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Autore: Sognatricecoipiediperterra    10/09/2010    1 recensioni
E' la prima volta che faccio leggere qualcosa di mio.
Ho iniziato a scrivere questa storia nel febbraio 2009. La prima parte del primo capitolo si è praticamente scritta da sola, la settimana prima che le mie amiche ed io partissimo per il nostro viaggio a Volterra. Appena sono tornata ho deciso che volevo sapere che cosa sarebbe successo dopo e piano piano, capitolo dopo capitolo, pagina per pagina, la storia, I personaggi e gli eventi si sono creati da soli.Ma questa non è una storia come le altre. E' una storia magica, almeno per me e per quelle persone che mi sono vicine. Man mano che scrivevo, inventando le cose, esse si verificavano. Non è mai successo che io abbia scritto qualcosa dopo averlo vissuto. Ogni volta io scrivevo un piccolo fatto e questo come per magia, dopo poco tempo, diventava reale.Quando ancora non si sapeva se il cast di New Moon sarebbe giunto in Italia io l'ho ipotizzato e poco dopo è stato annunciato. L'unica differenza è che io ho descritto Volterra,ma in realtà è stato scelto Montepulciano. Ho scritto che un personaggio avrebbe avuto l'occasione di fare la comparsa ed è successo a me. Ho scritto di un altro personaggio che riusciva a realizzare il suo sogno e qualche settimana dopo la sua occasione è arrivata. Tante altre piccole, innocenti, private cose, che nessuno riconoscerà, ma che dentro di me so essersi avverate. La magia è ovunque, se ci si crede, anche nella storia che noi stessi scriviamo, anche in quella fontana a cui abbiamo affidato I nostri desideri. Ci tengo a precisare che niente di questa storia è stato premeditato. L'idea è nata dall'immaginare una svolta incredibile dalla vacanza che avrebbero fatto delle amiche appassionate di Twilight. Da lì è nato tutto. Mentre scrivevo non avevo assolutamente idea di cosa sarebbe accaduto nel capitolo seguente, anzi nemmeno la frase seguente. Mi scuso per eventuali inesattezze. Ho inventato I fatti così come I personaggi anche se per qualcosa o qualcuno ho preso spunti dalla vita reale. Per I personaggi “veri” - e qui mi riferisco a Kristen,Robert, Ashley e Chris – ho cercato di farli agire, parlare ed essere come trapelano dalle interviste. Sono mesi che seguo ogni singola notizia che esce a proposito di Twilight e a furia di leggerle ho finito col rappresentarli così come li ho immaginati. I più attenti lettori troveranno molte frasi nei dialoghi che hanno realmente pronunciato gli attori nel corso di interviste o servizi. Ovviamente escludendo piccoli appigli alla realtà il resto l'ho completamente inventato."
Ancora una cosa! Mi sono resa conto di un elemento positivo del mettere la storia qui: non solo ci sono le frasi che compongono la storia, ma posso suggerire una colonna sonora per i vari pezzi e aggiungere immagini. Queste ultime rigorosamente scattate da me!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!

So che è passata un'eternità, ma ecco un piccolo aggiornamento. E' già pronto il prossimo, ma aspetto qualche giorno.

Continua a piacervi la storia? Certo, questa volta ci sono parecchie novità. Che ne pensate? Buona lettura!

Mi aggiravo intorno alla pista. Eravamo alla quarta canzone e mi era già stato chiesto di ballare, fortunatamente avevo acquistato abbastanza grinta da rifiutare più volte senza smuovermi dalle mie posizioni. In un'altra occasione avrei semplicemente cambiato sala per evitare richieste simili,ma da quella potevo scorgere l'arrivo di Andrea più facilmente. Sentivo lo scorrere del tempo come se fosse stato il mio sesto senso. Un secondo, due secondi, tre secondi...un minuto, due minuti...venti minuti. Ogni minuto era un minuto in meno che avremmo trascorso insieme prima della partenza. Quando mi vidi nella vetrata mi stupii. Mi ero dimenticata del trucco e del vestito, ma la mia faccia era così triste... Mi fermai per osservarmi meglio. Non mi piacevo con quella faccia, volevo essere la versione di me che avevo visto in camera, ma sapevo che mancava qualcosa. Provai a sorridere, ma era inutile, si vedeva che era un sorriso finto.

