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Autore: Morea    11/09/2010    16 recensioni
Prendete Harry e Percy e chiudeteli nel solito Ufficio.
Qualche piano più in su, mettete insieme un Ministro della Magia, un raffinato Editore ed una caliente segretaria.
Ad Hogwarts, prendete un'Hermione irrequieta e fragile ed aggiungete un Torneo di Quidditch, con una Ginny sovraeccitata ed un Malfoy più tronfio che mai.
Il tutto condito con lettere minatorie provenienti da una minaccia ancora incognita...
Niente è immutabile e fisso, e saranno in molti a capirlo.
Dal capitolo X:
- Sono troppo biondi, in quella casa. Servono due diversivi, señorita. Tu prenderai il giovane, io quello bello - esclamò perentoria e solenne.
Quella conversazione stava rasentando il ridicolo. La sua futura suocera esordiva dal nulla con delle dichiarazioni simili, senza che l'avesse mai conosciuta prima: tra l'altro, il solo pensiero che avesse potuto intuire un suo interesse nei confronti di Malfoy era bizzarro, se non addirittura fantascientifico.
- Cosa le fa credere che...?
[...]- Tu lo stai studiando, querida. E non si studia ciò che non ci interessa.
Dal capitolo XII:
- Zitta - la interruppe lui, con un dito sulle sue labbra rese asciutte dal timore. Continuò a muovere le sue, mentre appoggiava la sua fronte contro quella di lei, mentre tutto sembrava immobile - perfino l'ombra proiettata dalle lampade non sfrigolava più come la fiamma che le animava, perfino il rumore della pioggia arrivava ovattato, attutito, incorporeo: lui sussurrava qualcosa, ripeteva una parola che Hermione comprese solo quando fu emessa ad un millimetro dal suo volto. - Liberami.
Le appoggiò le labbra tra i capelli, per poi sentire quella stessa testa svanire, man mano che Hermione si lasciava cadere a terra, lo sguardo fisso di fronte a sè.
Vincitrice dei premi Best WIP, Best Comedy e Readers' Choice ai Neverending Story Awards.
Rating modificato da Giallo ad Arancione.
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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hp3


Abitudini e Rivincite








Draco Malfoy aveva molte abitudini.
Era abituato ad avvolgersi ogni mattina in una veste da camera di finissima seta, qualunque fosse la temperatura dell'aria che gli accarezzava la pelle seminuda.
Era abituato a prendere sempre il massimo in Pozioni, orgoglio tutto malfoyesco tramandato da secoli.
Era abituato a non uscire mai senza un po' di gel per tenere ordinati e splendenti i suoi capelli biondi, perchè ogni Purosangue - eccetto un qualunque Weasley - lo sapeva: compostezza e rigore venivano al primo posto, e se non venivano comunicati dal corpo in primis, era inutile sperare di ritrovarli nell'indole dell'individuo che si aveva di fronte.
Un'abitudine che forse nessuno si era mai premurato di tramandargli o insegnargli ex novo era però un'altra.
Draco Malfoy non era proprio avvezzo all'arte di farsi i fatti propri, e l'aveva dimostrato in più occasioni, negli anni precedenti: la soffiata su Norberto era stata solo la prima di una lunga serie.
Ma, del resto, un lupo perde il pelo ma non il vizio: se c'era stata necessità di coniare un proverbio simile, un fondo di verità ci doveva pur essere.
E se Malfoy avesse mai avuto la modestia di paragonarsi a un lupo come quella feccia di Remus Lupin, si sarebbe accorto di quanto poteva essere meno rischioso tenere il naso lontano dalle questioni altrui.
O magari si sarebbe accorto che l'essere meno abitudinari poteva comunque portare i suoi vantaggi.

