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Autore: francyrm21    18/09/2010    1 recensioni
Jasmine non è una ragazza come tutte le altre. Otre ad essere stata abbandonata dai suoi genitori, dalla nascita è in grado di fare cose fuori dal comune. Grazie a queste sue abilità, Jasmine affronta tutte le notti il mondo dei vampiri per proteggere gli umani dal pericolo. Una casualità le farà incontrare la famiglia Cullen e la tribù dei Quileutes. Instaurerà rapporti di affetto con entrambe le parti: Renesmee Cullen diventerà la migliore dell amiche che poteva sperare di trovare; Seth, il giovane Quileute, conquisterà il suo cuore troppo trascurato negli anni precedenti. La nuova vita che gli si è dispiegata davanti, durerà? O succederanno cose che la metteranno in pericolo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OK GUYS, ECCO QUI UN ALTRO CAPITOLO BELLO BELLINO... SPERO VI PIACCIA!!! XD QUESTI VOLTURI COSA MAI VORRANNO DAI NOSTRI AMICI??? CATTIVONIIIIIII XC

 

«I Volturi. Vogliono ucciderci una volta per tutte». Alice era così spaventata che sembrava essersi come rimpicciolita.
«Perché? Cosa vogliono?». Renesmee cercava di tenere la calma mentre sfiorava il viso dei suoi genitori e, a poco a poco, i loro volti si calmarono senza perdere quella luce agghiacciante dagli occhi.
«Hanno ricevuto il nostro invito al matrimonio. Non so ancora come, ma sanno che Jacob è un mutaforma e non sono disposti ad acconsentire alla vostra unione. A quanto pare hanno riconosciuto anche il nome di Jasmine fra i testimoni e vogliono sapere cosa centra lei con noi. Aro la vuole più di ogni altra cosa al mondo e non è disposto a vederla dalla nostra parte». Seth ringhiò così forte accanto a me da distogliere la mia attenzione dal discorso e per calmarlo lo accarezzai all’altezza della guancia. «Non credo sappiano della vostra unione. Vuole solo che tu non sia dalla nostra parte durante lo scontro».
«Perché non acconsente alla nostra unione? Prova a sforzarti, ti prego». Chiese Renesmee alla sua zia preferita.
«Vedo strane immagini che non riesco a decifrare. Vedo un vampiro nuovo accanto ad Aro che stringe l’invito fra le mani e poi prendono la decisione. Non so dirti il perché!». Potevo vedere quanto l’essere impotente potesse devastarla. Non riusciva a vedere il perché avessero preso quella terribile decisione sicuramente per il fatto che riguardava Renesmee, Jacob ed anche a causa mia. Lei non poteva vederci.
«Io posso aiutare. Non lascerei mai che vi succeda qualcosa». Dissi facendomi avanti.
«Assolderanno un esercito apposta per sterminarci». Disse Alice monocorde.
«Quanti». La vidi mentre cercava di concentrarsi e mettere a fuoco qualcosa di lontanissimo. La vidi lanciare un’occhiata strana verso Edward e mi sembrava che entrambi stessero parlando, solo non riuscivo a sentirli. Dannati sensi umani! «Alice, dimmi quanti saranno!». Mi avvicinai a lei per tentare di convincerla.
«Finora sono diciassette disposti a seguirli fino in fondo, escluse le guardie personali. Ma aumenteranno». Sentivo che mi stava nascondendo qualcosa.
«Anche se dovessero aumentare, posso occuparmene di una ventina o forse più e per gli altri ci sarete voi». Mi voltai per un attimo per incontrare l’enorme e preoccupato sguardo di Seth che mi colpì in pieno. La grandezza di quegli occhi non faceva altro che accentuare la sensazione di ansia e parziale rifiuto che riuscivo a leggervi dentro.
«Sarà fra quattro giorni. Non vogliono darci il tempo di chiamare altri vampiri in nostro soccorso, per facilitarsi il lavoro». La mascella di Alice si chiuse in uno scatto repentino e secco da poterci piegare l’acciaio con una morsa simile.
«Ci sarò io a rendergli il lavoro più difficile». Sapevo che quest’idea era ciò che più Seth temeva così non smisi di accarezzargli il muso per tutto il tempo.
«Non possiamo permettere che tu ti batta per noi, non sarebbe giusto». Mi interruppe Edward che assunse uno sguardo preoccupato che non riuscì a decifrare.