Poi, alle mie spalle, riflesso nel vetro, vidi spuntare Andrea in mezzo alla folla che si guardava intorno e girandomi per volare da lui, con la coda dell'occhio, scorsi la mia espressione raggiante. Ancora più bella.
Lo chiamai mentre oltrepassavo le prime persone sulla pista e si voltò nella mia direzione. Sembrò non vedermi, lasciando scivolare lo sguardo su di me e proseguendo, per poi farlo tornare indietro.

Spalancò la bocca e cominciò ad avvicinarsi, ma a quel punto non capii che cosa stava succedendo. Ero troppo sommersa dalle emozioni. L'immensa gioia che mi aveva dato scorgerlo aveva lasciato spazio ad un'altra emozione che non avevo ancora identificato, mentre gli correvo incontro e gli gettavo le braccia al collo. Mi fece volteggiare, come già aveva fatto e rimettendomi con i piedi per terra mi scompigliò i capelli. Il suo gesto.
Mi sentii di nuovo felice e agitata, come ero di solito. Sentivo il mio sorriso più esteso che mai e non riuscii a ridurlo. Il magone che sentivo all'altezza dello stomaco era scomparso. Il nodo si era sciolto.

“Stai benissimo!”
Stavo per rispondere quando Claire mi tirò per un braccio.

“Vuoi rovinare tutto il lavoro che ho fatto?” chiese lamentosamente, facendomi voltare e infilandomi le mani nei capelli. Prima che potessi reagire mi trascinò in bagno al piano di sopra, ma non mi importava. Andrea era arrivato e avrei trascorso il resto della giornata con lui. Tirò fuori dalla borsetta uno spray, chiusi gli occhi al suo ordine e sentii le goccioline ricoprirmi la testa. Si strofinò qualcosa sulle mani che rimise nei miei capelli.
Quando tirò fuori un astuccetto coi trucchi mi misi a ridere: “Per chi mi hai scambiata? Non sono un'attrice da sistemare fra una scena e l'altra!” le ricordai. Si fermò un attimo e sorrise.
“Hai ragione! Stai benissimo così, scusa...deformazione professionale. Torna da lui, ti starà aspettando. Però se ci sarà un'altra occasione prometti che farò completamente di testa mia!”
“Va bene” risposi dandole un bacio sulla guancia e abbracciandola.

Corsi fuori dal bagno e mi precipitai verso le scale correndo. Ero quasi a metà quando mi resi conto che c'era troppa luce e troppo silenzio. Mi resi conto della situazione in un lampo e capii che c'erano solo due modi di reagire: da “timida” correndo via imbarazzata o da “Dafne” del film “What a girl wants”. Scelsi la seconda. Robert, Ahsley e Kristen in posa sulla scala su diversi scalini si voltarono per vedere chi avesse fatto irruzione proprio al centro del set fotografico, un flash scattò, i fotografi mi fissavano contrariati per l'interruzione, una folla indefinita osservava curiosa e i miei amici erano indecisi fra lo stupore e l'imbarazzo che sapevano stavo provando.
Andrea invece mi guardava orgoglioso, sembrava ammirare ogni centimetro di me. Fu quello a darmi la carica. I suoi occhi sembravano luminosi anche da lontano. Mentre mi guardava, io guardavo lui. Scesi la scala come avevo visto fare nel film a Dafne, che si era trovata per caso su una passerella di una sfilata di moda alla presenza di re e principi di Inghilterra e anziché fuggire aveva improvvisato una sfilata a ritmo di musica. Come se non avessi mai fatto altro nella vita, sentendomi perfettamente a mio agio con il mio vestito nero e le All Star, feci gli ultimi gradini in un unico salto. Sentii qualcuno chiedere chi fossi e ridendo mi avvicinai ai miei amici. Silvia mi abbracciò e ridemmo tutti insieme di quella scena ridicola. Chiesi al fotografo che avevo visto scattare la foto se avesse potuto inviarmene una copia e gli lasciai l'indirizzo email. Ci aveva messo più tempo degli altri ad accorgersi che in mezzo all'inquadratura ero spuntata io e avevo visto il flash.