***


- Ma Harry, non è corretto, finiremo in un mare di guai... 
- Zitto, Percy! Vuoi farci scoprire? 
C'era un ufficio vuoto, accanto a quello di Kingsley Shacklebolt, che veniva adibito a Sala d'Attesa per coloro che, in nome della propria riservatezza, non amavano attendere il proprio turno nell'anticamera.
Di sicuro, Harry Potter non era un cultore della Privacy - quando si trattava di quella altrui - ma aveva trovato improvvisamente irresistibile quella piccola stanzetta, tanto da trascinarsi dietro anche il fido Percy Weasley, sotto gli occhi sospettosi ed indagatori della formosa assistente del Ministro.
- Dai Harry, anche la segretaria se ne è accorta, che non avevamo nessun appuntamento... 
- Orecchie Oblunghe! Dio benedica i Tiri Vispi Weasley... 
Percy si limitò a sbuffare stizzito: un'intera generazione di Weasley aveva ricoperto ruoli della massima importanza in Ministero, e Fred e George invece avevano deciso di distinguersi in peggio. Forse non era esattamente auspicabile per loro un ruolo di grandi responsabilità, dati gli indegni risultati scolastici ottenuti - Dio, perdonali! - ma un negozio di scherzi! Rivolse lo sguardo al soffitto, immaginando di oltrepassarlo fino a vedere il cielo. Ed in qualche modo tra le venature dell'intonaco scorse Fred, concentratissimo nell'imitare le sue smorfie sdegnose, e sorrise.
- Percy! Vuoi darmi una mano? - sbottò Harry, disteso sul pavimento.
- Sì, sì, subito... - rispose sovrappensiero, ma senza smettere di provare una strana stretta al cuore.
- Ecco, così... ho scavato un piccolo buchetto nel paraspigoli, dovrebbe essere sufficiente. 
Toc.
Un solo colpo, perentorio. E la porta si spalancò.
- Signor Potter, signor Weasley, mi chiedevo se potevo portarvi qualcosa per ristorarvi. 
- N-non ce n'è bisogno - balbettò frettolosamente Harry, più che convinto di essersi strappato un muscolo nello scatto repentino che aveva fatto per alzarsi.
- Sicuri? Cerveza de Mantequilla? Cioè, una Burrobirra? Succo di Zucca? Whisky Incendiario? - insistè zelante la donna.
- No, grazie, ehm... signorina... 
- De Torres, signorina De Torres. Torno qua fuori allora, se avete bisogno, basta un cenno. 
- La ringrazio infinitamente. 
- Muchas gracias, señorita - concluse pomposo Percy, mentre la porta si richiudeva alle spalle della segretaria.
- E tu dove l'hai imparato, lo spagnolo? - chiese Harry, poco interessato alla risposta, a giudicare dal fatto che si stava già sdraiando di nuovo sul pavimento, snonando un lungo cavo fino a farlo entrare nella piccola apertura che aveva creato in precedenza.
- Cooperazione Magica Internaz... - rispose gonfiando il petto, ma venendo malamente interrotto dall'euforia del collega.
- Oh, sento già qualcosa! Qualcuno ha appena dato tre colpetti alla porta, ma... non è entrato, è strano, no? 
- Dopotutto il Ministro è già occupato... 
- Shhhhh! 
Percy sbuffò, mettendosi seduto poco distante. Veniva interpellato e poi tacitato subito, non era un gran modo di comportarsi, proprio no. Chi si credeva di essere quel... Si rispose da solo. Harry Potter. Si rassegnò a sopportarlo, mentre blaterava cose come 'te l'avevo detto', 'che cosa?!?!', 'pazzesco!'.
- Harry, non è educato tutto questo. Beh, in realtà non è neppure corretto, e ti dirò non sono neanche convinto che sia legale. 
- Cambierai idea, quando ti avrò detto cos'ho sentito. Zitto Percy - borbottò stizzito. - Anzi, vieni qui e ascolta, tanto c'è posto per due. 
Percy sospirò, dopodichè si chinò accanto a lui.
- Da quando mi sono arrivate quelle minacce in redazione, cazzo, non riesco più a dormire... tutti quei ragazzi, a Hogwarts, in pericolo... mi sono detto, merda, c'è bisogno di agire! 
- Signor Cuffe, il suo atteggiamento è encomiabile, ma sono certo che si tratti dell'opera di un pazzo, e che non ci sia da preoccuparsi. Il Torneo Trescope è così ben allestito e sicuro che...
- Lo era anche il Tremaghi - sbottò Harry, furioso.
- Sono sicuro che si tratti di un falso allarme, che sia opera di qualcuno che ha tanta voglia di scherzare... 
- Ma signor Ministro! 
- Niente 'ma', signor Cuffe. Non intendo coinvolgere il Ministero in questa caccia al tesoro ingiustificata. Se vuole andare in fondo alla questione, è liberissimo di assumere investigatori privati o che so io... 
- Si pentirà di questo atteggiamento, glielo posso assicurare! 
- Non alzi la voce Barnabus, non si dimentichi che io sono... 
- Non me ne frega un cazzo di chi è lei, porca puttana! 
E Barnabus Cuffe uscì dalla stanza sbattendo la porta. Beh, la situazione poteva dirsi sotto controllo se non c'era stato alcun...
- Maremma maiala, si tolga di mezzo, anche lei! 
No, la situazione era ufficialmente fuori controllo.
Ed a giudicare dagli improperi ispanici che risuonavano nel corridoio, era assolutamente, inevitabilmente, incontrovertibilmente ingestibile, se anche la pacata signorina De Torres aveva perso la pazienza.