«È più che giusto! In parte è anche colpa mia se verranno qui, no?». Sapevo cosa passava per la testa ad Edward. Aveva visto nella mia mente cosa era successo l’ultima volta che ho dovuto affrontare così tanti vampiri e non voleva che questo potesse accadermi ancora. Non adesso che io e Seth stavamo insieme. Vidi che mi rispondeva affermativamente dal suo sguardo e in quel preciso momento pensai che Seth non doveva saperlo. Se avesse saputo che rischiavo qualcosa in più di un normale mal di testa, avrebbe potuto soffrirne e non volevo che potesse essere per colpa mia. Sapevo che Edward non avrebbe detto niente perché era compito mio dirglielo o scegliere di non farlo.
«Ma perché Aro la vuole così tanto? Come fa a sapere della sua esistenza?». Chiese Renesmee all’improvviso.
«Ho incontrato i Volturi qualche anno fa quando anticipai il loro lavoro su un gruppo di vampiri che seminavano il panico a Dallas. A quanto pare uno di loro aveva un dono particolare che Aro voleva vedere di persona. Dopo aver saputo della mia esistenza da un pazzo che mi aveva vista usare le mie abilità sui vampiri, si decisero a farsi avanti». Il ringhio sommesso di Seth mi interruppe dal mio racconto per qualche secondo di troppo mentre non smettevo di accarezzarlo, soprattutto adesso che la storia non era finita. «Non fui per niente cordiale con loro e tanto per tentare di rimettermi apposto, Jane ha provato a sferrare il suo attacco contro di me». Il ringhio divenne più forte e acuto. Mi avvicinai per poterlo calmare e far incontrare i miei occhi con i suoi per dirgli che non c’era niente di cui preoccuparsi. «Nel pieno dell’agonia e del dolore potevo vedere comunque da dove provenisse il flusso di energia di Jane e, con un gesto disperato, lanciai il mio potere verso di lei. Non ne avevo grande controllo così le ridussi in polvere solo il braccio sinistro e un pezzo della gamba, si riprese in fretta ma in viso si vedeva che voleva uccidermi in quel preciso istante. Aro ne rimase affascinato che volle sapere tutto di me e mi convinse a toccarlo. Era così cordiale e gentile che per un attimo pensai seriamente alla sua proposta di unirmi a loro. Mi sentì strana, come se volessi farlo sul serio e poi capì che qualcuno della sua cerchia stava cercando di attirarmi verso di loro e così mi allontanai». Ricordavo ancora lo sguardo in fiamme di Aro non appena aveva scoperto cosa ero capace di fare e desiderava che io fossi una dei suoi per il grande potere che avrei acquisito se fossi diventata una vampira. In quel momento il solo pensiero mi rivoltava lo stomaco. Preferivo morire piuttosto che trasformarmi in un mostro, per non parlare che non avrei potuto avere Seth. Non avrebbe mai potuto amare un vampiro. Se non me ne fossi accorta ed avessi preso quella strada, io e Seth non saremmo potuti stare insieme, mai. Un’agonia peggiore di quella di Jane aleggiava attorno al mio cuore.
«È per questo che è così curioso di sapere che cosa ci fai qui». Bella mi guardò con fare dispiaciuto come se capisse cosa potessi provare. Annuì rivolgendo uno sguardo a Seth che era più che semplicemente preoccupato, i suoi muscoli sotto la pelliccia era così tesi da sembrare di granito.
«Vorrei accompagnare Seth a casa per potergli far indossare dei vestiti. Torneremo per poterne parlare ancora». Dovevamo parlare un attimo da soli. Dovevo rassicurarlo sui motivi della sua agitazione. Non ce n’era alcun bisogno. Potevo occuparmene di una ventina di vampiri ed al massimo avrei subìto qualche giorno di coma. Sopportabile effetto collaterale. Qualcosa nello sguardo di Edward mi fece capire che qualcosa d’importante mi era stata nascosta. Me ne avrebbero parlato presto. Mi voltai in direzione di La Push.
