Due sole parole prima di lasciarvi alla lettura di questo nuovo
capitolo.
Ho visto che non ci sono state recensioni, nonostante le visite non manchino…
Questo mi fa seriamente dubitare di questa ff… Fa
così pena? :S.
Spero
mi farete sapere qualcosa…
Baci.
Amalia.
Capitolo 2
C’eravamo allontanati alla velocità della luce, dovevamo
essere abbastanza lontani perché non si sentivano più i rumori della battaglia.
L’immagine della morte cruenta di Fred continuava a ripetersi
nella mia testa, dubitavo che l’avrei mai dimenticata,
era stata orribile.
Diego non aveva ancora mollato la presa sul mio braccio,
continuava a trascinarmi lontana, nonostante oramai ci trovassimo nel folto
della vegetazione della foresta.
«Credo che potremmo anche fermarci». Parlai per la prima
volta, dopo minuti interminabili di silenzio.
«Non lo so…».
«Diego è inutile che continuiamo a correre, non sento
nemmeno più i rumori della battaglia». Insistetti ma lui, sembrava non
sentirmi.
Aggrottai le sopracciglia e puntai i talloni nel terreno
fermando la mia corsa, lui inchiodò davanti a me ma lo strattone mi fece quasi
cadere a terra, lui era un vampiro da più tempo di me e sicuramente, doveva
essere più forte.
Fissò i suoi occhi, determinati quanto i miei
ma poi si arrese, lasciandosi scivolare a terra e portandosi le mani al viso.
«L’abbiamo abbandonato» Sussurrò, la sua voce era quasi un
ringhio.
«No Diego, non potevamo fare più
niente per lui. E’ scappato e l’hanno colto di sorpresa».
Provai a consolarlo avvicinandomi.
Lui non rispose, rimase immobile, in silenzio ed io l’imitai. Mancavano poche ore al tramonto, fino ad allora sapevo che non ci saremmo mossi. Pensai a com’era
stato diverso quel giorno passato con quella strana famiglia.
L’idea di non uccidere esseri umani per sopravvivere mi era piaciuta anche se il gusto del sangue animale era
decisamente diverso da quello al quale eravamo abituati.
Si vedeva che tra di loro si volevano bene, non stavano
uniti solo per combattere e soprattutto, non lo facevano per costrizione, erano
una vera famiglia.
Chissà se anche io e Diego ne
avremmo avuta mai avuta una… Forse potevamo tornare da Carlisle e gli altri, ci
avevano accolto bene la prima volta, forse potevano farlo una seconda.
Alzai gli occhi, guardando la figura del mio compagno chiusa
su se stesso, si stringeva le ginocchia al petto e
strofinava la fronte sulle mani conserte.
Scossi la testa, non avrebbe mai accettato di tornare da
loro.
Quando il buio c’avvolse, decisi di
spezzare quell’odioso silenzio. «Allora? Che cosa
faremo ora?».
Ci mise qualche secondo a rispondermi. «Non ne ho idea
Bree».
Beh, di certo non potevamo stare lì a far niente. La
battaglia era sicuramente finita e qualcosa mi diceva che quello che una volta era
il nostro gruppo, aveva perso.
Il clan di Carlisle e quegli enormi lupi erano
troppo per meno di diciotto combattenti, dalla loro non avevano solo il numero,
ma anche la conoscenza, sicuramente più approfondita della nostra, nella lotta.
Eppure, l’idea di tornare indietro, continuava a
perseguitarmi.
«Io torno da loro». Decisi all’improvviso, scattando in
piedi.
«Che cosa?». Chiese Diego scioccato.
«Sanno molte più cose di noi, ci volevano aiutare… Non vedo
perché non dovremmo provare a tornare da loro». Espressi brevemente i miei
pensieri.
Lui scosse la testa in modo deciso e mi si avvicinò
minaccioso, quasi non lo riconoscevo.
«No. Fred è morto per causa loro». Era freddo, spietato.
«Fred è morto per causa nostra Diego. Loro non centrano niente,
ti hanno anche guarito!». Sbottai infastidita. Ma che
cosa gli stava succedendo? Non era il Diego del quale
mi ero innamorata.
Scoprì i denti ringhiando ed io arretrai di qualche passo,
non credevo che sarebbe stato in grado di assalirmi ma l’istinto di
sopravivenza era forte in me.
«Se non vuoi venire, vado da sola». Furono le mie ultime
parole prima di voltarmi ed iniziare a correre.
Non volevo lasciarlo, era difficile allontanarmi da lui, ma
speravo che così sarebbe tornato in sé.
Diego non mi avrebbe mai lasciata
da sola nel cuore della foresta e di notte… o almeno speravo.
