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Autore: Evazick    17/09/2010    1 recensioni
Il sogno più grande di una Romancer? Di sicuro ce ne sono molti, ma uno supera tutti gli altri: entrare nella Parata Nera. La sfortunata protagonista di questa storia ci sarà catapultata dentro per caso, ma non tutto è quello che sembra e forse il suo sogno potrà trasformarsi in un incubo… Mi è venuta in mente mezz'ora fa e non so nemmeno se avrà seguito, ma volevo sentire cosa ne pensate... enjoy! ^^
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eve.'
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Le settimane seguenti furono strane: certe volte sembravano non finire mai, e altre passavano pure troppo in fretta. Prima che succedesse quello che doveva succedere passarono tre settimane, molto impegnative per me. Ormai avevo una mia routine: la mattina volavo con Mikey e il pomeriggio mi allenavo con la spada insieme a Gerard, e a me andava bene così: ormai padroneggiavo la spada abbastanza bene, e il fatto che potessi volare era molto utile durante i combattimenti tra me e Gee. Non vedevo mai Jennifer durante il giorno, impegnata com’era a gestire la sua ‘capacità’ insieme a Ray, che disegnava bene quasi quanto Gerard (cosa che non avrei mai sospettato). Non vidi mai nemmeno gli altri due ragazzi di cui mi aveva parlato la mia compagna, e la cosa mi insospettì. Frank sembrava l’unico a non fare mai niente: lo vedevo apparire e sparire da una parte e dall’altra, come se stesse deliberatamente cercando di evitarmi, e non aveva tutti i torti. Alla fine lui mi chiese scusa e diventammo buoni amici. Lui era l’unico, oltre a Jennifer, a cui confidavo tutto, anche se non gli parlavo dell’ombra, della porta e di tutti gli altri indizi che mi incasinavano il cervello.
Al termine della terza settimana io e Frank eravamo sul tetto a goderci il tramonto. Bè, a dire il vero lui si godeva il tramonto, io ero sdraiata per terra che facevo girare una moneta d’argento trovata per caso in strada. Inutile dire a cosa stessi pensando: Jennifer diceva che dovevo rilassarmi, ma mi risultava difficile sapendo che forse non sarei mai tornata a casa. Il che mi fece venire in mente una domanda.
“Frank?” lo chiamai, alzando lo sguardo dalla moneta che girava fino a cadere a terra.
“Uh?” mi rispose lui distrattamente.
“Voi da quant’è che siete qui? Insomma, sono passati quattro anni dalla Black Parade.”
Anche se non vidi la sua espressione, immaginai che ci stesse pensando su. “Bè, siamo capitati qui alla fine del tour, quindi… più o meno un paio d’anni.”
“E in tutto questo tempo non avete ancora trovato un modo per tornare indietro?!” urlai sbalordita. Frank sembrò quasi imbarazzato e farfugliò: “Gee ci sta lavorando su…”
Gerard? Perché solo lui?” So che in quel momento avrei fatto bestemmiare anche un santo, ma, in quel mondo di indizi e magia, una piccola certezza era tutto quello di cui avevo bisogno. Frank, purtroppo, non era dello stesso parere e raggiunse il limite.
Eve! Cazzo, potresti smetterla di fare così? Credi che non vi senta, tu e Jennifer, quando parlate la sera?” Si girò verso di me, seduta a gambe incrociate. “Non ti è venuto in mente che forse non c’è un modo per tornare indietro? Che forse siamo bloccati qui per sempre?
Cadde un silenzio pesante, fatto di orribili verità. Sull’orlo delle lacrime, dovetti ammettere che Frankie aveva ragione: poteva non esserci un modo per tornare a casa, forse ero morta ed ero nell’Aldilà. Rimasi in silenzio, presi la moneta tra le mani, la feci girare per l’ennesima volta e rimasi a fissarla. Sentii Frank prendere fiato e dire: “Scusa.” Mossi la testa, come per dire che lo perdonavo, ma mi alzai in piedi e distesi le ali. “Vado a fare un giro. Ci vediamo dopo.” Lui non cercò di fermarmi e mi sollevai in alto, verso le nuvole.
 
Vagai tra i grattacieli distrutti per un’ora, alzandomi e abbassandomi anche quando non ce n’era bisogno. Potei piangere indisturbata, inascoltata da quel luogo triste e desolato. Solo quando mi fui calmata abbastanza tornai indietro al nostro palazzo. Atterrai perfettamente. “Hai visto, Frank…” iniziai, ma mi accorsi che sul tetto non c’era più nessuno. Sospirai e scesi le scale.