Volavo basso quasi a contatto con Seth riuscendo a seguirlo senza l’aiuto supplementare della vista. Mi concessi comunque un’occhiata furtiva per poterlo vedere correre anche in forma di lupo. Era magnificamente armonioso e allo stesso tempo selvaggio, ed il movimento ritmico delle quattro zampe sul terreno era ipnotico da osservare. Si fermò di fronte alla porta e guardandosi intorno cambiò sembianze proprio davanti a me. Gli atterrai praticamente in braccio e questo lo fece sorridere anche se i suoi occhi erano ancora preoccupati.
«Sai che non devi? Sono capacissima di occuparmi di qualche vampiro». Cercai di imitare il suo sorriso smagliante con la differenza che i miei occhi erano convinti di quello che dicevo.
«Preoccuparmi di te è il mio mestiere. Soprattutto se tu non sei disposta a farlo». Era tornato serio cercando di sdrammatizzare l’impressone che mi stava dando. Feci toccare le nostre labbra leggermente per poter togliere dal suo viso quell’espressione triste che odiavo. «Sono nudo, con te in braccio, sul nostro portico e tu mi baci in questo modo?». Ero riuscita nel mio intento così mi concessi una risata sonora alle sue parole.
«Credo di aver sognato una cosa simile una volta». La sua risata in confronto alla mia fu un paio di ottave più alte.
«Davvero? E come continuava il sogno?».
«Non abbiamo abbastanza tempo per la continuazione del sogno. Dobbiamo tornare dai Cullen». Invece di aprire la porta, si avvicinò ad essa senza toccare il pomello, e fece appoggiare la mia schiena contro di essa. Quello era un bacio tutt’altro che delicato. Sentì cigolare la porta sotto la nostra pressione.
In quel momento l’aprì e la chiuse con forza dietro di se. La direzione che prese la conoscevo troppo bene, era la nostra camera. Mi baciò ancora e ancora facendo toccare le sue dita con la mia pelle così tante volte da azzerare completamente i miei ricordi di una qualunque altra forma di vita oltre noi. Potevo toccare la sua pelle incandescente ovunque, affondandoci le dita il più forte che mi era concesso. L’aria attorno a noi era così densa da rendere i nostri respiri affannosi e febbrili. Il mio gemito si perse dentro la sua bocca quando mi tirò più su. Non volevo dovermi separare da lui per nessun motivo al mondo così feci scivolare le mie mani fra i suoi capelli spingendo la sua nuca verso di me. Si sedette sul letto per poterci rendere le mosse più facili. Sciolse il contatto con le nostre labbra ma continuò sul collo e poi sulla clavicola mordicchiandomi la pelle sporadicamente. Volevo vedere i suoi occhi mentre mi baciava a quel modo ed allora, abbassai lo sguardo. Così tremanti e luminosi per l’impellenza di avermi sempre più vicina. Mi si fermò il respiro mentre passavo le dita sul contorno delle palpebre e istantaneamente il suo sguardo si spostò nel mio. Era come se potesse scrutarmi dentro, come capitava a me quando i miei poteri prendevano il sopravvento ed io potevo vedere ogni singolo granello di polvere per chilometri. Cominciai a baciargli gli zigomi e tutto intorno agli occhi senza smettere di guardarlo. I suoi occhi erano sempre nei miei. Sarei potuta rimanere a fissarlo a quel modo per il resto della mia vita. Pensai: eccolo qui tutto il mio mondo, concentrato in una sola persona capace di fare di me qualunque cosa gli possa venire in mente. Tutto quello che voglio guardare, toccare, respirare, baciare, assaggiare, mordere, scoprire, vivere.
Ripresi a respirare dopo un tempo interminabile e non potei evitare di abbracciarlo forte per non doverlo mai vedere andarsene. Nella mia vita per sempre. Ogni momento, importante o insignificante che fosse, doveva contemplare la sua presenza altrimenti non mi interessava viverlo.
Seth mi fece voltare per poter decifrare il mio sguardo. Mi baciò delicatamente e ci guardammo a lungo prima di tornare coi piedi per terra.
«Non mi ci abituerò mai, lo sai?». Lo sentì sorridere sotto le mie labbra. «Ed il modo in cui mi guardi, non credo di meritarmelo». Le mie dita sfioravano corde immaginarie sul suo volto magnifico.
