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Autore: Beads and Flowers    11/09/2010    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfic, vi prego, siate clementi. Si tratta di una storia comica-dark, inventata da me e i miei amici, trattante l' avventura di una delle più famose tate italiane alla presa con il suo peggior incubo: degli adolescenti decisamente fuori dal comune.
Genere: Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Tate contro i MEREH'
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“H” di “Hippy”

“Guarda che devi anche leggere a Klara.”
“Come?”
Camilla e Roberta erano nel salotto. La Tata era tutta immersa in un libro, dal titolo “Quando pensi di aver visto tutto”. Ne aveva proprio bisogno. Roberta, invece, si dava all’ uncinetto. Stava completanto una bella copertina dai mille colori, e ci metteva tutta l’ anima.
“Per chi è la copertina?”
“Per il mio mitra. Ora che arriva l’ inverno, inizierà ad avere freddo notte.”
“S-siii. Ceeerto. Comunque, cosa mi stavi dicendo?”
“Nel contratto era previsto che tu leggesti “Alice nel paese delle meraviglie” a Klara, non appena lei te lo chiedesse.”
“Prima di tutto, non ho firmato nessun contratto. E poi, lei NON me l’ ha mai chiesto! Anzi, non mi ha mai rivolto la parola! A dire il vero, non l’ ho mai sentita parlare con chiunque!”
Roberta la guardò, con evidente stupore.
“Ma come, non te sei accorta?!”
“Di che, scusa?”
“Di Klara! Non hai capito che lei non sa... insomma, lei è... come dire?”
“Balzana? Se posso essere franca, tutti voi lo siete.”
“E chi te l’ ha chiesto?! Comunque, intendevo dire che lei non sa parlare, è muta.”
“Come, muta?!”
“Bhè, non è che sia essattamente muta. Prima poteva parlare, alcuni secoli fa, quando era ancora viva. Ma poi si è scordata di mettere le corde vocali e la storia è finita lì:”
“...”
“Che c’ è?”
“MA MI SPIEGHI PERCHE’ VOI TEEN-AGERS NON POTETE MAI SPIEGARVI CHIARAMENTE??!! Tutto ciò che voglio sapere è perchè Klara è muta e tu parti con il filmino ‘Il ritorno della Mummia’!”
“TU hai visto ‘Il ritorno della Mummia’?”
“Sì, perchè? E’ un film che ti si è presentato gradevole?”
“... Fammi indovinare! Mi hai chiesto se mi è piaciuto, vero? L’ho visto con Bummino, agli altri non andava, era per bambini e  avevano di meglio da fare. Te l’ ho chiesto perchè non mi sembri il tipo che guarda la TV”
“Trovo che il televisore sia il frutto di satana nel cuore degli uomini, sopratutto per  la sua influenza sugli infanti. Lo vedevo per fare rapporto alla mia migliore amica, che ha l’ onore di essere a capo del MOIGE.”
“Oddio! E come è andata?”
“Benissimo! La censura mi è sembrata perfetta e... ma che cos’ hai, cara?”
“Vai subito a leggere il libro a Klara, ti spiegherà tutto lei.”
“Ma che cos...”
“VIA SUBITO DALLA MIA VISTA, SENNO’ RISPARMIERO’ LA VITA AL FALEGNAME, TI AVVERTO!!!”
“V-vado, vado!”
Corse frettolosamente su per le scale, e fu sicurissima di sentire Roberta dire cose come:
“Quella stronza del MOIGE! Dovevo immaginarlo! Ma non finisce qui! Mi si rompa la chitarra se non bollirò in pentola quella stregaccia!”
“Credo proprio che appena uscirò di qui dovrò farmi una nuova migliore amica.” Pensò tritemente la povera Tata.

 

Klara stava pettinando una dele sue bambole di porcellana. Quella torturata era per terra, in un angolo. Quando la Tata entrò, la tredicenne si voltò, per rivolgerle uno dei suoi sorrisi da psicopatica.
“C-ciao, Klara! Vogliamo leggere ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’?”

La bambina scosse la testa ben pettinata, e le fece segno di sedersi su di una sedia a dondolo lì accanto.
Mentre si sedeva, Camilla chiese:
“Scusa, Klara. Mi vuoi spiegara questa faccenda? A quanto pare tu non puoi parlare perchè sei muta?”

Con immensa sorpresa della Tata, che immaginava che Klara non le avrebbe risposto o che, almeno, avrebbe assunto un’ espressione triste, la teen-ager annuì e afferrò dalla scrivania un block-notes di carta azzurrina e un calamaio dall’ inchiostro blu scuro che Camilla non aveva notato. Iniziò a scrivere, in una calligrafia ordinata e senza commettere errori.

