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Autore: Gillywater    22/09/2010    14 recensioni
La storia tra Sana e Akito è finita da tre lunghi anni. Lei ora sta con Naozumi e lui, come sempre, cerca di fare chiarezza nel caos che ha in mente. Ma cosa potrebbero mai combinare, quei due, senza l'aiuto provvidenziale degli amici?
"Fuka non era propriamente annoiata, solo che quella storia era stata costretta a sentirla per anni. Anni. Non confidenze sussurrate nei bagni della scuola, che si perdevano in uno sbuffo di fumo, mentre la sigaretta stretta tra le dita si consumava. Anni. Ore continue della sua vita che lei e Tsuyoshi, soprattutto, avevano passato a scervellarsi per capire quali contorti ragionamenti si nascondessero dietro le menti malate di Akito e Sana. E nessuno dei due, quasi servisse qualcosa sottolinearlo, riusciva a capire perché si erano lasciati e perché attendessero tanto tempo a rimettersi insieme."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A Noemi, la bellissima nipotina di Kim.
Volevo aggiornare prima, magari il giorno
in cui è nata ma non ho fatto proprio in tempo.
In ogni caso, benvenuta piccolina.
E, Kim : lo so che la fiction è dedicata esclusivamente a te, ma...
Sono sicura che non la prenderai a male, vero? Zietta *.*
 
Un bacio e buona lettura.
 
 
SHE IS
 
 
Capitolo 8 : High in the sky


Some day it'll all be over
One
day 'we're gonna get so high
And though it's darker than December
What's ahead is a different colour
One day 'we're gonna get so high

                            High – Lighthouse Family
 
Qualcosa come due mesi e qualcosa dopo...
 
