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Autore: Lady Amber    19/09/2010    4 recensioni
L’uomo procedeva velocemente nel buio. I suoi passi, resi pesanti e strascicati dalla fatica, rimbombavano come spari tra le pareti sporche del vuoto corridoio corroso dal tempo. Era quello l’unico imperativo che si stagliava prepotentemente nella sua mente: correre. Correre nonostante i numerosi tagli che costellavano il suo dorso martoriato, nonostante il sangue caldo che gli colava lungo la fronte e gli annebbiava la vista. Correre a perdifiato come se avesse il diavolo alle calcagna, perché era quello l’unico modo per sfuggire al mostro che lo braccava.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christine Chapel, James T. Kirk, Nuovo Personaggio, Spock
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L'impatto fu parzialmente attutito da una grande quantità di acqua.
Il gelido liquido colpì con violenza il torace di Kirk, che rimase senza fiato e fluttuò scompostamente per una frazione di secondo, stordito. Toccato il solido fondo con i piedi, il capitano si riscosse dallo shock e si diede una forte spinta verso l’alto. Artigliando disperatamente l’acqua con le mani, lottò per ritornare in superficie.
Riemerse boccheggiando e aprì a fatica gli occhi congestionati dal freddo. Era buio pesto.
“Spock!” chiamò. Udì un paio di forti colpi di tosse e uno sciacquio poco lontano da lui.
“Sono qui…” rispose una voce soffocata alla sua sinistra.
“Resisti, sto arrivando!” Con un paio di energiche bracciate, Kirk cercò di raggiungere alla cieca il suo Primo Ufficiale. Qualche secondo dopo, urtò contro qualcosa di morbido e tiepido che si agitava convulsamente nell’acqua.
“Tranquillo, Spock, ti tengo…” Kirk afferrò il vulcaniano per la vita e lo sorresse.
Spock tossì ancora e si aggrappò al collo del capitano, il respiro leggermente affannoso. “Grazie…”
“Dove diavolo siamo finiti?” chiese Kirk voltando la testa da una parte e dall’altra nel tentativo di scorgere qualcosa nell’oscurità che li circondava. “E cos’è tutta quest’acqua?”
“N-non saprei” rispose il vulcaniano con voce tremante. “Potrebbe esserci una falla da qualche parte che lascia filtrare l’acqua piovana. Aspetta, dovrei avere una torcia con me…”
Con il braccio ancora ben saldo attorno al collo di Kirk, Spock cercò qualcosa alla sua cintura. Poco dopo, una piccola lampada al neon illuminò l’acqua intorno a loro e Spock la sollevò sopra la propria testa per aumentarne il raggio d’azione.
Trattennero entrambi il respiro.
Un ampio tratto di pavimento rialzato, distante da loro un paio di metri, era completamente ricoperto di uova gelatinose. Dio, no, pensò Kirk sgomento. Erano ritornati nella tana del mostro.
Erano completamente circondati e senza via d’uscita.
I due amici non fecero neanche in tempo a muovere un solo muscolo che un basso e cupo ringhio squarciò l’aria. Dall’ombra di fronte a loro emerse una gigantesca figura dai lineamenti grotteschi e ludici, che si appiattì al suolo e fece schioccare nervosamente una zampa sul pavimento. Era molto simile allo xenomorfo che li aveva ripetutamente attaccati nelle ultime ore, ma differiva da esso per la grandezza del corpo e per la forma della testa, che era più larga e appiattita. Il nuovo mostro fece scattare minacciosamente le sue possenti mandibole ornate di zanne nella loro direzione.
“Oh merda…” mormorò Kirk.
“La regina” constatò Spock in un sussurro. Nonostante il ferreo autocontrollo del vulcaniano, la sua voce tradiva una certa agitazione.
I due compagni passarono i secondi successivi in uno stato di quasi totale immobilità. La regina continuò a fissarli e a ringhiare contro di loro dibattendo la coda, frustrata.
“Perché non ci attacca?” biascicò Kirk. L’acqua fredda gli aveva intorpidito tutto il corpo, tanto che ormai aveva difficoltà anche solo ad articolare le parole.
“Non lo so. La mente dello xenomorfo si è ritratta prima che potessi completare la mia analisi” rispose Spock rabbrividendo. Illuminò con la torcia una porzione di muro alle loro spalle. “Guarda, laggiù c’è una scala. Se riuscissimo a raggiungerla, forse…”
“D’accordo, andiamo” sbuffò Kirk. Trascinando con sé il vulcaniano, cominciò a nuotare per raggiungere la scaletta.
All’improvviso, un uovo tremolante si aprì di scatto. Fu immediatamente seguito da un altro. E da un altro ancora.
“Non per metterti fretta, Jim, ma la situazione qui dietro sta peggiorando a vista d’occhio.”
“Sto facendo del mio meglio, Spock” rispose Kirk sbuffando. “Non è che tu sia proprio un piuma, sai.”   
Qualche secondo dopo, i due avevano raggiunto la parete. Ignorando il terrificante ruggito della regina, Spock si aggrappò alla scaletta ed incominciò ad arrampicarsi verso l’alto, i movimenti solitamente rapidi e calcolati ora impacciati dal torpore del gelo.
Kirk si affrettò a seguire il vulcaniano con uno sbuffo. A metà strada un piede gli scivolò su un piolo particolarmente viscido e bagnato facendolo sbilanciare all’indietro, ma Spock lo afferrò prontamente per la maglietta permettendogli così di recuperare l’equilibrio. Con un lieve gemito, trascinò il capitano al sicuro e si lasciarono crollare entrambi a terra, esausti.
Annaspando, Kirk afferrò fulmineamente il phaser che penzolava dalla cintura del vulcaniano e fece fuoco su uno dei mostriciattoli che era appena riuscito a raggiungere l’alta piattaforma. A quanto pareva quei mostri schifosi riuscivano anche ad arrampicarsi su per le sdrucciolevoli pareti metalliche della nave. Non bastava che fossero praticamente indistruttibili, no, potevano anche raggiungere in qualsiasi momento qualsiasi luogo volessero. Si alzò con uno scatto fulmineo e aumentò la carica del phaser.
Spock si gettò il più in fretta possibile lontano dalla parete e si ancorò alla grata sporca.
Contemporaneamente, Kirk si aggrappò alla ringhiera arrugginita e voltò il viso dalla parte opposta.
Fece fuoco.
L’esplosione fu breve ma violenta. L’onda d’urto mandò i due compagni a sbattere contro il corrimano di metallo e spazzò via alcuni dei mostri più vicini, spianando la via per la fuga.
“Fuori, presto!” gridò Spock precipitandosi con Kirk all’esterno.

