Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Marselyn    20/09/2010    3 recensioni
"Erano dunque arrivati a quel punto.
Non si spiegava perché, ma il pensiero di dover rompere i rapporti con Elyn lo rattristava. C’erano poi molte altre cose che non si spiegava: il come era stato possibile creare quella sintonia, averla cercata e non aver capito che era, forse, importante per tutti loro. Non si spiegava come nessuno di loro, fino ad allora, si fosse mai chiesto quanto quei pomeriggi passati insieme, tra persone che dovevano spontaneamente odiarsi, fossero strani e illogici nel loro scorrere veloci e così vivi. Non riusciva a spiegarsi come fossero arrivati al punto di cercarsi, di trovarsi e consumare ore intere insieme, come fossero arrivati anche solo al punto di parlarsi senza urlare, senza mai rendersi conto di quanto solo tutto questo fosse già pazzesco e contro ogni loro coerenza. Tutto indicava quanto irragionevole fosse stata quella vicinanza e Sirius proprio non si spiegava come fossero arrivati a quel punto senza mai domandarsi come mai tutto stesse andando in modo così strano, così trasparente, così autonomo, vivo e senza controllo." [cap. 17]
Dall'autrice: Con ogni probabilità, potreste avere l'impressione che i primi e gli ultimi capitoli siano stati scritti da persone totalmente diverse.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Attenzione: Circa a metà di questo capitolo è presente un breve cambio di punto di vista.

14. Proposte


«Lunastorta» Sirius gonfiò il petto e alzò il mento. Prese un grosso respiro e procedette: «Ti ricordi quando, qualche giorno fa, ti abbiamo fatto spiegare tutta quella robaccia sulle Banshee, ma poi non siamo venuti a lezione, ricordi? Ecco, io e James vogliamo farci perdonare.» Tacque.
Sì, stava cominciando bene.
Remus abbassò il giornale che teneva ad altezza d’occhio, giusto quel po’ che bastava perchè scoprisse i due occhi ambra. Inarcò un sopracciglio, osservando Sirius con sospetto.
«Vogliamo?» Si guardò attento intorno. «Io vedo solo te qui» proseguì.
«Bè, lascia che ti spieghi. Pensavo, visto che tu sei così ossessionato - nel buon senso della parola, ovviamente - dal sapere perfettamente ogni cosa, mi sono chiesto: perchè non aiutarlo nel ripasso? Sai, certo, non è che sia un gran divertimento per me, ma in nome della nostra amicizia io mi sacrificherei, Lunastorta. Ho pensato: perchè non dargli una mano? Perchè non dimostrare al nostro caro Remus che noi ci siamo sempre quando lui ha bisogno? Ecco, così ho deciso che voglio farmi perdonare, dandoti una mano a ripassare. Non ti pare una buona idea? Domani c’è compito di Erbologia, sai quella roba sui benefici delle piante e le loro proprietà magiche? Io la so, puoi giurarci, non avrei bisogno di ripassare, però so anche che tu probabilmente ne senti il bisogno. Quindi sono qui, disposto ad immolarmi per il bene della nostra amicizia, comincia pure da dove vuoi, io ti ascolto.»
Remus lo fissò per un tempo indecifrabile, dopodiché abbassò lo sguardo sul giornale, come se non l’avesse sentito.
Sirius si mosse inquieto sulla poltrona rossa, aspettò qualche secondo, poi decise di intervenire nuovamente.
«Lunastorta? Non farti problemi, io ti ascolto. Voglio farmi perdonare, capisci? Non devi sentirti sempre un peso, io lo faccio volentieri, puoi giurarci. Non vuoi ripassare? Avanti, lo so che vorresti. Comincia, io ti ascolto...»
Remus non si mosse.
«Lunastorta, Lunastorta! Ho bisogno di sentirmi in pace con la coscienza! Ti imploro, fatti aiutare! Io ci tengo alla tua istruzione!»
Remus sbuffò ed in un impeto di impazienza calò con forza il giornale sulle gambe. Sirius si sentì ringiovanire: forse era riuscito a convincerlo a farsi aiutare. Certo, pensò, Remus doveva farsi aiutare. Anche lui stesso doveva esserne convinto, altrimenti neanche Lunastorta avrebbe mai abboccato.
«Sirius» sbottò. «Non ho bisogno di ripassare! So benissimo tutto quanto e quello di domani sarà il compito più semplice di tutto l’anno. Non vedi? In tutta la Sala Comune non c’è nessuno che ripassa! E scommetto che te la caverai bene anche tu.» E ritornò a nascondersi dietro il giornale.
Sirius rimase muto e rintontito.
Era ufficiale: si trovava nei più improponibili pasticci.

