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Autore: Snafu    18/09/2010    3 recensioni

Buongiorno e benvenuti nella mia fiction!
Allora, prima di cominciare un po' di cosette:
> Innanzi tutto è una fiction slash, quindi chi non apprezza il genere o tenta la fortuna o cambia fiction ahah
> E' la prima fiction su Legolas/Aragorn che scrivo, quindi, per piacere, siate clementi! Non ho ancora deciso se scrivere dal punto di vista di entrambi e neanche di che cosa parlerà la fiction (vado all'avventura) però intanto ho un inizio :)
> Ringraziamenti: innanzitutto un “grazie” globale, con tanto di baci e abbracci, a tutte le ragazze del Wicked Games Forum. Questa è la prima fiction scritta di mio pugno che leggono (o che mi auguro leggeranno ahah) e spero di non deluderle, è anche grazie a voi se questa fiction è arrivata.
Di tutte le ragazze, un ringraziamento particolare ad Helin, è a lei che voglio dedicare questa mia fiction ed è a lei che mi sono ispirata per il personaggio di Micol. In realtà non so perché, però mi ha insegnato tanto da quando l'ho conosciuta e questo è un pensiero per lei!
Poi una nota ad Enedhil. Ho scritto questi primi capitoli, dopo aver visto il tuo video. Mi si è aperto un mondo. Avevo continuato a frequentare il WG nell'ombra, leggendo le vostre fiction, ma non ero mai riuscita, per così dire, a mettermi in gioco. Adesso vediamo che salta fuori. Un ringraziamento a te, Michiru ed Helin per aver letto per prime le vostre opere :)
> Desclaimers: i diritti sui personaggi appartengono al maestro J.R.R. Tolkien!

e ora passiamo al sodo! Buona lettura!
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un ringraziamento veloce veloce a tutte le ragazze che mi hanno lasciato una recensione, in particolare ad Alchimista, che non conosco, ma che sono felice abbia apprezzato il mio primo capitolo. Spero che anche il secondo non ti deluda!
Spero mi perdonerete se ci sarà qualche errore di battitura o qualche ripetizione, ma ho scritto questo capitolo di getto cercando di impersonarmi nel narratore e non ho voluto rileggerlo per non cambiare la via con cui mi si è manifestato il pensiero.
Infine una piccola nota per dire che qui ci sarà un piccolo riferimento al film piuttosto che al libro. Ecco tutto, buona lettura!


Legolas

Non c'era niente di più bello della foresta di Fangorn. Il mio popolo aveva insegnato a questi alberi a parlare, eppure tutto intorno regnava un gran silenzio. Poi scricchiolii, gorgoglii, rumori lontani.
Pensieri.
Quel luogo non era molto diverso dalla mia mente, infondo. Allora, non doveva essere poi così bello. Continuare a pensare mi avrebbe condotto alla pazzia, prima o poi, ma quel posto così simile a me, riusciva a farmi sentire quasi normale. Era per questo che ero convinto che non ci fosse niente più bello della foresta di Fangorn... ma forse qualcosa c'era...
Probabilmente non spettava a me decidere.

