I cambiamenti sono inevitabili, nella vita. Io sono
cambiata, quando sono sparita da Forks, con il mio
pancione. Certo, ho avuto il costante aiuto di mia madre, poi quello di James,
che è stato un incipit per me, e per mio
figlio. Siamo andati avanti, tutti e tre insieme. La
mia nuova vita era a Phoenix, ma le radici
a Forks. E prima di mettere la parola fine su tutto, dovevo staccarle,
quelle radici. Allora sono tornata,
con la mia nuova famiglia. Ho rivisto mio padre, la mia vecchia casa, la mia
camera che tanto adoravo, e la mia sorellina
Alice. Ma le radici, non erano quelle. Anzi, era una sola.
Edward.
Me ne sono andata per lui, per non pesargli la
gravidanza. Ovvio, era anche colpa sua, l’errore
l’avevamo fatto in due, anni fa. Ed ora, se ci ripenso, non riesco
nemmeno più a chiamarlo errore. L’ho visto, con un’altra.
E’ stato un bel colpo, per me. Ma ho compreso, ci sono riuscita. Ho
capito che anche lui si era rifatto una vita, come giusto che sia. Ma lui
sapeva. Sapeva che nel mio grembo c’era suo figlio, e non ha fatto
niente. Niente. Non era pronto, e mi ha lasciato sola. Nemmeno io ero pronta,
ma ho dovuto farlo. Mi sono diplomata, e me ne sono andata. E poi, sono
tornata. Per staccare quell’ultima radice.
Che proprio, non voleva venir via.
E lui era fidanzato, con Jane. Con Jane, che era
falsamente – incinta. Non ho pianto per lui, perché ormai non ero
più una diciassettenne senza nessuno, ma ero una donna, sposata e con un
figlio. Amavo James, ma come si ama un fratello. E con lui, ho messo subito le
cose in chiaro: non sarai mai alla pari di Edward, anche se mi ha fatto
soffrire come non mai. E lui non se ne è andato, anzi, è rimasto
con me, chiedendo anche la mia mano. Il nostro è stato un matrimonio
semplice, avevo un vestito elegante, nemmeno un abito da sposa. E si è
svolto al comune. Con quel pancione, non sarei nemmeno riuscita ad arrivare
all’altare. Quando è nato Anthony, ho concentrato tutta la mia
vita su di lui. Ho trovato un lavoro, una casa insieme a James, ed ho cresciuto
mio figlio, nel miglior dei modi. Quello che Edward non ha fatto.
E quello che nemmeno Emmett,
ha fatto. La prima cosa che mi era venuta in mente, venendo a conoscenza di
quella situazione è stata: quale epidemia si è diffusa a casa Cullen?
Dopo questi accaduti, Alice non lasciava nemmeno un
attimo solo Jasper. La paura, era troppa. Paura per
nulla, perché Jasper, non avrebbe mai fatto nulla del genere. La mia sorellina ha riso, quando le ho detto
quella cosa. Mi ha detto che neanche Edward, avrebbe mai fatto una cosa del
genere, per non parlare di Emmett.
Emmett Cullen, che se ne stava
su chissà quale Isola del Mondo, a piangere la perdita della sua Rose.
Perché tutti lo sanno, che Rose era ed è ancora oggi, molto
più forte di me. Dopo tre mesi si è rialzata, ed ha continuato
l’Università. Ora è un avvocato di grande fama, si è
sposata ed ha due figli. Christopher e Morgana. Due figli, suoi e di Emmett.
L’orso, che non è tornato per riprendersi la sua
Rosalie. Ma lei è partita in quarta, iniziando a cercarlo per tutto il
Mondo. Per chissà quale motivo, aveva capito che Emmett
ancora l’amava, e che il suo era stato veramente uno sbaglio. Un
cedimento. E lui, oggi, non la lascia andare da nessuna parte, da sola.
E’ alle sue calcagne, il minimo che poteva
fare.
Invece Edward quel giorno di settembre è
entrato a casa di Rose, e mi ha baciata. Un bacio che non è durato
nemmeno tre secondi, perché subito dopo c’è stato un’enorme ceffone da parte mia. E poi cazzotti su
cazzotti, calci nelle parti basse, altri schiaffi. E non ha fatto un bel
niente, per ribellarsi. Segno che anche lui sapeva che quelle botte se le
meritava tutte. Dalla prima all’ultima. Ma io non sono come Rose. Io non
perdono così facilmente. L’ho mandato via, e sono tornata a casa.
Da James, e da Anthony.
James mi ha detto un po’ di cose, fra queste,
la sua partenza imminente per Phoenix. Sentiva che sarei tornata con Edward, ma
non così presto. E’ partito il giorno seguente, ma ci siamo sempre
sentiti, ogni santo giorno. Ed ancora oggi, le
chiamate ci sono sempre alla stessa ora. Qualche volta è venuto a Forks per trovare me, e soprattutto Anthony. Io, sono
rimasta a Forks, nella vecchia casa, insieme ad
Anthony. Sono ritornata alla mie radici, che però ancora non avevo staccato del tutto. Per
perdonare Edward, ci sono voluti la bellezza di tre anni. Tre anni, in cui
tutto è iniziato da capo. Io non ho mai conosciuto lui, e lui non ha mai
conosciuto me. Io ero Isabella Swan, tornata a Forks. Lui era Edward Cullen, che
tornava a casa ogni tanto, perché continuava i suoi studi
all’Università. Ma c’era un legame, che ci legava
inesorabilmente. Nostro figlio. Anthony, che stravedeva per Edward, e che ogni
volta che lo vedeva giocava con lui ad ogni tipo di cosa. Io, che non facevo
altro che guardarli insieme, per ore ed ore. Non posso ancora dire che le radici si sono finalmente staccate, me sono sicura che ne sono cresciute altre su quel sentiero.
