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Autore: Edenya404    18/09/2010    5 recensioni
Non mi sarei aspettato una frase del genere da te, specie adesso, specie a pochi giorni dal tuo matrimonio.
La mia testa continua a gridarmi che devo andar via, liquidarti con una scusa e salvare quello che ancora non sei riuscito a distruggere, ma sappiamo benissimo entrambi quanto in realtà io sia totalmente incapace di controllare le mie emozioni in tua presenza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCAIMER: Colin Farrell e Jared Leto (così come Shannon e Tomo) non mi appartengono e i fatti qui da me descritti non sono basati sulle loro vite reali ne vogliono insinuare nulla sulle loro preferenze sessuali. Scrivo solo per diletto e non per lucro.

 

Questa storia è nata così, per caso. Un'idea fulminea che ho sentito il bisogno di mettere su carta e, quando è finita, mi sono sentita vuota. Vuota ma in un modo piacevole, quel vuoto che si percepisce quando ci si rende conto di aver tirato fuori quello che veramente si voleva scrivere... sì, qua c'è tutto. Tutta l'emozione che sentivo mentre scrivevo.
E' la prima volta che mi capita, per questo ci tengo veramente molto a questa ff. Per questo e perché tra le righe c'è un pezzo grandissimo di me. Ci sono io un anno fa... io che mi sentivo drogata e mi sembrava di morire. Perché l'amore non è sempre e solo attrazione, puo' anche essere un'ossessione così forte da distruggerti. C'è una parte di me che, sebbene appartenga al passato, non se ne andrà mai. Certe esperienze ti danno veramente tanto, pur segnandoti nel profondo.

 
Spero che possa dare a voi le stesse emozioni che ha dato a me scriverla.
La dedico a chi si è sentito almeno una volta così, a chi almeno una volta ha perso la speranza, a quelle amicizie che mi hanno sempre sostenuta e a chi mi ha insegnato cosa vuol dire mettere il proprio cuore in mano a qualcuno.
Life is beautiful as long as we can feel, no matter how much pain.

Enjoy:*

 

 

 

 

I promise you

 

15 Maggio 2010.
25 Giugno 2012.
3 Dicembre 2008.
Che giorno è oggi?  Potrei andare avanti ad elencarne a migliaia ma, infondo, avrebbe senso? Un sentimento, se forte e sincero, rimane tale in qualsiasi collocazione spazio-temporale viene posto.
Sono passati sei anni, forse sette, o forse neppure uno. Non fa alcuna differenza.
Mi sono svegliato, infastidito dal vociare di Shannon al telefono e, mentre mi trascinavo per la stanza alla ricerca dei vestiti, qualcosa ha spezzato la tranquillità della mia routine. Da dietro un libro è spuntato quel nostro medaglione.
Lo guardo. Adesso è aperto sul mio letto, mentre mi rigiro la tua ciocca di capelli tra le dita. La porto al naso e l'annuso, scioccamente pensando che abbia conservato il tuo odore. Eppure... eppure mi pare di sentirlo, debole e lontano, ma presente e vivo. Suggestione, mi dico.
Pensi che stia piangendo adesso? O che sia caduto in uno stato di malinconia? La risposta è no. Anzi, ti stupiresti nel vedermi sorridere, completamente calmo e sereno.

-Buongiorno star incompresa, non sei ancora pronto?-

Tomo è entrato nella mia camera regalandomi la sua solita contagiosa allegria. Si avvicina al letto e, notando il ciondolo, si blocca.

-Sbaglio o quello è il medaglione di Alexander?-

-Bingo Milicevic-

Gli lancio un occhiolino ammiccante mentre vi ripongo con cura i capelli dentro, ma Tomo sembra non cogliere la leggerezza del gesto. Le sue sopracciglia si aggrottano e percepisco una cappa pesante cadere nella stanza.

-Se lo vede tuo fratello si incazza come un matto Jay-

-Questo perché Shannon mi considera un finocchietto innamorato irrecuperabile e ferito-

Sbuffo, visibilmente infastidito, e lui si appoggia alla scrivania scuotendo la testa.

