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Autore: past_zonk    19/09/2010    5 recensioni
"Fuori s’inizia a sentire il rumore della pioggia che precipita dal cielo. La finestra semiaperta lascia che un soffio si vento gelido penetri nella stanza spoglia. Matt rabbrividisce, Dominic non s’accorge quasi di quell’alito puro. Nulla ha senso."
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa:

Nuotando un po’ nel capitolo potreste trovare 2 tracce di Chuck Palahniuk e Baustelle.

Due citazioni inserite lì :°D

Inutile dire che non sono soddisfatta e che sì, proprio così, sto pensando a cosa far accadere.

Un po’ d’azione? Boh, non saprei.

Vorrei ringraziare velocemente tutti i recensori, ma proprio tutti!, anche quelli dello scorso capitolo che non ho ringraziato dovutamente.

Perdono, ma la scuola ci rende succubi :’)

Detto ciò, buona lettura.

 

 

 

‘Le nostre speranze e aspettative, buchi neri e rivelazioni.’

È la vita alla quale bisogna attraccarsi, quasi fosse l’ultima nave per l’isola dei tuoi sogni.

Quasi fosse l’ultima speranza in un cielo grigio come il pelo d’un topo.

Troppo dolce,  il suono della speranza, come frutti rossi scricchiolanti.

E il sorriso popola le labbra di tutti, da oggi. Da oggi i capelli sono in ordine, forse, e le parole vengono calibrate come fossero mine che potrebbero esplodere. Da oggi, l’unica cosa spontanea che sopravvive in te è uno starnuto, che esplode durante il silenzio imbarazzante di una sala tanto illuminata da poterne ammirare piccoli pezzi d’aria e pulviscolo.

Matt inizia quasi ad affibbiare un nome ad ogni particella fluttuante che vede.

‘Nancy’ è quasi poetico.

Il profilo strano e spigoloso del volto di Tom Kirk sembra muoversi, quelle labbra parlano velocemente, scandiscono senza voglia un’accozzaglia inutile e noiosa di rimproveri.

‘Non si può annullare un concerto per l’emicrania!.’

Col cazzo, certo che potevano! Erano loro, i mitici e potenti Muse, i dei nell’olimpo musicale  contemporaneo, tanto per essere modesti.

Emicrania.

Vedi anche : Influenza.

Vedi anche: Dolori articolari.

Matt aveva detto che le ossa facevano così male da sembrare dannatamente marce.

Chissà dove dovevano suonare, Matt non lo sa neanche, cos’è che sa?

Forse in Eurasia, in qualche parte dell’Eurasia, si capisce.

‘Ora crollo dal sonno, ora crollo, ora crollo e mi portano in una fottuta clinica, con tanti tubicini ficcati in ogni singolo buco del mio corpo.’

Dom vorrebbe santificare gli occhiali da sole scuri, quelle Rayban che il moro gli ha prestato ‘necessariamente’.

La testa è uno scantinato disordinato nel quale non vorreste neanche entrare, sporco e pieno zeppo di topi e scarafaggi.

Pensieri che si accumulano e che ovattano i suoi sensi come fossero lana voluminosa, ficcatagli nel cervello da qualche alienoide.

Figurati se riesce a suonare, se riesce già a tener in mano una bacchetta per il cibo cinese è un miracolo.

Il punto è : Cosa diavolo è successo la notte passata?

La sveglia è stata delle peggiori, tra accappatoi di tessuto rosso e asciugamani, sul pavimento blu del cesso.

Dom ricorda chiaramente d’essersi creduto Jeff Buckley morente nel suo fiume boia, al risveglio.

Allucinazioni da stress o da droghe, semplicemente.

Matt non c’era;

Dormiva nel soggiorno col telefono tra l’orecchio e la bocca. Sulla lista degli ultimi contatti c’era scritto in grassetto : Dom H. 5.00 Am.

Chris sembra, anzi è,  il solito omaccione equilibrato, come lo si descrive ovunque.

Avete presente quello sguardo amico che cerca di scrutare ogni tuo movimento per trarne indizi e capire cosa cazzo ti succede? Bene. E’ lui. Sempre e costantemente.

