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Autore: Goten    21/09/2010    4 recensioni
Adesso cominciavo sinceramente a essere curioso, chissà che razza di uomo era Charlie Swan. Avvertii il rumore dell'acqua provenire dal piano di sopra, sicuramente era una doccia, sospirai, volevo tornare a casa alla svelta. Scesi dall'albero e attesi che finisse i suoi bisogni umani, avevo intenzione di incontrarlo subito e se fosse stato possibile, lo avrei portato via con me ancora quella stessa mattina. Certo che per essere un uomo ce ne metteva di tempo sotto la doccia, erano già ventisei minuti buoni che stava sotto quel getto. Magari si era sentito male... no, il suo cuore batteva forte e armonioso. Decisi di attendere ancora un po'. Finalmente sentii chiudere la manopola dell'acqua e il suo ciabattare al piano superiore. Aveva un passo leggero per essere un uomo, notai. Contai mentalmente fino a mille, prima di bussare gentilmente alla sua porta, quando questa si aprì, mi trovai di fronte lei, la donna delle pulizie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dopo tantissima assenza vedrò di aggiornare in modo continuativo questa ficci, almeno due volte a settimana, una di martedì e una di giovedì. Vi auguro come sempre buona lettura!

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Capitolo 9


Il mattino successivo, Bella si presentò con due occhiaie spaventose. Sembrava spiritata. << Che diavolo hai combinato?! >> Esclamai andandole incontro assieme a Rose ed Emmett.

Mi lanciò uno sguardo irritato. << Zitto. Quello stupido aggeggio non voleva saperne di funzionare! >> Sibilò a bassa voce.

<< Bella, sei uno straccio. Hai fatto colazione? >> La voce di Rose era sinceramente preoccupata.

<< Non l'ho neanche vista la colazione. >> Sbottò afferrando malamente un pacchetto di caramelle gommose dalla tasca dei suoi pantaloni.

<< Non dovresti mangiare certe schifezze. Non fanno bene ne a te ne al bambino. >> La rimproverò mia sorella, ma l'unico effetto che ottenne fu uno sguardo glaciale e una frase borbottata che suonava molto come... << Non rompiamo... >>

Le sfilai il pacchetto di mano lanciandolo a Emmett. << Le faccio una colazione decente. >>

<< Mi sembra una buona idea. >> Annuì mio fratello, buttando via il pacchetto di caramelle nello sporco.

<< A me non piace come idea. >> Brontolò Bella, ma a quel punto le sue lamentele non m'interessavano più.

<< Ma al mio futuro nipotino si. >> Ghignai andando tranquillo verso la cucina. << Forza, siediti. >> La incitai, notando la sua camminata lenta, mentre con calma attendevo che si sedesse sulla sedia che le porgevo.

Uno sbuffo fu tutto quello che ottenni, era assurda quella ragazza. << Allora, mi dici a cosa stai lavorando? >> Intanto mi ero messo all'opera, avevo deciso che avrei sfornato delle brioche calde.

<< Di che parli? >> Quel tono da indifferente ormai non m'incantava più.

<< Di quella cosa che ti ha dato del filo da torcere stanotte e che ti ha rubato le ore di sonno che avresti dovuto fare. >> Non volevo farle la paternale, ma sentivo davvero un velo di preoccupazione per lei e per il piccolino.

<< Mmm... caffè prima... devo carburare. >> Biascicò ancora assonnata.

<< Il caffè non sfiorerà  le tue labbra, adesso, ci penso lo zio Eddy a voi due. >> Ghignai tra il serio e il giocoso.

Non capii esattamente cosa disse, ma non credo che fosse qualcosa di carino nei miei confronti. Ed io che mi stavo preoccupando per lei. Bah... donne!

La cucina era splendente, mancavano solo le stelline come nei cartoni animati, sotto il suo sguardo scettico preparai una tazza fumante di latte caldo con una spruzzata di cacao. Misi a scaldare le brioche nel fornetto e in pochi minuti, l'odore di dolce si sparse per tutta la casa.