-Dio Jared, stavi annusando i suoi capelli!-

Rimango spiazzato qualche secondo, beh in fondo non ha tutti torti... ad occhi esterni la scena suggerisce esattamente quello. Tuttavia io so che non è così. Alzo le spalle.

-L'ho ritrovato per caso-

-Sì, come no... forza ora andiamo-

Se c'è una cosa che adoro in Tomo è la sua capacità innata di capire quando è il caso di farla finita. Sorrido, scendendo dal letto, e gli passo un braccio attorno alle spalle.

-Comunque Shan dovrà incazzarsi oggi, mi dispiace-

-Perché?-

-Perché Colin mi ha invitato alla festa di addio al celibato... ed ho intenzione di andarci.-

 

Non ricordo cos'è successo dopo, nè quanto tempo è passato, ma, come già detto in precedenza, non avrebbe alcun senso. La cosa fondamentale è che adesso sono nel soggiorno della tua villa, seduto su un comodo divano in finta pelle, che sorseggio Martini rosa e discorro amabilmente con un tizio. Si chiama Tyler, forse, non ricordo bene; non ricordo neppure cosa mi sta dicendo. Sicuramente nulla di interessante, comunque, dato che è completamente ubriaco.
Tu sei dall'altro lato della sala. Ti agiti a tempo di musica, sudato e leggermente brillo. Ogni tanto i nostri sguardi si incrociano e tu mi regali uno dei tuoi sorrisi famosi, quelli dolci e un po' timidi che sembrano nascondere universi di parole.
C'è stato qualcosa ai tempi di Alexander, oramai lo sospettano tutti. Un sentimento che dall'amicizia è sfociato in qualcosa di più profondo, una sorta di bisogno viscerale dell'altro che trovava sfogo in incontrollati e passionali baci ovunque la solitudine ci permettesse di lasciarci andare. Poi un giorno, così come tutto è iniziato, è finito. Ci siamo parlati, ci siamo detti che avevamo frainteso, che la storia di Alessandro ed Efestione ci aveva suggestionati troppo e che avremmo dovuto smettere di caderci sulle labbra. Non ci faceva bene e non era quello che volevamo.
I mesi seguenti sono stati un inferno per me; tu non lo sai, Shannon se lo ricorda bene ed è per questo che se ti vedesse adesso ti ucciderebbe di pugni. Povero fratellone... mi ci è voluto un giorno intero per convincerlo che oramai mi è passata, che non ti amo più e che posso vederti senza starci male. Ha brontolato un po' ma poi si è arreso e mi ha lasciato venire. Chissà che sta pensando adesso?  Forse Tomo ha dovuto legarlo per impedirgli di correre qua a portarmi via.

-Ehi Jay!-

Alzo lo sguardo dal tizio ubriaco accanto a me e lo sposto su di te. Sei in piedi davanti al divano che sorridi, completamente calmo e tranquillo.

-Ehi! Hai già finito di ballare Farrel?-

-Veramente è la festa ad essere finita, Leto-

Mi fai l'occhiolino indicando dietro di te; non c'è più nessuno tranne un paio di ragazzi che stanno raccogliendo i loro giacchetti. Devono essere attori, mi pare di averli già visti ma non ricordo dove.
Inarco le sopracciglia ed indico il ragazzo accanto a me.

-Diamine, ero così preso ad ascoltare lui che non mi sono accorto di nulla!-

Tyler scoppia a ridere per qualcosa che solo lui sa e noi, come due poveri idioti, lo seguiamo. I tipi si avvicinano al divano e lo prendono per le braccia, tirandolo su.

-Cole, lui lo riportiamo a casa noi. In queste condizioni non si ricorda neppure dove abita.-

Tu gli dai una pacca sulla spalla, ringraziandoli ed accompagnandoli alla porta. Ti osservo aprirla e poi richiuderla piano; respiri profondamente prima di voltarti e tornare verso di me. Sei nervoso forse?! Mi rispondo che non è possibile, che sono finiti i tempi in cui ti facevo questo effetto. Forse il tuo è solo un innocuo imbarazzo al ricordo di quello che c'è stato. Come darti torto?
Ti fermi a guardarmi un po' troppo a lungo.

