in cui ho deciso con totale convinzione che ti avrei seguito nell'eternità.” Mi fermo, dovrebbe essere solo una pausa, ma non so più come continuare. Apro la bocca un paio di volte ma non so più cosa dire. Così aspetto in silenzio il verdetto.

“Sai... mi è capitato di pensare una cosa su te e Jacob. E gliel'ho detto. Io... lo invidio. Perché con lui tu potresti essere felice senza sentire il bisogno di diventare un mostro.”

“Edward... ne abbiamo parlato mille volte, il punto non è questo...”

“No, Bella, il punto è proprio questo. Io non so più cosa fare... io... Io non ti basto mai, Bella. Non so più cosa fare per accontentarti. Non so più cosa fare per bastarti.”

Quello che cala è un silenzio osceno, terrificante, mostruoso. E' un'oscurità dell'anima che mi intacca e si espande e mi corrode nel profondo.

Dopo istanti che mi sembrano eoni, riprendo a parlare.

“Cosa ti ha detto Jacob? Prima, quando siamo arrivati qui, si è allontanato. Quando è tornato mi ha detto di averti parlato.”

“E' vero. Mi ha detto di fare presto, perché stavi male e volevi me. Non mi ha detto altro, Bella. Che altro doveva dirmi?”

“Pensavo... niente, giusto, hai ragione. Che altro doveva dirti?” Pausa. Riprendi a parlare, Bella, riprendi a parlare. Niente da fare...

“Io non so cosa sia successo tra di voi. Non ne ho la più pallida idea. So soltanto quello che mi stai dicendo tu, adesso. Ho visto nei suoi pensieri che vi siete baciati, e basta. Quindi... se c'è qualcosa che vuoi dirmi, Bella, dimmela. Sentiti libera di dirmi tutto. Te ne prego.”

E' quel suo te ne prego che mi fa scogliere e invece di darmi coraggio mi spinge sempre più nella direzione di mentirgli, ferendolo, ferendo me stessa, ferendo anche Jacob.

“Io amo te, solo e soltanto te, Edward. Non osare mettere in dubbio una cosa del genere!” Pausa. Sospiro. “Io non amo Jacob... no, io non lo amo. Non credo sia vero amore, dopotutto. E' che... lo sai come sono fatta. Non riesco a dirgli di no, non voglio che soffra. Mi sembra che così sia più felice, ecco. Meglio questo che niente, no?”

Edward scatta in piedi. Mi sorprende questa sua reazione improvvisa ed impulsiva, mi sorprende e mi inquieta.

“Mi pare che a Jacob non hai detto esattamente la stessa cosa!”

“Come?!” Scatto anch'io in piedi, nemmeno me ne rendo conto. Il cappotto mi scivola via e finisce a terra. Edward ha un'espressione confusa, stupita, a tratti infuriata. Lo vedo aprire bocca per parlare, ma poi richiuderla. “Che ne sai di quello che ho detto a Jacob?” Edward mi guarda, fisso negli occhi, non parla. Poi capisco. “Mi hai mentito! Che cosa hai visto?”

“Anche tu mi hai mentito, Bella.” Le sue parole mi colpiscono come lapidate. “E continui a mentire a te stessa.”

Ci guardiamo fissi per un attimo. In piedi, l'uno di fronte all'altra. Siamo due grandi falsi. Siamo due vigliacchi, due sciocchi, due innamorati che non riescono a non ferirsi. E' questo che siamo veramente, ora lo so, ora lo comprendo, l'accetto.

“Ho visto, Bella. I pensieri di Jacob sono inequivocabili. Vi ho visti baciarvi, in quel punto lontano, ti ho vista perplessa, titubante, ti ho visti dirgli tutte quelle parole. Ho visto io tuo vero io, profondamente afflitto e dilaniato.” Edward continua a parlare ed io non riesco a fermarlo. Non riesco e non voglio, non voglio più opporre alla verità un insieme di menzogne sciocche e infantili. “Io l'ho sentito, Bella. Ho sentito a chiare lettere dirgli che con lui saresti la donna più felice del mondo. E ti ho sentito dirgli che lo ami, e che ami anche a me. Che non ti basto mai, che il tuo amore nei miei confronti è solo bisogno, dipendenza. Ed è vero, Bella. E' assolutamente vero. Se non altro, dovrei ringraziare Jacob per averti spinto a riconoscere la verità. E' ironico, non trovi?”

