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Autore: Ezrebet    19/09/2010    1 recensioni
A L.A. Spike affronta i suoi fantasmi, e non solo. La vita lo costringe a capire che niente finisce per davvero.Vi racconto questa storia, prendendo spunto da una bellissima poesia di Pablo Neruda.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: William Spike
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era seduto al tavolo della cucina da un bel po’ di tempo, la tazza era piena di sangue ormai freddo, il portacenere colmo di mozziconi ed una sigaretta si consumava tra le punte delle dita.. Si era alzato dal letto prima del tramonto, tirando appena le tende per controllare l’esterno, poi si era seduto ed era rimasto lì, a fissare il ripiano bianco del tavolo, la testa appoggiata ad una mano fasciata.

Le immagini del sogno continuavano a scorrergli davanti agli occhi, mentre si sfiorava il petto nudo, deturpato dai tagli rossi che si stavano già rimarginando. L’unica cosa certa era che il demone si era risvegliato in lui durante quell’incubo e l’aveva ferito..

Si passò un polso sulla fronte, sospirò e spense la sigaretta nel portacenere. Una veloce occhiata alla sveglia gli confermò che Fred stava arrivando. Puntuale, alle otto, ogni sera.

Entrò con la sua chiave ed in silenzio lo raggiunse al tavolo, appoggiando la borsa per le medicazioni. Gli sorrise “Ehi. Ciao. Come andiamo..?” si zittì quando vide le ferite sul petto. Aggrottò la fronte “Che cosa è successo?” allungò una mano, ma Spike si ritrasse, scattando in piedi “Niente” la fissò “Niente che non possa affrontare da solo”.

Lei scosse la testa “Sono un medico. Il tuo medico, William. Adesso mi farai vedere quei tagli”.

Il vampiro sospirò, tornò a sedersi e lasciò che lo esaminasse, mettendosi a guardare oltre i vetri. Le luci dei lampioni, come ogni sera, illuminavano parte del soggiorno, evidenziandone l’aspetto dozzinale e trascurato. In quei momenti, Spike pensava sempre di dover fare qualcosa per migliorare l’appartamento, e si riprometteva di agire.. ma poi..

“Come te li sei fatti?” gli domandò la donna, interrompendo il flusso dei suoi pensieri.

Spike alzò le spalle “E chi lo sa”.

“Ma che significa?” lo affrontò con le mani sui fianchi “Hai una serie di tagli profondi e freschi sul petto e sullo stomaco e mi vuoi far credere che non sai come sia accaduto?”.

Le rivolse uno sguardo divertito “..devi, crederci. Perché è così che è andata” le sorrise e si alzò “Forza, dottore, cambiami le fasciature e poi corri a casa.. La notte è piena di lupi e non è adatta alle brave bambine come te!” le strizzò l’occhio, in una forzata espressione canzonatoria.

Ma Fred sembrò non lasciarsi ingannare. Scostò una sedia e prese posto “Adesso mi dirai tutto”.

Spike allargò le braccia “Ma che cosa, devo dirti..” la guardò.

Dopo un momento di silenzio, la ragazza strinse gli occhi “Ti fidi di me, William?”.

Lui annuì, e lei riprese “E perché ti fidi di me?”.

Spazientito, Spike fece “Forse perché mi hai riattaccato le mani e mi riempi di cibo e riviste?” tentò di scherzare, ma la serietà di lei bloccò il tentativo immediatamente. Lo fissava con la fronte corrugata mentre diceva “E credi che potrei aiutarti ancora, se si presentasse la necessità di farlo?”.

A quella domanda, Spike si appoggiò alla parete, sospirando. Da quando era diventato così facile mettere alle corde il Sanguinario..?

La guardò alzarsi ed andargli vicino “Dimmi che cosa è accaduto”.

 

Parlare con Fred era stata una buona idea. Dire a qualcuno dell’incubo gli era servito ad esorcizzarlo, a rimetterlo nella giusta prospettiva, a ridefinirne i contorni. Era stato solo un terribile incubo, la sua psiche aveva reagito, il demone aveva fatto il resto.. Una spiegazione accettabile, confortante, sdrammatizzante.. Glielo aveva ripetuto all’infinito, che il sonno era una dimensione molto studiata e poco conosciuta, che le dinamiche oniriche erano per lo più imprevedibili e che non era certo il primo che si feriva durante un brutto incubo. Ed intanto, gli aveva disinfettato e fasciato il petto, passando poi alle mani, il cui processo di cicatrizzazione continuava abbastanza spedito. Era una delle qualità migliori di Fred, riuscire a confortare le persone e dare un senso plausibile all’impensabile.

Spike aveva deciso di ascoltarla, di permettere a sé stesso di accettare la spiegazione quasi scientifica del sonno molesto che gli aveva dato e questo gli aveva consentito di alleggerirsi un po’. Ma si, un brutto sogno, niente di più.

Poi, sulla soglia, Fred si era voltata e aveva sussurrato “Sai che Buffy arriverà a Los Angeles domani mattina”.

Lui si era appoggiato alla porta, senza toglierle gli occhi di dosso ed aveva annuito “Il Grande Capo mi ha avvertito”.

“Avresti voluto rimanerne all’oscuro?” gli aveva chiesto fissandolo intensamente. Al suo silenzio, aveva continuato “..perché se fosse così, ti capirei. Insomma, lei non sa che sei qui, che sei vivo e..” ma Spike l’aveva fermata “Non ne voglio parlare”.

Fred si era bloccata, imbarazzata. Ma prima di andarsene, gli aveva detto “Ricordati che di me ti puoi fidare, anche in questo caso..” e dopo un veloce sorriso, era entrata nell’ascensore.

 

Per la prima volta dall’operazione, quella notte uscì. S’infilò lo spolverino e un paio di guanti neri, poi s’incammino per le strade buie, immerso nei suoi pensieri. L’aria fresca gli era mancata, così come la vita notturna che brulicava sui marciapiedi, nei bar, in mezzo al traffico. Los Angeles non si addormentava mai, nemmeno un minuto. Era perfetta per una creatura delle tenebre.

Rise di sé. Lo Spike tenebroso era morto tanto tempo prima, il giorno stesso che aveva messo piede a Sunnydale.

Aveva una gran voglia di fumare, ma prendere la sigaretta e l’accendino era più o meno come scalare l’Everest, in quel momento. Aveva i guanti che coprivano le fasce e non voleva apparire imbranato in mezzo alla gente.. Rise ancora di sé. Da quando gli interessava ciò che la gente pensava di lui?

Quando finalmente si fermò, si rese conto che i suoi piedi l’aveva condotto davanti al grattacielo della Wolfram&Hart. Alzò lo sguardo e vide le luci accese.. L’attività era in pieno svolgimento, nonostante l’ora..

Si sedette sugli scalini ed allungò le gambe davanti a sé. Aveva bisogno di pensare e pensare non era mai stata una delle sue attività preferite.

   
 
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