 

Io sono Klara, colei che vive in un corpo di bambola.  Quando i miei genitori morirono e mi lasciarono in eredità il Maniero, io mi sposai per portare avanti la mia famiglia. Quando, pochi anni dopo la nascita di nostra figlia, mio marito morì. Fu allora che iniziai lo studio della stregoneria. Volevo garantire a mia figlia la vita eterna. Ma poco prima di raggiungere il mio scopo, mia figlia si amalò di variceella e morì. Era il diciottesimo giorno del mese sesto nell’ anno trentaduesimo del secolo XVIII. Imparai il metodo di scambiare le anime. Costruii una bambola a dimensione umane, per contenervi l’ anima di mia figlia che avrei spostato dalla tomba. Il giorno previsto per la completazione della bambola, il giorno in cui dovevo aggiungere le corde vocali, il villaggio scoprì di ciò che avevo fatto e mi bruciarono sul rogo. Ma, prima che la mia anima volasse via per sempre, riuscii a trasferirla nella bambola che avevo costruito per mia figlia. Ma le corde vocali non sono presenti, gli occhi sono di vetro, lo stomaco di legno. Conclusione? Non vedo, non mangio, non bevo e non parlo. Trascorro le mie giornate a rassettare queste bambole, tutte tranne una... con lei io compio i miei riti.

 

La Tata lesse le parole tutte di un fiato, credendoci a malapena. La guardò. Le manine liscie e delicate, i capelli marroni racchiusi in una crocchia, gli occhi nocciola (che in effetti, avevano qualcosa che ricordava il vetro), il vestito lungo e pieno di simboli della cultura indiana. Aveva veramente così tanti anni?

“Mi... mi vorresti dire...”

 

Scrivere.

 

“Già, scrivere, scusami... Mi vorresti scrivere che genere di riti... ecco... compi?”
Ricominciò a scrivere, e stavolta la Tata notò che non guardava la carta. Era veramente cieca?

 

Mi concentro su una persona tenendo in mano Serafina, la bambola che vedi là.
 

E indicò la bambola torturata in per terra in un angolo.

 

Con lei, solo con lei io compio i miei riti. Quando faccio qualcosa a quella bambola, la stessa cosa accade alla persona a cui penso mentre la tengo in mano. Perchè quella era la bambola di colei che mi denunciò, colei che mi diede la morte. Le altre che vedi erano di mia figlia. I miei sono riti satanici. Riti vodoo. Gabriele, invece è un mio discendente, e io una sua ava.
 

Poteva essere vero? Poteva davvero essere vero?

“... No. Non ci credo.”

“Aho’! Ma’ sei de coccio fija mia! Dubiti che a’ certezza pare na’ fobia” disse Nik, entrando improvvisamente nella stanza.
“E tu da dove salti fuori?!”
Senza darle retta, Nik si slanciò su Klara. Le strattonò con violenza un braccio, fino a che non si sentì un violento ‘crack’.
“OhmioDiocosahaifatto...” mormorò la Tata scioccata, e proprio in quel momento il braccio di Klara venne via. Ma... non uscì sangue. Non uscì nulla.
Il braccio era di legno.
Klara afferrò il blocco di carta, e scrisse velocemente.

 

Ma sei IMPAZZITO!? Ora me lo riaggiusti tu il corpo!!! LURIDO BASTARDO!!!"

 

Per tutte risposta, Nik agitò la mano sul braccio di legno, e le onde sonore fecero volare scheggie per tutta la stanza.
“Ehrm... bhe, allora se non vuoi che ti legga ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’, io scendo giù a cucire con Roberta...” e se ne andò lasciando i due a litigare a forza di scritte e scheggiature.

Ora aveva scoperto tutti i loro segreti.

Metallara era Roberta, cannibale con il dono della telecinesi.

Emo era Gabriele, maledetto da un demone e indistruttibile contro la sua volontà.

Rapper era Nik, con le sue rime nonsense e le sue onde sonore.

Esplosivo era Bum, demone-dinamite dalle sembianze di angelo caduto.

Hippie era Klara, bambola delicata dai riti satanici.

 

I MEREH.

 

Ora conosceva i loro poteri. Il punto era: sarebe riuscita a sconfiggerli, magari usando le loro stesse armi a loro sfavore?
Ancora una volta, Camilla Rizzi decise di utilizzare il metodo Tata.





   
 
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