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Autore: cantarella    11/09/2010    5 recensioni
Scritta di getto in poco tempo, ho voluto descrivare una delle scene più belle dell'anime dal punto di vista di Fersen. La prima scena della fontana è liberamente tratta dal manga. Grazie per le eventuali recensioni!Ps scusate ho dovuto ripubblicarla perchè l'ho modificata....è stato tremendo perchè mi sono incasinata con l'htlm! Abbiate pietà!!!!!!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRENDITI CURA DI LEI

Fersen osservava la scena, lo spavento iniziale aveva lasciato il posto alla sorpresa prima e poi alla curiosità.

Le mani di Oscar erano posate  ancora sulle spalle del suo amico. Intorno a loro frammenti di vetro

rilucevano ai raggi del sole….sembravano tanti piccoli diamanti che li circondavano e donavano loro un’aura

fatata, ultraterrena.

Oscar indugiava ancora, aveva il viso preoccupatissimo.

 Prese a togliergli dalla schiena i pezzettini di vetro…movimenti delicati come carezze….

Che strano comportamento Oscar!” pensò Fersen

Le era sempre sembrata fredda e scostante, occhi di ghiaccio, sguardo fiero ed impenetrabile, eppure ora a vederla sembrava una donna normale preoccupata per la salute del proprio compagno. La tenerezza del suo gesto fece addolcire lo sguardo di Fersen.

Andrè per un attimo aveva chiuso gli occhi come per assaporare appieno quel premuroso gesto. Fersen l’aveva notato, e da tempo ormai, che Andrè era perdutamente innamorato.

Sospirò. L’amore faceva soffrire.

Difficilmente portava alla felicità.

 Continuò ad osservarli.

Ammirava intimamente Oscar, era una donna incredibilmente bella, lineamenti delicati, lineari, incarnato bianco, due grandi occhi azzurri che, aveva avuto modo di notare più volte, quando si adirava mandavano lampi e si scurivano.

Aveva visto uomini delle sue guardie sbiancare letteralmente quando lei li aveva fulminati con lo sguardo.

Sembrava esser nata per comandare, non la immaginava proprio come una donna, era veramente un soldato, non se lo imponeva….o almeno così sembrava.

Era così diversa dalla sua piccola Maria Antonietta, la sua bambina viziata. Chiedeva tutto sgranando i suoi occhioni e nessuno riusciva a negarle niente. Lui per primo.

Dio! Quanto le mancava!

Guardò  ancora Oscar. I lunghi capelli biondi come il grano maturo le erano scesi sul viso e si erano posati sulle spalle di Andrè.

Pensò che lui potesse aspirarne il profumo. Si immedesimò in quell’uomo e provò per lui un moto di simpatia.

Non doveva essere affatto facile stare vicino ad Oscar. Viverle affianco, obbedirle, parlarle, respirare la sua stessa aria e soffocare in continuazione il suo immenso amore.

Non credeva possibile che lei non se ne fosse accorta.

Lo notava in tutti i gesti del ragazzo, quando sornione come un gatto mangiava una mela seduto sui gradini della scalinata ascoltandola parlare, quando le porgeva le pistole con deferenza pronte a sparare, persino quando duellavano.

Era stato capace di cadere nella fontana pur di non farle del male.

Aveva combattuto con Andrè, e sebbene non avesse uno stile propriamente accademico, era davvero forte, e agile, e comunque sembrava avesse imparato più a parare i colpi che a sferrarli.

Considerava Oscar davvero intelligente e sveglia, eppure non notava tutte queste cose dell’amico.  

Come mai?

La voce di Andrè lo riportò alla realtà. Gli stava dicendo che la Francia era cambiata e che non tutti amavano più la sua adorata regina.

Amaramente scoprì che era vero.

La sera fecero un giro per le strade di Parigi. Togliere un pugnale da un disegno di Maria Antonietta lo straziò. Avrebbe preferito sfilarlo dal proprio cuore.

Decise allora che il suo dovere sarebbe stato rimanere accanto a lei. Le avrebbe dato coraggio. Col suo amore lei sarebbe stata più forte.

Tornarono a casa, andarono nel salone dove Oscar ordinò la cena. Fersen era giù di morale, ma accettò volentieri di trattenersi ancora con quella piacevole compagnia. L’indomani sarebbe tornato dalla sua amata a Versailles.

“Cena per tre” ordinava intanto Oscar alla vecchia governante, che le sorrise annuendo.

 Andrè la guardò e le disse sottovoce  “ Oscar non ti sembra il caso….”

Lei non lo stette neanche ad ascoltare, invece gli ordinò un secco “ Vatti a cambiare per la cena!” che non ammetteva neanche timide repliche.

Fersen sorrise.

Non gli importava affatto che il suo attendente cenasse con loro due, anzi gradiva molto la presenza del giovane. Era gioviale e di compagnia, solo che il comportamento di Oscar era alquanto insolito.

Si ritirò nelle sue stanze per farsi un bel bagno e cambiarsi. Nella vasca ricolma di acqua calda e profumata poté rilassarsi un pochino. Quei due erano davvero unici. Oscar le sembrava la dea Atena, dea degli aspetti più nobili della guerra, la vergine armata.

“Vi ammiro Oscar, avete il fuoco della battaglia che vi brucia dentro. Io invece sono partito per una guerra non mia, in cui non credevo, solo per sfuggire da qualcosa che era diventata troppo grande per me. Vorrei che foste felice Oscar, davvero. Una persona come voi merita una felicità completa. Non vivete a metà Oscar. Rimanete sempre quella che siete e non scendete mai a compromessi. Battetevi sempre per i vostri ideali. Vivete a pieno la vita Oscar!” D’un tratto realizzò. Ma certo! Ora gli era tutto chiaro!