Quando arrivò la Vigilia di Natale, Akito nemmeno si rese conto di come Hisae, con i suoi strambi progetti, fosse riuscita a convincerlo a preparare la valigia e a seguirla – insieme a tutti i suoi amici – in quel viaggio infinito verso la casa in montagna dei suoi zii.
Akito sapeva solo che un pomeriggio di novembre se ne stava in santa pace a farsi i fatti propri davanti alla play station, a casa di Sana, mentre attendeva più o meno pazientemente che la sua ragazza si desse una mossa e si vestisse. Ad un certo punto Hisae gli si era piazzata davanti, proprio nel momento in cui doveva parare un difficilissimo rigore al giocatore migliore del mondiale. Insomma, non poteva permettersi di perdere la partita, c’era la Coppa del Mondo in palio, per la miseria! Quella aveva cominciato a blaterare qualcosa, di cui Akito aveva captato solo le parole “vacanze invernali” e “partiamo”. Forse aveva pure detto un “casa di mio zio”, ma non era pronto a metterci la mano sul fuoco.
L’ululato di gioia nel momento in cui il rigore veniva parato e la sua squadra si classificava alle finali, gli costò un’occhiataccia di rimprovero da parte di Hisae. Lui ovviamente non vi aveva badato e aveva continuato a far finta di svolazzare per la stanza come un perfetto idiota.
-Allora ci vieni? – gli aveva chiesto Hisae scocciata e prima che lui potesse rispondere, era spuntata fuori Sana – stupenda anche in un paio di jeans strappati ed un maglioncino bianco – che aveva cominciato ad esultare insieme all’amica per la gioia e, molto democraticamente, aveva deciso anche per Akito.
Quindi, quella mattina fredda di dicembre – in cui aveva cominciato a nevicare talmente tanto che sarebbe già stato un miracolo riuscire ad uscire di casa per andare a prendere il treno – Akito strisciò come un verme fuori dal letto di Sana, tirandole uno schiaffone per poterla svegliare e si trascinò dietro la sua valigia – di modeste dimensioni che aveva riempito con lo stretto indispensabile – e quella di Sana, sulle cui dimensioni è meglio sorvolare.
-Che bello stiamo partendo! – esultò Sana, saltellando da una parte all’altra come un grillo, mentre Fuka dava il suo benvenuto al nuovo giorno con un sonoro sbadiglio e Akito triturava un innocente biscotto tra le mani, fingendo che fosse invece Sana.
Giusto per la cronaca, da quando i due piccioncini – come amava chiamarli Fuka – si erano messi insieme, praticamente la convivenza a due di Sana e Fuka si era allargata, giusto quel tanto che bastava per fare spazio ad Akito, che ormai si faceva recapitare la corrispondenza a casa loro.
-Ma non ha sonno? – chiese Akito.
-Ma che ne so – rispose Fuka, pallidissima in volto – Secondo me la sua madre biologica si faceva le canne quando era incinta di lei – ipotizzò, decidendo che quella fosse l’unica spiegazione logica al perenne entusiasmo di Sana, che ora era uscita sul balcone coperta solo da un leggerissimo pigiama con gli orsacchiotti, per constatare di persona quanta neve stesse effettivamente scendendo dal cielo.
-Ma avete visto quanta neve? – Sana si catapultò in cucina cominciando ad aprire tutti gli armadietti per poter trovare i suoi cereali, senza ovviamente notare che questi si trovassero già sul tavolo – Sarà una vacanza bellissima! – sentenziò infine, sedendosi al tavolo e dando un enorme bacio sulla guancia di Akito a mo’ di buongiorno.
Quello la guardò male – Kurata, ci saranno cinquanta centimetri di neve – le disse – Con quel catafalco che ti porti appresso hai idea della fatica che faremo a raggiungere la metropolitana per andare in stazione? Le porti tu le valigie? –
Sana agitò una mano nella sua direzione, lasciando intendere quanto quel piccolo problema fosse quanto meno insignificante – Dettagli! Piuttosto, - disse, rivolgendosi a Fuka che a malapena alzò gli occhi per guardarla interrogativa – quante paia di scarpe ti sei portata? –
Uno dei mille pregi di Sana, era che lei sapeva sempre quali fossero le cose veramente importanti della vita. Quella, per esempio, era una di queste.
-Che ne so, Sana! L’ho fatta ieri sera a caso la valigia, ero talmente stanca che penso sia già un miracolo che non abbia messo i costumi da bagno in valigia, invece dei maglioni – disse a mo’ di spiegazione, alzandosi per mettere la tazza sporca nella lavastoviglie a lavare.
Sana era quanto meno scandalizzata – Ma come! Per capodanno dovremo essere bellissime –
Akito la osservò scettico –Guarda che nemmeno andando in montagna avvengono certi miracoli, Kurata – la prese in giro.
-Stai zitto, idiota! Non solo sei qui come clandestino a scroccare da mangiare dalla mattina alla sera, ti permetti anche di rompere le scatole – sbottò lei – Sei davvero insopportabile Hayama! –
Giusto lo spirito di amore e fratellanza che serviva prima di Natale, quello lì.
Akito rise ancora di più – Sei sempre dolcissima con me, Kurata –
Stufa dei litigi dei due coniugi Kurata, Fuka uscì dalla cucina diretta alla sua stanza da letto. Sperò vivamente di non cedere alla tentazione di infilarsi nel letto e ricominciare a dormire. Che diamine, erano pur sempre le sei del mattino.
-È quello che ti meriti –
Akito si alzò in piedi e le circondò la vita sottile con le braccia – Non mi hai nemmeno dato un bacio questa mattina – la rimproverò, fissandola negli occhi.
Lei si imbronciò – Per forza, mi sono svegliata da sola nel letto. Lo sai quanto mi da fastidio quando succede – gli disse, mentre lui le portava una ciocca di capelli dietro le orecchie.
-Lo so – le disse, un piccola punta di scuse si nascondeva tra le sue parole – Solo che tu sei un piccolo ghiro quando dormi, nemmeno le cannonate riuscirebbero a svegliarti – le spiegò, dandole un bacio sulla fronte.
-E quindi questo ti autorizza a prendermi a schiaffi di prima mattina? – le domandò lei arrabbiata, non cedendo alla tentazione di baciarlo.
Akito ghignò  – Se questo può servire a farti aprire quei begli occhietti che ti ritrovi, si – le disse lui, avvicinando le labbra a quelle di Sana.
-Sei un bastardo – gli disse lei, sorridendogli. Ma quando Akito vide che lei non accennava a scostarsi, si decise a baciarla.
Le posò una mano sulla pelle del collo e appoggiò il proprio corpo su quello di Sana, facendola indietreggiare per farla appoggiare alla parete.
Aldilà delle loro bocche incollate si scatenò un bacio passionale che fece presto desiderare ad entrambi qualcosa di più.
-Quanto tempo abbiamo prima che arrivino Tsuyoshi e gli altri? – le domandò affannato Akito, portando la bocca in un bacio desideroso sul suo collo e cominciando a depositarvi una scia di baci roventi che la fecero impazzire.
-Dieci minuti credo... Dobbiamo ancora vestirci... Lavarci... Dobbiamo... – cominciò a dire Sana, con voce strozzata che le morì in gola. Tutti i buoni propositi che aveva appena esposto ad Akito andarono a farsi benedire, ed inclinò la testa all’indietro per assecondare il suo bacio.
-Andiamo di la... – le disse Akito, spingendo i fianchi contro quelli di Sana. Lei emise un gemito di piacere.
- Akito... Saranno qui a momenti... Non possiamo... – cercò di dire, ancora, più per convincere se stessa che Akito, mentre rispondeva al suo bacio con passione, alzandosi in punta di piedi ed abbandonandosi contro di lui.
-Oh beh... – cominciò lui suadente – Se la metti così... Andiamoci a vestire e lavare... – disse, scostandosi da lei e fingendo di allontanarsi da lei per andare in bagno.
Passò giusto un secondo prima che Sana reagisse – Eh no... Adesso andiamo in camera da letto e non si discute – lo minacciò, afferrandolo per un braccio e trascinandoselo dietro, mentre lui ghignava, fiero di aver raggiunto il suo scopo.
A volte, chi li osservava dall’esterno, arrivava a dubitare fortemente chi dei due fosse il maschio porco nella coppia. Semplicemente perché, ad alternanza, entrambi ricoprivano questo ruolo.
Quando Sana spinse la porta, facendola richiudere con uno schiocco rimbombante per tutta la casa, il commento di Fuka suonò un po’ come - Sono proprio due maniaci malati quei due –
Poi cedette finalmente alla tentazione di infilarsi nel letto e riprendere a dormire.
 
