Eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo di Chains u.ù
Da questo capitolo, possiamo dire che, comincerà la nostra avventura nel vero e proprio mondo di Chains of blood *_*
Non vi dico altro u.u come al solito ecco la colonna sonora XDDD
Track Conductor ( We Were Promised Jetpacks )
Per il resto, Buona lettura
Spero vi piaccia
Yu Lunae
Settimo Sigillo
Destino ridente
Ciao Winslet
sai
oggi mi sono divertita un mondo, perché è tornato
a casa il mio
papà. Mi ha portato a giocare al parco, insieme alla mamma
e,
indovina un po' cosa abbiamo fatto?
Abbiamo
fatto volare il nostro aquilone, alto nel cielo, fino a toccare le
nuvole su. Era papà che lo teneva stretto, io lo rincorrevo
per
tutto il parco. La mamma, che ora sta scrivendo questo per me, si era
seduta a guardarci e a farci qualche foto.
Si
beh, non che a me piacciano particolarmente le foto, ma a mia madre
piacciono tanto, così, mio padre ogni tanto mi costringeva a
fermarmi e a guardare verso di lei. Mi muovevo così tanto,
che mi
doveva tenere ferma con tutte e due le braccia. Una volta per tenermi
ferma ha addirittura lasciato andare l'aquilone, e poi siamo andati
subito a rincorrerlo per tutto il parco. Che faccia buffa aveva il
mio papà.
Alla
fine lo abbiamo recuperato e poi siamo tornati a casa. La mamma
doveva ancora preparare la cena.
Ora
sto dormendo e mia madre sta scrivendo tutto questo a mia insaputa.
Ma va bene, un giorno lo leggerò e farò mio anche
questo prezioso
ricordo.
Con
amore
Eveline
& Venusia
Fu
l'ultima pagina
scritta da lei sul mio diario. Il giorno dopo venne portata
all'ospedale e morì dopo poche ore, divorata dal cancro che
l'aveva
resa un gracile stelo di rosa.
Erano passati due giorni,
dalla sua scomparsa ma io non avevo nemmeno provato a cercarlo. Certo
è che non avevo nemmeno provato a tornare a casa.
Ero stata due giorni a
casa di Jade che mi aveva gentilmente accolta come faceva sempre da
quando ci conoscevamo.
« Forse dovresti
avvertirla.» diceva ogni tanto, preoccupata, ma io nemmeno le
rispondevo. Non volevo il diario, ma avevo bisogno della lettera. In
ogni caso, non volevo fare ritorno in quella maledetta casa, che mi
aveva causato guai, dal primo giorno in cui ci misi piede insieme a
loro.
Da quando era accaduto
questo, non avevo mai smesso di vedere i Darva tutti intorno a me.
Era come se il segnale si fosse danneggiato e mandasse continuamente,
la stessa cosa sul mio canale di trasmissione. Vedevo esseri umani e
larve, tutto insieme.
Ad un certo punto,
persino quella casa, al solito così dolce e accogliente, mi
fece
soffocare. Quelle presenze, a cui ancora non ero abituata, mi
rendevano labile.
Mi alzai dalla sedia
stiracchiandomi appena. Lei mi notò.
« Io esco. » le dissi,
mentre imboccavo la porta d'uscita. Prima di sentire quanto aveva da
dirmi ero già uscita di casa.
Non sarei andata lontana.
Avrei raggiunto solo il parco di fronte casa di Jade.
Sospirai rassegnata,
quando attraversai la strada e mi trovai a due passi dal mio gioco
preferito. L'altalena. Mi vennero in mente tanti ricordi, in quel
momento e mi sfuggì un sorriso.
Decisi di sedermici
sopra, e cominciai a ondeggiare lentamente, avanti e indietro,
sfiorando appena il terreno con la punta delle mie all stars nere. La
mani si strinsero attorno alle catene che reggevano su il seggiolino
in legno. Avevo l'aria triste, si notava da un miglio di distanza. La
tipica aria malinconica di chi è lontano da casa. Ma se non
sai
qual'è casa tua, allora non hai di che preoccuparti.