-Allora, devo riaccompagnare pure te a casa?-

Scherzi. Mi alzo, fronteggiandoti con la mia aria tipica da spocchiosetto americano e sorrido.

-Io sono sobrissimo. Sono passati gli anni in cui mi sbronzavo per divertirmi.-

-Beh, questo non puo' che rendermi felice...-

Perché? Perché adesso la tua espressione è cambiata? C'è dolcezza nel tuo sguardo, troppa dolcezza.
Non ti rispondo. Tu mi sorridi piegando un angolo della bocca.

-Ti trovo bene. A parte questi ciuffi giallo pulcino!-

La tua mano si muove, insinuandosi tra i miei capelli. Deglutisco quando prendi una ciocca tra le dita ed inizi a rigirarla piano, facendola attorcigliare su se stessa.

-I miei... i miei capelli sono bellissimi-

Che effetto mi fai?  Adesso non riesco neppure più a parlare? Forse Shannon aveva ragione... non sul finocchietto, ma sull'irrecuperabile. Senza motivo ti guardo e noto quanto tu sia bello. E' invidia la mia?  Gelosia? Ammirazione? Una vocina nella testa inizia a suggerirmi che probabilmente è attrazione, ma la soffoco prontamente. Mi ci sono voluti anni per stare bene, che si fottano tutte le mie vocine adesso.
Tu scoppi a ridere, allentando la tensione e lasciando andare i miei capelli.

-Certo Mister Perfezione, sei bellissimo-

Una frase detta con leggerezza, inserita in un contesto di scherzo ma che, tuttavia, mi fa spuntare un sorriso da ebete sul volto e mi attorciglia le viscere. Devo andarmene da quì. Devo scappare adesso prima che sia troppo tardi, prima che tutta la mia impalcatura di sostegno si sgretoli.

-Beh, Col. Colin. Ti ringrazio per l'invito, è stata una bellissima festa.-

Afferro il mio giubbotto di pelle e ti sorrido, dirigendomi a grandi falcate verso la porta. Neppure due passi e la tua voce mi inchioda al suolo.

-Aspetta!-

Abbasso il capo respirando profondamente, quel tanto che basta per voltarmi con un sorriso.

-Vai già via? Volevo parlare un po', stare un po' insieme... è una vita che non ci vediamo.-

Come posso dirti di no? Sarebbe teoricamente semplice: domani mi attende una dura giornata ed è tardissimo, oppure Shannon mi aspetta da dieci minuti al bar all'angolo. Teoricamente, appunto. In pratica mi è impossibile rifiutarti qualsiasi cosa e tu lo sai. A volte credo che addirittura te ne approfitti un po' di questa mia quasi devozione. Ma davvero mi importa adesso?
Torno indietro, piano.

-D'accordo. Vuoi che ci sediamo? Se ti va possiamo bere qualcosa... vado a prenderlo al bar...-

-No, no. Va bene così.-

Il silenzio. Mi è sempre piaciuto, specie con te, ma adesso lo sento carico e denso e mi imbarazza. Se tu poi la smettessi di fissarmi con quegli occhi maledettamente profondi e dolci. Dio, Colin!
Per guadagnare tempo mi chino a poggiare il mio giubbotto sul divano. Avverto il tuo sguardo accarezzarmi le spalle, risvegliando Efestione dentro al mio stomaco. Allora non lo avevo ucciso.
Inspiro una boccata d'aria modellando la mia espressione per renderla più tranquilla possibile.

-Allora... fine della pacchia da single eh?-

-Già-

-Già-

Sorridi ed io pure. Cristo che conversazione imbarazzante!

-Ho visto un paio di foto di lei... è molto carina.-

Non riesco a chiamarla per nome né a definirla "la tua ragazza" o peggio "futura moglie".
Tu annuisci non particolarmente convinto.