Arrivata al terzo piano, dove sapevo che Gerard passava la maggior parte del suo tempo, mi bloccai improvvisamente: Frank mi aveva detto che era lui che cercava un modo per tornare a casa, perché non chiedergli se aveva scoperto qualcosa? Non se ne sarebbe lamentato, dopotutto.
Eve, no. Rassegnati. La mia vocina interiore mi desistette per un attimo, e riuscii ad arrivare a metà delle scale che portavano al secondo piano, poi mi girai verso il corridoio del piano superiore, costellato di porte. “Solo una domandina…” sussurrai.
No.
Sogghignai. “Non puoi fermarmi.”
E questo chi te lo dice?
“Io.” Feci dietrofront e imboccai il corridoio del terzo piano, rendendomi improvvisamente conto che avevo parlato da sola. Fortunatamente nessuno mi aveva sentita.
Tutte le porte che davano sul corridoio erano chiuse a chiave, e non si aprivano nemmeno a spallate. Girai l’angolo del corridoio, la moquette rossa che attutiva i miei passi. Dietro c’era un corridoio lungo quanto la prima parte, e il numero di porte era lo stesso. Anche queste erano chiuse a chiave, e un paio erano addirittura sprangate, ma l’ultima a sinistra era aperta. Entrai nella stanza silenziosamente: subito davanti alla porta c’erano un paio di tende rosse come quelle che si vedono a teatro. Mi infilai dietro quella a sinistra e scivolai lungo la parete cercando un buon punto d’osservazione. Ovviamente era ridicolo che facessi questo, ma ero entrata senza bussare e qualcosa (l’istinto, probabilmente) mi diceva che Gerard non c’era o stava facendo qualcosa di privato, ed era meglio non disturbarlo.
Le mie ali erano attaccate al corpo e tenevo la spada con una mano per evitare che facesse rumore. Dopo quella che parve un’eternità riuscii a trovare uno strappo nella tenda, abbastanza grosso per vedere bene, ma altrettanto piccolo per evitare di essere vista. Vi appoggiai l’occhio e guardai al di là. La stanza era grande ed era una delle più spoglie che avessi mai visto: da quel poco che riuscivo a scorgere, c’era solo un immenso specchio che arrivava fino al pavimento sulla parete di fronte a me, e davanti c’era Gerard. La prima cosa che mi chiesi fu Che diavolo ci sta facendo davanti a quello specchio?, ma appena vidi il riflesso dovetti trattenere un’esclamazione di stupore e un conato di vomito.
Era… era la cosa più orribile che avessi mai visto. Era l’insieme di tutto quello che c’era di brutto e malvagio al mondo. Era uno scheletro, una Morte Nera, uno zombie, un vampiro, l’incubo peggiore di ognuno di noi. Non sapevo cosa o chi fosse, ma di una cosa ero sicura: quello non era affatto Gerard Way.
Gee… che ti è successo? pensai. Dove era finito il ragazzo che si truccava di rosso e nero, con i lunghi capelli neri e il giubbotto antiproiettile, quello che parlava di vendetta? Dov’era il comandante della Black Parade, quella vera? Ma soprattutto, cosa l’aveva ridotto in questo modo?
Mi imposi di non farmi prendere dal panico e indietreggiai lungo il muro, cercando di arrivare alla porta senza farmi notare. Tenevo le ali aderenti il più possibile al corpo e la spada fermissima. Una volta uscita di lì sarei corsa via, e avrei trovato da sola un modo per tornare a casa, per scappare da quello che avevo appena visto. Forse avrei avvisato anche gli altri…
Ci siamo quasi. Mancava solo un metro alla porta e alla mia salvezza. Allungai una mano verso la maniglia…
CRASH!
MERDA!
Avevo inciampato contro un vaso che prima non avevo notato, e quello era caduto in terra alla velocità della luce, senza nemmeno darmi il tempo di preparare un piano B. Sentii i passi di Gerard avvicinarsi verso la tenda, e non pensavo che sarebbe stato contento di vedermi. L’unica cosa che feci fu di mettere una mano sopra l’elsa della spada e prepararmi a sfoderarla: non sarebbe servito a nulla, ma fu l’unica cosa che mi venne in mente al momento. Tre secondi dopo la tenda si aprì e incontrai lo sguardo gelido di Gerard, così come lui incontrò il mio, spaventato ma pronto a battersi. In un breve momento di lucidità una tessera del puzzle andò al suo posto: era questo quello che Jennifer aveva visto, l’ombra che aveva disegnato non era altri che Gerard. E dire che lo avevo escluso a priori dalla lista dei miei sospetti.