«Non posso smettere di amarti ed i miei occhi rispecchiano ciò che sento per te più delle azioni, più del sesso». Confermò le sue parole baciandomi delicatamente senza interrompere il contatto visivo. Era vero. Il bacio era stupendo tanto da darmi delle sensazioni uniche ma i suoi occhi nei miei erano tutto un altro discorso. Ogni parte del mio viso ribolliva al semplice fatto che lui lo stesse guardando. Quello sguardo dolce e desideroso con piccole sfumature di selvaggio ai bordi non facevano altro che guardare me. «Il modo in cui ti amo, non so se riesco a spiegartelo. Mi lega a te nel profondo, mi brucia dall’interno da farmi male. Non sopporto nemmeno il pensiero di potermi allontanare da te o che tu possa farlo. È il mio incubo peggiore». Non riuscivo a credere che potesse seriamente sentirsi così. Era molto simile a ciò che provavo io per lui ma che non ero mai riuscita ad esprimere.
«Io non ti lascerò mai, te lo prometto. Sono tua e tu sei mio, per sempre, niente in questo mondo potrà cambiarlo». Guardando nei suoi occhi, sapeva che dicevo la verità. Lo strinsi di nuovo come per assicurarlo anche con i fatti che non lo avrei mai abbandonato.
Mi alzai dalle sue gambe sapendo che i Cullen si aspettavano il nostro ritorno al più presto. Mentre Seth si vestiva, ripensai allo sguardo di Edward che sembrava nascondermi qualcosa di importante e ad uno stratagemma per potergli parlare senza la presenza di Seth. Sapevo per certo che era qualcosa che non avrebbe gradito vista la riluttanza di Edward a rivelarlo davanti a lui.
Appena Seth fu pronto, salì sulla sua schiena per poterci avviare verso casa Cullen. Tutto sembrava parecchio silenzioso nei dintorni della villa e mi fece addirittura presumere che non ci fosse nessuno. Forse erano andati a cercare aiuto. Ma Seth non si fermò e proseguì verso la porta principale e la aprì normalmente. Erano tutti in salone e, dalle pose che assunsero, mi sembrava che stessero fingendo più calma di quanto fossero in realtà. Mi lasciò scendere e vidi Jacob puntare dritto verso di noi. Mi guardò con negli occhi uno sguardo indecifrabile e si mise direttamente di fronte a Seth, vicino alla porta.
«Ho bisogno del tuo aiuto. Devo andare ad avvertire Sam del pericolo e tu dovresti andare da tua sorella e da Quil perché non riesco a rintracciarli, saranno in forma umana in questo momento». Vidi Seth abbassare lo sguardo verso di me, era leggermente triste mentre scioglieva l’intreccio delle nostre dita.
«Vado immediatamente, comincio da casa mia e poi si vedrà». Mi baciò la fronte e corse via assieme a Jacob.
Mi avvicinai al salone e mi sedetti accanto a Renesmee che aveva fatto uno spazio apposta per farmi sedere. Mi sentivo come se mi stessero preparando per ricevere una brutta notizia e gli occhi rabbiosi e infuocati di Edward mi diedero la conferma.
«Cosa non mi avete detto?». Chiesi con cautela. Tutti si voltarono verso di me e in quel momento desiderai non avere risposta.
«Aumenteranno, ma non ti abbiamo detto che sappiamo esattamente quanti saranno. Non volevamo dirtelo davanti a Seth perché avremmo potuto crearti dei disagi di fronte a lui e provocare un suo attacco di rabbia». La voce di Alice parve un sussurro come se tentasse di modularla il meglio che poteva per rendermi comprensibili le sue parole.
«Quanti saranno?». Cercavo di mantenermi calma non sovraccaricando i miei pensieri con la mia fervida immaginazione.
«Più di cinquanta, cinquantacinque forse. Non ti volevamo coinvolgere per questo. Tu non devi rischiare la tua vita per noi. Rischi il coma con nemmeno la metà di loro e l’altra metà sarà supportata dalle guardie dotate di abilità potentissime. Non devi assolutamente immischiarti in questa faccenda. Devi andartene, assieme a Seth. Non vi troveranno mai, e se dovessero riuscirci sarai in grado di proteggervi entrambi». Avevo ascoltato attentamente ciò che mi aveva risposto Edward, solo che non ero riuscita ancora ad assimilare l’idea.
Dopo parecchi istanti vagliai le scelte che mi si aprivano davanti: potevo andarmene, come mi veniva consigliato, e portare Seth con me o restare e combattere probabilmente con non pochi effetti collaterali come il coma o peggio.
