Ritratti
[ottobre 7° anno]
«Cazz...» imprecò James, sbattendo contro la schiena di Sirius che guardava ad occhi spalancati Frank, che non ebbe problemi con la sua mole a coprire la ragazza svestita dietro di lui.
Remus entrò nella stanza e poi ne uscì in un solo secondo e Peter restò immobile a bocca spalancata.
«Ma voi non volevate passare la notte in guferia?» ringhiò Frank.
«Avevamo dimenticato una... cosa...» borbottò James, rosso in faccia, spingendo Peter perché si catapultasse a prendere la Mappa del Malandrino su cui stavano lavorando.
«Capisco. Ciao, eh.» li salutò alzando gli occhi al cielo, e la ragazza dietro di lui, una deliziosa Gryffindor un anno più piccola, ridacchiò.
Sirius le sorrise ampiamente, con la solita faccia da schiaffi.
«Fatto!» strillò Peter, tuffandosi verso la porta.
«Noi andiamo! Buona serata!» li salutò James, afferrando Sirius per un braccio e trascinandolo via dato che l'amico stava ammiccando alla ragazza.
«E non tornate!» gli urlò dietro Frank, sbattendo la porta e sicuramente facendola sparire per poi insonorizzare la stanza.
James inciampò e fece le scale rotolando, Sirius e Remus non si diedero neppure la briga di controllare le sue condizioni prima di saltare oltre per evitare il forse cadavere del loro amico; Peter fu l'unico a fermarsi per aiutarlo a tirarsi su e insieme si catapultarono in Sala Comune, illuminata dalle poche candele lasciate accese da qualche studente salito in dormitorio poco prima.
«Cazzo, Frank! Ma vi rendete conto?» sbottò James, massaggiandosi la testa.
«Cosa credevi, che il ragazzo si ammazzasse di seghe come fai tu per la Evans?» rise Sirius, fermandosi di colpo davanti alle poltrone quando risuonò lo scatto secco di un libro che veniva chiuso.
La appena citata Lily Evans si alzò dalla poltrona con aria molto dignitosa, lisciando pieghe inesistenti della propria divisa per non guardarli in faccia.
Le sue guance erano decisamente rosse; la Evans alzò gli occhi su Sirius con aria indecifrabile: «Buonanotte.» salutò civilmente, per poi azzardare una brevissima occhiata verso gli altri tre ancora impalati. A quel punto naturalmente le sue labbra si incurvarono verso l'alto, gonfiò le guance nel trattenere le risate, strinse il libro al petto e si affrettò a fuggire.
James, viola in faccia e incapace di muoversi, farfugliò un: «Non è come credi!» che non aveva poi molto senso viste le chiarissime oltraggiose parole del suo ex migliore amico, e lei alzò un braccio senza voltarsi.
«Non lo voglio sapere!» strillò quindi di rimando, accelerando il passo per correre letteralmente via.
Lui smise di respirare, le mani abbandonate lungo i fianchi e le gambe morte, non riscuotendosi neppure quando Remus – Remus! - crollò a terra dal ridere, mentre Sirius supplicava delle scuse mischiate a risate e lacrime dalla troppa ilarità e Peter si piegava in due ridendo a squarciagola fino a farsi male.
Quando la ragazza in camera con Frank fece le scale, trovandoli ancora svegli e in condizioni pietose, fu salutata da urla liete che fecero protestare anche la Signora Grassa. Provenivano solo da di tre di loro, perché il quarto voleva lasciarsi morire e a malapena respirava con la testa premuta contro i cuscini del divano.
«Andiamo a dirlo a Frank!» sghignazzò Sirius, avendo così il magico potere di svegliare l'animo agonizzante di James.
«TU! Tu dovevi essere il mio migliore amico, brutta merda! Con che faccia farò le ronde con lei?»