<< A cosa stai lavorando? Ieri mi sembravi parecchio indaffarata e le tue occhiaie mi sembrano un chiaro segno che questa cosa ti stia dando del filo da torcere. >>

Fissò per un po' il tavolo color panna, sembrava assorta in qualche pensiero oscuro.

<< Bella? >> Allungai le mani in avanti, sfiorandole le sue. << Hey, tutto bene? >>

I suoi occhi castani si sollevarono scrutandomi serio. << Sto costruendo dei chip particolari. >>

Aggrottai le sopracciglia. << Tutto qui? Per te questo è uno scherzo. >> Ma nonostante le mie parole, sentivo che c'era qualcosa che non mi faceva stare tranquillo. La osservai cercando di capire cosa mi sfuggisse. << Cosa fanno esattamente questi chip? >>

Dallo sguardo che mi rivolse, capii di aver centrato il punto. La mia curiosità sfiorò dei livelli mai visti.

Bevve un sorso di latte caldo e addentò la brioche ancora tiepida. Ero impaziente di sapere e sembrava invece che lei non fosse così propensa a parlarmene. Perché?

<< Diciamo... >> Ingoiò la brioche portando i suoi occhi sulla mia figura. << ... anzi, premettiamo che per il momento è solo teoria. Perché logicamente non li ho ancora provati. Quindi per ora è tutto campato in aria. >> La stava prendendo decisamente lunga per spiegarmi l'uso di quei cosi. << Ma ammettendo che funzionino, potrebbero essere decisamente utili, ma nello stesso momento anche pericolosi. >> Va bene... mi stava dicendo un sacco di cose, ma niente che mi dicesse cosa facessero esattamente.

<< Bella. >> Posai entrambe le mie mani sul tavolo, avevo un atteggiamento rilassato. << Esattamente qual'è la loro funzione? >>

Le sue unghie appena accennate batterono sul tavolo ritmicamente. Nervosa, era diventata incredibilmente nervosa. << Sono... >> si umettò le labbra << sono dei potenziatori. >> Ammise osservandomi seria.

<< Potenziatori >> Ripetei cercando di capire il significato di quella parola.

La sua testa mora annuì. << Si, posso potenziare qualunque cosa. >> Si avvicinò alla mia figura sporgendosi leggermente in avanti. << Tu Edward, sei veloce. Potresti correre da qui e arrivare in Canada in quanto? Dieci minuti? >>

<< E' un esempio, giusto? >> Domandai cercando di correre dietro al suo ragionamento.

<< Si. >> Le sue mani si muovevano aggraziate mentre spiegava la sua invenzione. << Immagina di avere in corpo questo chip. Non ci metteresti più dieci minuti a fare lo stesso percorso, ma forse due minuti. >>

E una lampadina si accese nella mia mente. << Quindi, tu mi stai dicendo che, in teoria, quei cosi potenzieranno tutte le nostre abilità. E' giusto? >>

<< Esatto. >> Mi sorrise soddisfatta.

Questa donna era geniale! Ma anche decisamente pericolosa. Cosa sarebbe potuto succedere se uno di quei cosi fosse caduto in mani decisamente sbagliate come quelle del Clan di Denali? Ero un vampiro, ma i brividi di paura mi fecero comunque accapponare la pelle.

Osservai il volto di Bella, era impaziente di sapere cosa pensavo della sua nuova invenzione. Era stupefacente, ma anche pericolosa. Presi un piccolo respiro e le esposi il mio pensiero. << Bella, credo che tu sia una persona molto intelligente, ma quello che hai costruito, è molto pericoloso. >> Il suo viso perse un po' della sua lucentezza. << Cerca di capire, se cadesse in mani sbagliate, sarebbe un vero disastro. >>