Cercai di vagliare anche le eventuali conseguenze delle mia azioni. Se fossi rimasta, avrei combattuto e avrei dato una buona occasione di sopravvivere alla mia famiglia ed ai miei amici anche se tutto ciò a caro prezzo. Seth avrebbe sofferto terribilmente quando la mia vita sarebbe stata messa così in pericolo. Ma a questo dovevo aggiungere che non era detto che il mio destino fosse quello di morire. Forse i giorni di coma sarebbero semplicemente aumentati in base ai vampiri che avrei ucciso finche non avrei perso i sensi.
Se me ne fossi andata, tutte le persone attorno a me in quel momento, non sarebbero più esistite, sarebbero state tutte bruciate vive. Non potei evitare di scorrere uno per uno i loro sguardi che fissavano il vuoto oramai da un eternità in attesa di una mia risposta. E poi un lampo terrificante mi trafisse la mente. I Volturi stavano tornando perché volevano impedire a Renesmee e a Jake di sposarsi e sapendo quanto Aro tenga a lei, probabilmente il loro principale obiettivo era di distruggere tutti i mutaforma, compreso Seth. Appena la mia mente sfiorò questo pensiero, notai che Edward prestava maggiore attenzione. Sarebbero potuti andare anche alla riserva per sterminare l’intera tribù, per quanto ne sapevamo, per essere sicuri di non averli più tra i piedi. Una fitta gigantesca mi attanagliò da capo a piedi al solo pensiero di tutti quei morti, potevo sentire le urla nelle orecchie di persone innocenti che correvano all’impazzata per cercare di salvarsi la vita. Non potevo permetterlo! Non potevo! Tutto ciò su cui si basava la mia esistenza, oltre Seth, era proteggere le persone ed era mio dovere farlo. Tutto questo entrava in conflitto con il semplice fatto che il centro della mia vita ne avrebbe pagato le conseguenze se tutto fosse andato male.
«Credo tu abbia ragione, potrebbero voler fare le cose per bene e mettersi a decimare tutti i Quileutes per essere sicuri di estirpare il gene mutante». Sentì Renesmee accanto a me tremare violentemente.
«Io non mi tiro indietro. Combatterò come posso, ma non è detto che sia abbastanza». Ogni cellula del mio corpo tentava di repellere i sentimenti che sentivo nascere lentamente e inesorabilmente. Allontanai il pensiero che non era solo la mia vita in gioco. Ci avrei pensato quando ero da sola senza troppe menti che potessero leggere nella mia, senza offesa.
«Non puoi farlo! Sai benissimo come la prenderà Seth quando lo saprà. Ne soffrirà enormemente, non puoi permetterlo!». Speravo che Renesmee non toccasse l’argomento lì davanti a tutti.
«Sceglierò io se, come e quando dirgli tutto. È compito mio. Le vostre vite e soprattutto quella di Seth sono più importanti della mia». Non potevo più stare lì. Dovevo riflettere da qualche altra parte da sola. Dovevo affrontare la parte di me che ancora si rifiutava di mettere anche in un minimo pericolo il mio futuro con Seth. Dovevo zittirla e rinchiuderla in fondo al mio cuore e ridurla ad una speranza. Fino a quindici minuti prima era una certezza ma da quel momento in poi non potevo più darla per scontata. Dovevo mettere in conto che sarebbe potuto capitare anche la peggiore delle ipotesi.
«Non dire stupidaggini! La tua vita ha valore quanto la nostra ed io non sono disposta a lasciartela rischiare per salvare la mia!». Renesmee non aveva intenzione di desistere. Dovevo risponderle anche a costo di essere crudele e brusca.
«Faresti seriamente uccidere tutte le persone che ami, compreso Jacob, solo per impedirmi di fare ciò che è giusto? Non essere ridicola. E poi non devo chiedere il tuo permesso ne quello di Seth. Farò quello che devo, anche se voi sarete contrari». Mi rivolsi a chiunque avesse altre obiezioni in proposito. Sentivo la rabbia fluirmi dentro le vene che mi avvelenava l’anima. Avevo voglia di distruggere qualcosa.
«È una tua scelta, ma vorremmo che tu non lo facessi. Tengo a Seth e non voglio che…».