Ignorato da tutti non poté che rincorrerli per evitare ulteriori figuracce, cosa impossibile dato che Sirius diventava velocissimo in queste occasioni e Remus lo ostacolava, ovviamente felice di non essere il Malandrino maltrattato di turno. Peter ogni tanto lo guardava con pietà, voltandosi indietro per vedere se ancora li seguiva, e ciò non era molto confortante.
«Frank!» ululò Sirius spalancando la porta, «Non sai che è successo in Sala Comune!»
«Avete interrotto altri due poveri studenti?» domandò lui perplesso.
«Meglio!»
E poco dopo anche Frank provò le gioie di rotolarsi a terra.
Dopo aver passato la notte a ridere mentre James gemeva e rifiutava anche il sonno, Sirius si sentì abbastanza in colpa da offrirsi di rimediare con la Evans.
Naturalmente questa era la versione ufficiale, quella più veritiera comprendeva un James furibondo che lo aveva preso a calci e aveva snocciolato mille aneddoti che dovevano restare tra quelle mura minacciando di affiggere cartelloni per rivelarli al mondo, e naturalmente aveva anche messo su una colorita rappresentazione della sua vita senza la Evans a causa dell'incidente appena avvenuto che aveva portato persino Peter all'esasperazione. Se Sirius non avesse fatto qualcosa, la notte dopo sarebbe stato lui stesso a soffocarlo con un cuscino e Remus lo avrebbe fatto a pezzi e seppellito in giro perché nessuno lo trovasse mai.
Comunque sia Sirius per prima cosa si catapultò accanto a Lily, chiedendo a Mary il favore di sedersi qualche minuto accanto a James, che aveva l'aria di un pavone a cui era stata pestata la coda e sedeva lontanissimo per evitare lo sguardo della Evans.
Mary soffocò una risata, segno che Lily aveva raccontato tutto alle amiche, e andò saltellante a sedersi accanto a James, ignorando le occhiate di disprezzo degli Slytherin.
«Ciao!» salutò civettuola, «Ti vedo stanco, hai passato tutta la notte a pensare a Lily?»
«Qualcosa del gen...» cominciò James, notando poi il sorriso esageratamente perverso e capendo che quando Mary diceva “pensare” sottintendeva ben altro verbo. Arrossì di botto, voltando la testa mentre lei scoppiava a ridere.
«Ti serve qualcosa, Black?» domandò la Evans, stranamente cortese. Sirius, rincuorato, spostò la sedia in avanti con un forte stridio e poggiò i gomiti sul banco.
«Sono qui perché James non ha il coraggio di affrontarti.» dichiarò candidamente.
«Cosa per cui non smetterò mai di ringraziarti. Perlomeno smetterò di vedermi la sua faccia davanti ovunque.» ribatté lei.
«Non essere irragionevole, ora. Come farete a sposarvi se lui si nasconde quando passi e si siede lontano da te? Non funziona così.»
«Ti prego, mi fai venire la nausea.»
«Ascolta, basta che tu gli fai un sorriso, oppure fai finta di niente come al solito. Senza arrossire e senza ridere. Puoi anche insultarlo.» cambiò tattica lui, sfoderando occhioni innocenti.
«Se riuscissi a non farlo sarei più felice anche io, purtroppo non penso di poterlo guardare e non ridergli in faccia come temo stia facendo Mary.»
Sirius si voltò velocemente a controllare, constatando che la ragazza stava effettivamente soffocando, paonazza in viso, e poco più avanti Remus lo guardava con rimprovero e scuoteva la testa come se fosse colpa sua.
«Buongiorno ragazzi.» li salutò la voce del professor Binns. Sirius vide chiaramente Remus spalancare gli occhi e si rese conto di essere bloccato al primo banco con la Evans.
Si voltò verso di lei che non sembrava sul punto di affatturarlo per questo.
«Secondo te potrebbe beccare me e Mary attraversare la classe?» sussurrò dubbioso.