Finalmente mi voltai e mi trovai ad un passo da Andrea.
Mi prese con entrambe le mani per i gomiti come se temesse che mi sarei potuta allontanare ancora e in quel momento sentii un attorcigliamento al livello dello stomaco. Lo guardai in viso e rimasi imbambolata a guardarlo, mentre a sua volta lui mi fissava. Fu come vederlo per la prima volta. Non che non ricordassi tutto di lui. Quello che era quando era con me, quello che faceva, quello che pensava. Come era stato affettuoso per tutto quel tempo, prendendosi cura di me in silenzio, sapendo perfettamente ciò di cui avevo bisogno. Il suo potere di incantarmi con i racconti e la certezze che mi volesse più bene di chiunque altro. Era tutto ben chiaro nella mia testa eppure c'era qualcosa di nuovo. Qualcosa che sembrava attrarmi come una calamita. Qualcosa che mi faceva desiderare solo di stare fra le sue braccia. Che cosa mi stava succedendo?
Con un movimento brusco mi allontanai, facendogli mollare la presa. Ero confusa.

“Ti va di ballare?” mi chiese sporgendomi una mano.
Gli risi in faccia tornando me stessa “Pronto? Ricordi con chi stai parlando?”
“Non ti piace ballare?” chiese stupito. Effettivamente non ne avevamo mai parlato, ma davo per scontato che, conoscendomi, avrebbe immaginato la risposta.
“Come hai fatto con i balli del liceo, le feste e tutto quanto?”
“Niente balli del liceo qui in Italia, non vado mai alle feste e non ho mai messo piede in una discoteca, ad un corso di ballo o a qualsiasi cosa richiedesse movimenti a tempo di musica.”
Sembrò molto più contento di come si sarebbe dovuto mostrare.
“Non lo faresti neanche per me? Anche se non ti piace puoi sopportare un ballo!” mi disse sporgendomi ancora la mano.
Non demordeva e diventai nervosa: “Andrea sul serio...non è che non mi piace è che...non sono neanche capace, io...”
“Tutti sanno ballare, avanti!Ti guido io e ti prometto che ci divertiremo!”
Sarebbe stato difficile, ma rinunciai. “Ti avverto, morirai di imbarazzo!”
“Con te mai!” rispose seguendo il nostro gioco di parlare con le battute classiche dei film.
Con un piccolo fremito appoggiai la mia mano sulla sua e lo seguii sulla pista. Ad un tratto avevo perso tutta la grinta che avevo guadagnato, ero in imbarazzo e insicura. Si fermò.
“Appoggia la tua mano sulla mia spalla. Elisa? Ci sei?”
“Scusa, si”. Tenevo lo sguardo basso mentre eseguivo i movimenti che lui mi spiegava. Stavo cercando la forza per alzare gli occhi perché cominciavo a pensare che quando lo avessi fatto qualcosa sarebbe cambiato. Sentivo la sua mano nella mia e l'altra appoggiata delicatamente alla mia schiena, come se tutti i miei 5 sensi fossero concentrati lì.
Quando alzai gli occhi successero varie cose insieme. Quando incrociai il suo sguardo sentii un brivido lungo tutto il corpo e capii in un istante che cosa mi stava succedendo. Riuscii a dargli un nome. Intanto le luci si erano abbassate, rivelando una decorazione di lumini lungo tutto il soffitto e la musica...la musica era cambiata. Involontariamente distolsi lo sguardo da lui mentre le prima note di “Love Story” si diffondevano nella sala e vidi Silvia ballare con Filippo altrettanto sbalordita. “Ma cosa...?”
“L'abbiamo richiesta per voi. E' la vostra preferita no?”