Quando erano tornati dal parco, quel venerdì pomeriggio, James e Sirius avevano ricevuto da Remus – ancora una volta, l’unico che in mattinata era andato a lezione - l’inaspettata notizia del compito del giorno seguente. Se non l’avessero passato, aveva detto Remus, la professoressa Violacciocca*, insegnate di Erbologia, avrebbe costretto gli alunni carenti alla frequentazione forzata di un corso pomeridiano, nel quale si sarebbe ripreso il programma di tutti e cinque gli anni passati.

Nessun problema, avevano convenuto Sirius e James: Remus ci darà una mano di sua spontanea volontà.
Sicché Remus si era lasciato affondare in una poltrona vicino al focolare spento, cullato dalla dolce brezza settembrina, che proveniva dalla finestra e che cominciava ad annunciare l’imminente ritorno dell’autunno, nascondendosi dietro il numero de ‘La Gazzetta del Profeta’ del giorno, inabissandosi nel suo mondo di silenzio.
Non una parola, non un segno di vita.
James aveva inutilmente cercato di muoverlo a pena, con frasi del tipo: “Mi sento male! Non so niente per domani”, oppure, “Merlino! Non sopporterò un corso di recupero pomeridiano, il mio cuore non reggerà!”. Aveva anche tirato in ballo il Quidditch: “Non sarò un bravo Capitano se avrò di questi intoppi, Grifondoro arriverà ultimo!”, e aveva infine improvvisato una momentanea perdita dei sensi: esibizione, però, passata del tutto inosservata.
Sì, avrebbero potuto chiederglielo esplicitamente, ma avevano lasciato per ultimo quel disperato tentativo.
«Va bene...» aveva infine sussurrato James a Sirius. «Vado a cercare Evans.»

Era stato come se gli avesse detto: «Chiederò alla professoressa Violaciocca di farci copiare dai suoi appunti personali.»
Sirius aveva tentato, dunque, quell’ultima carta: raggirare l’amico, sfruttando la sua radicata fissazione per il ripasso. E all’inizio gli era sembrata anche una buona idea.
Adesso, invece, si ritrovava a contemplare a bocca asciutta la prima e l’ultima pagina de la Gazzetta del Profeta, dietro la quale si nascondeva un Remus irremovibile.
Un giornale che, peraltro, odiava profondamente.

Si guardò intorno, disperato: quasi tutti quelli del suo anno erano giù, in Sala Grande, in attesa della cena. Gli unici che ancora rimanevano nella Sala Comune erano Remus, Bobby Blomb – che non era esattamente un asso di Erbologia... anzi, non era un asso in nessuna materia - e Mary, insieme ad una Grifondoro del quarto anno, che stava scendendo le scale del Dormitorio Femminile.
Sirius sospirò e, non vedendo altra soluzione, si alzò, raggiungendola appena vicino le scale.
«Ciao Mary» esordì, fingendo trasporto. Mary sorrise e la ragazza del quarto anno si lasciò sfuggire un leggero gridolino soffocato.
«Ciao Sirius!» rispose, con voce squillante. Sirius si sforzò di sorridere. «Devo ancora farti i complimenti, sei un vero asso con la scopa!»
«Oh, grazie, anche tu sei molto... brava».
Avrebbe voluto spiegarle che un asso poteva essere James, con la scopa: lui era al massimo un tre di picche. Ma lasciò correre; al momento urgeva un ripasso dell’ultimo minuto.
«Ecco, volevo chiederti...» proseguì. Mary lo guardò avidamente, chinando lievemente in basso la testa con bramosia.
In quell’esatto momento James entrò nella Sala Comune. Il viso gli si illuminò non appena la sua mente realizzò la vicinanza dei due.
«Ciao Mary!» squillò, con un sorriso malizioso in volto. «Gliel’hai chiesto, Sirius?»
E in quel momento Sirius seppe che James voleva fargliela pagare perchè gli aveva nascosto qualcosa, quel giorno, davanti il camino.
Gli lanciò un’occhiata selvaggia, ma quello gli rispose con un ghigno trionfante in volto.
Mary intanto sgranò gli occhi.
«Cosa?»
«Glielo stavo proprio chiedendo. Mary,» intervenne Sirius, voltandosi verso di lei. Doveva chiederle di aiutarli in Erbologia, nient’altro: non doveva essere poi tanto difficile. «Ti andrebbe di...»
«Sirius voleva chiederti di uscire.»