Una casa. Il luogo dove
puoi fare ritorno e non verrai giudicato. Questa è una casa.
Decisi di spingere appena
più forte l'altalena e di ondeggiare con più
vigore. Su e giù,
mentre gli occhi puntavo al cielo che si imbruniva, alla ricerca
delle prime stelle, alla ricerca di qualcosa che non potevo vedere
durante il giorno, con la luce.
D'un tratto, mi sentii
fermare e rimasi in sospeso, all'indietro, mentre osservavo il
terreno sotto di me. Voltai appena il viso, giusto per inquadrare
l'immagine del nuovo giunto, anche con la coda dell'occhio. Mi
accorsi subito che era lui.
« Oh, sei tu. » dissi
con voce rassegnata.
« Che entusiasmo. »
disse lui, lasciandomi andare in avanti e spostandosi verso l'altra
altalena, prendendovi posto, accuratamente. Io mi curai di osservare
tutti i suoi movimenti senza però, valorizzarne uno in
particolare.
« Cosa ci fai qui? »
dissi io mentre tornai ad ondeggiare.
« Sono qui per te. »
disse lui emulandola.
Io lo guardai con aria
perplessa, cercando di capire cosa esattamente volesse dire quanto da
lui era appena stato detto.
« Dobbiamo andare. »
disse poi lui dopo una lunga pausa di silenzio, mentre oscillava
leggermente e senza rivolgermi lo sguardo.
Io mi voltai appena verso
di lui, schiudendo le labbra. Non potevo ribattere, ero stata io a
chiederlo. « Di già? » dissi io
sconsolata, mentre lui si voltò
finalmente a guardarmi.
« Si. La situazione sta
precipitando a Rederva. Dobbiamo agire subito. » disse lui
mentre io
sorrisi nel constatare che non sapevo nemmeno qual'era la situazione
di Rederva. Non conoscevo nemmeno la Terra delle Larve.
Ma il mio pensiero, fisso
tornava lì. Alla lettera. Chi avrebbe recuperato il diario e
la
lettera, se non ci fossi stata io? Le avrei rimaste qui.
Infondo lui mi aveva
detto che non dovevo lasciare questioni in sospeso su questa terra,
prima di andare a Rederva. Sarei potuta non tornare mai più.
Nulla
era sicuro lì. Avevo provveduto che il Signor Gray si
prendesse cura
della piccola Jade una volta andata via, ed altri piccoli
particolari, che grazie a Dio avevo dissolto in meno di mezza
giornata. Ero persino passata a salutare in biblioteca.
Richiamò la mia
attenzione allungandomi qualcosa.
« Tieni, questa è tua.
» sentii dire lui, mentre mi voltai a guardarlo. Abbassai
appena i
miei occhi verdi su di un pezzo di carta. Lo afferrai e mi apprestai
ad aprirlo.
« Ma...» dissi quando
lessi la calligrafia di mia madre. Era la famosa lettera.
« La tua matrigna la
stava bruciando, insieme a tutto il resto. » disse lui
continuando
ad ondeggiare.
« Come?» sbottai io
scendendo dall'altalena per posizionarmi di fronte a lui. «
Non è
vero. » dissi e senza accorgermene, muovevo il capo, negando
qualsiasi cosa. « Il mio diario. » mormorai ancora.
La mia Winslet, quella
che avevo sempre scritto insieme a Mia Madre. Lei che rappresentava
l'unico ricordo che avevo di mia madre. Divorata dalle fiamme di un
camino.
« Perché non hai preso
anche il mio diario?! » urlai verso di lui, quasi disperata.
« Perché non ci
serviva. » disse lui, molto semplicemente, senza troppi giri
di
parole.
Rimasi quasi sconvolta. «
Serve a me. » mormorai, tra me e me, dandogli le spalle e
portandomi
le mani agli occhi.
« No non ti servirà.