Lo guardai. Sorrideva. Stava succedendo qualcosa che non mi sarei mai aspettata, ma pensandoci adesso mi sembrava incredibilmente naturale, come se le cose fossero dovute andare così fin dall'inizio. Come potevo non essermene mai accorta? Con tutta la determinazione chiusi i pensieri in un angolo e mi lasciai andare. Avvicinai la testa alla sua e lasciai che la calamita agisse fino a che le nostre labbra non furono così vicine da sfiorarsi. Il cuore mi batteva ad una velocità che non avrei mai creduto possibile. A quel punto mi fermai. Mille domande sgorgarono da quella porta che avevo chiuso poco prima. Cosa stavo facendo? Se lui non provava quello che provavo io? Stavo rovinando tutto? Sarebbe cambiata ogni cosa o ero in tempo per tornare indietro? E la distanza? E se...

Non riuscii a finire. Andrea aveva colmato la distanza che ci separava e le sue labbra erano sulle mie. Anche lui lo voleva?! Dopo il primo istante di stupore chiusi gli occhi e mi lasciai andare, Andrea lo notò e mi strinse di più a sé, intensificando la stretta sulla mia schiena. Sentivo solo il suo sapore e la sua vicinanza, qualsiasi cosa sarebbe potuta accadere senza che me ne accorgessi e nessuno sarebbe riuscito a staccarmi. Quel contatto sembrava la cosa più naturale del mondo. Solo quando sentii che la mancanza d'aria mi stava soffocando, mi staccai da lui. Stava allontanando il viso dal mio, probabilmente per permettere ad entrambi di riprendere fiato, ma a me non serviva. In fondo bastava inspirare una volta no? Presi il suo volto fra le mani e lo riavvicinai al mio, per poi far scendere le braccia sulle sue spalle e chiudere le mani dietro la sua testa. Quando la scorta d'aria finì ci allontanammo per davvero. Non interruppe il contatto con i miei occhi neanche per un secondo.
Vidi il suo sorriso esultante e sapevo che era solo un'imitazione del mio.

Il nodo del mio cervello sembrò sciogliersi. Avevo baciato Andrea. Andrea, il mio migliore amico!
Poteva un Jacob trasformarsi in Edward all'improvviso? O lo era sempre stato, ma io non lo vedevo come tale?
In quel momento capii che l'amore davvero non può essere programmato, ma ti coglie all'improvviso. E' qualcosa che arriva ad illuminare tutto.
Ripensando al passato era tutto così chiaro, come avevo fatto a non capirlo?
Interruppe i miei pensieri con una semplice frase: “Per me, sei sempre stata Bella!”. Eccolo il mio Andrea, capace di rispondere ai miei pensieri. C'é qualcosa di affascinante e bellissimo nello scoprire che l'altro ha i nostri stessi pensieri.
“Vieni” mi sussurrò, trascinandomi per la mano delicatamente.
Prima di uscire lanciai un'occhiata a Silvia. Sorrideva e stringeva qualcosa in mano.