§---°°°°°---§

L’urlo di rabbia della Regina riecheggiò per i corridoi vuoti della neve fantasma.
No! pensò l’Alieno sopraffatto dall’ira.
Si gettò con tutta la propria forza contro l’apertura che il Dominante aveva creato nello scafo della nave per poter entrare. L’impatto fu violentissimo, ma non sufficiente per aprire un varco nella parete.
Accecato dalla rabbia, l’Alieno continuò a sbattere ripetutamente contro la solida fiancata, cercando di allargare la fenditura quel tanto che sarebbe bastato a permettergli di uscire.
Non li avrebbe lasciati scappare.
Per fortuna l’acido di cui era ricoperto aveva già incominciato ad intaccare il metallo, che si rivelò incredibilmente cedevole sotto i suoi possenti colpi.
Finalmente, il muro si accartocciò con un inquietante stridio e l’Alieno poté lanciarsi a capofitto nella tempesta. La scia di odore lasciata dai due esseri era poco più di una labile traccia dispersa dall’acqua, ma fu sufficiente per rivelargli la direzione da prendere.
Nel giro di pochi secondi, l’Alieno aveva già raggiunto le pendici del promontorio. Nonostante il disturbante scrosciare confuso e tamburellante della pioggia, riuscì comunque ad isolare una coppia di respiri affannosi che arrancavano nella tempesta, con tutta probabilità riconducibili ai due bipedi in fuga.
D’improvviso, si fece sempre più vicino un rombo cupo e martellante.
L’Alieno poté udire distintamente che i passi strascicati dei due esseri si erano fermati e che ora la Creatura del Fuoco stava gridando a gran voce qualcosa a lui incomprensibile. La voce soffocata del Rivale gli rispose in modo altrettanto concitato. Il suo tono sembrava sollevato.
Come? pensò l’Alieno con agitazione. Il Rivale? Che cosa diavolo ci faceva lì?
Cercò di aumentare la propria velocità, nonostante il dolore e le numerose bruciature lo rallentassero. L’essere era sicuramente venuto in soccorso dei suoi due compagni che erano rimasti indietro, si disse. Ma perché? Perché rischiare di essere ucciso nel tentativo di aiutare un proprio simile? L’Alieno non riusciva proprio a capacitarsene.
Ormai aveva finalmente raggiunto il luogo da cui provenivano le voci. Venivano dall’alto, constatò con stupore.
Un lieve movimento davanti a lui tradì la presenza del Dominante.
Frustrato, l’Alieno mulinò una zampa artigliata in quella direzione, ma il bipede fu più veloce. Con un balzo felino schivò il colpo e si aggrappò al bordo del grande e rumoroso oggetto da cui provenivano le grida di incitazione della Creatura del Fuoco.
Poi, le voci si smorzarono di colpo. Il sordo boato si affievolì e ben presto l’unico suono che rimase udibile fu  l’insistente scrosciare della pioggia.
Se ne erano andati, pensò furiosamente l’Alieno.
Questo voleva dire che lui aveva definitivamente perso.
Un’agghiacciante ruggito di rabbia squarciò la landa desolata e battuta dalla pioggia.

