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Autore: FeyM    14/09/2010    2 recensioni
Una manciata di mesi dopo il ritorno a corte di Ian in seguito al litigio con il conte Guillaume per la scoperta del suo segreto, qualcun'altro irromperà nella vita del giovane cavaliere americano regalandogli un ulteriore sconvolgimento
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Daniel non si accorse dell'arrivo dell'alba, e quando si svegliò, il sole gli accecò gli occhi.
È già ora di ripartire? Pensò assonnato. Guardò gli altri sui loro giacigli. I medievali si stavano alzando con la lena di chi si svelgia all'alba tutti i giorni, Ian compreso, mentre i genitori di Daniel avevano appena aperto gli occhi e se li coprivano per ripararli dal sole pallido del mattino.
Era una fresca mattina di primavera e gli uccelli non attardavano ad assecondare l'esempio degli uomini lì presenti nello svegliarsi e cantare allegramente.
Ci fosse metà di questa pace nel mondo moderno potremmo dire addio a problemi come il riscaldamento globale. Osservò ammirando la distesa di verde e dei colori più disparati del terreno sotto i suoi piedi.
La colazione fu l'orribile lardo con uova e vino cotto che Daniel non sopportava nemmeno di vedere, ma dovette trangugiare tutto il cibo per non insospettire ulteriormente i presenti e per dare il buon esempio ai genitori che guardavano lui e il loro piatto con aria nauseata.
Tra un conato di vomito nascosto e un altro, riuscirono a finire la colazione senza tanti preamboli e ripartirono a cavallo.
Sylvia e John erano in evidente difficoltà, ma resistettero al trotto sostenuto arrancando per reggersi.
Mamma è un conto, ma Papà pensavo che sapesse andare a cavallo. Pensò Daniel con fare divertito.
Scambiò uno sguardo con Ian, e l'amico cercava di distrarre almeno Sancerre dalla pietosa scena alle loro spalle buttandosi a capofitto in una conversazione che veniva intervallata ogni tanto dal conte con frasi brevi e concise.
Daniel si accostò ai cavalli dei genitori trovandosi proprio nel mezzo.
-Come va?- chiese in imbarazzo.
-Potrebbe andare meglio.-disse il padre senza mezzi termini, affaticato dalla cavalcata.
-Nel primo pomeriggio arriveremo al castello e vedrete che splendore. Lo chiamano Chatel-Argent per qualcosa.-
-Se vuoi dire che tutto rivestito d'argento ci credo, tanto ormai credo di non potermi più stupire.- ansimò.
-É stato un duro colpo, lo so, ma non vi fa piacere poter rivedere Ian?- chiese indagando i loro volti.
-Certo che ci fa piacere, vero Sylvia?- il volto del colonnello aveva ripreso vigore dopo quella domanda.
Lei imitò il marito e cercò di reggersi sul cavallo con più forza:-Ovvio!- si voltò verso il figlio:-Daniel, sarò anche imbranata a cavalcare, ma se per poter farmi spiegare tutto da Ian dovrò stare su questo ronzino per altri venti giorni non mi ritiro di certo ora!.-
Eccoli, gli orgogliosi signori Freeland. Rifletté Daniel con un sorrisetto.
-Allora non date uno spettacolo pietoso durante il tragitto perché penseranno che siete rammolliti.-disse con una risata trattenuta.
-Se solo avessimo una macchina potremmo essere già arrivati.- gli disse il padre stentoreo.
-E poi come lo spieghi al conte? Quell'uomo ne ha già viste fin troppe su Hyperversum.- disse cogliendo l’argomento.
-Vuoi dire che lui sa?- disse Sylvia
-Certamente. Di certo all'inizio non gli è piaciuto quello che ha visto, ma vuole troppo bene a Ian e alla fine l'ha perdonato.- disse segretamente beffardo.
-Non riesco a credere che un uomo del Medioevo non vi abbia fatto impiccare giù dalle mura del castello per la vostra stregoneria.- sorrise il padre.
-Beh, subito non l'ha presa bene e stava per linciare Ian sul posto, ma penso che questo ve lo debba dire lui.-
-Allora aspetteremo fino a che non saremo arrivati al castello.- concluse John.
Il viaggio passò velocemente e troppo presto arrivò il momento in cui dovettero separarsi dal convoglio del cadetto Sancerre.
-Ci rivedremo presto, spero.- Ian si era incupito quando aveva salutato l'amico.
-Contaci! Non rilassarti troppo perché presto ti verrò a fare visita assieme a mia moglie.- urlò già avviatosi il cadetto.
-Non fare troppo in fretta, altrimenti non farò in tempo a tornare la castello!- Risero fragorosamente, felici che non ci fossero complicazioni di nessun genere in vista.
Dopo che l'altro cadetto ebbe svoltato dall'incrocio delle strade, rimasero solo i Ponthieu, Daniel e i suoi genitori, più la scorta dei loro signori.
-Manca poco ormai.- Ian era raggiante al pensiero.
Daniel fece un esclamazione quasi teatrale:-Trattenete questo falco ribelle, o volerà via e non lo riprenderemo più.-
Una risata imbrazzata dell'amico risvegliò l'attenzione del conte:-Penso anche io che ci vorrebbe una bella catena di ferro per tenere a freno costui e tutti i suoi guai.-
Il giovane sbuffò in silenzio contrariato.