***


- Dobbiamo andare da Scrivenshaft, Ginny. 
- Hermione, hai una serie di piume nuove da far invidia ad un pavone! 
- Non sono per me, sono per mia madre. Da quando le ho fatto tornare la memoria, le è tornata la fissa per tutto ciò che appartiene al nostro mondo: ha detto che vuole conoscermi ancora meglio per non aver paura di perdermi mai mai mai più - rispose imitando la voce cinguettante e preoccupata della madre.
- E per dimostrarti questo, ha bisogno di... piume? - chiese scettica Ginny.
- Finchè non mi costringe a mangiare di nuovo merendine senza zucchero, sono disposta anche ad inviarle calderoni. 

- Non vorrei essere nei gufi che...
Ginny non arrivò mai a parlare della sfortuna dei pennuti corrieri di un peso simile, ed il motivo di ciò era palesemente di fronte ai loro occhi.
Un'orda di Serpeverde popolava Scrivenshaft, e dove c'è Serpeverde c'è...
- Draco! 
Un'ammaliante Pansy Parkinson sembrava entusiasta come non mai di trovarsi in un negozio di piume, proprio lei che di scrivere, di norma, non aveva mai troppa voglia. Pansy, fedele a Draco dall'alba dei tempi, si muoveva sensualmente nella sua direzione, decisa più che mai a rimarcare la sua vicinanza soprattutto nel momento del bisogno.
C'era un motivo preciso, a giustificare la presenza di tanti Serpeverde fuori corso ad Hogwarts: chi era figlio di Mangiamorte era lì per riscattare il buon nome della famiglia, chi era figlio di Mangiamorte ravveduti era lì per vantare le capacità di adattamento e di redenzione dei genitori ed esaltare così il buon nome della famiglia, chi non aveva più i genitori o era ad Hogwarts per altre ragioni, mirava solo a conquistare un gran numero di M.A.G.O., come si confaceva al buon nome della famiglia. In definitiva, i Serpeverde tornati ad Hogwarts per convinzione, si contavano sulla punta delle dita. Per quelli convinti con la forza a tornare a scuola, non bastava un pallottoliere.
Non appena Ginny ed Hermione varcarono la soglia del negozio, sguardi gelidi di ogni tipo si posarono su di loro. In fondo, dovevano aspettarselo, Grifondoro, e per di più, protagoniste di gesta eroiche che spesso erano andate a scapito della gloria delle loro famiglie; senza contare che erano le persone più vicine ad Harry Potter e Ron Weasley, tanto amati dai maghi di tutto il mondo quanto odiati nei cavernosi sotterranei di Hogwarts. Nessuno, però, fiatò. Da quando era ricominciata la scuola, la Casa verde-argento sembrava aver eretto un'invisibile ed impenetrabile muraglia di indifferenza nei confronti di tutti gli altri studenti, ed era inutile specificare che i Grifoni rientravano nella categoria degli esseri viventi indegni di qualsiasi considerazione: Daphne Greengrass tornò ad osservare svogliata piume di aquila reale e di paradisea, Theodore Nott tornò ad osservare svogliato Pergamene Auto-Svanenti, Blaise Zabini tornò ad osservare svogliato Inchiostri Ammalianti, Pansy Parkinson tornò ad osservare ammaliata Draco Malfoy. Al contrario di chiunque sapesse come andavano le cose nel mondo, Pansy si ostinava a credere che la sua cotta adolescenziale per Draco sfociasse in qualcosa di più, senza fare i conti con le aspirazioni ben più alte dei suoi genitori: di sicuro, un Mangiamorte caduto in rovina, con un Manor confiscato dal Ministero e genitori che avevano perso il rispetto sia dei seguaci di Voldemort, sia dei loro rivali di sempre, non era quel che si dice il partito ideale per chi aveva fatto dell'ignavia una ragione di vita. Tenere il piede in più staffe, questo era stato da sempre il motto della famiglia Parkinson, ed era per questo che i Parkinson avevano ancora la loro reggia da qualche parte nelle campagne inglesi, erano scampati ad Azkaban e potevano ancora ambire a matrimoni combinati per ingigantire un altro po' il loro già cospicuo patrimonio.