Rimase ammutolito, bramando disastri e augurando una morte crudele all’amico. Vide Mary fremere eccitata davanti a lui. Quella visione lo orripilò.
«Certo che voglio! E’ un’idea fantastica! Ti va bene sabato prossimo? Alle sette accanto all’armatura della Sala d’Ingresso. Scappo, ci vediamo giù!»
E così detto, sparì dietro il quadro.
James scrollò le spalle, con un sorriso divertito.

Sirius lo lasciò dirigersi da Remus, spensierato.

*

«Non credi di aver esagerato?» impastò Peter con la bocca piena, mentre rubava dal vassoio una fetta di formaggio. Subito dopo ne comparve un’altra che andò a riempire il vuoto.
«Esagerato?» ridacchiò Sirius. «No, perchè mai?»
Remus gli lanciò un’occhiata torva dall’altro lato del tavolo.
«Hai trasfigurato James in una papera di gomma e l’hai richiuso nel Dormitorio.»
Sirius rise e fece spallucce con aria innocente. Remus scrollò la testa, rassegnato.
Ritornarono in Sala Comune, poco dopo, con particolare sollievo di Sirius: gli guardi sognanti di Mary erano quasi insostenibili.

*

Il giorno dopo nella Sala Comune regnava una tranquillità ordinaria. L’unica cosa che sembrava destare noia, più che timore, negli animi dei giovani Grifondoro, con sorpresa di Sirius e James, era l’ora di Trasfigurazione.
Ben presto scoprirono perchè.

«Non c’è? Non c’è un compito di Erbologia?» Sirius e James erano inorriditi.
«Se solo foste un po’ più presenti in mezzo a noi comuni mortali, vi accorgereste che oggi non c’è neanche Erbologia. Abbiamo finito le lezioni per oggi» sentenziò Remus, intimamente divertito.
«C-che ti è venuto in mente? Perchè ci hai fatto questo?!» domandò Sirius, a gran voce.
Remus ridacchiò.
«Volevo vendicarmi» disse, semplicemente. «Anche se, ad essere sincero, pensavo foste più svegli» continuò senza troppi preamboli, mentre si dirigevano al faggio. «E non avrei mai immaginato che aveste provato a rubare gli appunti della professoressa Violaciocca, facendovi, anzi facendoci, togliere quaranta punti» proseguì, facendosi cupo in volto. «Se solo l’avessi previsto, ve l’avrei detto prima.» concluse, con un velo di rammarico in voce.
Si appostarono all’ombra dell’albero, sotto i tiepidi raggi solari, cullati dai resti della leggera brezza estiva, consumata per un’intera stagione che ora giungeva alla fine.
Erano quasi gli ultimi giorni di settembre, e quello era il 19, precisamente. Le giornate si facevano sempre più fresche, malgrado ancora si riuscisse a riscaldarsi piacevolmente durante i pomeriggi nel parco. Il tepore resisteva, come mai era successo in altri anni, e in quei giorni gli studenti affollavano il parco, come a voler saziarsi del calore fino all’ultimo tiepido raggio di sole estivo.

«Hei» esordì James, dopo qualche minuto, rizzandosi sulla schiena e strizzando gli occhi per concentrare lo sguardo su qualcosa. Poi abbozzò un sorriso soddisfatto, e fece cenno a Sirius verso un punto del prato.
«Ah» fece Sirius. Aveva visto quello che James gli aveva indicato: Elyn. Era appoggiata alla corteccia del solito pioppo, le gambe genuflesse sul petto, teneva con una mano un libro issato sulle ginocchia, e con l’altra la bacchetta puntata per terra, accanto a lei. Sembrava intenta a studiare qualche incantesimo complicato.
«Che vuoi fare?» ridacchiò.
«Voglio farmi spiegare perchè si è messa a ridere» replicò con un ghigno furbo in volto, alzandosi e scrollandosi di dosso i pezzi di fili d’erba che si era disintegrato addosso. «Lunastorta, Codaliscia, in piedi. Vi presento una persona.»
Peter non se lo fece ripetere due volte, in quattro e quattr’otto balzò a capo alto. Sirius, già in piedi, abbandonò con la schiena il tronco faggio su cui si era poggiato. Remus non si mosse.
«Oh, andiamo, possibile che devi sempre farti pregare? Chiudi quel libraccio!» si lagnò Sirius, rubandogli il tomo dalle mani. Lesse ad alta voce la copertina del volume: «“Arte della Divinazione”, bleah! Cadrai malato se non ti lasci andare un po’.»
«Piantala, Sirius, ho un mucchio di roba da studiare» disse, riprendendosi il tomo. «E comunque, sì, sì... vengo... Merlino, quanto siete frettolosi.»
E si diressero.