«Basta! Il vostro unico pensiero sarà quello di chiedere più aiuti che potete ai vostri amici per i restanti vampiri che non si scoraggeranno a vedere i loro compagni trucidati davanti ai loro occhi». Interruppi Edward prima che potesse andare oltre, non l’avrei sopportato. Cominciavo a riconoscere il tono della mia voce come quella dei miei pensieri quando sapevo di dover affrontare qualcosa di grosso. Trasudava rabbia, risentimento e ripugnanza per qualcosa di indefinito. O meglio per i vampiri in generale. Sentivo che il limite era vicino, dovevo andarmene e tentare di chiarirmi le idee prima che Seth potesse notare qualcosa di strano.
Senza rispettare le buone maniere, uscì dalla porta per riuscire a trovare un posto appropriato per andare in pezzi e per poterli rimettere insieme senza troppi danni. Il primo posto che mi venne in mente fu la scogliera. Avrei potuto riflettere e se avessi dovuto sfogarmi, l’oceano era un buon posto dove potermi scatenare senza creare guai.
Era da tempo che non volavo così velocemente, avevo quasi dimenticato la sensazione del vento su di me a quella velocità assurda. In quei momenti non sentivo nient’altro. I pensieri di qualunque genere si prendevano una pausa e rimanevano lì ad aspettare che fossi arrivata a destinazione e che fossi pronta a prenderli di petto. Questa volta fu un po’ diverso perché erano proprio quei pensieri a spingermi a volare più veloce. Arrivata alla scogliera sentivo che non ero ancora pronta a sfogarmi così mi sedetti sul bordo per tentare di fare un po’ d’ordine nell’enorme casino che avevo nel cervello.
Come poter passare sopra al fatto che avrei potuto perdere Seth per sempre? Sapevo che era una possibilità. Potevo sentire distintamente l’ostilità di prima tornare in superficie con più forza ora che lasciavo fluire tutto senza barriere.
Dovevo lasciare l’unica cosa bella e pura nella mia schifosa vita per colpa dei vampiri dopo che avevo deciso di metterla al primo posto. Abbandonarla, rifiutandola dopo tutto quello che era riuscita a darmi. Tutto l’amore, la dolcezza, le carezze, i baci, gli sguardi che mi aveva donato ed io stavo per darglieli indietro, come indesiderati.
Lacrime di disperazione, rabbia e puro odio mi rigarono il viso, raffreddando la pelle ormai incandescente al loro passaggio. La sentivo, la mia pelle, bruciare come elettrificata dall’interno e l’aria intorno a me era così densa di energia che nessuno si sarebbe potuto avvicinare a me senza farsi certamente male. La mia stupida vista umana era annebbiata dal liquido salmastro che fuoriusciva dai miei occhi ma non mi importava poiché vedevo benissimo. Stava per succedere. Ribollivo dall’interno, ero sovraccarica di energia. Avevo voglia di sbarazzarmi di quella carica esplosiva che avevo nella testa e non vedevo l’ora di poterlo fare.
Gridai. Forte. Verso il cielo che avevo tanto ringraziato per avermi fatto incontrare Seth. Sentì l’energia abbandonare il mio corpo e separarsi dalla mia pelle lentamente, come un cerotto. Una forza invisibile aveva spazzato via le mie lacrime, aveva creato un vento impetuoso che mi scompigliava i capelli e spingeva dietro di me, apparve una spaccatura profonda in mezzo all’oceano, che per un attimo potei scorgere il fondale sottostante, che si richiuse dopo pochi istanti su se stessa creando onde di qualche metro, scure e minacciose che si infransero sulla spiaggia dove si inghiottì qualche metro di costa. Nessuno era presente a ciò che avevo fatto così non avevo messo nessuno in pericolo. Avvertivo ancora la presenza di qualcosa attorno a me. Forse alcuni avrebbero chiesto spiegazioni su quell’avvenimento. Esercitazioni per la battaglia. Poteva funzionare se mi mostravo convinta.
Ero svuotata di ogni forza ed il solo pensiero di dover tornare a casa volando mi fece attraversare la testa come da un fulmine che mi impediva di usarli. Cominciavo ad accettare la situazione che si sarebbe potuta verificare. Non era facile digerire quel boccone ma era nell’interesse di tutti che io lo facessi. La questione era, come facevo a dirglielo? Avrei scatenato un uragano su tutti noi che poi si rivelerebbe inutile perché sapevo che lo avrei fatto comunque. Ero combattuta fra il fatto di mantenere il segreto e sperare che tutto possa risolversi al meglio e fra il fatto di doverglielo dire sperando nel suo buonsenso.