- Percepisco la loro viscidezza solo a guardarli - borbottò stizzita Ginny. - Con quella puzza sotto il naso, come se potessero vantarsi della loro storia.
- Non credo che dovremmo giudicarli così a priori, Ginny - replicò Hermione mentre si rigirava tra le mani una lunga piuma di pavone, abbastanza bizzarra da placare la curiosità di sua madre per un paio di mesi. - Sarebbe come fomentare di nuovo l'astio che ci ha sempre divisi, e Silente non avrebbe voluto che il dopoguerra fosse così. 
- Non fingerò che quell'asse da stiro di Astoria Greengrass mi stia simpatica solo perchè Silente avrebbe voluto così, Hermione.
- Non ho parlato di trovarli simpatici, ho parlato di ignorarli, proprio come loro stanno facendo con noi.
- Granger, e Weasley - sputò una voce strascicata a poca distanza da loro. - Cosa ci fate qui?
- Compriamo piume, Malfoy. Cosa c'è di strano? - rispose sprezzante Ginny, stringendo forte la mano dell'amica, che aveva preso a tremare.
- C'è di strano che avete scelto proprio il momento in cui decine di Serpi si sono annidate in questo posto... immagino che l'abitudine di ficcare il naso ovunque sia difficile da perdere. 
- Ed io immagino che i tuoi peli di furetto non siano l'ideale per essere inzuppati in calamai e per scrivere in modo chiaro e nitido su pergamena, quindi, se vuoi scusarci... 
Hermione rise nervosamente alla battuta di Ginny, per poi avvicinarsi al bancone e pagare la piuma appena acquistata.
- E tu, Mezzosangue, perchè non dici niente? Qualcuno è finalmente riuscito a staccarti la lingua? 
Oh, non gliel'avevano staccata davvero.
Ma l'aveva sentita andare in fiamme, l'aveva sentita gonfiarsi in bocca fino a farle credere di essere soffocata dal suo stesso muscolo, l'aveva percepita muta, incapace di non urlare suoni sconnessi e privi di senso.
La lingua, che tante volte aveva dimostrato il suo coraggio, la sua sapienza, la sua freddezza.
Proprio la lingua, abilissima manipolatrice di incantesimi di qualsiasi difficoltà.
Proprio la lingua, che la rendeva così Hermione.
- Lasciala in pace, Malfoy, o te la vedrai con me. 
Hermione si lasciò trascinare fuori, inerme.
- Meno male dovevano ignorarci, eh? Ma io li ammazzo tutti! Hermione, per favore, respira a fondo, bene, così...
Un respiro.
Non doveva farlo più, non poteva essere così in balia di qualsiasi sua parola.
Due respiri.
Non era Bellatrix, non era Bellatrix, anche se aveva il suo sangue.
Tre respiri.
Era solo Malfoy, solo Malferret, solo un ragazzino.
Quattro respiri.
- Grazie Ginny. 
- Figurati! - esclamò sollevata, mentre lanciava un'occhiataccia a Millicent Bulstrode, che ridacchiando le indicava da dietro la vetrina di Scrivenshaft. - Io quella la Schianto. Molto probabilmente ride solo perchè Pansy le ha ordinato di farlo. 
- Vuoi una mano?
- Ma Hermione! Tu sei una Caposcuola, la paladina del nuovo corso della storia, della giustizia, dell'amore, della fratellanza...
- Infatti non la Schianteremo - rispose sogghignante Hermione, mentre balbettava qualcosa di incomprensibile.
Ginny scoppiò in una risata fragorosa, mentre a braccetto con Hermione si avviava verso i Tre Manici di Scopa.
Nel frattempo, Millicent Bulstrode notò con dispiacere che i suoi abiti erano stati fatti Evanescere, e che una canottiera e delle mutande ricamate con motivi quasi Umbridgiani nascondevano a fatica il suo fisico massiccio e nerboruto.
Hermione si pentì solo per un istante di averlo fatto: non era esattamente corretto sfogarsi su qualcuno che non aveva colpa della sua sofferenza... ma era pur sempre un modo per non pensarci.