§---°°°°°---§

Con un ultimo sforzo, Kirk riuscì ad issare Spock a bordo e si affrettò a chiudere il portellone. Boccheggiante, si lasciò scivolare pesantemente lungo la fredda parete della Galileo. Ce l’avevano fatta.
“Signore!” esclamò Schneider sorridendogli sollevato. “Ero sicuro che fosse ancora vivo.” L’ingegnere si avvicinò subito al capitano e gli offrì il suo braccio sano per aiutarlo ad alzarsi.
“Grazie, ce la faccio da solo” lo rassicurò Kirk lanciandogli un’occhiata preoccupata. Aveva un aspetto orribile. “Tu come ti sente, piuttosto?”
A questa domanda, il fragile sorriso sul volto di Schneider vacillò. “Sono stato meglio, signore” mormorò con voce flebile. Oscillò.
Kirk lo sorresse delicatamente e lo fece sedere in uno dei sei posti vuoti dell’abitacolo. “Non preoccuparti, Raffael. Presto raggiungeremo l’Enterprise e vedrai che il dottor McCoy ti rimetterà subito in sesto. Lo stesso vale anche per l’infermiera Chapel, ovviamente.” Schneider annuì con un debole cenno del capo. “Spock, portaci a portata di radio.”
“Certo, capitano.” Ancora leggermente tremante, il vulcaniano si alzò dal luogo in cui giaceva l’infermiera svenuta e si affrettò ai comandi della navetta. Il colore delle sue labbra, prima pericolosamente vicino al verde bottiglia, era ora sbiadito assumendo una colorazione più tenue.
“Come sta?” chiese Kirk al suo Primo Ufficiale lanciando uno sguardo preoccupato alla Chapel. Era mortalmente pallida.
“Le rimangono quaranta minuti di vita, cinquanta al massimo. I movimenti dell’embrione sono sempre più aggressivi.”
Kirk guardò con rabbiosa impotenza sia l’infermiera che Schneider. Il giovane tenente si era accucciato accanto a lei e ora le accarezzava teneramente una mano, mormorandole piano parole rassicuranti. “Avrà parecchie cose da spiegarmi quando tutto sarà finito” sibilò.
Spock non diede segno di aver notato il tono astioso del suo superiore. “Ci siamo, capitano. Tra qualche secondo si dovrebbe stabilire il collegamento.”