Avrei voluto e dovuto dire qualcosa mentre uscivamo sulla terrazza,ma la mia mente si era svuotata.
Fu lui a fermarsi e a parlare per primo.
“Ti ho fatto una cosa” disse porgendomi il suo cellulare
“Il tuo cellulare?” chiesi perplessa.
“Premi Play!”
Feci come mi aveva detto e immediatamente partì una delle mie canzoni preferite, accompagnate dalla più bella dedica che avessi mai letto, immediatamente seguita da... me. Decine e decine di foto e pezzi di video di quei giorni che mi raffiguravano in momenti diversi. Solo pochissime di quelle le conoscevo, quelle che mi aveva scattato nella Volvo, quelle sotto le mura della serata in cui tutti ridevamo e qualcuna che ci eravamo scattati per gioco. Tutte le altre le vedevo per la prima volta, ma ero io. Ad un tratto capii. Andrea doveva avermi scattato foto di nascosto, per giorni, per riuscire creare un video come quello. Momenti semplici, non ufficiali, ma era come avere la registrazione di quell'avventura. Un'avventura che mi aveva fatto crescere. Riuscivo a vederlo dal mio cambiamento nelle foto. Ed era un regalo assolutamente unico e personale. Mentre la parte emotiva di me veniva bombardata dalle emozioni, una piccolissima parte di me, quella tecnica, ammirava gli effetti e le transazioni che aveva usato.
In ogni fotogramma traspariva la vera me nei momenti più belli che avevo vissuto.
Quanto doveva volermi bene per aver creato una cosa del genere, per giorni? Per un attimo mi vidi dall'esterno, come se stessi guardando su Youtube uno di quei video sulle cantanti che ammiravo. Vidi tanti aspetti di me che lui aveva saputo cogliere. E alla fine... l'immagine in cui Edward portava a scuola Bella con un braccio sulle sue spalle. Solo che non erano Edward e Bella. Eravamo noi.

Aprii la bocca per parlare,ma lui fu più veloce.
“Aspetta! Prima devo dirti qualcosa”. Fece una piccola pausa, attendendo una conferma. Proprio in quel momento una ventata d'aria mi colpì. Ormai mi era familiare. Di nuovo quell'odore. Cercai di non distrarmi e annuii con la testa e lui parlò.
“So che mi sono sempre comportato...bhè mai come stasera, ma devo dirtelo...Nel momento in cui ti ho vista per la prima volta, mentre correvi nella piazza, con l'espressione più felice e divertita che avessi mai visto per una cosa in fondo così piccola, ho pensato che eri speciale. Poi quella sera, in cui mi hai raccontato cosa trovavi in Twilight e nell'amore di Edward e Bella, la mia mente diceva solo “Ecco è lei!”.”
Ero allibita. Non mi aspettavo un discorso come quello. Avrei pensato che sarebbe stato imbarazzante invece sentivo che ogni parola che pronunciava era sentita come non mai. Ci credeva, a quello che diceva.

“E da lì hai cominciato a mostrarmi i tuoi pensieri, piano-piano, fidandoti quasi immediatamente di uno sconosciuto, anche se io non ti ho mai considerata tale. E mi hai mostrato come sei, il tuo modo di fare, che poi è anche il tuo modo di essere. Sei sempre stata te stessa, fino in fondo, ogni giorno. E non te ne importa di quello che pensano gli altri, metti le Converse con il vestito, se questo ti fa stare bene” disse lanciandomi un'occhiata di apprezzamento. Io risi piano per quella descrizione.
Poi riprese: “Eppure ti preoccupi anche di come sei, di come puoi migliorarti e continui a pensarci anche se è una cosa che ti logora. Perché vuoi essere migliore per te stessa, non per gli altri. E' la tua capacità di stupirmi, anche se ho capito come sei, c'è sempre qualcosa di nuovo! Perché leggi il mondo intero, ma senza giudicare, e se pensi che ci sia un'ingiustizia fai di tutto per rimediare.
Mi hai mostrato quanto può essere bello il mondo, nelle piccole cose, ma anche quanto è importante credere nei sogni,perché davvero possono realizzarsi. Tu ci hai creduto,fino in fondo, con tutta te stessa, senza lasciarti influenzare dal pensiero di nessuno.”