***


- Buongiorno Signor Cuffe! - esclamò Harry, con una pessima imitazione del tono di riguardo che Percy spesso usava nei confronti di individui più importanti ed illustri di lui.
- Oh, Auror Potter... 
- Va tutto bene? L'ho sentita urlare, e pronunciare quello strano incantesimo... 
Da qualche parte dietro di loro, Candida Flor Paciencia Dulcinea Fermina de Torres sbuffò. - Claro, encantamiento... - Ed alzò gli occhi al cielo.
- Prego, signorina?
- Esto hombre es... volevo dire, quest'uomo non riuscirebbe a fare un incantesimo neanche se Albus Silente, pace all'anima sua, lo aiutasse a muovere la bacchetta.
Harry soffocò una risatina, nel vedere il volto di Cuffe farsi sempre più paonazzo. Cercando di recuperare il suo contegno, chiese: - Cos'era quel Mayrem May...
- Niente, signor Potter, niente! - rispose frettolosamente Barnabus. - Aveva bisogno di qualcosa? 
- Sì, vorrei parlarle, se per lei non è un problema... Percy, vieni anche tu. 
Il rosso, che fino ad allora aveva tentato invano di nascondersi dietro un ficus ornamentale, si presentò a malincuore al cospetto del collega, seguendolo fin dentro l'ascensore.
- Posso chiederle, ehm, il perchè delle sue continue visite al Ministro? - chiese Harry, abbandonando ogni indugio.
- Oh beh, in realtà sarebbe confidenziale, il contenuto delle nostre chiacchierate... - iniziò Barnabus, finchè non sembrò accenderglisi una lampadina in testa. - Se ve lo dico, voi mi aiuterete? 
Quello che a Harry apparve come il più bel momento della sua nuova vita, a Percy sembrò l'inizio di una nuova catastrofe.
- Beh, noi, in realtà... 
- Certo! - rispose Harry per entrambi, tacitando con un'occhiataccia il timido pigolio del collega.
- Potremmo parlarne in privato? - continuò Barnabus, abbassando la voce.
Se Harry Potter avesse potuto, avrebbe fatto comparire un tappeto rosso per stenderlo dall'ascensore fino al proprio Ufficio. Barnabus sembrava avere la chiave per risolvere l'inattività forzata degli ultimi tempi, sembrava un arcangelo piovuto dal cielo ad annunciare a Harry la venuta di un nemico implacabile ed inafferrabile, sembrava l'ambasciatore in grado di portar una pena che più gradita non poteva proprio essere. Fece accomodare l'Editore nella comoda poltrona di fronte alla sua scrivania, prima di sedersi sulla propria e congiungere le mani sotto il mento, posa che preannunciava un ascolto attento ed incondizionato.
- Lettere minatorie - cominciò Barnabus. - Mi sono piovute in Ufficio lettere minatorie dal mittente irrintracciabile, guardi - e gli tese una busta nera. - Sono tutte così. Tutte uguali. 
Harry accolse la busta con mani tremanti ed emozionate. Quella busta era il Riscatto, la Gloria, l'Azione, era un'Occasione scritta con inchiostro scarlatto.
Il tempo della Rivincita è arrivato.
Sarà chiaro per tutti alle Idi di maggio, tra i Bastioni della Conoscenza.
Là dove sono state poste le basi per una nuova era.
La lettera si concludeva così, senza una firma, o un accenno più chiaro a come si sarebbe manifestata la Rivincita.
- Rivincita? Tutti i Mangiamorte sopravvissuti sono stati puniti ed imprigionati... e Voldemort è morto - aggiunse con soddisfazione mal celata.
- E' quello che mi ha risposto anche il Ministro, signor Potter, prima di aggiungere che questa era l'opera di un pazzo, merda. Cioè, no, merda l'ho aggiunto io. 
Harry lo ignorò. - I Bastioni della Conoscenza sono chiaramente Hogwarts, la nuova era è stata inaugurata dalla fine di Voldemort, ma non capisco chi dovrebbe prendersi una Rivincita, e poi, perchè proprio le Idi di Maggio? 
- Il Quindici ci sarà la finale di Quidditch, del Trescope, Auror Potter. Credo che voglia colpire le nuove generazioni, chiunque sia. Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang saranno lì, signore. 
- Ma perchè avrebbe dovuto rivolgersi alla Gazzetta del Profeta? Non poteva minacciare direttamente il Ministero? 
- Io credo che volesse vedere la sua minaccia pubblicata, signor Potter. Credo che volesse allarmare tutti, puntando a darsi visibilità a mezzo stampa. Ma il mio Giornale non scrive spazzatura, sa? Io non pubblico notizie solo per guadagnare, cazzo.
Per la prima volta, Harry Potter dubitò delle parole di chi aveva di fronte. Che La Gazzetta del Profeta scrivesse di tutto, più o meno vero, pur di vendere più copie era un dato di fatto da sempre: le stupidaggini su Harry ed Hermione durante il Torneo Tremaghi, la campagna mediatica contro la presa di coscienza del ritorno del Signore Oscuro e, soprattutto, la presenza in redazione di Rita Skeeter erano un indice piuttosto chiaro dell'obiettività con cui certe notizie venivano riferite al pubblico.
- Ora come ora, effettivamente, non possiamo fare molto. Ma conti su di noi, - e Percy si mise le mani nei capelli - quando riceverà nuove missive dallo stesso mittente sconosciuto. Ho delle persone - e Percy cercò di sbattere violentemente la testa contro il muro - che potranno lavorare a questo caso. Io, di certo, sarò con lei in prima linea. 
A Barnabus Cuffe luccicarono gli occhi, colmi di gratitudine. - Grazie signor Potter, e anche a lei, davvero - balbettò commosso mentre stringeva le loro mani freneticamente. - Sapevo che qualcuno mi avrebbe ascoltato! - E uscì dalla porta continuando a rivolger loro benedizioni di ogni genere.