Ogni tanto vorresti alzarti e urlargli in faccia con veemenza di farsi i fattacci suoi, ma poi pensi che i sensi di colpa ti dilanieranno.

Dom gli vuole bene, da morire, come fosse suo padre o suo fratello.

Sta per addormentarsi, il biondo, mentre Tom continua a mormorare e bofonchiare con quel suo tono gracchiante.

- Tom, basta, abbiamo capito.-

Dom è frustrato.

-Beh se avreste capito non saremmo di nuovo punto e daccapo! -

- Tom, sono semplicemente cazzi nostri se non possiamo suonare.- Dice Dom, scazzato.

-Sì, però potevate evitare.- mormora Chris.

-Ma non l’abbiamo fatto, quindi basta. Ho fame .- Matt, mentre bofonchia, sembra non fregarsene minimamente e Dom pensa che non è da lui essere così nei confronti del pubblico.

Li amava, li ama ancora, ma ora non ha voglia neanche di pensare, o così pare.

Matt non pensava neanche in quelle notti, mentre scopavano tra gemiti e lenzuoli, e bossa nova, e parole soffocate dal vento.

E quel Matt senz’anima faceva male dentro, feriva con il suo bel coltello intarsiato, con i suoi occhi.

‘Se me lo chiede con quegli occhi non mi riuscirà di dirgli no, e poi stasera sono sul punto di sognare’

E Matt lo guardava con quelle pozze d’azzurro tormentate, una scena fuori copione, inventata al momento. Un bacio umido di brandy e una macchia rossa sul collo.

Sempre così.

Resoconto del momento? Ora avevano vaporizzato quei ricordi, li avevano riposti nell’angolo semipolveroso della camera 555 dell’hotel squallido.

In quella camera c’erano ancora i collant di qualcuno.

Ora erano due semplici esseri irrilevanti, due stelle che non s’incontravano. Se capitava, un po’ di sesso in camerino, prima di rinchiudere i pensieri nel barattolo opaco di polvere.

Poi di nuovo il vuoto. Non erano tristi, erano semplicemente incoscienti, come avevano vissuto fino a quel momento, fino a quegli ultimi mesi in cui volevano sentirsi vivi e morti allo stesso tempo sotto il peso delle carezze dell’altro.

Era la situazione più ridicola che potevano immaginare, due bambini che non si guardano più per vergogna. Due occhi lucidi e guancie arrossate d’orgasmo e fronti sudate di vita.

-Andiamo a mangiare qualcosa.-

Chris è ragionevole. Matt annuisce, Dom non vuole riemergere dalla sicurezza dei propri pensieri, ma si alza e cammina seguendo le ombre diverse dei suoi compagni.

Gli occhiali pesano sul naso e il collo fa un male cane.

La bocca secca che aspetta il tepore della lingua calda, pronta a venire sulle labbra rosacee.

‘Forza, non angosciarti.’

Il bar è vicino, è illuminato, è grottesco.

Puzza di cornetti nauseabondi. Di sfoglie e sfoglie di bugie dolci e consolanti.

-Cosa prendi, tu, Dom?- offre Chris.

- Mhm, caffè amaro.-

- Matt ?-

-Cornetto. -

Sfoglia calda di menzogna. Prevedibile, come dire che domani è giovedì.

Mentre la luce perfora i bulbi verdi del biondo, mentre una mosca svolazza indecente ed una barista chiede un autografo ad un Matt che non è lui, mentre gli atomi si scindono da qualche parte, il telefono di Dom vibra, nervoso.

Gli occhi verdi leggono il messaggio chiaro e conciso.

‘Alle 21.00 da me.’

Due occhi blu vagano ovunque, in quella stanza, guardano le bottiglie lucenti e le rifiniture del tavolo.

Guardano le mani di Dom accanto a sé, e poi sfiorano lo sguardo del batterista, quegli occhi.

Lo cercano.

E diventeranno Matt e Dom ancora, quella notte, aspettando il primo di troppi concerti.

   
 
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