«Ora sì, dopo qualche minuto di spiegazione no. Resisti. Sempre se Mary ha finito di prendere in giro Potter.» rispose Lily.
Binns cominciò un'intensa spiegazione sulle guerre del Mondo Magico che con quella sua voce simile a una ninna nanna portò in dieci minuti la classe alla noia più totale. Sirius, assonnato e poco abituato a non chiacchierare con James, rischiò di sbattere la faccia contro il banco, guardò di sottecchi la Evans, che come sempre scribacchiava, e scoprì che stava disegnando.
Allora era vero che solo Remus prendeva appunti a Storia della Magia!
Cercando di non dare nell'occhio tentò di capire quale fosse il soggetto del disegno e vide alcune caricature e mini-ritratti di Alice e Mary, sicuramente fatti nei mesi passati. Uno di questi, la piccola Alice appena finita, si era animata e salutava.
Sirius spalancò la bocca.
«Come fai?» sussurrò estasiato.
«Black, sei un Purosangue e non sai neanche certe scemenze del vostro mondo?» lo rimbrottò lei, «Sto usando un inchiostro speciale.»
«Tipo quello per i quadri?»
«Beh, quella è magia un po' complicata. Mantiene intatto il carattere e tutto. Questo è più come nelle foto, li fa solo muovere, e soltanto qualche gesto.» mormorò lei, pensierosa.
«Me lo fai un ritratto?»
Lei lo guardò allibita.
«Voglio dire, a me con gli altri. Come quello che hai fatto lì.» indicò un bellissimo disegno raffigurante Mary di profilo col viso poggiato su una mano, «Hai colto proprio il modo in cui è dolce quando non sta parlando con nessuno.»
La Evans lo guardò con evidente malizia.
«Non... Piantala.» borbottò, «Me lo fai?»
«Potter te lo faccio anche subito.» disse lei.
Disegnò un grosso cerchio, poi due cerchi più piccoli dentro di esso con dei punti al centro che dovevano essere occhi e occhiali, un grosso ghigno più in basso e infine cominciò a scarabocchiare dei capelli che rendevano anche bene il disordine impossibile di quelli di James.
Sirius si lasciò scappare una specie di ululato che era il principio della sua risata più sguaiata e la Evans, per istinto di sopravvivenza o per suo naturale sadismo, gli afferrò un orecchio e lo strattonò verso il basso, calandogli la testa contro il banco e spiando la reazione del professore, che fluttava qualche banco più indietro e non aveva notato nulla. Lui soltanto, dato che tutta la classe li guardava con tanto d'occhi, come Sirius poté constatare girandosi a sua volta con un sorriso impossibile da camuffare. James e Mary erano sconcertati, Remus e Peter li guardavano come se avessero dei vermicoli in testa, Frank teneva la bocca aperta e Alice era quasi caduta dal banco, con l'aria instupidita di chi si è svegliato di soprassalto.
La Evans tornò a guardare avanti mentre Sirius, non avendo potuto sfogare subito l'ilarità, ridacchiava a bassa voce.
Come era naturale in questi casi lei non poté fare a meno di lasciarsi contagiare; dopo aver cercato di contenersi per un momento sbuffò una risata, portando una mano davanti alle labbra e sorridendo.
Questo peggiorò ulteriormente la situazione del compagno di banco che già sghignazzava senza ritegno e, per quanto per lei fosse probabilmente triste, la Evans si trovò a fare le veci di James, ridendo con lui sino a sentirsi male. Non che quel disegno fosse particolarmente buffo, ma la risata della ragazza sembrava un singhiozzare isterico che anche a bassa voce suonava come uno stridulo “ih” ripetuto all'infinito. Niente di più esilarante per Sirius a cui bastava meno per ridere fino alle lacrime.
Dopo essersi ripresi, esclusi attacchi di risa convulsi nati dal ricordo delle risate precedenti, cominciarono a giocare a un gioco babbano chiamato battaglia navale.