Lui non sembrava per niente stupito di vedermi, come se sapesse benissimo che ero entrata di nascosto e avevo visto... bè, quello che avevo visto. Non mi lasciò nemmeno il tempo di parlare: con una forza e una velocità impossibili per un essere umano, mi afferrò entrambi i polsi con la mano destra e mi trascinò fuori dalla stanza. Lottai per cercare di liberarmi da quella presa di ferro, ma fu tutto inutile, e iniziai a gridare. “Lasciami andare! Lasciami andare! Qualcuno mi aiuti! Jennifer!”
Niente. Sembrava che non ci fosse rimasto nessuno nel palazzo. Gerard non mi intimò mai di fare silenzio, il che mi fece pensare che lui probabilmente sapeva che nessuno poteva sentirmi. Io però non mi arresi e continuai a dimenarmi e a urlare, le ali che battevano come impazzite, ansiose di volare in alto.
Arrivati al pianterreno, Gerard non si diresse fuori o verso il giardino, come avevo immaginato, ma scese gli ultimi tre gradini, quelli che portavano al corridoio e alla porta di cui mi aveva parlato Mikey. Mi aveva detto che era impossibile aprirla, ma appena Gerard la spinse leggermente quella si spalancò. Il corridoio continuava per chilometri, ma lui mi trascinò solo fino verso la metà, dove a sinistra c’era una porta di ferro ancora più resistente e grande della prima. Anche quella si aprì alla stessa maniera, rivelando una cella piccola e illuminata solo da una grata tre metri sopra il pavimento. Io feci del mio meglio per evitare di essere rinchiusa, ma ancora una volta fu tutto inutile, e Gerard mi scaraventò dentro. Venni incatenata alle caviglie, poi la porta si richiuse, lasciandomi al buio quasi totale. Mi trascinai verso la porta e iniziai a tempestarla di pugni. “Aprimi! Aprimi, brutto pezzo di merda! Non puoi lasciarmi qui!” Continuai così anche quando sentii che l’altra porta veniva chiusa. Col passare dei minuti i miei colpi diventavano sempre più deboli e la mia voce più flebile, finchè non lasciai cadere le braccia e scoppiai a piangere.
“Piangere non ti aiuterà certo ad uscire di qui.” Sobbalzai quando sentii una voce nell’oscurità: a quanto pareva, non ero l’unica che era stata imprigionata. Mi girai verso l’angolo da dove era provenuta.
“È pur sempre meglio che non fare nulla, no?” Fissai la porta e rimasi un attimo in silenzio, aspettando che la voce commentasse, ma lei rimase zitta. Allora continuai:“Dio, non riesco a capire cosa possa essere successo a Gerard. Non l’ho mai visto così, deve essergli successo qualcosa…” Folgorata da un’idea, mi girai nuovamente verso la voce e le chiesi: “Tu lo sai? Sai cosa è successo a Gee?”
Lei rise amaramente. “Se so cosa gli è successo? Certo che so cosa è successo a Gerard Way.” Sentii un rumore di catene spostate e un lamento di dolore, poi una figura si spostò dal buio fino a finire nel cono di luce che proveniva dalla grata: un ragazzo con addosso dei pantaloni e una maglietta nera, con sopra una giubba nera da militare con una stella da sceriffo, e alla cintura c’era appeso un fazzoletto rosso. Capelli neri corti, occhi verdi. Avevo visto in molte foto e pure troppi video quell’abbigliamento e quel viso, anche se non lo avevo mai visto incatenato ai polsi e alle caviglie.
Trattenni il fiato per la sorpresa.
Io sono il vero Gerard Way.”
*
BUM! Colpaccio di scena!
E anche se non c'entra un emerito ca... volo, sto aspettando il 28 settembre per Bulletproof Heart. Tutte le volte che compro il nuovo album di un cantante o un gruppo che mi piace penso sempre che abbia fatto un brutto affare, ma poi mi ricredo (lo so, ho una mente malata XD). Ma comunque...Non so perchè Gee è vestito come al Projekt Revolution, ma mi serviva qualcosa simile ma non uguale alla Black Parade, quindi... Projekt Revolution.
Da qui in poi penso che aggiornerò meno spesso (forse ogni due giorni) perchè ho le idee leggermente confuse... ma tranquille, ho intenzione di portare questa storia To The End, non so se rendo l'idea XD Uhm, vabbè -.-'.
So Long And Goodnight!
-66 Death Days: The True Lives Of Faboulous Killjoys (io l'avrei fatto più lungo XD)
-11 Bulletproof Heart
  
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