Se però Percy Weasley ed Harry Potter avessero controllato la direzione dell'ascensore preso da Barnabus Cuffe, si sarebbero forse fatti altre domande.
Perchè Cuffe non tornò nella Hall per smaterializzarsi, ma salì di nuovo al Primo Livello.
Se poi avessero fatto caso ai suoi comportamenti, si sarebbero resi conto che Barnabus Cuffe non si era mai commosso prima, nè quando era nata sua nipote, nè quando i Ballycastle Bats avevano vinto il ventisettesimo scudetto, e nemmeno quando, pochi giorni prima, aveva trovato una bracchetta eclettica che sfrigolava quando insetti incauti ci si appoggiavano sopra. Era rimasto affascinato da quel suono secco e sfrigolante, era stato contentissimo quando si era accorto che bastava spostare una levettina per farlo funzionare anche nelle sue mani, ma non si era certo commosso, quando la tecnologia Babbana aveva mostrato di non essergli nemica giurata. Perchè a Barnabus Cuffe non luccicavano mai gli occhi, perchè era roba da femminucce, cazzo.
- Allora, Barnabus? 
- Ci hanno creduto, e si metteranno all'opera, signor Ministro. 
- Perfetto, ottima interpretazione. Allora dobbiamo contattare di nuovo il nostro complice. 
- Ed io... 
- Lei potrà pubblicare sul suo Giornale i pochi accenni alla cosa che abbiamo discusso. Mi raccomando, non nomini Hogwarts. 
- Certo, signor Ministro. Arrivederci. 
Fece per voltarsi, e si trovò di fronte niente di meno che Manolete vestito di raso e gonna svolazzante.
- Ottima interpretazione davvero, signore. 
- Ottima anche la sua, señorita. Sarebbe stato impossibile trovare una spia migliore di lei, senza il suo aiuto, Candida... 
- Per lei sono la signorina De Torres - puntualizzò, e Cuffe parve deluso.
- Senza di lei, signorina, non avremmo mai saputo quando parlare di quella cosa. 
- L'ho fatto per il Ministro - specificò la segretaria, ancheggiando fino alla propria scrivania. - Comunque, credevo fosse più stupido, Barnabus. 
- Per lei sono il signor... 
- Per me lei è Barnabus, e non si azzardi a dirmi come la devo chiamare. 
Barnabus Cuffe le rivolse un invito frettoloso, andandosene di corsa.
Perchè se aveva capito come funzionava quella señorita, quel 'Barnabus' era un segno di affetto.
E se quel 'Barnabus' era un segno d'affetto, il torero aveva un cuore.
E se quel torero aveva un cuore, gli aveva appena dato un buon motivo per commuoversi.
E per la prima volta, al Primo Livello del Ministero della Magia, Barnabus Cuffe ebbe gli occhi lucidi davvero.