-Sì, lo è.-

Ti infili le mani in tasca e abbassi gli occhi. Che ti prende ora?

-Mi sei mancato...-

Il mio cuore ha perso un battito, l'ho sentito distintamente singhiozzarmi nel petto. Non mi sarei aspettato una frase del genere da te, specie adesso, specie a pochi giorni dal tuo matrimonio.
La mia testa continua a gridarmi che devo andar via, liquidarti con una scusa e salvare quello che ancora non sei riuscito a distruggere, ma sappiamo benissimo entrambi quanto in realtà io sia totalmente incapace di controllare le mie emozioni in tua presenza. Sono migliorato negli ultimi sei anni, certo...tuttavia questa sera niente basta a darmi la forza.

-Davvero?-

Una domanda più stupida non potevo farla. Probabilmente lo pensi anche tu visto che sei scoppiato in una leggera risata.

-Certo, sennò non te lo avrei detto!-

-Potevi telefonarmi... anche se non riesco a immaginare di poter mancare a qualcuno.-

Ok, se ci fosse Shannon qua adesso mi riempirebbe di botte ed avrebbe ragione. Perché amo massacrarmi gratis? Che diavolo di risposta puoi mai darmi ad una affermazione del genere?
Sposto lo sguardo su di te e vedo il tuo sorriso distendersi; ti mordi il labbro inferiore e punti quelle iridi esageratamente profonde nei miei occhi.

-Hai ragione, l'ho capito troppo tardi. Avrò sempre bisogno del mio Efestione...-

Deglutisco. Non riesco a far altro, neppure pensare. C'è un nodo fermo nella mia gola che non va né su né giù, rimane lì e mi soffoca piano. Forse mi ucciderà se non lo tolgo.
Mi sforzo di dire qualcosa, qualsiasi cosa e quello che esce è la pura verità senza freni.

-Io ci sarò sempre quando mi chiamerai-

Un battito di ciglia e mi ritrovo premuto contro di te, le tue braccia che mi stringono e la tua testa sulla mia spalla. Con una mano mi afferri la nuca, proprio come Alessandro abbracciò Efestione sul balcone di Babilonia, ed io mi sento morire dentro.

-Col...-

E' solo un sussurro ma sono sicuro che lo hai sentito perché avverto le tue labbra, poggiate sulla pelle scoperta della mia spalla, incurvarsi in un sorriso.
Muovi la testa, portando il naso contro il mio collo ed inspirando. Un brivido mi scende lungo la schiena, tracciando una scia densa e sensuale che sa di te in ogni tremito.

-Do we create a modern myth... do we imagine half of it...-

Se non ti avessi qua, vicino al mio orecchio, stenterei a credere che sia la tua voce. Non sei mai stato granchè intonato, lo ammetto, ma sentirti cantare adesso mi ha scosso talmente tanto che mi sembra di udire il suono più bello del Mondo. E non riesco a non pensare che... conosci le parole.

-Jared?-

-Dimmi....-

Ti stringo, mi stringi.

-Hai sofferto così tanto?-

Non so rispondere. Me ne rendo conto in un lampo. Jared Joseph Leto, che fa il cretino in ogni momento possibile, ha appena perso la maschera che stava indossando.
Lascio la presa attorno al tuo corpo. Le mie mani scivolano sconfortate lungo la tua schiena per poi adagiarsi, distrutte e lievi, sui tuoi fianchi.
Soffio aria fuori dal naso, poggiando la fronte sulla tua spalla. Hai vinto, Colin.
Insospettito dal mio silenzio, o forse solamente testardo, mi afferri e mi scosti da te quel poco che basta per guardarmi negli occhi. Che cosa ci leggi? Dimmelo. Quale pezzo della mia anima ti sto mostrando inconsapevolmente? Probabilmente qualcosa che avevo nascosto bene a giudicare dalla tua reazione. Hai gli occhi lucidi e la voce tremante quando parli di nuovo.

