INTERVIEW
Izzie
Pov.
Non
so come né perché mi svegliai tutta dolorante nel cuore della notte,
abbracciata al mio cuscino, distesa sul divano con un giubbetto di pelle sopra
il pigiama.
Mi
guardai intorno nell’oscurità e vidi con sommo piacere che ero a casa mia, per
fortuna, era buio e avevo un malditesta lancinante ma almeno avevo indossato il
pigiama ma ancora non capivo il perché del giubbetto di pelle ma non fa niente,
forse avevo freddo e ho preso la prima cosa che mi era capitata a tiro per
coprirmi.
Guardai
l’orologio, erano le sei e mezza del mattino, il cielo era nero...per via delle
nubi, non era una novità che piovesse a Belleville insomma eravamo a metà
ottobre era anche comprensibile.
Cercai
di ricordare della sera precedente, ero al pub di Jake come sempre con le mie
amiche, ricordo che ero andata a prendere da bere e che c’era il bel ragazzo
con il tatuaggio al bancone! Aspetta...avevo detto davvero “bel ragazzo” ? Beh
in effetti non era male per niente, aveva un sorriso infantile da eterno bambino, due occhi color nocciola con qualche
sfumatura più chiara e un piercing al labbro.
Era
proprio carino, scossi la testa...tentai ancora di ricordare qualcosa, avevamo
parlato, lui pensava fossi alcolizzata...al che risi da sola, poi tornammo al
nostro tavolo, non ricordo se avessimo parlato di nuovo, sapevo soltanto che
ogni tanto ci scambiavamo qualche occhiata o sorriso da un tavolo all’altro
visto che lui e suoi amici erano dietro di noi.
Sospirai
e andai in bagno, dovevo riprendermi dalla sbronza, visto che alle otto dovevo
essere in ufficio, dovevo fare un’intervista a un gruppo famoso, non ricordavo
il nome, sapevo solo che dovevo fare le solite domande tipiche di ogni
giornalista che intervista la band.
Mi
piaceva lavorare per Rolling Stone, era divertente, conoscevo sempre molti
gruppi interessanti.
Andai
a farmi una doccia e mi vestii come al solito, un paio di jeans stretti color
blu scuro, una t-shirt bianca sopra e una felpa rossa della Duff, ai piedi le
mie converse rosse tutte rovinate, ma andavo matta per quelle scarpe.
Coprii
le occhiaie che avevo con un po’ di trucco, molto leggero, non mi piaceva
andarci giù pesante...molte ragazze andavano in giro con gli occhi cerchiati di
ombretti, mascara e eye-liner tutti rigorosamente neri, sembravano tutti panda.
Feci
colazione velocemente poiché ero in ritardo, incredibile ero sveglia dalle sei
e mezzo ed ero in ritardo, ero un caso perso...uscii di fretta dalla casa che
io, Erin e Becky avevamo comprato in caso le situazioni familiari fossero
troppo opprimenti, lo usavamo come posto dove andarci a rifugiare, per stare un
po’ da sole insomma.
Avevo
rubato la carta di credito di mia madre per comprarlo, poi ci siamo divise
l’affitto...insomma mi piaceva stare là ma era anche vero che non potevo
abitarci per troppo tempo, sarei dovuta tornare a casa prima o poi o i miei
avrebbero chiamato anche l’FBI se avessero potuto.
Uscii
di corsa e mi accorsi con mio sommo piacere che non c’era la macchina, ovvio
era a casa, dannazione! Presi a correre lungo il vialetto sotto la pioggia con
il cappuccio in testa, ovviamente in quella casa non c’era neanche un ombrello
perché non ne ho idea.
Devo comprarne uno, oggi
ci vado. Pensai
mentre correvo a perdifiato, per fortuna la sede di Rolling Stone di Belleville
non era molto lontana da casa, era vicino allo Starbucks che a sua volta era
vicino all’unico parco di Belleville.
Arrivai
con il fiatone, mi sistemai un attimo prima di entrare e salire al terzo piano
dove mi aspettavano per l’intervista.
-Izzie!
Finalmente!- Esclamò Giselle venendomi incontro con gli occhiali da vista
appoggiati sulla sua chioma riccia e bionda,
a mo di cerchietto, aveva mille fogli in mano e il suo classico tailleur
grigio che usa per lavorare. Era perfetta quella ragazza, mi stava molto
simpatica...era il mio capo, nonché amica nel lavoro e amica pettegola, insomma
formavamo una bella coppia lì in ufficio.
-Scusa!