“Io... io non so cosa dirti, davvero. Immagino che proporti giustificazioni sarebbe ancora più sbagliato, quindi... che ti devo dire? E' successo. E' la verità. Forse. Non lo so. Non sono più sicura di niente.”

Ancora silenzio, maledetto silenzio. Poi, decido di porgli la domanda che più mi spaventa.

“Hai visto anche quello che è successo prima di andare via?”

Edward non parla e mi guarda, un'espressione impenetrabile, inespressiva.

“Ascolta bene, Bella...”

“Dimmelo, Edward! Hai visto tutto?” Insisto.

“Non importa. Davvero, non importa.”

Edward!” Urlo a pieni polmoni, completamente scossa e frustrata e disperata e confusa.

“No.” Sento che sto per accasciarmi a terra. Resisto, cerco di mantenermi salda al terreno. “Ma so che Jacob ti ha mentito. Non ti ha detto di cosa mi ha parlato veramente. Io so quello che vuole fare, adesso. Una volta chiusa questa storia, vuole sfidarmi. Vuole rompere la tregua.”

“Che cosa... cosa ne sarà adesso, di noi?”

“Ascoltami, Bella. Te lo dico chiaramente: non ho intenzione di condannarti all'Inferno perché non riesci ad amarmi completamente. Piuttosto, ti lascio viva, umana, ti lascio mortale nelle mani di Jacob.”

“No! Assolutamente no! Io ho già deciso, e tu hai accettato!”

“Le cose sono cambiate, Bella!”

“No, non è cambiato assolutamente niente! E poi è di me che si tratta, sono io a dover decidere!”

“E allora deciditi, Bella! Una buona volta, deciditi!”

Le sue parole mi trafiggono, ed io rimango muta e cieca nell'animo. In questo spazio di silenzio è Seth a parlare. Non mi ero accorto che si fosse avvicinato, che si fosse anche trasformato in forma umana.

“Sono arrivati.” Dice lui, lapidario.

“Sei sicuro?!” gli dico io, completamente sorpresa. Tra tutti i momenti, perché proprio adesso? Edward dal canto suo non gli dice nulla, preferendo un tipo di comunicazione più immediato. Vedo il suo volto concentrato, gli occhi vacui, momentaneamente assenti.

“Dannazione...” sibila, ad un certo punto.

“Che c'è?! Che è successo?!”

“Victoria non c'è. Non è insieme a tutti gli altri vampiri. Jacob sta venendo, teme che Victoria ti abbia scovato.”

“Scusate, ma io mi ritrasformo”. Guardo Seth tornare in forma di lupo, pronto a combattere, e mi rendo conto soltanto adesso del pericolo. Tutte queste discussioni assurde con Edward, con Jacob... e Victoria nei paragi, sempre più vicina. Mi sembra di essere in uno dei miei tanti sogni. Ma è la realtà. Non ci sarà alcun risveglio, nessun Edward a consolarmi per il brutto sogno.

Il tempo scorre in maniera oscenamente lenta. Rimango aggrappata alle mie poche convinzioni e al cappotto di Edward, seduta su una grossa roccia, lo sguardo basso, le braccia che si stringono. Ho freddo, mi gira leggermente la testa, e non so se è colpa della febbre o delle insicurezze che mi stanno devastando poco a poco.

Intanto, Edward si allontana, sparisce nel buio del bosco, poi ritorna, lo vedo parlare con Seth, poi rimanere fermo, immobile come una statua, quindi allontanarsi di nuovo. Ogni tanto sibila qualche imprecazione, mantenendo però sempre la sua solita raffinatezza d'altri tempi. E' in agitazione, lo so, lo capisco, anche se non vuole darlo a vedere. Riesco a scorgerlo nel tremolio dei suoi occhi, nei suoi gesti fin troppo secchi, nella voce che si mantiene terribilmente neutra.

Non è solo Edward, ovviamente: sono tutti in agitazione. Capto frammenti di conversazioni con Seth, ma non mi sforzo nemmeno di capire. Mi sento solo una stupida. Una povera scema. Incapace di intervenire responsabilmente nel corso degli eventi. E dire che sono io la causa di tutto.

“Jacob sta arrivando.” Dice ad un tratto Edward, scambiandosi uno sguardo d'intesa con Seth. Come sento nominare il nome del licantropo ho un sussulto. Allora mi scuoto. Cerco di mettermi in piedi. Voglio essere presente. Basta fare la ragazzina. Potrei morire. Potremmo morire tutti quanti. E intanto penso solo ai miei sentimenti confusi. Basta, Bella, piantala di autocommiserarti e datti una mossa.