Toccava a me e volevo che sapesse quante cose anche io avrei potuto dire di lui. Dovevo essere onesta con lui, quindi gli dissi tutto:
“Ti mentirei se ti dicessi che mi sono innamorata di te da subito, ma da subito ti ho voluto bene. Già da quella colazione mi hai incantato con i tuoi racconti e mi hai fatta sentire così a mio agio! Ho sperato che nascesse un'amicizia che ci tenesse uniti e quando ho cominciato a conoscerti meglio ho scoperto così tante cose di te che mi piacevano! E desideravo passare più tempo possibile con te e condividere tutte le mie piccole avventure. Essere me stessa è stato così facile! Ma ero presa da tutto questo” dissi sottolineando le parole con un largo gesto delle mani.
Stavo tirando fuori tutto, i miei pensieri si trasformavano automaticamente nelle frasi che pronunciavo. O forse era il contrario?
“Tutta quest'avventura, conoscere così tante persone, vedere da vicino tutta la creazione del film mi ha...distratta. Negli ultimi giorni sentivo...come un bisogno di te. Solo che non capivo cosa fosse. Pensavo di essere triste perché si avvicinava la partenza e sapendo che ci saremmo separati volevo stare con te il più possibile! Stasera poi non arrivavi e io continuavo a pensare che volevo te! Volevo che ci fossi perché altrimenti non sarebbe stato bello! Poi ti ho visto arrivare e ho capito. Sono riuscita a dare un nome a quello che provavo. Improvvisamente ho capito di aver sbagliato definizione e tutto è stato chiaro!I tasselli sono andati a posto e ho capito che...ero innamorata... di te!” conclusi imbarazzata.
Non lo avevo mai detto prima. Mai. Ma sapevo che era vero, nel profondo.
Andrea rimase colpito per un attimo, poi si finse pensieroso.
“Mmm” disse “Menomale! Altrimenti quel bacio sarebbe stato un tantino fuori luogo!”
Era riuscito a farmi ridere e togliermi dall'imbarazzo.
“Hai detto che hai scoperto le cose che ti piacevano di me, ad esempio?” mi stuzzicò.
Non dovetti pensare molto e l'elenco si formò velocemente nella mia testa.
“Mi piacciono i tuoi racconti. Mi fai appassionare e mi fai vedere come un piccolo film, nella mia testa. Mi piacciono la tua onestà e la tua gentilezza, ma anche la tua ironia e i tuoi scherzi. Mi piacciono certe tue frasi cavalleresche e la tua galanteria perché è genuina e non studiata. Mi piace quando mi scompigli i capelli perché ormai quel gesto sei tu. Mi piace quello che fai, come lo fai e mi piace come sei”.
Erano parole semplici, forse troppo.