§---°°°°°---§

La porta argentata del turbo ascensore si aprì sibilando.
“Buongiorno, dottore” disse Scott distrattamente.
“Contatta il capitano, Scotty” replicò seccamente McCoy senza rispondere al saluto.
“Come?” chiese stupito l’ingegnere alzando lo sguardo dal suo pad.
“Contatta il capitano. Adesso.”
“Non posso” rispose Scott voltando la poltrona girevole per fronteggiare McCoy. “Il pianeta è interamente schermato, comunicare con la superficie è impossibile.” L’ingegnere notò con una certa preoccupazione il pallido colorito del medico. “Cosa ti è successo? Hai una faccia orribile.”
“Lascia stare la mia faccia, dannazione!” esclamò McCoy con voce tremante. “Trova subito un modo per contattare la Galileo!”
“Ma perché? Qual è il problema?”
“C’è qualcosa che non va, laggiù” rispose McCoy tutto d’un fiato stringendosi nelle braccia. Il medico trasse un profondo respiro e chiuse gli occhi per un secondo, cercando di calmarsi. Nonostante i suoi sforzi, il suo cuore continuò comunque ad andare a mille.
“Qualcosa che non va, hai detto?” ripeté Scott. Si drizzò sulla sedia, improvvisamente attento. “Che cosa te lo fa pensare?”
“Me lo sento.” Il medico si rese conto dell’assurdità della sua affermazione nel momento stesso in cui finiva di pronunciarla.
Nell’udire queste parole, Scott sorrise e si rilassò nuovamente sulla poltrona.
“È più di una semplice sensazione” cercò di spiegarsi McCoy con voce esasperata. “Ne sono certo! Davvero, io...”
“Mi dispiace, dottore. Una sensazione non è un motivo sufficiente per organizzare e inviare una squadra di soccorso.”
“Dico sul serio, Scott!” sbottò McCoy stringendo convulsamente i pugni. “Non sto scherzando. Se proprio non vuoi mandare nessuno, mi offro io come volontario. Fammi scendere a controllare… ti prego” aggiunse poi con voce più bassa.
Scott sgranò gli occhi. Non era certo da McCoy supplicare in quel modo. “Sei… sicuro di stare bene?” ripeté incerto.
McCoy annuì con decisione. “Allora?” chiese con voce speranzosa.
Scott studiò il viso del medico per qualche secondo. “Allora niente” rispose infine. “Adesso te ne vai nei tuoi alloggi e ti fai una bella dormita” tagliò corto alzandosi e sospingendo leggermente l’amico verso la porta. “È un ordine.”
“Ti ho già detto che sto benissimo!” tuonò ancora McCoy scrollandosi di dosso le mani dell’ingegnere.
“Ti capisco, Leonard” assicurò Scott con fare comprensivo. “Siamo tutti stanchi, in questo momento. E tu a maggior ragione, vista l’emergenza medica in cui ci troviamo…”
“Signor Scott!” esclamò Uhura d’un tratto. “C’è una chiamata urgente dalla Galileo! Il capitano vuole parlare con lei.”
Scott lanciò uno sguardo esterrefatto al medico, che per tutta risposta gli scoccò un’occhiata tanto risentita quanto trionfante. “Me li passi subito, tenente.”  

§---°°°°°---§

“Uhura” ripeté Kirk con impazienza. “È ancora lì?”
Si sentì un leggero rumore di sottofondo.
“Capitano?” esordì una voce maschile dal chiaro accento scozzese. Il tono del capo ingegnere Scott sembrava stupito, anche se non quanto Kirk si sarebbe aspettato.
“Ascoltami bene, Scotty. Voglio immediatamente una squadra medica di urgenza in sala teletrasporto. Dovete prepararvi a ricevere quattro persone.”
“Ma signore, la Galileo-”
“Il Signor Spock ha inserito il pilota automatico, la navetta rientrerà regolarmente nell’hangar. Ora faccia subito quello che le ho detto.”
“Agli ordini, capitano.”
Kirk si avvicinò a Schneider e lo aiutò ad alzarsi, mentre Spock reinseriva velocemente le coordinate per la guida automatica.
Non era passato neanche un minuto che Kirk cominciò già ad avvertire il solito, famigliare formicolio che preannunciava ogni smaterializzazione.







Risposte ai commenti

Rei Hino: Grazie mille per i complimentiii! ^^ *saltella un po' in giro allegra come una Pasqua* Ovvio che quando uscirai dalla scuola di regia ti venderò tutti i diritti, che domande ù___ù

Persefone Fuxia: Spock + lanciafiamme + senza maglietta = collasso XDDD Concordo pienamente! ^o^

MkBDiapason: Ed ecco ritornato il tuo caro Bones! Prestissimissimo si ricongiungerà con Jim e Spock... vedrai che starà meglio, la loro vicinanza fa sempre miracoli ^^ 
   
 
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