“Che succede?” chiedo con un filo di voce. Edward mi dà le spalle, forse intento a scrutare – chissà perché – le profondità della foresta.

“I ragazzi stanno combattendo contro i neonati. Ma Victoria manca all'appello. Jacob sta tornando, cercando anche di spargere il suo odore qui tutto attorno.” Mi spiega Edward, sempre più neutro ed indifferente. “Spero solo non si faccia seguire.”

Accenno un sì con la testa, e il mio sguardo ricade verso il basso. Jacob sta tornando. Ora saremmo tutti e tre insieme. Scuoto la testa, scaccio il pensiero. Getto lo sguardo di lato, vedo Seth, ancora trasformato, all'erta, il pelo rizzato. E' così giovane, e guarda in che situazione è venuto a trovarsi...

Uno spostamento d'aria, un insieme di rumori, un ringhio soffocato. Jacob.

Mi volto, e lo vedo ritrasformarsi in forma umana. Mi accorgo che è nudo, arrossisco violentemente e mi volto, mentre Edward gli lancia qualcosa da mettersi addosso.

“Non abbiamo tempo.” Dice Jacob, con il fiatone.

“Dobbiamo portare Bella via da qui.” Gli dice Edward, alla mia sinistra. Mi accorgo di essere esattamente in mezzo tra i due, che si guardano e parlano come se io non ci fossi.

“No, è troppo rischioso.”

“Non spetta a te deciderlo.”

Capto l'ostilità nei loro fieri sguardi, e decido di intervenire.

“Piantatela! State parlando di me, ed io sono esattamente qui, davanti ai vostri occhi! Smettetela di ignorarmi, e spiegatemi la situazione!”

“Non abbiamo tempo, Bella!” sibila Jacob. “Non riusciamo a trovare Victoria. Ho cercato di seguire le sue tracce, ma non ci sono riuscito. Si muove troppo velocemente.”

“Lo sapevo!” interviene Edward. “Ti sei fatto seguire, stupido cagnaccio!”

“Ehi!” ribatte l'altro. Di nuovo a fronteggiarsi ignorando la mia evidentissima presenza.

“BASTA!!” Sbraito, e la potenza del mio urlo quasi mi scuote, facendomi perdere per un istante l'equilibrio. Mi volto verso Edward.

“Smettetela di fronteggiarvi, di parlarvi nel pensiero, o quello che fate voi, insomma! Lo so, è successo un casino, colpa mia che sono confusa, ma non è il momento per —”

“La colpa è unicamente del cagnaccio, che non sa stare al suo posto!” ribatte Edward, interrompendomi. Jacob ringhia, ed io urlo di nuovo.

“Perché non le dici tutta la verità, a questo punto? Eh, Jacob?” lo incalza Edward. Tutta la verità? Ancora menzogne, ancora mezze verità, ancora inganni...

“Che cosa... che cosa vuoi dire, Edward?”

“Chiedilo al tuo amico Jake, Bella.”

Mi volto verso Jacob, vedo il suo sguardo duro, gli occhi orgogliosi.

“Direi che il momento non poteva essere più appropriato.” Dice Jacob, ma ancora io non capisco.

“Cosa devi dirmi, Jake?!”

“Ma sì, a questo punto meglio dirla tutta, la verità... troppi inganni, oggi, non è vero?” per un attimo una smorfia beffarda si dipinge sul suo volto, e per quell'attimo io non riesco più a riconoscerlo. Poi passa, ed il suo sguardo si fa di nuovo duro, e aspro. “Vuoi sapere cosa ho detto al tuo caro succhiasangue? Gli ho detto che trascorsa la tregua, sarà guerra aperta. Te l'ho detto più volte, Bella. Non ti lascerò andare via tanto facilmente.”

“Il cagnaccio ha la tragedia nel sangue, evidentemente.” Commenta sarcastico Edward. Persino nel sarcasmo possiede una certa classe, un fascino che non manca d'intossicarmi ancora una volta.

Rimango stizzita, apro la bocca, ma rimane lì, sospesa, senza alcun suono ad uscire.

Nel silenzio improvviso, appare come una saetta il ringhio di Seth. Edward e Jacob si voltano di scatto verso di lui. Ancora una volta una conversazione che non posso comprendere. Mi sento così stupida ed inutile.

“Hanno localizzato Victoria.” Dice finalmente Jacob. “A quanto pare, ti ha scovato, Bella. Muove da Ovest, ed è sempre più veloce.”

“Dobbiamo andare. Adesso.”