Mi incamminai verso il confine della foresta con questo dilemma in mente quando sentì Seth che si avvicinava, correndo verso di me in forma umana. Non ero assolutamente pronta a fronteggiarlo! Dovevo avere più tempo! Ma se me ne fossi andata lo avrei fatto insospettire e non potevo permettermelo. Cercai di strofinarmi gli occhi ancora gonfi di lacrime per potermi rendere presentabile a lui, per non fargli capire che stessi soffrendo come non mi era mai successo prima di allora. Presi un respiro profondo e cercai di indossare una maschera rassicurante.
Lo vidi comparire verso est mentre focalizzava in un attimo la mia posizione e spostava leggermente la sua rotta di corsa. Si fermò di scatto davanti a me e mi strinse forte. Così forte che se avesse premuto ancora sarebbero uscite solo altre lacrime. La mia maschera era fragile e pronta a cadere senza troppi sforzi.
«Mi sei mancata tantissimo». Mi sussurrò piano all’orecchio. Ci soffiò dentro il suo respiro caldo che mi smontò completamente per un attimo. Deglutì rumorosamente mentre mi rimettevo sul viso la maschera rassicurante.
«Anche tu. Non sai quanto». Sentivo le lacrime minacciare di affiorare dagli occhi e tradirmi proprio in quel momento.
«Cos’è successo? Ho sentito le urla spaventose e ho visto le onde gigantesche di poco fa». Sembrava agitato mentre mi chiedeva una spiegazione.
«Mi esercitavo. Scusa, non volevo farti innervosire». Feci sprofondare i miei occhi nei suoi sperando che non riuscisse a leggere cosa ci potesse essere dentro. Gli accarezzai il volto con la punta delle dita e mi faceva sentire una schifosa bugiarda. Fallace e amara.
«Stai bene?». No. Vorrei che i pericoli che ci minacciano sparissero per sempre, pensai.
«Adesso si». Gli sorrisi e mi alzai sulle punte per poterlo baciare. Sentivo ancora le sensazioni di passione e desiderio ma erano decisamente coperte dall’amaro che non smetteva mai di contaminare ogni mio gesto con lui. Provai con più decisione per tentare di sovrastare la tristezza con l’amore ma funzionò solo in parte. Mi alzò più su per potermi raggiungere meglio e lo sentì premere con forza per poter mantenere il contatto fra noi. Mi sentivo soffocare. Per la prima volta sentivo un leggero istinto di spingerlo via. Non lo feci. Anzi usai tutto il desiderio inespresso che avevo trattenuto fino a quel momento e quello che temevo non avrei potuto esprimere in futuro e lo concentrai in quell’unico momento.
Per un lungo istante non sentì il dolore. Solo i miei sentimenti più belli per Seth, che presero il sopravvento e si impossessarono del mio corpo. Gli allacciai le gambe ai fianchi e mi avvinghiai al suo collo per potermi facilitare le mosse. Indietreggiò per la sorpresa e lo vidi fermarsi quando la sua schiena trovò un appoggio. Si fece scivolare sfregando contro l’albero alle sue spalle e si sedette fra le sue radici. Ancora meglio. Avrei potuto usare il terreno per fare leva sulle gambe e poterlo baciare con più ardore. Quelle sensazioni, non volevo farle andare via per paura che la tristezza e il dolore potessero tornare per non lasciargli più spazio.
Lo baciavo ovunque ne avessi la possibilità. Mordevo dove potevo. Respiravo i suoi respiri pieni di voglia di me. Ogni bacio aveva un sapore dolcissimo.
«Andiamo a casa». Riuscì a dire a malapena. Non volevo distrarmi troppo da quello che stavo provando perché avevo il sentore che non lo avrei potuto più provare. Durante tutto il tragitto non smisi di toccare la sua pelle. Gli baciai il collo, la gola superando la dolce collina del mento con la punta della lingua per poi mordicchiargli il labbro inferiore. La sua corsa con me non era mai stata così veloce. Gli alberi attorno a noi fischiavano al nostro passaggio con un rumore che faceva venire i brividi. Arrivati in camera nostra non avevo nient’altro in mente che quel momento e Seth sotto di me.

  
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