Seguivo le nostre scie, ripercorrendo la strada al
contrario, fino a quando non percepii due diversi odori, saltai su un albero,
arrestando subito la mia corsa e rimanendo all’erta.
Portai lo sguardo oltre gli alberi che mi coprivano e fu in
quel momento che rividi i cappucci scuri che erano andati a fare visita alla
creatrice, il giorno in cui io e Diego avevamo deciso
di informare Riley su quello che avevamo scoperto.
Erano solo due e non riuscii a scorgerli in viso. Parlavano
a bassissima voce, erano arrabbiati e concitati.
«Non è possibile, sono
sopravvissuti! Ma come hanno fatto?». Domandò una
vocina stridula e acuta che sicuramente, apparteneva ad
una ragazza.
«Calma sorella, troveremo un altro
modo per attaccarli. I Cullen avranno vita breve, puoi starne
certa». Rispose l’altro, in tono grave.
Cullen probabilmente era il cognome del clan che avevamo
conosciuto quella mattina, a quanto pareva erano stati quegli strani vampiri
incappucciati a progettare l’attacco, fin dall’inizio e la cosa non mi stupì
per niente.
«Questa era un’ottima occasione! Si
sono fatti sterminare tutti, dal primo all’ultimo! Perfino Victoria!». La ragazza alzò leggermente la voce.
Quindi, la nostra creatrice era morta, assieme a tutti i
nostri compagni… La notizia mi risollevò leggermente, non mi dispiaceva nemmeno
un po’ per la fine che avevano fatto, se l’erano
meritato!
Anche se forse, pensai, se avessero saputo la verità, sarebbe
andata diversamente… ma poco importava, oramai erano morti.
«Dobbiamo approfittarne ora, non
lasciarli respirare. Deve essere una cosa improvvisa e dobbiamo agire noi, sono
troppo forti per dei semplici neonati». Aggiunse la vampira, assottigliando la
voce.
Sgranai gli occhi terrorizzata, era davvero intenzionata ad uccidere i Cullen! Che cosa le potevano aver mai fatto?
Sembravano così innocui…
«Ho un’idea sorella… ma non parliamone qui, prima raduniamo
gli altri». Disse il vampiro maschio che era al suo fianco.
«Aro non dovrà essere informato… Non permetterebbe mai
d’infangare il nome dei Volturi ma arrivati a questo punto… E’ diventata una
faccenda personale». La ragazza tirò un pugno ad un
albero vicino a lei, sradicandolo dal terreno e facendolo sbattere su quello
davanti al mio.
Ebbi un sussulto, timorosa che il suo colpo facesse un
effetto domino sulle altre piante facendo scoprire la mia posizione.
Ma non fu la caduta di quell’albero
a smascherarmi, bensì la mia insicurezza. Avvertirono il mio movimento tra i
rami e subito si misero in agguato.
Non avevo scelta, era questione di
secondi prima che riuscissero a visualizzarmi, iniziai a scappare in direzione
della casa di Carlisle, da loro avrei trovato protezione e soprattutto, sarei
riuscita ad avvertirli del crudele piano che avevano in serbo per la sua
famiglia.
Appena due secondi dopo, iniziarono l’inseguimento, non ebbi
il tempo di pensare che un intenso dolore mi colpì in tutto
il corpo, facendomi rovinare bruscamente a terra.
«Ahhhh!». Il mio urlò squarciò la quiete di quei boschi, non
avrei mai voluto gridare, ma il dolore era di un’intensità tale che controllare
il mio corpo divenne difficile.
«Chi sei?» Mi abbaiò contro la ragazza.
Ma io non riuscivo a risponderle,
continuavo a stringermi le gambe al petto, cercando di contenere e limitare il
dolore ma era una cosa impossibile!
Se la mia bocca fosse riuscita a produrre un suono diverso
da urla e lamenti, avrei sicuramente implorato la morte istantanea.
Pochi secondi dopo, tutto finì, lasciandomi stremata e senza
forze.
Un’ondata orribile di disgusto e repulsione m’avvolse, facendomi stringere lo stomaco, sembrava di
trovarsi nel bel mezzo del potere di Fred, ma questo era impossibile dato che
lui era morto.
«Che cos’è!?». Urlò la vampira.
Non udii nessuna risposta, solo l’improvviso sbattere del
vento sul mio viso. I capelli svolazzavano da tutte le parti e l’erba
sfrecciava veloce sotto i piedi del mio salvatore.
Sollevai la testa per guardarlo in volto e quando lo vidi mi paralizzai, com’era possibile che fosse lui?
«Fred?...». Sussurrai, non credendo
ai miei occhi. Avevo chiaramente visto la sua testa staccarsi dal suo corpo,
come poteva essere ora qui, davanti a me.
«Sì Bree sono io e per l’ennesima volta…ti ho salvata». Rispose sorridendo e continuando a correre.