Si rimise seduta al suo posto allontanandosi da me. Quel gesto mi fece capire che stava prendendo una posizione, ma che purtroppo sarebbe sicuramente collimata contro la mia. << Credi che non lo sappia? Mi rendo conto che questi potenziatori sono molto pericolosi, molto di più delle altre armi che avevo creato per voi. Per questo non sono attivi. >> Sospirò lasciando che l'aria fuori uscisse dal suo corpo. << E forse non lo saranno mai. Non ho avuto modo di provarli. Anche se uno di voi accettasse >> e mi lanciò uno sguardo pensieroso << dovrei comunque trovare il modo di scalfire la vostra pelle e trovare un'adeguata protezione contro il veleno che scorre dentro il vostro corpo. >> Afferrò un'altra brioche dal piattino davanti a lei e la morse. << Perciò, tranquillo, ci rinuncio... per adesso. >> Mi ritenevo leggermente soddisfatto. Ma anche in futuro avrei sicuramente cercato di deviare la sua attenzione da quella invenzione.

<< Cambiando argomento, cosa hai intenzione di fare oggi? >> Le domandai, ascoltando con la mente i pensieri dei miei fratelli, a quanto pare avevano intenzione di controllare il perimetro che circondava la casa e il bosco. Era una buona idea.

Bella abbassò lo sguardo. << Avevo intenzione di andare a trovare Jake alla riserva. >> Sollevò piano gli occhi. Non mi piaceva affatto quell'idea, per vari motivi, il primo fra tutti era la pericolosità di quel ragazzo lupo. Poteva farle del male, secondo motivo era il viaggio con quel pick up sgangherato. Non le avrebbe giovato alla schiena.

<< Io non credo che sia una buona idea. >> Tentavo di tenere un tono di voce conciliante, ma ricordavo bene in che modo c'eravamo lasciati l'ultima volta con lui.

Il sopracciglio fine di Bella si arcuò aspettando che finissi le mie motivazioni. Presi coraggio e cercai di giocare d'astuzia, non volevo farla arrabbiare. << Diciamo che il tuo pick up non è proprio il massimo per il tuo stato. >> Posai i miei occhi sulla pancia ormai visibile. Anche lei li abbassò, prendendo la consapevolezza delle mie parole.

Sospirò, potevo sentire le rotelline del suo cervello cercare una soluzione, ma ero più che certo che fosse solo una: far venire lui qui.

<< Potrei chiamarlo e far venire Jake da noi. >> Si mosse a disagio sulla sedia.

<< Dopo come vi siete lasciati l'ultima volta, credi che non ti farà una scenata, vedendo non solo me, ma anche Rose ed Emmett? >> Il suo respiro accelerò di poco, probabilmente stava ricordando quel giorno. << Bella >> le presi una mano, coprendola con la mia << non voglio farti rattristare, ma solo farti capire che forse Jake non sarà così felice di vedere altri vampiri vicino a te. >> I suoi occhi così dispiaciuti mi mettevano addosso ansia e tristezza. Non volevo vederla soffrire. << Facciamo così, lo chiamo io e gli spiegherò la situazione. >>

I suoi occhi si allargarono stupiti per quella mia presa di posizione. << Però, al primo cenno di tensione... >>

Si alzò di scatto, abbracciandomi goffamente. << Tranquillo. Grazie Edward. >> E le sue labbra si posarono dolci sulla mia guancia scaldandola.

Non avevo mai avvertito niente di così intenso. Sentivo il volto in fiamme, come se dentro di me avesse preso a scorrere della lava vulcanica. Era stata Bella a causarmi tutto questo? Cosa sarebbe mai potuto accadere se le sue labbra avessero sfiorato le mie? Alt! Questo pensiero andava immediatamente rimosso! Non potevo pensare a lei in questo modo! Assolutamente no!

Le sue mani erano ancora attorno al mio collo e il suo volto pericolosamente vicino al mio, mi sarebbe bastato semplicemente voltare la testa per provare...

<< Hey, abbiamo visite. >> La voce grossa di Emmett ci giunse dalla porta. Solo in quel momento notai che qualcuno stava bussando e quando capii dai suoi pensieri chi fosse, non riuscii a trattenere un ringhio rabbioso.