***


Draco Malfoy non dimenticava mai niente in Dormitorio, perchè era nelle sue corde essere sempre preciso e puntuale, e la capacità di tenere sempre tutto a mente era una caratteristica tutta malfoyesca.
Che l'abilità di memorizzare dati e dettagli di ogni tipo fosse forse scaturita dagli ordini perentori ed impossibili da ignorare di Lord Voldemort in persona era del resto molto probabile: le punizioni più o meno corporali del Signore Oscuro erano temute da tutti i suoi seguaci, e scordarsi di un qualsiasi particolare delle sue operazioni poteva essere rischioso, se non letale.
Quindi, per il Serpeverde, l'aver dimenticato il Mantello nei sotterranei era stato uno spiacevole contrattempo quantomai irripetibile ed inaspettato, ma non potè fare a meno di pensare che la soave arte della Disattenzione era un lusso che non si era mai potuto permettere fino ad allora, e che simboleggiava una Libertà che gli era stata sempre negata.
Sorrise interiormente all'idea di non dover più rendere conto a nessuno delle sue azioni, e salutò con gioia recondita i venti minuti di ritardo sulla sua quotidiana tabella di marcia, che gli avevano impedito il suo puntuale arrivo in Sala Grande per la cena.
Nel voltare l'angolo, sbattè contro qualcuno che non doveva aver ben chiaro il significato delle lancette sull'orologio.
Lui aveva un buon motivo da addurre come giustificazione al suo ritardo, gli altri sicuramente no. Anzi, erano maleducati, irrispettosi ed insopportabilmente sprecisi.
Quando abbassò lo sguardo per vedere chi lo avesse urtato così malamente, scorse un volto affannato, incredulo, e quasi impaurito.
Hermione Granger sembrava incapace di parlare.
- Mezzosangue, proprio tu sei così in ritardo? Nessuno ti ha insegnato come si muovono queste
Le prese il polso con forza, costringendola a guardare le lancette sul suo orologio.
E ad Hermione vennero in mente altri modi per tener fermi i polsi.
Lacci, corde, anche catene.
Stringevano, ferivano, tagliavano.
E nel frattempo la immobilizzavano per permettere ad altro dolore di avvolgerla.
- Lasciami, Malfoy - boccheggiò.
Draco le strinse divertito il mento con l'altra mano, sollevandolo per costringerla a guardarlo negli occhi. - Sembra quasi che tu abbia paura di me, Granger. 
- Guardami, puttanella. 
La stessa stretta sul suo volto per costringerla ad osservarla mentre la torturava.
- Guarda il potere dell'Oscuro Signore! 
E la Cruciatus a sconvolgerla.
- Lasciami Malfoy! - urlò talmente forte da sorprenderlo.
E non appena lui allentò la presa, lei prese a correre.

Quella sera Hermione Granger non cenò, ma si limitò ad aspettare Ginny in Sala Comune.
E quando arrivò, le raccontò tutto.
Quella sera non cenò neppure Draco Malfoy.
E quando Pansy Parkinson tornò nei sotterranei, cinguettando il suo dispiacere e la sua preoccupazione nei confronti del ragazzo, Draco la scacciò via.
E poi, si impose di non andare mai più contro le abitudini di un buon Malfoy.
Credeva perfino di riuscirci.