“E mi piace come mi fai sentire quando sono con te. Mi piace anche come sei con me. Sì. Mi piace come hai capito come sono e mi hai lasciato esserlo. Mi piace perché non c'è mai stato bisogno di spiegare. Mi piace come sei sempre attento e ti accorgi di qualcosa che non va. Mi piace perché con me sei un te diverso dal solito. Un te apposta per me. Ho visto tante cose, ho notato che quando stavi con me, lasciavi trasparire un lato più bambino, come se fossi più leggero...”
“Ed era così” appoggiando la sua fronte alla mia. Guardando i suoi occhi non riuscii a fermarmi:
“E che nei momenti in cui sei particolarmente felice i tuoi occhi brillano. Come adesso. C'è una piccola lucina che si accende. Non importano il riflesso del sole o delle lampade, c'è comunque”.
La vedevo più grande che mai, da quella distanza.
“I tuoi occhi quando sei felice cambiano colore” ribatté lui. Il suo tono mi fece ridere. Andrea sorrise della mia reazione e proseguì: “Quando sei felice, il verde diventa più vivo e compare una sfumatura ambrata su tutta la parte superiore dell'iride. Quando sei triste o preoccupata il verde sfiorisce e ha sfumature più grigie.”
“Noti i dettagli!” Ero colpita, nessuno se ne era mai accorto. “Scommetti che vinco io?” lo sfidai.
“Non credo sia possibile” rispose sicuro. Pensava davvero di conoscermi così bene? O pensava che non lo conoscessi abbastanza io? Glie lo avrei dimostrato!
“Tu hai 5 tipi di sguardo!” dissi, sapendo già di avere la vittoria in tasca.
“C-cosa?”. Avevo vinto! Godermi la sua espressione mentre proseguivo era bellissimo!
“Uno per quando lavori, concentrato e intelligente; uno per quanto racconti, come se avessi le immagini di fronte agli occhi; uno per quando parli con tuo fratello, affettuoso e condiscendente; uno per quando giochi e ti diverti; e uno... uno per quando guardi me. E' protettivo, orgoglioso,” - orgoglioso, ancora dovevo capire cosa avessi fatto per meritarlo - “è lo sguardo che usi quando mi prendi in giro affettuosamente ,è uno sguardo che è un abbraccio ed è pieno di...”. La parola giusta mi balenò in testa. “...amore?”. Ancora facevo fatica a mettere a posto tutti i tasselli.
“E qual'è il tuo preferito?” mi chiese mentre giocherellava con le dita della mia mano.
“Mmm... ti do un indizio. Non sono i primi 4”
Avvicinai la testa alla sua, ma prima che eliminassi la distanza, mi fermò. Corrugai la fronte. Non era il comportamento che mi aspettavo. Non era il comportamento che volevo in quel momento.
“Mi lasci spiegare cos'altro mi piace di te?”
“Non potresti dirmelo dopo?” chiesi in un tentativo di...
“Edward lo farebbe adesso!”
Scoppiai a ridere. “Si, Edward lo farebbe adesso! C'è da dire che lui ha un'educazione da primi del Novecento mentre tu sei del nuovo millennio...”
“Shhh!”
Chiusi gli occhi per un momento, per riprendere il controllo. Edward lo farebbe adesso. Era vero,ma sapevo che anche senza quell'esempio Andrea lo avrebbe fatto in quel momento. Si assomigliavano un po'. Assomigliarsi? Ripensai ai momenti in cui Andrea mi aveva incoraggiata, all'attenzione che mi prestava, alla sua gentilezza, al suo modo di proteggermi, al suo modo di lasciarmi tempo e spazio, al suo modo di stare con me, a... Si assomigliavano molto.
Sorrisi mentre giungevo a quella conclusione. Gli occhi ancora chiusi. Quante volte mi ero sentita dire “non esiste!” o “è un personaggio inventato”. Non era vero. Esisteva e io lo avevo trovato. Non era solo un libro, era vero.
Avevo sempre pensato che esistesse un Edward per ognuno di noi. Una figura fino a quel momento immaginaria che rappresentava quella metà che credevo esistesse per ogni persona. Quella metà capace di amare, capire e di cambiare il mondo a quell'altra metà. Due metà che formavano un intero. Magari di forma diversa, nascosto in persone che non avresti mai pensato …
Edward.
Sentii una carezza sul viso e riaprii gli occhi.
“Anche questo mi piace. Hai la capacità di chiudere gli occhi e fermare il tempo per stare un momento con te stessa, all'inizio non lo capivo, ma ora lo so. E' un modo per trovare le risposte e godersi al massimo ogni momento.”
“Non...non lo faccio apposta” tentai di spiegare. “E' che in certi momenti i pensieri si formano così velocemente che devo concentrarmi per coglierli tutti e quando chiudo gli occhi ci sono solo loro”.
“Non devi spiegarmi, lo so!”
Ma c'era una cosa che dovevo assolutamente chiedergli, senza la quale non sarei potuta rimanere ancora lì con lui.
“Mi stai dicendo tutte queste cose,ma … sei sicuro?”. Notando il suo sguardo ripresi velocemente. “Non per quanto riguarda quello che provi per me. Sei...sei sicuro di sapere cosa aspettarti se scegli me? Tutte le mie fisse, la mia originalità, le mie paure, le mie paturnie e i dubbi esistenziali? Sei pronto a prendere tutto? Mi sa che sono un po' una fregatura... e non voglio che tu ci resti male, devi saperlo prima. Non sono sicura di poter migliorare molto...”
Rise, interrompendomi. “Non sei una fregatura!”. Stava ridendo a quell'idea, lo divertiva.
“Ascolta. Mi hai confessato le tue paure e i tuoi desideri, mi hai voluto bene fin da subito e non so ancora come, sei riuscita a trasformarmi. Mi hai permesso di essere me stesso, senza ruoli. E con te mi sento una persona completa. Mi sento... per molto tempo ho vissuto preso soltanto da ciò che dovevo fare, ma ora sento...devi lasciarmi dire come mi sento.
Ecco, tu fai sorgere tutto il sole che c'è dentro di me. Sono così felice che tu sia qui, la tua presenza mi aiuta a capire quanto è meraviglioso il mondo.
Perché con te tutto assume una sfumatura diversa! I momenti che passo con te sono i migliori in assoluto, anche se non facciamo niente di speciale. Non mi importa più dove siamo, con chi siamo e a fare cosa, sento solo noi due. Proprio come viene descritto nei film che contribuisco a creare!”