“No, succhiasangue, ho un'idea migliore. Victoria è da sola, scommetto che entrambi saremmo capaci di abbatterla da soli.”

Seguo il suo sguardo, il sorriso beffardo che trasfigura il suo volto e di nuovo non lo riconosco più, il mio Jake, il mio migliore amico, la mia metà giusta, calda e buona.

“Ti sfido, Edward. Chi uccide Victoria per primo avrà Bella.”

Un istante di silenzio gelido.

“Come osi dire una cosa del genere, Jacob!” ribatte Edward, la voce feroce e glaciale. “Davvero reputi Bella un oggetto, un premio da vincere? Non dire assurdità, non è proprio il momento!” Sono grata ad Edward di aver detto ciò che avrei dovuto dire io, e che invece non ho osato dire, sconvolta, stizzita, congelata.

“Sempre meglio che volerla un succhiasangue come te.” Sibila Jacob. Il suo sguardo si accende, si infiamma, i suoi muscoli si tendono, pronto a scattare. “Ricorda, Bella, ricorda sempre che lo faccio per te.”

“SMETTILA!” Urlo. “Smettila, smettila subito! Basta, Jacob, basta con queste storie assurde! Non sono un premio, e non ho bisogno di eroi!”

Ed è allora che incontro il suo sguardo duro, ricolmo d'amarezza.

“Non hai bisogno di eroi. Però di assassini sì, non è vero, Bella? Io vado. La farò fuori io, quella pazza assetata di sangue. E se poi non mi vorrai... sarà un problema tuo, Bella.”

“Jake!” chiamo il suo nome, ma le parole si perdono nell'aria, leggere come la cenere e altrettanto inutili, mentre Jacob si trasforma in lupo e scatta via. Rimango ancora un istante a fissare la sua sagoma che scompare presto, poi mi volto verso Edward, che è rimasto al suo posto, immobile come una statua perfetta.

“... dobbiamo fare qualcosa.” Mormoro.

“Sì. Dobbiamo andare via, adesso.”

“Non possiamo lasciarlo andare!”

“Almeno tratterrà Victoria, mentre pensiamo a farti fuggire il più lontano possibile.”

No. Basta fuggire. Basta persone che vanno via, basta addii. Basta, basta, basta!

“Seth, portami da lui!” ordino, evitando lo sguardo di Edward.

“Bella, cosa diamine vuoi fare —”

“Voglio prendere in mano la situazione, una volta per tutte.” Dico convinta, mentre avanzo verso Seth.

“Non possiamo abbandonare Jacob, Seth. Portami da lui.”

“Bella, non compiere idiozie, ti prego!” mi chiede ancora Edward. “Cosa pensi di poter fare, da sola?!”

“Non sarò sola.” Gli dico, fissandolo negli occhi per un istante. Perché tu verrai con me, penso. Come sempre.

Ed è così. Seppur riluttante, Edward accetta. “Ma ti porto io. E niente storie.” E così mi ritrovo sulla schiena fredda di Edward, mentre sfrecciamo ad alta velocità incontro a Victoria. Paradossalmente, dopo tutti i piani messi a punto, sto correndo come una sciocca incontro alla morte. Ma mi sembra davvero la cosa più giusta da fare.

Ogni tanto, durante questa folle corsa, di cui io non vedo nulla perché tengo gli occhi serrati, Edward scambia qualche battuta – si fa per dire – con Seth. Lo so perché almeno questa volta decide di ripassarmi tutte le informazioni. Il gruppo di neonati è stato quasi sbaragliato del tutto, e alcuni dei nostri – Emmett, Carlisle e qualche licantropo – si stanno muovendo nella nostra stessa direzione. Io continuo a tenere gli occhi chiusi e a sperare di arrivare il più presto possibile, e che Jacob non faccia qualche pazzia.

Ad un tratto, Edward mi dice che siamo vicini. Seth sente l'odore di Victoria. Ho un tuffo al cuore e mi stringo ad Edward, che accelera la corsa.

Quando arriviamo si ferma di botto, ed io quasi rischio di volare oltre la schiena di Edward. Apro gli occhi, mi guardo intorno, siamo in una radura. Smonto da Edward, mi guardo intorno. A qualche metro di distanza vedo Victoria combattere furiosamente con un lupo. Jacob.

“Jake!” urlo, e questo fa sì che Victoria noti la mia presenza.

I due combattenti vengono così distratti. Jacob mi rivolge il suo sguardo, ma Victoria non perde tempo e ne approfitta per scattare verso di me.