Sirius avrebbe ricordato quei momenti anni dopo come l'inizio della sua rivalutazione di Lily, caduta temporaneamente tra le persone che odiava all'inizio del suo fidanzamento con James per poi risalire velocemente i gradi della scala dei suoi conoscenti diventando la sorella che non aveva mai avuto.
In quel momento aveva già la vaga impressione che quella fosse una svolta del loro rapporto, mentre le affondava un sottomarino e lei gli lanciava una pallina di carta per vendetta.
Quando le due ore finirono Sirius scoprì con enorme sorpresa di esserne dispiaciuto.
«Allora, ci penserai al ritratto? Va bene anche se non si muove!»
La Evans roteò gli occhi.
«Vedremo.»
«Quelle di ieri notte erano stronzate.» aggiunse a beneficio dell'amico.
Lei arrossì leggermente, poi annuì. Si stavano avvicinando tutti, incuriositi, e lei arrotolò la pergamena su cui disegnava.
«Cos'erano tutte quelle risate?» domandò Alice e anche Edgar Bones rallentò in prossimità del loro banco, come molti altri.
A quella domanda come prevedibile scoppiarono di nuovo a ridere entrambi.
James fece qualche passetto, volendo mettere in guardia Sirius, ma riuscì soltanto a diventare di nuovo rosso in faccia e ammutolire.
«Potter, non ti vedevo da ieri mattina.» lo salutò la Evans.
Lui la guardò, poi sospirò e la gradazione di viola che stava raggiungendo cominciò a sbiadire mentre si passava una mano tra i capelli scatenando una risatina da parte di Sirius.
«Mi sei mancata immensamente.» proclamò serioso.
«Evans, allora quel favore?» insistette Sirius, poggiando un ginocchio sulla sedia, «Mi sto mettendo anche in ginocchio!»
«Non è che tu sia proprio... Oh, vedremo!» acconsentì bruscamente.
«Aha! Vedi Prongs! Io quando voglio qualcosa da lei devo chiederlo solo due volte!»
«Ma se me l'hai chiesto almeno sei volte solo l'ora scorsa!» protestò lei.
«Non dovrete uscire assieme?» inorridì James.
«No! Ma che ti salta in testa! Oh, andiamo, ragazze.» sbuffò. Ma mentre varcava la soglia Sirius fu sicuro di sentirla ridere di nuovo.
«Perché non mi vuol dire perché stava ridendo, Remus?» domandò James esasperato. Remus fu tentato di lanciargli un libro addosso, ma ci teneva troppo per rischiare di rovinarne le pagine.
Frank scosse la testa.
«Come si chiama la ragazza con cui sta uscendo?» gli domandò Peter, desideroso di cambiare discorso.
«Lizzie. Carina, no?»
Remus gli lanciò un'unica, gelida occhiata. Era l'unico a essersi accorto dell'interesse di Frank per Alice, per quanto gli sembrasse palese.
James spostò lo sguardo dall'uno all'altro, sconcertato.
Erano all'albero sotto cui si sedevano sempre, Remus poggiato contro il tronco a leggere, James steso a terra che giocherellava col boccino rubato due anni prima, Peter e Frank seduti appena più in là alla luce del sole e Sirius stravaccato a terra in solitudine a lasciarsi scaldare dai raggi del sole autunnale.
«Insomma, ciò che riguarda la Evans riguarda anche me!» protestò James.
«Ah sì?» domandò lei, facendoli sobbalzare. Guardò James altezzosamente: «Attento, Potter, la tua voce fastidiosa mi ricorda particolari che ti mettono in imbarazzo.»
Con un po' di immaginazione i colpi di tosse di Remus sarebbero potuti passare come veri, ma non c'era verso di convincersi che Frank non stesse ridendo contro la spalla di Peter.
Sirius si tirò a sedere, coi capelli corvini lunghi che gli ricaddero morbidamente sulla fronte, il sole che gli illuminava i brillanti occhi grigi e un sopracciglio inarcato in segno di curiosità per la nuova arrivata.