La luce del mezzogiorno non si fece attendere e nemmeno quella pomeridiana quando giunsero in vista del castello.
Daniel disse ai suoi genitori:-Guardatelo bene, perché di castelli così non ne avrete mai visti.-
In risposta i due spalancarono occhi e bocche osservando incantati quella meraviglia.
Il giovane li lasciò a commentare da soli la struttura del maniero anche mentre entravano.
I due feudatari ricevevano saluti rispettosi e gioiosi da tutti coloro che li vedevano passare ed essi salutavano con un sorriso ed un cenno del capo.
Quando furono entrati nell'alta corte il saluto cominciò a farsi via via più militare che contadino perché l'area era quasi interamente presidiata dai soldati del castello.
Ian smontò da cavallo commosso nel rivedere quelle mura anche solo dopo giorni e Ponthieu riuscì finalmente a rilassarsi sentendo di essere arrivato a destinazione.
Daniel e i suoi genitori smontarono e lasciarono i cavalli ad un garzone che li avrebbe portati nelle stalle a riposare.
Con Ian a capo della fila, entrarono nella struttura interna e furono indicate le rispettive stanze a tutti. Quando ebbero lasciato il conte alle sue stanze, i quattro si diressero verso una grande stanza per gli ospiti destinata ai coniugi Freeland.
-Sembra di essere in un albergo con te che fai gli onori di casa.- commentò Daniel divertito.
-Spero che questa idea non venga a qualcuno nel mondo moderno. Mi darebbe fastidio se qualcuno dormisse nella stanza mia e di Isabeau come se fosse una suite.- fece una smorfia al pensiero.
-Isabeau?- chiese Sylvia ricordando:-Ma non era la ragazza che ci avevi fatto vedere nella foto?-
-Proprio lei.-sospirò Ian:-A volte i sogni si avverano.-
-Vuoi dire che l'hai...-Sylvia non finì la frase sopraffatta dall'emozione.
-Sì, l'ho sposata. Ora è mia moglie, e sono l'uomo più felice del mondo ad avere accanto una donna come lei.-
-Oh, Ian! Che bella notizia! E pensare che ne eri già innamorato...- Sylvia versava goccioloni sul pavimento.
-La storia è lunga, e prima vorrei farvela conoscere. Assieme ovviamente a Marc e Michel.-
-E chi sarebbero?- chiese John alzando improvvisamente lo sguardo che aveva tenuto puntato a terra fino a quel momento.
-I miei due figli. Marc è il primogenito.-
-Oh, Ian!- Sylvia era rasente allo svenimento.
Santo cielo! Non si è commossa così nemmeno quando mi sono sposato! Pensò Daniel alzando gli occhi al cielo.
-Vi lascio a riposare. Vi va bene se tra mezz'ora ci troviamo giù nel cortile?-
-Va bene. Ma come troviamo quello giusto?- chiese Daniel
-Li andrai a prendere tu.- disse Ian.
-Usciamo, allora.- Ian stava invitando Daniel per una delle loro solite chiacchierate che più volte avevano fatto insospettire la gente. Infatti appena fuori, Daniel esordì compiaciuto:-Fino a qui tutto bene. Ora devi presentare la tua famiglia, farli ringraziare dal conte e poi sarà finita anche questa.-
-Prima temo che vorranno un rapporto dettagliato su quanto accaduto in questi anni.- Ian fece una smorfia.
-Se vuoi cominciare a stenderlo adesso...- ipotizzò Daniel, ma sorrise capendo al volo i pensieri dell'altro:-Ma penso che ora tu non veda l'ora di rivedere la tua amata, giusto?-
-E non dimenticarti di quel terremoto di Marc. E nemmeno di Michel.-
-Sei già orgoglioso ora!-lo incalzò Daniel:-Come farai quando riceveranno l'investitura e si sposeranno?-
-E che ci posso fare? Sono i miei figli.-
-Meglio che ti lasci andare, ora.-
-Ci vediamo tra mezz'ora.-
-Sempre che riesca a capire quando sarà passata la mezz'ora...-
-Una meridiana può aiutare?- disse l'amico porgendogliela. L'altro la guardò dubbioso poi si diresse alla sua stanza con l'oggetto stretto in mano.
Daniel dette più volte occhio alla meridiana mentre sistemava le proprie cose sul letto e si cambiava d'abito. Guardò restio la tinozza, ma tentato di lavarsi.
Dannazione! Mi ci vorrebbe una doccia calda, non una tinozza di legno! Ma si lavò lo stesso, contrariato. Quando fu asciutto, prese uno degli abiti che erano dentro alla sacca che gli aveva messo a disposizione Ian per il viaggio.
Guardò di nuovo la meridiana. Dovevano essere passati grosso modo venticinque minuti e il giovane andò a prelevare i genitori dalla loro stanza.
-È ora di scendere.- esordì sulla porta.
-Eccoci.- disse la madre radiosa:-Senti ma, come sono i figli di Ian?-
Daniel si aspettava una domanda del genere:-Se hai nostalgia di Ian da piccolo, Marc è la sua copia ringiovanita. Se invece preferisci un angioletto, Michel è uguale alla madre.-
-Devono essere meravigliosi.- mormorò Sylvia ancora non credendoci.
-Andiamo.- disse John in tono amichevole e leggermente emozionato.
Continua...

  
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