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“Chi va ad aprire?”
“Vado io!”
“No! Christopher, guai a te se apri la porta
ad estranei!”
“Mamma, ho cinque anni!”
“Non me ne importa un bel niente!” Il
trambusto che c’è dentro casa Cullen
è davvero molto, oggi che è il compleanno di Anthony. Lui che ora
è in giro per Forks insieme a Edward, e quella
che siamo preparando è una festa a sorpresa con i fiocchi.
“Chi è?” Urlo, aspettando una
risposta da qualcuno. Inutile dire che nessuno dice niente, quindi mi tocca
andare fino alla porta. Spero solo che non siano loro, e che Edward abbia
rispettato gli orari stabiliti. Ma il mio stupore è tanto, quando raggiungo
la porta. James è davanti a me, in tutta la sue
bellezza. Lo raggiungo, abbracciandolo di slancio. Non ci vediamo da due
anni, e Dio solo sa quanto mi è mancato. “Come
stai? Maria? Tua mamma?” Ride,
arruffandomi i capelli dopo la mia scarica di domande. Doveva venire anche sua
madre alla festa, ma per alcuni problemi non c’è. Invece Maria
è la sua fidanzata, alle prese con un matrimonio imminente. Infatti il loro sarà di gran lusso, visto che
è organizzato da Alice e Maria. Quelle due, in collaborazione, sono due
uragani.
“Anthony?” Chiede, mentre posa un
grande pacco su un tavolo.
Gli spiego che è in giro con Edward, e
quindi anche James si deve dare da farsi con i preparativi della festa. Sono le
sedici e quarantacinque, e Anthony arriverà per le cinque. Continuo a
sperare che Edward lo porti più tardi, visto che si è dimenticato
il cellulare a casa.
“Non ci posso credere, che quell’ometto
compie già nove anni”. Lui non ci può credere. Mi sembra
ieri, di tenere in mano un fagottino blu, che piangeva tutte
le santi notti.
“Non lo dire a me”, commento,
attaccando palloncini a destra e sinistra. Intanto Rosalie continua a sgridare
i suoi bambini, perché dopo aver gonfiato i palloncini, loro arrivano
con i loro piccoli piedini ed iniziano a scoppiarli. Ecco perché abbiamo
fatto così tardi. “Ed Alice? Come sta a Phoenix?” James scuote il capo sconfitto.
Per preparare il matrimonio Alice si è letteralmente trasferita a
Phoenix, fino al grande giorno. E Maria era così contenta, che ora la
ospitano da quasi un mese. Ovviamente insieme a Jasper. Ce ne sono volute di
moine, per far tornare Jazz a Forks, per il
compleanno di Anthony.
“Immagino cosa possano combinare quelle due
insieme”. Invece il mio amico ribatte.
“No Bells. Tu non puoi proprio immaginarlo”. Continuiamo a
gonfiare palloncini, finché non suonano al campanello.
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Inutile dire che la festa a sorpresa è
andata a puttane. Appena Edward ha suonato, Christopher è andato ad
aprire.
“Aspetta un attimo, che dobbiamo finire di
preparare la tua festa”. Ha detto ad Anthony, mentre Rose ha iniziato a
rincorrerlo per tutta casa. Alla fine abbiamo riso tutti
insieme, di quel piccolo equivoco, che ha combinato quella peste. Mio
figlio si è divertito lo stesso, soprattutto a scartare tutti i regali
che gli hanno fatto, e i quattro pacchi enormi che Zia Alice gli ha inviato
appositamente da Phoenix. Già, inviato, perché non gli ha fatti
portare da Jasper. Non si fidava.
“Beh, alla fine, è andata bene”.
Sorrido, appoggiando la mia schiena sul suo torace. Automaticamente, le sue
mani mi circondano la vita.
“Ti amo”, sussurra nel mio orecchio,
piano. Dovrei ancora essere arrabbiata, dopo tutto
quello che mi ha fatto passare. Ma non lo sono. E le gambe mi tremano, a quel ‘ti amo’
sussurrato.
“Anch’io”. Strofino una guancia
sulla sua. “Ti amo anch’io”. Ripeto.
Guardo davanti a me, osservando tutti.
Rosalie, che esasperata continua a seguire
Christopher. Jasper che gioca insieme alla sua nipotina, Morgana. E James, che
costruisce per Anthony un Transformers, mentre lui lo
guarda appassionato. E il solito Emmett, come un
bambinone sta davanti alla TV. Mancano i nonni, che sono in vacanza.
Continuo ad osservare quella scenetta dolce, ma
tanto bizzarra. E stringo le mani di Edward, ancora più forte. E
E
così, insieme, continuammo a occuparci beati di quella parte piccola, ma perfetta, della nostra eternità.
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E’
finita.
E
devo ringraziare una miriade di persone.
L’ultima frase l’ho
rubata a Zia Meyer, ed è la fine di Breaking Dawn.
Ringrazio
le sei persone che hanno recensito.
Ringrazio
tutte le persone che mi hanno messa tra i preferiti, ben 166.
Ringrazio
tutte le persone che mi hanno messa tra le seguite, ben 331.
Ringrazio
le persone che hanno messo la mia storia tra le ricordate,
ben 42.
Ringrazio
tutte le persone che mi hanno messa tra gli autori preferiti, ben 103.
Vi
adoro, uno per uno. A tutti i lettori silenziosi, che
non hanno mai commentato. A tutti quelli che ad ogni capitolo recensiscono. Agli
autori con tanto di palle, che hanno
avuto il coraggio di recensire la mia misera storia.
E
spero di ritrovarvi nella mia originale: Coinquilino.