Tornato a Minas Tirith dopo un viaggio in compagnia di Gimli, qualcosa di simile ad una vacanza e qualcosa che amavo definire breve, se paragonato ad altri cammini che avevo intrapreso, mi diressi all'Albero Bianco, l'Albero del Re. Per quanto breve, in realtà mi era parso un'eternità. Il motivo, al mio cuore, era ovvio, ma la mia mente continuava a respingere quell'idea. O forse era viceversa, la mente aveva accettato e il cuore no. Probabilmente, nessuno dei due aveva accettato o entrambi avevano accettato ed era solo lo stupido Legolas che è in me a continuare a ripudiare il fatto di contemplare un sentimento senza volerlo vivere.
Proseguii. Ad ogni passo l'aria mi sembrava più pesante, il cuore un macigno nel petto.
Infine arrivai in cima.
C'erano due guardie, ma nel palazzo non trovai colui che cercavo. Uscito di nuovo, vidi una figura leggiadra scrutare i confini del cielo di Gondor. La sua sagoma si stagliava sullo sfondo chiaro delle prime ore della mattina.
“Scusatemi” chiesi, avvicinandomi alla dama dai lunghi boccoli color nocciola “sapete per caso indicarmi dove trovare Sire Aragorn? Manco da qualche tempo dalla corte e non riesco a trovarlo.” la donna si voltò di scatto, come se l'avessi svegliata da un sogno e mi fissò con meraviglia. Mi sentii in colpa per averla spaventata. Dapprima i suoi occhi sembrarono stupiti, poi traboccarono di gioia.
Mi prese le mani e mi scrutò, poi sorrise.
“Non lo so” rispose dispiaciuta “dalla vostra partenza è stato un'anima errante. Non appena lo vedrò gli riferirò che l'avete cercato e che siete tornato.” detto questo iniziò a saltellare come una bambina e sparì giù per la discesa.
La guardai perplesso. Non mi era mai capitato di dimenticare qualcosa o qualcuno, ma, come si suol dire, c'è sempre una prima volta. Quella donna si era rivolta a me come se mi conoscesse, eppure io non avevo ricordo di averla mai vista prima di quel momento.
Scossi la testa.
Aveva poca importanza. La cosa fondamentale era trovare Aragorn, o meglio, vedere Aragorn.
Era passato così tanto tempo che credevo che nel rivederlo sarei morto, ma andavo avanti ogni giorno a dispetto di quello che credevo. Ogni giorno di quel viaggio la mia convinzione si rafforzava ed il sentimento non si indeboliva.
Infine lo incontrai. Camminava per uno dei corridoi, visibilmente sovrappensiero.
Dopo averlo incrociato dapprima solo con lo sguardo, poi anche con i passi, mi fermai, ma lui avanzò come se nulla fosse. Come se non esistessi. Qualche tremenda preoccupazione doveva gravare sulla sua mente, per giustificare un tale comportamento. Allora lo chiamai.
“Aragorn” il Re si fermò, poi il suo collo ruotò e mi guardò. Ero certo che mi avesse riconosciuto. Non era possibile che si fosse dimenticato di me e poi non ero mancato per così tanto tempo, perlomeno agli occhi di un elfo.
Mi fissò con un'aria di pura confusione negli occhi cupi e profondi.
Mi aspettavo che dicesse qualcosa, non pretendevo che mi saltasse al collo, ma perlomeno rivolgermi il saluto. Mi sarei accontentato anche di un saluto freddo e distante, ma nonostante il suo sguardo fosse incollato a me, la sua mente era lontana e chissà dove era volato il suo pensiero.
Iniziai a preoccuparmi, quindi lo chiamai di nuovo, ma non ci fu reazione. La cosa non solo mi spaventò, ma mi diede un leggero fastidio.
Mi ero sempre limitato molto nell'uso della mia capacità di leggere nel pensiero, ma credevo che quella fosse l'occasione giusta, per capire se era solo caduto in trance o se mi aveva cancellato dai suoi ricordi. Quell'idea mi fece rabbrividire, anzi, mi fece arrabbiare.
Non contemplavo neanche l'esistenza di una possibilità che lui mi avesse dimenticato.
Avevo assistito al suo matrimonio in silenzio. Avevo resistito vedendo Arwen abbarbicata a lui come un polpo. Non gli avevo mai rivelato quali fossero i miei sentimenti. Non avevo mai chiesto ne preteso niente da lui. Nonostante questo mi riservavo il diritto di non essere dimenticato. E lui aveva il dovere di non dimenticarmi.
“Aragorn... Aragorn!” esclamai un'ultima volta, prima di passare alla soluzione drastica
Allora sussultò.
Gli occhi ripresero un colorito vivo e mi sorrise. Per un attimo credetti di scorgere una lacrima. Probabilmente mi sbagliai.
“Oh, Legolas!” mi abbracciò come aveva fatto con Haldir al fosso di Helm. Quella volta mi aveva fatto davvero arrabbiare: voleva coinvolgermi in una missione suicida, mentre io stavo ancora pensando a come spiegargli i miei sentimenti. Non sarei morto con quel peso sul cuore. Non volevo.
Poi le situazioni si evolvono, le persone cambiano, le vie si intrecciano e si separano.
Insomma, avevo rinunciato.
In quell'abbraccio, però, vissi di nuovo i tempi migliori trascorsi con lui. Il silenzio non si spezzava in quella stretta così forte, così calda, così...
“Sire Aragorn, Sire Aragorn!” la donna che avevo incontrato poco prima all'ultimo livello di Minas Tirith stava correndo chiamando a gran voce il sovrano per i corridoi del palazzo.
“Oh eccovi! Siete qua! Non potete immaginare chi è tornato, Sire!” allora mi vide e il suo sorriso si illuminò come un cielo dopo la tempesta, quando il sole torna vincitore e stabilisce il dominio sull'aria, stracciando via le nuvole. Anche Aragorn le sorrise. Nei loro occhi ci fu uno scambio di messaggi che io non riuscii a capire, ma rimasero a fissarsi per poco, ma abbastanza per poter comunicare.
Me la introdusse. Il nome della donna era Micol, un nome che non avevo mai sentito, ma che, secondo lingue che mi erano ignote, significava “colei che regna”. Aragorn mi spiegò che veniva da un altro mondo, da un'altra dimensione. La così mi stupì e mi interessò allo stesso tempo.
Poi arrivò il momento che temevo di più da quando ero partito. L'incontro con Arwen.
In effetti c'erano molte cose che avrei dovuto temere al mio ritorno e iniziai a pensare che la mia partenza fosse stata una fuga da quella realtà che non volevo affrontare. In ogni caso, la fuga era finita ed i miei timori erano sempre lì.
La mia paura più grande, al mio ritorno, non era infatti di fronteggiare i miei sentimenti con quelli di Aragorn come avrebbe dovuto essere, bensì di trovare Arwen in dolce attesa. Sebbene avessi dovuto provare gioia per il mio Re, l'egoismo si faceva largo dentro di me, che mi ero fatto da parte senza neanche tentare, e la rabbia per quelle che potevano essere le conseguenze di quel ripensamento mi rodeva. Quel sentimento a cui non volevo dare un nome mi stava cambiando, perché rabbia, invidia ed egoismo non erano da me, non da Legolas.
Arwen era bella come sempre, niente da ridire su questo, ma la sua fisicità non era mutata affatto. Arwen non era incinta. Il mio cuore improvvisamente si fece leggero come una piuma e così la mia mente. Durante il pranzo io e Gimli intrattenemmo il sovrano e la sua consorte con il racconto del nostro viaggio. Aragorn rise di gusto delle battute del nano e poi spostava gli occhi sereni su di me, che rispondevo con dei sorrisi di circostanza. Infine il Re ci congedò e ci concesse del riposo nelle migliori delle stanze che poteva offrirci, sicuro che dopo quel viaggio ce l'eravamo meritato.
Ma neanche lì, all'apparenza così vicino a lui, riuscii a trovare riposo.
   
 
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