L'unica cosa di cui abbiamo bisogno per salvare tua madre e mio padre
è quella » disse portando alla sua attenzione la
lettera,
indicandola con l'indice. « Questa è quanto di
più utile ti abbia
lasciato tua madre. » e il suo dire risultò essere
così freddo.
Sconfortata abbassai le
braccia e le portai al bacino.
« Ma non può passarla
liscia. NON STAVOLTA! » dissi voltandomi di scatto verso di
lui.
« Lei che si è
prepotentemente infiltrata nella mia famiglia. Che voleva prendere il
posto di mia madre. E ora ha distrutto tutto quello che mi era
rimasto di lei. » mi fermai, chiudendo gli occhi. «
In quelle
pagine c'erano tutti i miei ricordi con loro. Tu hai idea di quello
che ho perso? » dissi scuotendo il capo. Le dita cominciarono
a
contrarsi, le labbra premevano tra loro con forza e la rabbia pervase
per intero tutto il mio corpo.
Lui si alzò, e
lentamente cominciò a muovere dei passi verso di me. Mi
afferrò per
le spalle. La sua presa era così salda, che per un attimo
credetti
mi avrebbe spezzato le ossa. Alzai il volto verso di lui,
poiché a
quanto pare era quello che desiderava facessi.
« Smettila di fare la
bambina. » mi disse, freddo come sempre. « Non hai
perso più del
dovuto. » continuò. « I ricordi con tua
madre. Quelli con tuo
padre. Quelle giornate passate insieme a loro, tu le hai ancora,
dentro di te. Quindi smettila di piagnucolare. »
ripeté ancora,
mentre io lo guardavo allibita. Il suo era evidentemente un tentativo
per farmi sentire meglio. Non era molto bravo, ma qualche progresso
lo feci.
Mi lasciò andare
passandomi oltre. « Ho lasciato una lettera nella tua camera
e una
da un agente di polizia in cui fai sapere che sei andata via e che
non tornerai, perché troppo soffocata dall'ambiente che ti
circondava. » disse lui. Io non replicai, anche
perché non avrei
avuto nulla da dire, rimanendo in silenzio con lo sguardo a fissare
il vuoto.
Lui mi guardò di
sottecchi, notandomi ancora sconfortata.
« Fatti coraggio,
ragazzina. » mi disse.
Ci provai, voltandomi e
annuendo. Prima di raggiungerlo, mi avvicinai all'altalena, intenta a
fare qualcosa. Cosa poi non lo capì nemmeno Kein. Lo
raggiunsi con
pochi passi. Sembravo una gattina perduta in un bosco pieno di lupi.
E mi sarei sentita così, anche lì. Forse
lì sarebbe stato peggio,
ma c'era lui.
Lo guardai negli occhi e
sentii che man mano sotto i miei piedi, l'appoggio veniva meno.
Una voragine nera si aprì
sotto di noi e del fumo nero, cominciò ad uscire da quel
profondo
buco. Il fumo ci avvolse, abbracciandoci nella maniera più
materna.
Osservai il suo viso, finché ne ebbi l'occasione.
Perché mi dava
sicurezza, perché sentivo di volerlo avere con me. Con
l'ausilio
della ormai giunta notte, i nostri corpi sparirono. E con loro anche
le nostre anime.
«
Eveeee? EVE è pronto!
» disse Jade raggiungendo il parco giochi.
Non trovò nessuno lì. «
Ma dove diavolo è finita? » si chiese mentre
avanzava verso
l'altalena.
Un oggetto sventolante
attirò la sua attenzione. Era un foulard, quello che spesso
aveva
visto al collo di Eve. Era attaccato alla catena di una delle due
altalene.
Lo sfiorò con le dita e
fu percorsa da un brivido.
« Eve...» mormorò
osservandosi intorno, piena di paura. Un presentimento
l'assalì. Un
presentimento che poi, si rivelò verità.
Infatti la mattina, ai
telegiornali parlarono di lei. La ragazza scomparsa, forse rapita
forse scappata.
Lei non c'era più.