James lo guardò con odio, perché non era possibile che sembrasse sempre un modello, e lui rispose con un sorriso spavaldo.
«Black, qui c'è una cosa che mi hai chiesto.» annunciò lei, porgendogli una pergamena.
«Il ritratto?» domandò lui speranzoso.
«Sei l'essere umano più simile a un cane che abbia mai conosciuto.» lo informò lei.
Lui sorrise nervosamente, prendendo la pergamena.
«Che cos'è?» domandò James, andando a carponi da lui. Remus chiuse il libro, incuriosito.
«Le ho chiesto di fare un ritratto dei Malandrini. James, non ti assicuro che la tua faccia non sia stata sfigurata.» aggiunse, lanciando un'occhiata alla ragazza che guardava solo lui. Del resto da quando anche James era Caposcuola si premurava di parlarci solo se costretta.
«Posso vedere anche io?» domandò Frank.
«Certo!»
Sirius prese a srotolare la pergamena mentre anche Peter arrivava alle sue spalle.
Ammutolì di fronte allo sguardo perfetto dipinto per James: sicuro di sé e con una luce misteriosa negli occhi, con le labbra incurvate in un ghigno che sapeva di vittoria e il boccino che fluttuava accanto alla sua testa. Sirius era ritratto accanto a lui, con un braccio intorno alle sue spalle, l'espressione arrogante che lo contraddistingueva sempre ma anche una leggera malinconia mal celata, quest'ultimo tratto sicuramente sovrano invece nel viso di Remus, già leggermente sciupato e con un cerotto su una guancia, che sorrideva con una dolcezza che era tutta sua e ospitava l'altro braccio di Sirius sulle sue spalle. Peter era all'altro lato, accanto a James, allegro e innocente con le guance leggermente rosse e gli occhi che guardavano a destra e a sinistra come in cerca di amici.
I loro capelli si muovevano appena, come spinti da un vento leggero, e Sirius faceva appena il gesto di avvicinare gli amici a sé stringendo le mani sulle loro spalle, Remus ogni volta sorrideva un po' di più con gli occhi che brillavano, leggermente increduli come se trovasse strano trovarsi in mezzo a persone che lo amavano, ma forse questo loro potevano vederlo nel disegno solo perché sapevano la sua storia mentre Lily l'aveva catturato nel dipinto senza conoscere la ragione di quello stupore, di quella malinconia e di quella dolcezza perenne; James socchiudeva appena gli occhi dietro gli occhiali, inclinando la testa come per invitare la persona che lo guardava ad acconsentire a qualcosa, il solito incantatore insomma, lo stesso che aveva sia quando chiedeva a Lily di uscire cercando di essere serio, sia quando cercava di invitare gli amici a parlargli dei loro problemi, e Peter intanto si mordeva le labbra nervosamente, suo vizio, per poi sciogliersi anche lui in un sorriso, il suo sorriso timido ma sempre presente quando si trovava con loro. Erano azioni ripetute all'infinito che improvvisamente riconoscevano tutti come proprie da tanto tempo, sempre viste ma mai veramente notate.
«La miseria...» sussurrò James. In qualche modo erano riusciti ad arrossire tutti, imbarazzati nell'essere stati colti così a fondo e nel ritrovarsi davanti ciò che erano davvero in modo così affettuoso e sincero. Frank rise, alzando lo sguardo su Lily che sembrava terribilmente a disagio.
«Ci hai messo solo una sera? Come accidenti hai fatto?» sbottò, con tanto d'occhi.
«Evans, è la cosa più bella che abbia mai visto.» dichiarò Sirius, sincero, mentre lei si torturava le mani. Era così rapito da imbarazzarla.