Non avevo la macchina e me la sono fatta tutta di corsa, sono già arrivati?-
Chiesi in agitazione, ci mancava pure che mi stessero aspettando da un quarto
d’ora buono.
-No,
ancora no...mi hai fatto andare in panico però, allora ti ricordi tutto quello
che devi chiedere?- Annuii facendo mente locale, ormai sapevo a memoria la
prassi. –Bene, ricorda il gruppo sono i My Chemical Romance e hanno un cd in
uscita si chiama The Black Parade, il cantante fino a qualche anno fa era
alcolizzato e si drogava, quindi non nominare nessuno dei due, che altro
dirti...uhm...non chiedere di varie ragazze perché non vogliono rispondere...-
Elencò il tutto sulle dita della mano.
-Insomma
c’è qualcosa che posso chiedere?- Chiesi sarcastica con vena scherzosa, un po’
troppo esigenti questi no?!
-Oh
sì sciocchina, le solite domande...- Mi fece un sorriso a trentadue denti e
continuò a camminare per la sua strada con tutta fretta, non riuscivo ancora a
capire come diavolo facesse a correre come un treno su un tacco dodici.
Feci
spallucce ed andai nell’altra stanza quella con la macchinetta del caffè e ci
trovai il mio altro collega: Andrew.
-Hai
un aspetto terribile- Rise non appena varcai la soia.
-Oh
buongiorno anche a te Andrew! Io sto bene grazie, sei sempre così gentile!-
Esclamai sarcastica facendolo ridere.
-E’
vero, sembra che ti sei appena scontrata con una scimmia!- Si difese, mi
chiedevo spesso da dove gli uscivano certe affermazioni.
-Non
ho parole, davvero...ora vattene, devo prepararmi psicologicamente per
l’intervista- Lo scacciai dalla stanza comune per rimanere un po’ da sola e
pensare a cosa chiedere, perché ovviamente io non seguivo mai la prassi,
chiedevo sempre qualsiasi cosa mi passasse per la mente, anche se era una cazzata...ma
era per questo perché ero lì, ero una giornalista brava lo riconoscevo anche da
sola, e mettevo a proprio agio i cantanti o gruppi che andavo ad intervistare,
le mie interviste non erano mai formali e professionali come quelle dei miei
colleghi anzi...si rideva spesso.
Mi
avvicinai alla macchinetta ed premetti il bottone con scritto: caffè espresso
macchiato.
Frank Pov.
Quella
mattina avevo un’intervista, o meglio noi come band avevamo un’intervista, non
avevo per niente voglia di andare, ero rintronato come poche volte nella mia
vita, per via della sbronza della sera prima ma alla fine avevo fatto bene ad
uscire insomma mi ero divertito molto e poi avevo conosciuto una ragazza,
carina...alcolizzata. Risi dei miei stessi pensieri idioti mentre passeggiavo a
fianco a Gerard, ci stavamo recando alla sede di Rolling Stone per
l’intervista.
-Perché
ridi? Sei scemo?- Mi chiese subito sconcertato, risi di nuovo.
-No,
pensavo a ieri sera-
-Ah,
vabbè...- Era ancora confuso, ma lasciò perdere.
-Gli
altri?- Chiesi poi mentre entravamo nell’edificio.
-Adesso
arrivano con Mikey, che doveva passarli a prendere- Mi spiegò annuendo.
Una
ragazza ci disse che l’intervista si sarebbe tenuta al terzo piano e visto che
Gerard era uno sfaticato cronico, prendemmo l’ascensore.
Arrivati
lì un’altra ragazza ci portò nella sala dell’intervista con telecamere e
microfoni vari, che palle.
-Mi
vai a prendere un caffè?- Chiese Gerard con occhi supplicanti.
-Alza
il culo e vai- Risposi tranquillamente come se fosse ovvio.
-Eddai
mi sono appena seduto, vai tu per favoore!- Fece gli occhioni da Bambi a cui
nessuno resiste, alla fine accettai, tanto ne serviva uno pure a me.
Arrivai
nella stanza e notai una ragazza appoggiata al bancone che metteva tre quintali
e mezzo di zucchero nel suo caffè.
Più
mi avvicinavo più la sua figura diventava familiare, ma certo! Era la ragazza
di ieri sera! Aspetta, ma che faceva lì?!
-C’è
anche un po’ di caffè in mezzo a tutto quello zucchero?- Esordii ridendo mentre
quella si girava a guardarmi prima sorpresa e poi si rilassò in una risatina.
-Mi
piace zuccherato. Ehi ma tu che fai qui?- Chiese girando il cucchiaino nel
bicchiere mentre io mi avvicinavo a prendere i caffè per me e Gee.
