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Autore: lames76    20/09/2010    2 recensioni
Altro racconto sul settimo cavaliere, più maturo e completo del precedente e leggibile singolarmente (leggibile anche senza aver letto il precedente). Menion si ritrova in una situazione critica e per una volta non sarà da solo a combattere il male ma sarà affiancato da valorosi compagni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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La donna e la fatina stavano muovendosi in fretta e cercando di non esporsi troppo, anche se il loro cammino le stava portando ben lontano dal grosso dell’esercito nemico, non potevano essere sicure che delle frange di questo non fossero rimaste indietro o non fossero in perlustrazione.
"E’ un piacere conoscerti", sussurrò la piccola creatura fatata che proprio non ce la faceva a restare zitta, "Menion mi ha molto parlato di te"
"Tu devi essere quella che Menion ha chiamato 'Sacerdotessa', vero?", il ragazzo, quando si erano conosciuti, non potendo dire loro chi era veramente, aveva trovato la scusa che lavorava per conto di un gruppo di persone guidate da delle sacerdotesse.
La fatina sorrise annuendo, "Mi spiace che non ti abbia potuto parlare di me..."
"Non ce n’è stato bisogno", rispose la ragazza, "Quando ha parlato di te, gli occhi di Menion erano attenti e brillanti. Si vedeva che ti voleva bene e che tu eri una certezza per lui!"
La fatina si bloccò in volo librato a mezz’aria, colpita da quelle parole. Guizzò di fronte alla giovane, "Ne sei sicura?", chiese con vocina incerta.
La ragazza annuì sicura, "Si certamente"
La fatina si illuminò ancora più del solito, mentre sorrideva poi sospirò e, con grande sforzo, si parò di fronte alla giovane, "Olimpia, Menion è innamorato di te!", lo sussurrò quasi, come se per lei dire quelle semplici parole fosse stata la cosa più difficile del mondo.
Ed in effetti lo era stato...
Tra le Voci dei Cavalieri ed i loro assistiti c’era un legame molto intenso e particolare.
Le fatine erano esseri troppo piccoli per provare sentimenti complessi.
Quindi o amavano incondizionatamente o odiavano con altrettanto totale trasporto.
Tintinnio amava Menion con tutto il trasporto e la forza che il suo piccolo organismo poteva permetterle.
Ma non era un amore umano, era l’Amore, quello con la A maiuscola.
Era un amore che comprendeva quello di una madre per il proprio figlio, comprendeva il primo amore, l’amore che lega due novelli sposi e quello che lega due anziani coniugi da sempre insieme.
Per questo, spesso, era stata gelosa delle attenzioni che le altre donne e ragazze avevano riservato al suo protetto. Ma anche la gelosia non aveva avuto molto spazio, visto che l’amore che provava la riempiva completamente.
Però, in tutti gli anni in cui era stata vicina a Menion, aveva visto diversi sentimenti provati da lui e di cui lei era stata, un poco, gelosa. Tenera amicizia ed amore fraterno per Giovanna, la grande cotta per quella maga della sua epoca, Liselle, l’amore per i genitori e l’affetto infinito che provava per lei.
Ma, ogni volta che il ragazzo parlava di Olimpia aveva sentito nella sua voce il suono del vero Amore ed aveva compreso che lei sarebbe sempre stata l’unica donna nella sua vita. Ed il giovane evitava accuratamente di parlarne, come se, per lui, fosse una sofferenza.
In effetti, non potendo più rivederla, doveva essere stata una vera agonia.
"Dico sul serio Olimpia, credo che tu sia la sola che lui ami", per questo queste parole erano un dolore da dire per la fatina, ma sentiva che doveva dirle, proprio perché Amava (con la A maiuscola!) Menion.
"Anche io credo di amarlo", sospirò la giovane abbassando lo sguardo, "Quando se n’é andato sapevo, ero certa, che non l’avrei mai più rivisto, eppure non ho cercato nessun altro, ho sempre pensato che lui fosse l’unico, l’unico che io potessi veramente amare"
La fatina si andò a posare sulla sua spalla, "Tranquilla, quando tutto questo sarà finito, potrete restare insieme!"
La giovane parve scossa, "Ma come sarà possibile?"
"E’ una sensazione, ma, fidati di me, lo sarà!", sul volto della fatina era apparso un sorriso caloroso e la fiducia che l’aveva abbandonata vedendo Faerie in quelle condizioni, era tornata pienamente.


"Attendiamo il segnale del terzo cavaliere", mormorò Cyrano acquattandosi dietro un cespuglio. Erano giunti in prossimità della coda dell’esercito nemico. Il vedere quelle decine, centinaia, migliaia di esseri in marcia era stato terribile ed aveva fatto vacillare la loro convinzione di riuscire, però avrebbero tentato. Sotto direzione di Due Lune si erano divisi in due gruppi, ognuno avrebbe attaccato da un lato diverso, ma l’attesa era lunga e snervante.
"Una curiosità", chiese Menion, "Nell’opera teatrale non si parla di come sei sopravvissuto alla battaglia durante l’assedio di Arras..."
Il poeta sorrise, "E’ stata una lotta incredibile, anche se non me la sono goduta", Menion sapeva che, durante quella battaglia, Cyrano era scosso. Scosso perché era passato dalla gioia data dal fatto che Rossana pareva amare solo l’anima di Cristiano, e quindi lo stesso Cyrano, all’amarezza della morte del giovane che segnava la definitiva perdita della donna, "Comunque, non ci sono dettagli. Durante una battaglia come quella, c’è stata ben poca strategia. Era una lotta a chi cadeva per ultimo, ho lottato fianco a fianco ad amici che ora sono morti, io e Le Bret siamo sopravvissuti per miracolo"
"Altra domanda", il ragazzo si fermò scuotendo il capo, "Mi spiace, da quando ci siamo conosciuto non ho fatto altro che farti domande e ficcare il na...", si bloccò, "Ehm, ed occuparmi dei tuoi affari"
Il guascone sorrise quando vide Menion bloccarsi per non pronunciare la parola fatidica di fronte a lui.
"Tranquillo, diventare Cavaliere di Faerie mi ha un po’ addolcito e mi sono un po’ calmato rispetto alla suscettibilità che mi portava la forma di questo affare ", disse battendosi un dito sul naso.
Sentirono il verso di un gufo ripetuto tre volte ed immediatamente portarono mano alle armi preparandosi a scattare.




Ecco un capitoletto romantico. Mi è piaciuto cercare di descrivere cosa prova Tintinnio per il suo cavaliere. Spero di essere riuscito a comunicarvi questo "misto" di amori.

Nota: l'accenno alla "cotta" di Menion per la "maga dei suoi tempi Liselle" fa parte del "famoso" racconto mai concluso che doveva essere il secondo di questa serie ma che non mi convince affatto.
   
 
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