Andrè che era sempre presente. Lei che lo cercava con lo sguardo, lui che annuiva per qualcosa che avevano capito solo loro, Oscar che lo voleva sempre con sé anche quando non ce n’era veramente bisogno, sempre insieme, sempre vicini,  l’una mai senza l’altro, come il sole e la sua ombra, la luna e il mare…..Andrè che amava Oscar…..Oscar che amava Andrè! Non ci poteva giurare….ma era quasi sicuro che Oscar ricambiasse sinceramente i sentimenti del suo attendente-amico-fratello-ombra.

Forse non ne era cosciente, non lo aveva concretizzato,  ma era amore non vi erano dubbi.

Probabilmente Oscar che non era avvezza a queste cose per la rigidità della sua educazione, lo aveva scambiato per enorme affetto….ma Fersen ripensando a tanti piccoli episodi, ultimo proprio quello dello sparo alla finestra che aveva rischiato di ferire sul serio Andrè, proprio ripensando a quegli episodi, ne fu quasi certo.

S’intristì però per i suoi amici, proprio come era successo a lui che non poteva vivere il suo amore alla luce del sole, anche loro avrebbero avuto serie difficoltà in futuro.

Una donna nobile, per di più soldato non avrebbe mai potuto amare liberamente il suo attendente. Anche se questi era l’unico uomo capace di tenerle testa, che sapeva calmarla in quei suoi famosi attacchi d’ira, che la proteggeva e che la seguiva ovunque come un’ombra. Chiuse gli occhi avvilito e immerse la testa nell’acqua.

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“Non posso crederci… “ i capelli di Oscar volavano via per il vento, come anche il suo vestito. 

Era appoggiata alla fontana. Calde lacrime amare scivolavano giù e le bagnavano il viso mescolandosi agli

spruzzi dell’acqua. “Mi ha tenuta tra le sue braccia….ma mi ha anche detto che sono il suo migliore amico!

Non avrebbe potuto ferirmi di più! Come sono  stata stupida!”

 Ad un tratto sentì qualcuno afferrarla da dietro mentre una mano le si avvicinò alla gola cercando

 qualcosa. Lei ebbe un attimo di paura poi scalciò con forza indietro colpendo l’uomo alle sue spalle.

Egli urlò per il dolore “ Accidenti! E tu saresti una dama?”

 Cominciò a correre e lei fece per inseguirlo ma mise un piede in fallo e cadde per terra.

“ Maledizione!” Tentò di rimettersi in piedi ma non le riuscì perché le faceva maledettamente male la caviglia.

Comparve un’ombra da dietro la fontana.

 Un uomo molto alto e magro, i capelli scuri legati dietro la nuca.

“Andrè!”  esclamò meravigliata.

“Oscar!” si inginocchiò vicino a lei “Che ti è successo? Che ti hanno fatto?” chiese allarmato.  

“Hanno tentato di derubarmi, doveva essere il cavaliere nero….e maledizione…con queste scarpe non sono

 riuscita a corrergli dietro!” pensò con umiliazione che lui si sarebbe messo a ridere o a fare qualche battuta

delle sue e invece le chiese con voce dolcissima, quasi un sussurro “Ti fa male?” e le posò una mano

 caldissima sulla caviglia, lei sussultò. Lui allora la prese in braccio.

Oscar era imbarazzata.

 In passato Andrè l’aveva portata sulle spalle, quando avevano dovuto scappare dalla

chiesa dove si era rifugiata Jeanne, che stava per esplodere, oppure quando, ubriaca, per dimenticare

Fersen gli era letteralmente svenuta addosso dopo aver scatenato una rissa. E tante altre volte che non

riusciva a ricordare. Ora però era diverso. L’aveva sollevata come un uomo faceva con una donna.

Ma quello era il suo Andrè, il suo amico, compagno di vita, suo fratello, era al sicuro ora e niente e nessuno

avrebbe potuto farle del male . Man mano che si avvicinavano alla carrozza dei Jarjaise , Oscar si rilassava,

arrivando a posare il capo sul suo petto. Aveva la camicia aperta Andrè e lei ne aspirò il profumo.

Le piaceva, le ricordava il bucato fresco che faceva la nonna. La camicia di Andrè aveva lo stesso odore

buono delle sue di camicie. Questa cosa le riscaldò il cuore.

“Sai, Andrè”  mormorò  “io non mi sento mai sola perché ci sei tu e la nonna. Siete la mia famiglia. Non voglio che cambi niente, deve rimanere per sempre tutto così.”

“ Ma certo Oscar” la sua voce era un soffio caldo.

 “Prometti che rimarrai con me” bisbigliò lei.

“E dove vuoi che vada” le sfiorò i capelli con un bacio delicato. Lei si sistemò meglio tra le sue braccia e si addormentò mormorando qualcos’altro che lui non sentì.

Fersen aveva visto quella scena dalla vetrata che portava  fuori ai giardini.  Aveva seguito incredulo quella dama che aveva sospettato fosse Oscar….ma come poteva esserne certo? Aveva visto un uomo vestito di nero correre. La ragazza con uno scatto aveva cercato di acciuffarlo ma era caduta rovinosamente. Stava per correre in suo aiuto quando con sua  grande meraviglia era apparso dal nero della notte Andrè che l’aveva sollevata come se fosse il bene più prezioso al mondo e l’aveva portata via. Era stata una scena molto bella e dolce, lui aveva indietreggiato.

Era  giusto così.

Era  Andrè che doveva prendersi cura di lei.

Come sempre e per sempre.

 

 

 

 

 

  
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