«Beh, voi non avete più fatto... cose che potessero darmi fastidio, consideriamoci pari.» borbottò lei di rimando, cercando di non farsi catturare dallo sguardo adorante di James, «E poi l'avevo già pronto. L'ho fatto questa estate, mi piace disegnare per rilassarmi.»
«Sei una sorta di artista maledetta.» considerò Remus, ammirato, «Cogli l'anima delle persone e riesci a dipingerla.»
«Magari...» sbuffò lei con un mezzo sorriso, «Beh, ci vediamo.»
«Aspetta, resta con noi!» la supplicò James, «Cinque minuti, dai, non ti dirò nulla!»
«E allora a cosa ti serve che io sia qui?» domandò lei assottigliando lo sguardo.
«Ti sentirò parlare con gli altri e mi divertirò comunque.» rispose lui, felice che gli desse retta.
Peter sfiorò con le dita la pergamena, osservando il viso di James.
«L'hai fatto proprio bello.» commentò sorpreso.
Tutti gli sguardi furono su di lui.
«James, dico. Ha l'aria misteriosa...»
«Tutti voi Malandrini siete misteriosi.» replicò stizzita la Evans, «Non che mi interessi ficcanasare negli affari vostri, ma tutti sembrate nascondere chissà cosa, parlare con voi significa avere sempre la sensazione che ne sappiate di più su tutto, che abbiate già vissuto qualunque genere di avventura.»
«Oh.» fu il commento atono di Remus.
«Ho detto ad Alice che avremmo fatto il tema per Slughorn assieme, sarà per un'altra volta.» disse, girando i tacchi e allontanandosi con passo marziale.
«Sapesse la metà delle cose che avete combinato da quando vi conosco...» considerò pigramente Frank, tornando a prendere il sole, «E comunque tienitelo stretto quel ritratto, Sirius. È oro. Nessuna foto potrebbe prendere tanti particolari di voi tutti assieme.»
James tornò a guardare Sirius.
«Che dici, posso fare una foto della pergamena?» domandò, già pensando a quando se la sarebbe appesa in camera.
«James...» sussurrò Sirius, «Abbiamo risolto il problema di far muovere le orme nella Mappa del Malandrino. Con questo inchiostro e gli incantesimi che ha usato.»
«È vero!»
«Però è proprio bello...» mormorò invece Remus, ancora sognante.
Anche Sirius tornò a guardare il disegno.
«Siamo noi, certo che è bello.» considerò con orgoglio, e gli altri Malandrini sorrisero.
«Ehi...» intervenne di nuovo Peter, «Com'è che la Evans quest'estate ci ha fatto un ritratto?»
«Beh... se questo è come la Evans ci vede, rimangio tutto, fratello. Hai sicuramente speranze con lei e ne vale la pena.» ammise Sirius, e il sorriso di James si fece più luminoso.
Lily ha fatto questo ritratto mentre aspettava le risposte alle sue lettere dopo la morte dei suoi genitori, ed è così che alla fine del settimo anno già vedeva i Malandrini.
C'è chi la fa cantare e io la faccio disegnare, spero non sia troppo suesco... ci saranno altre cose in cui son bravi oltre la magia! Lily disegna e fa pozioni, Alice gioca a Quidditch, Mary cucina...
Sirius mi ha sempre ricordato un po' una mia amica, con i giudizi altilenanti finché non si “innamora” delle persone, anche se pure in quel caso può di nuovo tornare a odiarle. Ecco perché ho pensato che Lily potesse piacergli già da inizio settimo per poi passare come “quella che mi sta portando via James e lo tratta male” e infine dopo l'attentato a Hogsmeade diventare amica e poi sorella.
La battutaccia di Sirius ce la vedo nel suo stile, nonostante tutto, e capisco benissimo le risate di tutti alla faccia di James. Così come quelle nate dal nulla durante una lezione noiosa, senza contare che io rido in modi assurdi e faccio ridere già per questo.
Prossimo capitolo: Levicorpus – Quando nasce un obbiettivo. [inizio dicembre 5°]
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