“Dannazione, Bella!” sbraita Edward, afferrandomi e trascinandomi di lato, mentre Seth scatta verso Victoria.

“Aspetta...” mormora Edward, che mi tiene ancora stretta a sé. “Emmett...” aggiunge, e vedo il suo sguardo focalizzarsi verso un punto alla sua sinistra.

Intanto, Seth e Jacob lottano contro Victoria. Li osservo, intimorita, ed un brivido mi attraverso tutto il corpo. Victoria è forte, più forte e furente di quanto avessi immaginato. Con un colpo fa volare Seth di lato. Vedo Jacob saltarle addosso alle spalle, ma è troppo veloce, e riesce a liberarsi anche di lui.

“Edward... fa qualcosa.” Mormoro.

“Non ho intenzione di mollarti, Bella!”

Continuo a seguire la scena, sconvolta, il cuore che va a mille.

“Attento, Jake!” Urlo, quando noto il movimento di Victoria che con un calcio coglie di sorpresa Jacob. Fa un volo pazzesco, e quando atterra non si muove più. Lancio un urlo strozzato. Seth torna all'attacco, ma i miei occhi sono su Jacob.

“Lasciami, Edward!” urlo, cercando di liberarmi dalla sua stretta. Ma lui rimane impassibile.

Il lupo ha un fremito. Cerca di rialzarsi, ma non ci riesce e ricade a terra. Poi accade: Jacob torna umano. Troppo debole per rimanere trasformato. Vedo il suo corpo nudo ricoperto di ferite giacere a terra.

“Jaacoob!” urlo ancora, e il mio urlo sembra scuoterlo. Jake si rialza, riesce a stare in piedi, lo sguardo furente. Sbraita, ringhia, si mette a correre, pronto a saltare verso Victoria, impegnata da Seth. Trattengo il respiro... Jake salta... Victoria viene colta alle spalle, mentre le braccia di Jacob stringono il suo collo fino a spezzarlo. Victoria ricade a terra, senza più alzarsi, la faccia sprofondata nella terra. Seth, poco distante, torna in forma umana e si lascia ricadere sul terreno, sfinito.

Edward lascia la presa, ed io corro verso Jacob.

“Dannazione, no!” urla improvvisamente Edward. Me lo ritrovo addosso in un istante, mentre urla “Ce n'è un altro!”. Rotoliamo a terra, Edward mi sovrasta, la terra mi finisce in bocca, vedo tutto nero e non capisco più nulla. Un istante dopo Edward mi solleva e mi trascina via, mentre con la coda dell'occhio vedo l'inevitabile. Un altro vampiro, un ragazzo, apparentemente sbucato dal nulla, si lancia verso Jacob, che è ancora in forma umana. Jacob viene colto di sorpresa, ed inutilmente Seth tenta di partire all'attacco. Il vampiro finisce addosso a Jacob, che si dimena, finché il vampiro azzanna il suo collo, inondando di sangue tutto quanto. Il viso di Jacob, gli occhi che si spengono, l'erba circostante.

Ed ho un tuffo al cuore.

E mi sento morire dentro.

Cado in ginocchio.

“Jake...” provo a urlare, mentre Edward mi trascina via. “Jacob...” mormoro di nuovo, ma è inutile, sento che le forze stanno abbandonando il mio corpo. Jake... dico ancora, con la sola forza del pensiero, ma anche il pensiero si fa più labile. I miei occhi però continuano a registrare tutto. Seth che si ritrasforma, scatta sul vampiro, ma Jacob rimane lì, a terra, gli occhi inutilmente rivolti verso il cielo, immerso in una pozza di sangue.

“Resisti, Bella, resisti...” sento, lontana e distante, la voce di Edward. “Non andartene, Bella, non...” mi sussurra, mentre tutto diviene oscuro.

E mentre la mia coscienza si spegne progressivamente, i miei occhi rimangono oscenamente aperti. E l'ultima immagine che rimane registrata, impressa in eterno sulla retina, è quella del prato macchiato di sangue.

Che rumore fa una coscienza che si spezza?




/ * * * \


Note dell'Autore

Ci siamo! Siamo arrivati al momento di rottura! Da adesso abbandoneremo lo scenario di Eclipse per avventurarci in nuovi luoghi (letteralmente)! Rinnovo i miei ringraziamenti verso l'instancabile Marpy: grazie per la segnalazione nelle storie scelte!
Adesso cosa accadrà? Sono curioso di sentire le vostre supposizioni e previsioni.
E questo è tutto... buona lettura!
  
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