Stavo sorridendo. Sembrava che stesse descrivendo i miei sentimenti. Capivo il suo stato d'animo, sapevo cosa significava l'idea di stare insieme senza accorgersi del dove o del cosa stavamo facendo.
“E poi ci sono i momenti in cui sembri così fragile di fronte al mondo intero che farei di tutto per proteggerti.” Mi imbarazzai a sentire quelle parole. Sapevo che era uno dei miei punti deboli,ma sapevo anche che lui era l'unico che poteva renderli meno deboli. Se accettava di prendere il pacco completo.

“ Ti vedo piccola e indifesa e sento solo che voglio proteggerti e so che voglio essere con te nel momento in cui mostrerai al mondo quanto vali, ma anche nel tragitto che ti porterà a farlo. Ti ho vista crescere, nell'arco di pochi giorni, acquistare grinta e coraggio e renderti conto che sei libera di fare ciò che vuoi. Libera di essere te stessa e libera di non doverlo essere sempre.
Ti ho vista scoprire che cosa vuol dire essere qualcun altro per un po' e di quanto sia bello poi tornare ad essere te. Hai acquistato la leggerezza che ti permette di fare quello che vuoi ed essere come vuoi e l'hai trasmessa anche a me. Questo è quello che ho dentro dal momento in cui ci siamo conosciuti, ma ho capito anche che non potevo tradire quella fiducia che mi hai concesso, che avevi bisogno di tempo, di vivere tutto questo...di vivere il tuo sogno. E lo dovevi fare da sola. Anche se quel giorno, quando sei sparita, l'ansia che ho provato nel non sapere dove fossi, con chi fossi, non mi ha dato pace. Non ti credevo neanche capace di arrabbiarti, pensavo ci saresti rimasta male, che saresti rimasta delusa, invece hai tirato fuori un'energia...hai tirato fuori carattere. Sono rimasto tutto il pomeriggio a cercare di convincermi a stare tranquillo, che non avevo nessun diritto di provare quello che provavo e, nonostante tutto, continuavo a farlo! Quando sei tornata e ho visto quanto eri contenta di aver vissuto una piccola avventura ho represso la gelosia, la preoccupazione, tutto.
Se non ti conoscessi, se arrivassi adesso, capirei lo stesso che sei tu quella giusta, anche con paturnie e dubbi esistenziali, capirei che sei tu quella a cui voglio dire ti amo e ...”
Non riuscì a proseguire. Lo stavo baciando di nuovo.
“Anche io” riuscii a sussurrare. Nessun discorso, nessun pensiero. Continuammo a bearci di quel momento per un tempo indefinito, che scorreva in un modo tutto suo. Ma in fondo non ci importava.

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