James POV

«Mi domando perchè ti ostini a non lasciarla in pace» commentò Remus, una volta ch’ebbe capito la destinazione dell’escursione sul parco. «Mi sembra chiaro che tu non le piaccia»
James rise, guardando davanti a sé Sirius che camminava con la solita, radicata, naturale eleganza.
«Vuoi la verità?» ridacchiò. «Mi sembra sprecata, abbandonata lì, con la gentaglia che si ritrova attorno. Lei non è come loro. Vedila come se fosse la mia protetta, per adesso. Mi sono posto una missione: quella di salvarla da un futuro inetto, infruttuoso e magari anche da Mangiamorte, visto chi si ritrova intorno, e visto chi si ostina ad adorare» proseguì, facendo una smorfia di disgusto al pensiero di Severus.
«Bè... non mi pare che lei apprezzi» commentò Remus, scettico.
«Vedrai» replicò, con convinzione. «Presto si renderà conto che preferirà dar retta a noi, pur di non diventare come loro, come Mocciosus. E’ ostinata, sì, aspra come un limone. Come un limone, ma non come una serpe. Diciamo che è una Limoneverde, quella» rise, «un po’ permalosetta e cocciuta, ma dovrà pur cedere prima o poi»
Remus fece un verso dubbioso.
«Ah, Malandrino di poca fede! Ti dico che succederà. Ad ogni modo, non ho intenzione di lasciarla in pace finché non si arrenderà. E’ sprecata, è decisamente sprecata. E anche Sirius lo pensa, soltanto che ancora, quell’imbecille, non se ne rende conto. Non capisce perchè le stia tanto a cuore, ma ti dico che è per lo stesso motivo.»
Non disse più niente: erano arrivati.

Sirius POV

Elyn lanciò un incantesimo su un coccinella che aveva una strana antenna verde, accanto a lei, e sbuffò. Strizzò gli occhi sulle pagine invecchiate del volume - “Il piacere della Trasfigurazione” lesse Sirius mentalmente – e, infastidita dall’improvviso buio, alzò lo sguardo in cerca della fonte d’ombra.
«Potter» esordì in tono seccato, inarcando un sopracciglio. James sorrise, compiaciuto. «Ti andrebbe di toglierti? Mi fai ombra.»
Per tutta risposta James trasfigurò la coccinella dall’antenna verde in una minuscola farfalla azzurra, che le svolazzò a pochi millimetri dal naso, per poi sparire liberamente via, in un concitato batter d’ali.
Elyn sospirò, irritata.
«Che vuoi? Pensavo fosse martedì l’ultimo giorno di punizione.»
Sirius si appoggiò con la schiena sul tronco di un albero accanto al pioppo. Assistette, divertito.

Era incredibile come adesso non provasse più quel senso di disagio che prima lo coglieva ogni volta che Elyn era nei paraggi.
Ricordava stupito come, qualche mese prima, e anche solo fino a qualche settimana prima, la semplice sua presenza gli mettesse agitazione, lo portasse a scombussolarlo come mai gli era successo in vita. Come mai era successo a nientepopodimeno che Sirius Black.
Non che adesso fosse tutto rose e fiori, questo era ovvio.
Elyn li odiava sempre e comunque, eppure quella risata di soli pochi giorni prima sembrava aver cambiato tutto, dall’inizio alla fine.
Non era più l’accanimento cieco, crudo, insormontabile che prima si vedeva rivolto contro. Era una sorta di odio vulnerabile quello di Elyn, adesso. Un odio di posizione, un odio di circostanza, un odio formale. Un odio privo di ferite, un odio cicatrizzato, forse destinato a scomparire.
Un odio che non gli provocava disagio, semplicemente.
Non sapeva per quale arcano motivo fosse tutto così cambiato. Ma qualcosa si era sistemato: adesso non si sentiva più sbagliato.
E adesso stava bene. Stava bene così. Adesso sì, che gli sarebbe bastato solo quello.
Forse non avrebbe chiesto nulla di più.

