“Vedrai
che la città non è cambiata affatto” le disse Daisy, preparandosi ad uscire di
casa.
“Daisy,
ha chiamato Boss. Dice che c’è bisogno urgente di te al Boar’s Nest” la avvertì
zio Jesse.
“Oh,
quel… eppure mi aveva accordato due giorni liberi!”
“Non
preoccuparti, Daisy. Puoi lasciarmi in città. Faccio un giro e poi ti raggiungo
al Boar’s Nest.”
“E’
che… mi spiace lasciarti sola. Insomma, ti ho fatta venire qui per stare un po’
insieme…”
Del
tutto casualmente, Bo si trovava a passare di lì, e non ci pensò due volte
prima di avvertire il cugino. Così, quando le due ragazze uscirono di casa,
trovarono i due ragazzi appoggiati al cofano scintillante del Generale Lee.
“Jennifer,
noi stiamo andando in città. Che ne dici di un passaggio?”
“Ti
ringrazio, Luke, ma in realtà mi accompagna Daisy…”
“Oh,
ma Daisy deve fermarsi al Boar’s Nest, invece noi abbiamo tutto il tempo per
farti vedere la città” protestò Bo, sorridendo.
Daisy
scosse la testa: i cugini sapevano essere davvero terribili, quando si
mettevano in testa qualcosa. Non poteva far altro che assecondarli. “Sai,
Jenny, Bo ha ragione. Forse sarebbe meglio se andassi subito con loro.”
“Se
lo dici tu, Daisy… mi fido” rispose la ragazza, fissando con aria interrogativa
i due giovani.
Daisy
partì sulla jeep, mentre Bo saltava al posto di guida.
“Ehm…
ragazzi, le porte non si aprono, lo sapete?”
“Certo.
È questo il bello!” rispose Luke, prendendola in braccio e facendola passare
dal finestrino.
“Luke
Duke, metti subito giù…” iniziò a strillare Jenny, interrompendosi nell’istante
in cui Bo mise in moto. Dopo i primi due minuti, si chiese se sarebbe uscita
viva da quell’auto.
“Beauregard
Duke, ti spiacerebbe rallentare un po’?”
“In
realtà, sì” ammise il biondo. “Abbiamo compagnia” aggiunse, indicando con il
pollice alle proprie spalle.
Luke
si voltò a guardare e sbuffò. “Ma che abbiamo fatto di male?”
Anche
Jenny si voltò, sgranando gli occhi. “Lo sceriffo? Perché vi insegue? Che avete
combinato?”
“Non
è lo sceriffo” precisò Bo. “E’ il suo vice.”
“Enos?
Beh, comunque non mi avete ancora detto perché vi insegue.”
“No,
non Enos. L’altro vicesceriffo.
Cletus.”
“Cletus?”
domandò la ragazza, sempre più sconvolta. “Quell’idiota è diventato
vicesceriffo? Com’è potuto succedere?”
“E’
cugino di Boss. Sai come vanno queste cose…” le spiegò Luke, approfittando
dell’occasione per passarle un braccio dietro le spalle.
“Wow.
Sono cambiate parecchie cose negli ultimi dieci anni” sospirò. “Cletus diventa
vicesceriffo, Daisy lavora al Boar’s Nest, e voi siete due delinquenti
patentati.”
“Più
o meno” sorrise Luke. “E tu sei diventata bellissima” aggiunse, stampandole un
bacio sulla guancia, mentre Bo riusciva a liberarsi di Cletus.
Appena
arrivati in città, Jenny lottò per scendere da quell’auto infernale.
“Allora,
che cosa vuoi vedere prima?” le stava domandando Luke, quando li raggiunse, di
corsa, lo sceriffo.
“A-ah!
Ti ho beccato, Duke! Dov’è quel furfante di tuo cugino?”
“Se
non fossi un pezzo di somaro, Rosco, ti saresti accorto che è ancora seduto in
macchina” rispose Luke, con le mani appena alzate, piuttosto indifferente.
“Non
usare quel tono con me, Duke!” gli intimò, alzando un po’ la pistola. “Risulta
che ieri vero le diciassette la vostra auto sia stata vista varcare il confine
con la contea di Chickasaw. Lo sai bene che non potete uscire dalla contea di
Hazzard.”
“Perché
non potete uscire dalla contea?” si interessò Jennifer.
“Perché
la libertà vigilata non glielo permette, ecco perché” spiegò Rosco.
“E’
una lunga storia, Jenny. Comunque, Rosco, è impossibile. A quell’ora la
macchina era al garage di Cooter, che stava cambiando la marmitta.”
“E’
vero, Rosco” incalzò Bo, uscendo dall’auto. “Chiedi a Cooter, se non vuoi credere
a noi. Oppure allo zio Jesse, se preferisci. Eravamo alla fattoria: Luke stava
cambiando delle tegole, a quell’ora, e io stavo spazzando il portico.”
Lo
sceriffo abbassò la pistola e borbottò qualcosa di incomprensibile. “Va bene,
questa volta siete liberi. Ma sapete che vi tengo gli occhi addossi. E quel
Davenport… ah, potesse un fulmine colpire lui e la sua officina” borbottò,
prima di allontanarsi.