<< Che succede? >> La voce di Bella mi giunse con una nota di panico nella voce. << Edward... >>

<< E' quel verme schifoso di Newton. >> Sentenziai, rimasi per un attimo in attesa della risposta di Bella. La vidi spalancare leggermente gli occhi e comprendere il significato delle mie parole.

Avvolsi le mie braccia attorno alla sua figura. << Emmett, mandalo via. >>

<< No. >> La voce di Bella risuonò tranquilla e calma, i miei occhi erano fissi su di lei. Perché mi sentivo improvvisamente così distante da lei? Eppure, le mie braccia la stavano avvolgendo... << Fallo entrare, per favore Emmett. >>

Gli occhi di mio fratello mi fissarono indecisi, non sapevo cosa avesse in mente ma annuii leggermente e pochi attimi dopo sentimmo la voce di Mike-schifoso-Newton risuonare le corridoio dell'ingresso.

<< C'è Isabella? Le devo parlare. >> Le mani di Bella avevano sciolto la mia presa e con calma si era rimessa seduta, in attesa dell'entrata in cucina di quel pidocchio.

Che cosa voleva fare? Non poteva certamente mollargli un altro pugno come l'ultima volta che lo aveva incontrato. La sua pancia le avrebbe impedito alcuni movimenti bruschi, ma da Bella non potevo mai aspettarmi le cose più semplici. Dovevo rimanere comunque in guardia, anche se non mi piaceva che avesse messo della distanza da me poco prima.

Nel momento in cui entrò in cucina, seguito da Emmett, avvertii un sussulto di sorpresa nei suoi pensieri, si stava domandando chi diavolo fossimo. Stupido pidocchio.

<< C..ciao. >> Mormorò rivolto a Bella.

<< Mike. >> Contraccambiò lei. << Ti serve qualcosa? >> Fredda e glaciale, se fosse stata una vampira, ero certo che sarebbe stata perfetta.

<< No, cioè si. >> Aveva il battito accelerato, la presenza mia e di Emmett lo metteva a disagio, senza contare che Rosalie era pronta a scattare, era sul tetto che ascoltava ogni singola parola.

<< Mike, cerca di stringere, non ho tutto il giorno. >> Sbuffò Bella, visibilmente insofferente a quella situazione.

Quel verme s'infilò le mani nelle tasche dei jeans, era patetico. << Jessica mi ha detto che sei incinta. >> I suoi occhi si posarono sulla pancia rotonda. Fui veramente tentato di ruggire. M'infastidiva che i suoi occhi si potessero posare su quella creatura indifesa.

<< A quanto pare. Se era solo per quello, adesso che hai visto, puoi anche andare. >> Con un gesto elegante della mano lo invitò a uscire, ma i piedi di quel viscido essere rimasero ben piantati a terra.

<< No, non è solo per questo. Io... >> Era in difficoltà , leggevo nei suoi pensieri quello che avrebbe voluto dire e dentro di me pregavo affinché non trovasse il coraggio di farlo. Dovetti ricredermi. << Bella, io credo di essere il padre. >> Un sopracciglio fine di Bella si arcuò nel sentire la parola "credo". Era ovvio che fosse lui il padre, lei gli era stata fedele era solo lui il bastardo qui dentro. << Vorrei, vorrei prendermi le mie responsabilità . Ecco. Si insomma, in questo periodo, ho sentito la tua mancanza e volevo sapere se potevamo tornare assieme. >>

Digli di no! Digli di no! Questo continuava a ripetermi la mia mente, e mi sentivo un mostro mentre quei pensieri mi affollavano la mente. Come potevo io pretendere che dicesse di no a lui, il padre di quella creatura che avrebbe visto la luce? Ero un essere orribile. Avrei preferito privare quell'innocente creatura di un padre, pur di rimanere con loro. Che schifo.



   
 
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