«E’ finita, infatti» ribatté James. «Ma sono venuto a farti una proposta di pace»
Elyn lo guardò perplessa. Si mise in piedi e fece per risalirsene verso il castello, ma James le si parò davanti prima che potesse fare più di un paio di passi.
Elyn sbuffò, irritata.
«Proposta di pace?» canzonò. «Non ho intenzione di fare alcuna proposta di pace!»
«Benissimo, resteremo qui finché non ti deciderai ad ascoltarmi» sentenziò lui, incrociando le braccia sul petto.
Sirius ridacchiò silenziosamente. Ancora una volta non sapeva cosa James avesse in mente.
Ma era decisamente pronto a scoprirlo.

Elyn resse fiera lo sguardo per qualche secondo, poi senza staccare gli occhi vitrei da quelli nocciola, indietreggiò di qualche passo.
«Dunque» cominciò James, con tono trionfante. «Questa è la mia proposta: tu ti lasci aiutare in Trasfigurazione da noi, senza cacciarci malamente ogniqualvolta incroci i nostri sguardi, e io non dico niente a Severus sul fatto che ci hai aiutati.»
Sirius pensò che Elyn non sapeva quale sforzo sovraumano James avesse appena compiuto per non aver chiamato Severus ‘Mocciosus’.
E per non averlo fatto, rifletté, James doveva essere davvero motivato, e se Elyn avesse saputo quanto effettivamente gli costava, gli avrebbe dato forse una possibilità in più.

Ma perchè James gli aveva proposto quell’accordo?
Era come se la voce di James gli fosse arrivata alle orecchie soltanto adesso. Era così assurdo! Così inconcepibile persino per uno come lui.
Aguzzò avido l’udito per non perdere neanche un dettaglio.
Quella faccenda stupiva lui, almeno quanto Elyn.

«Cosa?» fece lei, scrollando la testa sbalordita, emanando saette dallo sguardo. «Tu non puoi vincolarmi! Non puoi costringermi alla tua presenza! E poi... e poi...» Ridusse gli occhi a due implacabili fessure. «Io non ho bisogno di aiuto!» sbottò.
James sorrise.
«Eh no, ho visto prima come hai trasfigurato per metà quel filo d’erba in una coccinella» ribatté tranquillo, con un sorriso indulgente in volto. «Così di certo non passerai i G.U.F.O.»
Elyn sgranò gli occhi, infuriata.
«Potter, falla finita» sibilò.
«Guarda: Mocciosus sta appena uscendo dal castello» fece lui, ignorandola, osservando Severus che camminava nell’erba. «Mi sa che vado a fargli visita proprio ora.»
«No, Potter, non provarci.»
James si voltò e cominciò a camminare.
«Potter!» lo chiamò. «Potter!» urlò. «E va bene!» sbottò, con voce densa di rabbia e frustrazione.
James si arrestò e si voltò con un sorriso trionfante che, malgrado lo divertisse, quasi infastidì anche Sirius. Non osava immaginare quanto Elyn stesse friggendo di collera in quel momento.
Ritornò sui suoi passi, a marcia tranquilla.
Elyn espirò rabbiosa e scrollò la testa con fare alterato.

«Vorrei solo capire perchè diavolo lo fai.» disse, aspramente.
E, in effetti, anche Sirius se lo chiedeva.
James sorrise, saccente.
«Fidati, ho le mie buone ragioni.»


***

Note
BuonSalveee a tutti!
Questo è un capitolo abbastanza importante, se non altro spiega l'origine del titolo della storia ^^
Bè, che dire, diciamo che adesso cambieranno un po' di cose :P

Ringraziamenti:
Eva92: Ciaoo! Grazie, grazie, grazie mille :) Sono davvero felice ti sia piaciuta la storia, spero di risentirti ancora anche in questo capitolo e nei prossimi ^^ A me può solo far piacere! Grazie ancora! :*
Sall: Sono contenta ti sia piaciutooo ** Non mi stanco mai di ripeterlo :) Grazie! :**
gianno11: Sono felicissima ti sia piaciuto il capitolo :) La situazione, sì, si sta evolvendo, ed era ora xD Soprattutto questo capitolo servirà per offrire l'opportunità di appianare completamente le divergenze. Grazie mille ancora! Un bacio :**

Non ho null'altro da dire, se non ringraziare tantissimo anche i lettori silenziosi, quindi lascio la parola a chi voglia prenderla ^^
Alla prossima!
Un bacio :**

*La professoressa di Erbologia, Violaciocca, è totalmente inventata.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Marselyn