***









NOTE:

- Puntualizzo che Manolete è stato un famoso torero spagnolo: per ulteriori informazioni, c'è sempre la benedetta Wikipedia.
- Per quanto riguarda Pansy Parkinson, ammetto di non ricordarmi la posizione precisa assunta dalla sua famiglia durante la Guerra: per questo, ho optato per una posizione intermedia, di fiducia all'Oscuro Signore celata dietro una maschera di imparzialità. Se così non è, perdonatemi la licenza :D




Alla fine me ne sono ricordata :D Ecco le risposte alle vostre recensioni:



@Kiamilachan: tu sei una Serpeverde in tutto e per tutto :D Il tuo amore per Ron e Harry raggiunge vette inarrivabili! Sei davvero simpaticissima, Chiara, e spero che l'apparizione più concreta del 'biondino superfigo' in questo capitolo abbia placato un po' la tua curiosità e la tua smania di vedere insieme la coppia più bella del mondo :D A presto!

@giuliabaron: come si sta dall'altra parte dell'Atlantico? non sai quanto ti invidio... adoro viaggiare! ma tu proprio vivi là, nel senso studi o lavori oltreoceano? ti posso chiedere dove? ok, mi sto altamente facendo i cavoli tuoi :D tornando alla storia... grazie. Volevo scrivere una storia non banale, ma in realtà ero partita con l'idea di incentrarla solo sui due protagonisti principali... poi il mio cervello logorroico ha partorito un Prologo diverso, e da lì è partito tutto. Grazie grazie per i tuoi complimenti ^^

@Valaus: approvo la tua idea del fan club: ormai sono loro che guidano la mia mano mentre scrivo, e credo che presto prenderanno il sopravvento loro e scriveranno l'intera fanfic; ogni tanto credo di essere sotto Imperius xD Okay, riacquistiamo un po' di controllo mentale: sono felice che tu apprezzi la mia scelta di comportamento per Draco ed Hermione, e sono altrettanto felice che tu veda Ron come lo vedo io. Ho letto fanfictions dove fa il dongiovanni e mi è scappato da ridere, perchè Ron, per come lo vedo io, è talmente imbranato e cieco che non saprebbe neppure come muoversi xD

@Emily Doyle: sono felice che a te piaccia la mia scelta  del 'rapporto' tra Draco ed Hermione, e quindi, credo che tu abbia apprezzato il loro 'scontro' in questo capitolo :) Aspettiamo di vedere cosa succederà nel prossimo... spero che tutto sia di tuo gradimento ^^

@semplicementeme: al nome Dolores ci avevo pensato, ma poi ho pensato che era un po' troppo strausato, come nome spagnolo xD (E poi ho come l'impressione che non causerà proprio tantissimo dolore a Barnabus.... chi vivrà vedrà!!) Per il resto, ti ringrazio per tante cose: per la recensione, per gli apprezzamenti, e per il tuo interessamento alla mia 'vita fuori dalla fiction' :D E' bello sentirsi appoggiate 'a distanza' ^^

@Mahoney: non sai quanto sono contenta che la mia storia piaccia proprio a te, dato quanto io stessa apprezzi le tue storie ed il tuo stile :) Poi sono strafelice di aver reso i personaggi IC - anche se su Harry ho un po' l'impressione di aver calcato la mano... ma non negherò che la mia ironia continua sia più che voluta :D - perchè l'ultima cosa che voglio fare è adattare i personaggi ai miei 'schiribizzi' del momento. Per il titolo, ti dirò che mi è venuto al volo quando ho scritto il prologo ed è rimasto tale sin dall'inizio: non ne sono mai stata convintissima, perchè come ci hanno sempre insegnato 'il titolo si mette alla fine' xD, ma a ripensarci bene... sisi, pare più che adatto anche a me!  Alla prossima ^^

@poison spring: tu sei un'altra autrice da cui mi lusinga ricevere un apprezzamento, dato il mio amore viscerale per la tua fanfiction, e sono felice che ti piaccia la mia resa delle sensazioni di Hermione, forse perchè mi rimane il personaggio più difficile da caratterizzare, almeno per il momento. Quindi grazie davvero, per la recensione, per i complimenti, ed anche per avermi aggiunto su FB :)








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