-Non posso perdonarmi di averti ferito così a fondo... Phai...-

Non ti lascio finire, non potrei sopportarlo. Mi getto sulle tue labbra come se fosse passato solo un giorno, ma il tempo, come già detto, non è importante. E' una trappola Colin, una trappola crudele in cui cadiamo sempre e nella quale ci dibatteremo feriti fino alla fine dei nostri giorni.
Forse tu riuscirai ad uscirne, con una famiglia che ti ama. Adesso non lo so, non so nulla se non che le tue labbra sono sulle mie. Le mordi, piano, poi apri la bocca e la premi sulla mai quasi a volermi soffiare dentro la tua anima ed io ricambio. Ogni tanto la tua lingua si insinua a lambire la mia, timida, sofferente, per poi ritrarsi spaventata dalle conseguenze. E mordi, di nuovo. E mi accarezzi la guancia e i capelli, ancora e ancora.
Sono una bambola adesso, un pezzo di stoffa che le emozioni rischiano di far strappare e che si affloscia sui tuoi gesti privo di volontà. Mangiami, usami. Solo tu puoi farlo.
Ancora non conta il tempo quando mi stacchi da te con decisione e mi fissi. Negli occhi colpevolezza, paura, smarrimento ma io riesco a leggere solo la parola "abbandono".

-Jared... sto per sposarmi-

Scuoti la testa come a volermi chiedere scusa ed io non posso non assecondarti. Sarebbe più facile urlarti dietro, dirti che sei un bastardo egoista, che mi hai sempre usato solo quando avevi bisogno  di affetto e che non ti sei preoccupato mai delle conseguenze che potevi procurarmi. Sarebbe liberatorio invitarti a riflettere sul perché non riesci a resistermi, sul perché cerchi le mie labbra. Sbatterti la verità e le tue paure davanti. Una soddisfazione che non mi toglierò mai.
Ti amo troppo per farti questo, per toglierti il tuo Efestione.

-Lo so, non è successo nulla.-

Ti sorrido accarezzandoti una guancia. Avrai sempre bisogno di questo, l'ho capito nell'istante in cui ti ho conosciuto ed io, ormai immerso in questa storia fino al collo, non posso non aggrapparmi all'unica parte di te che posso avere.

 

-Bro' dove diavolo sei stato? Non farmi mai più preoccupare così!-

Shannon mi si getta incontro appena rientro in casa, seguito da Tomo che sorride dubbioso notando le mie occhiaie pronunciate.

-Cristo Jay, trattenere tuo fratello è stata una tortura!-

Sorrido ad entrambi, fingendo al massimo della mia bravura.

-Scusate, avete ragione. La festa è stata proprio bella. Ora però ho bisogno di sdraiarmi, credo di aver bevuto un po' troppo.-

Lancio un occhiolino tremolante e mi chiudo in camera, lasciandoli perplessi nel corridoio.
Non appena la porta si richiude alle mie spalle, le gambe iniziano a tremare. Mi trascino verso il bagno a tastoni poichè le lacrime mi offuscano la vista e, per quanto sbatta le palpebre, non riesco a mandarle via. E' tutto confuso, tutto aggrovigliato.
Mi chino sul water e vomito fuori le mie emozioni. Una volta, due volte, tre volte, quattro... Finché tra tutte le linee salate che mi dipingono gli occhi, non riesco a scorgere del rosso.
Efestione deve uscire. Mi infilo due dita in gola ed il dolore del quinto conato quasi mi fa svenire. Efestione deve andarsene. Ma tutto quello che esce è sangue, soltanto. Lo sento piangere dentro il mio stomaco, implorandomi di liberarlo, di liberarmi.
Mi alzo. Le guance si rigano di lacrime, sulle labbra un rivolo si raggruma. Barcollo appoggiandomi al muro, la testa che gira vorticosamente, il tuo nome che mi rimbalza nel petto.
E laggiù nello scarico, coperto dal mio stesso sangue, Alessandro mi sorride dolcemente profumando di Marocco. Lo guardo, scosso da un muto singhiozzo.

 
Quello stesso Alessandro che tu stesso hai lasciato morire.

 

 

 

  
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