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Autore: Iris of Goodbye    17/09/2010    4 recensioni
Komm und hilf mir fliegen Leih mir deine Flügel
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti (: Non so come ho avuto il tempo di scrivere questo capitolo visto che non posso stare molto al pc.
Qui si gela (: e mi manca tanto stare a casuccia per scrivere in santa pace, ma vabbe. Tre mesi passeranno in fretta. Avviso tutti che questa tastiera non ha accenti dunque per far capire mettero un‘apostrofo.
Alla prossima, Tschuuss :)



Capitolo 8

 

 

-sono agitato- sussurro‘ il ragazzo seduto sul divano di pelle nera.

- andra‘ bene, come sempre; noi siamo perfetti!- lo rassicuro‘ il fratello vantandoli.

Il moro guardo‘ l‘orologio appeso al muro e annui‘ appena. Le lancette, di differente grandezza ma con colore uguale, segnavano le otto e un quarto.

Tra meno di un ora il primo concerto dell‘humanoid City sarebbe iniziato. Afferro‘ una ciotola di cristallo accanto al sofa‘, dentro vi erano le caramelle gommose che tanto amava.

Proprio come Vi‘ penso‘ abbozzando automaticamente un sorriso amaro.

Infilo‘ uno di quei piccoli orsetti tra le sue labbra e lascio‘ che il gusto della fragoa gli invadesse la bocca.

Vedeva la sua piccola sorellina pochissime volte all‘anno, solo quando sua madre la obbligava a trasferirsi da loro per le vacanze di Natale.

Violette era cambiata tanto da quando avevano iniziato la loro carriera, si era chiusa in se stessa e anche se suo fratello gli dava dello stupido, Bill non poteva non pensare che in fondo, dietro quei sorrisetti

forzati, c‘era tanto odio per loro.

- Ragazzi...- Gordon entro‘ nella sala con alcuni tecnici. - Fuori c‘e il pienone!- annuncio‘ entusiasta.

Tom sorrise maliziosamente lisciandosi appena la maglia extra-large; come al solito avrebbe scelto una ragazza dal pubblico per passare la serata, e sapere che erano in tante poteva solo renderlo contento.

Da parte del moro, arrivo‘ un semplice assenso di capo.

-Bill che c‘e?- domando‘ apprensivo il patrigno.

- Nulla!- mormoro‘ riaggiustandosi la tuta dopo che lo staff ebbe finito di microfonarlo.

Il chitarrista sbuffo‘, sapeva perfettamente cosa passava per la testa al piu piccolo -Bill crede ancora che Violette sia arrabbiata con noi..-

- Ah..- rispose semplicemente l‘uomo, non poteva e non voleva dirgli ora che Simone lo aveva chiamato disperta dopo una furente lite con Violette proprio approposito dei Gemelli.

Sua "Figlia" era poi venuta qui con la sua miglire amica per guardare i suoi fratelli come se fosse una normale Fan. E lui non poteva non essere preoccupato pensando che da sola, a quattordici anni, Era tra una folla

di ragazzine incallite ed in piena fase ormonale.

Avrebbe tanto voluto farla prelevare da uno dei suoi Bodyguard, ma conoscendola, si sarebbe dimentata fino all‘ultimo urlando come una pazza.

Poteva solo starsene inerme e sperare di ritrovarla intera.

Stesso carattere deciso di Tom, stesso comportamento Isterico di Bill.

L‘unica cosa che distingueva violette dai Gemelli erano gli occhi.

I suoi occhi color smeraldo, tanto intensi da far paura.

Quello stesso sguardo che aveva lasciato trapelare molte volte tutto l‘odio per non essere mai presente.

-Gordon??- Bill lo richiamo‘ per la terza volta, scuotendo una mano smaltata dall‘alto verso il basso.

- Si...Scusa.. Ehm.. Bene, e‘ ora di andare- sforzo‘ un sorriso sincero e si appresto‘ a lasciare la stanza in piu‘ in fretta possibile.

- Mah!- Tom scrollo‘ le spalle - Sono l‘unico normale qui!- borbotto‘ soffocando una risata.

Ecco la cazzata! penso‘ suo fratello seguendolo sconsolato.

Raggiunsero il resto del gruppo, ed eccitati quanto impauriti salirono sul palco alle nove in punto.

- Hallo Oberhauseen!- urlo‘ il moro alzando un braccio verso il cielo, e alle prime note della chitarra la sua voce, dolce e contemporaneamente aggressiva, inizio‘ a riempire l‘intero stadio.

Due occhi, arrivati magicamente in seconda fila dopo un pomeriggio all‘insegna di gomitate ed insulti, lo guardavano lucidi per la felicita‘ ed il rancore.

E‘ mio fratello! avrebbe voluto urlare. Ma no, non poteva.

Resto‘ semplicemente in silenzio, inerte tra migliaia di fans, beandosi semplicemente Di quel suono cosi familiare.

- Andiamo Vivi‘! Non sei contenta?- Domando‘ Eli

- Certo... Certo..- sussurro‘ all‘amica sorridendo appena.

Li squadro‘ uno ad uno, ad iniziare da Gustav per finire con Bill, lasciandosi poi traspostare dall‘atmosfera.

Schiuse le labbra ed inizio‘ a cantare; quei testi cosi conosciuti, quei testi cosi maledettamente sentiti.

Solo due ore, prima che la magia del momento cessasse di colpo.

Luci accese, Lacrime infrante contro il pavimento, corpi sfiniti ed un semplice "Dankeschön" da ricordare.

- Oh mio dio..- sussurro‘ emozionata Elizabeth. Le gambe ancora le tremavano per l‘emozione.

Finalmente li aveva visti dal vivo, e mai avrebbe potuto chiedere di meglio.

- Ahm..- violette la guardo‘, immobile allo stesso posto, aspettando che la folla scemasse. - Io torno con mia madre Sta... Sta arrivando- menti‘

- oh- l‘amica scrollo‘ le spalle - Va bene. A domani, Tschuss!- sventolo‘ la mano in aria e scompari inghiottita dalla folla.

La biondina rimase li, e solo quando fu sicura che ogni singola persona all‘interno del palasport fosse andata via, si avvicino‘ alla sicurezza.

- Violette.- La voce di suo padre risuono‘ prepotente

-Papa‘..- rispose, nel parlare nessun tipo di intonazione.

- Tua madre mi ha chiamato. Vieni con me, ti riaccompagnamo a casa.-

- Non occorre. Prendero‘ il treno.- ribatte‘ - Ho solo bisogno di un po di soldi. Sei in arretrato di due mesi con la Paghetta.-

- Non puoi andare sola, e‘ troppo tardi.- si avvicino‘ a lei afferrandole delicatamente il braccio.

- Lasciami!- sbotto‘ cercando di allontanarsi, ma Gordon aumento di poco la pressione - Sta ferma Vi‘ ma che ti prende?!- domando‘ con una punta di rabbia.

Allarmati dalle urla, dopo dieci minuti buoni, i Tokio Hotel scesero Giu‘

Quello che non si aspettava di vedere nessuno, era proprio quello scricciolino che continuava a dimenarsi.

Tre sguardi, e tanto da dirsi.

Violette era li.

  
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