-Ho
un’intervista, cioè la band...insomma sì, stiamo aspettando gli altri tre
componenti- Le spiegai voltandomi verso di lei e aveva una faccia con una O
sorpresa.
-Oh
mio Dio, non dirmi che sei dei My Chemical Romance!- Esclamò senza abbandonare
quell’espressione. Cazzo no! Un’altra fan
scatenata no! Almeno lei! Pensai
sofferente.
-In
persona- Risposi sospirando, nel frattempo lei si era calmata.
-Interessante,
credo che sarò io ad intervistarvi- Affermò pensierosa e toccò a me a fare la
faccia sorpresa.
-Sei
una giornalista di Rolling Stone?- Domandai esterrefatto.
-Sì
caro, in carne ed ossa e dopo la sbronza di ieri non sono al massimo delle mie
capacità, ma cercherò di fare il mio meglio per non irritarvi o annoiarvi
troppo- Sorrise compiaciuta, aveva una bel sorriso, contagioso.
-Lo
dicevo io che eri un’alcolizzata- Commentai scuotendo la testa, presi i miei
caffè pronti e mi girai verso di lei completamente che mi guardava con un
sopracciglio inarcato.
-Tu
senti da che pulpito...ah voi uomini, tutti strani- Disse con fare teatrale che
mi fece ridere.
-Se
vogliamo parlare di stranezze tu mi batti di certo- Ridacchiai.
-Sono
una tipa particolare, a proposito...com’è che ti chiami?- Rimasi di sasso a
quella domanda, nuovamente, quella ragazza mi stupiva sempre di più.
-Come?!
Mi stai per intervistare e non sai il mio nome?!- Domandai shoccato mentre lei
faceva un sorriso imbarazzato. –Frank comunque, tu sei?-
-Isabel
ma se mi chiami così non ti risponderò quindi Izzie va bene- Le porsi la mano e
lei me la strinse, era calda, probabilmente per il caffè bollente che aveva
tenuto in mano fino a quel momento.
-Okay
Izzie, sarà meglio che ti spieghi un po’ di noi...se non vuoi che Gerard ti
linci...- Dissi sedendomi su una sedia lì vicino e lei mi seguì sedendosi sul
tavolo di fronte a me.
-Chi?!-
Chiese sconcertata.
-Appunto-
Izzie Pov.
Frank
mi aveva spiegato un po’ tutto quello che dovevo sapere, ero davvero un
disastro ma poi le domande mi venivano spontanee, comunque arrivai nella
saletta piena di telecamere e microfoni e li trovai tutti e cinque lì seduti
che scherzavano tra loro.
Un
momento, perché c’erano telecamere e microfoni?
-Izzie!
Pronta per la diretta?- Chiese Andrew affiancandomi.
-Sì,
certo...COSA?!- Sbottai, dopo essermi resa conto di quello che mi aveva
chiesto, facendo girare tutti i presenti.
-Sì
facciamo la diretta con MTV- Mi rispose tranquillo, la diretta? Io non mi sono
preparata un cazzo e questi fanno la diretta?!
Porca di quella paletta...
Cominciai
a ridere in maniera sarcastica, una risata finta. –Dimmi che stai scherzando se
non vuoi che ti prenda a calci in culo- I ragazzi sul divano risero, mentre
Andrew mi guardava confuso.
-Allora
devo cominciare a correre...- Affermò annuendo.
-Cazzo
Andrew, la diretta? Adesso me lo dici? Potevi aspettare un altro po’ , non
credi?!- Esclamai ironica.
-Andiamo
che problema c’è?! Non è la prima volta che la fai...-
-Eh
certo...ma prima invece di dirmi che avevo un aspetto terribile e che avevo
appena avuto uno scontro con un tir, non potevi dirmi: ehi Izzie, vai in
diretta contenta?!- Continuai a blaterare agitata e gesticolando, facendo
ridere anche il cameraman oltre che i ragazzi del gruppo.
-Beh...mi
era passato di mente- Si difese grattandosi la testa imbarazzato.
-Oh
certo, fantastico- Commentai sarcastica scuotendo la testa.
Sospirai,
tanto non potevo farci niente, speravo solo di non fare qualche cappella.
-Era
una scimmia comunque- Aggiunse sorridente, il che mi faceva venire i nervi.
-E
chissene frega!- Sbottai irritata
-Forza
cominciamo- Izzie prese un microfono e si andò a sedere su una poltrona di
fronte i ragazzi che avevano con se due microfoni da passarsi.