*
 
Aldilà dell’impresa suicida di uscire per strada per raggiungere la metropolitana; aldilà delle due ore e passa che furono costretti ad aspettare in stazione perché il treno era ovviamente in ritardo; aldilà delle figure da pagliacci – da sottolineare come Akito avesse usato il più appropriato gergo “figure di merda” – che Sana ed Hisae fecero fare all’intero gruppetto perché non sapevano dove andare. Aldilà di tutto questo, arrivarono alla casa in montagna degli zii di Hisae ed il sommesso fischio di Gomi fece comprendere ad Hisae quanto il posto fosse stato apprezzato.
-Complimenti, bel posticino –
- Hisae è una casa stupenda, grazie di averci invitati! –
-Ci divertiremo un sacco! La raderemo al suolo –
-Provaci e ti sbatto fuori di casa –
-Già mi immagino la festa di capodanno –
-Pensa ad arrivarci –
-Io ho sonno –
La vecchia casa si famiglia era inutilizzata da un bel po’ di anni e tutte  quelle voci litigiose di primo pomeriggio la fecero innervosire non poco. La casa.
-Allora... – disse Hisae, piazzandosi al centro del salotto ed improvvisandosi vigile urbano – Qui a piano terra c’è la prima camera matrimoniale, io la destinerei ad Aya e Tsuyoshi, così non devi affaticarti per fare le scale – sorrise ad Aya che ricambiò grata.
-Di sopra c’è l’altra... Che tra l’altro è la stanza più bella della casa... – soppesò Hisae picchiettandosi con le dita il mento, quel gesto era ormai diventato un tic nervoso – Direi che ci andrete tu e Sana – disse infine, rivolgendosi ad Akito che a malapena la stava ascoltando.
Il cenno del capo svogliato bastò come risposta.
-Infine, io e Fuka ci sistemiamo nella stanza accanto, sul letto a castello... Avremo a disposizione un armadio gigantesco! – esclamò, rivolgendosi all’amica radiosa più che mai, e constatando quanto a Fuka fregasse poco o niente di quella novità.
Gomi si accese – E io dove dormo? –
Hisae lo scrutò per un lungo momento e Sana non riuscì a capire se desiderasse rispondergli male –per esempio, avrebbe potuto dirgli qualcosa come “C’è la cuccia del cane giusto qui fuori” – o se semplicemente si fosse davvero dimenticata di quel piccolo dettaglio chiamato Gomi.
Poi Hisae rispose – Ah già! C’è una branda per te... Dormirai con me e Fuka – sbuffò.
Sana sorrise: molto semplicemente Hisae si era dimenticata di Gomi. Ovviamente lui manco se ne era accorto, anzi. Sorridente come il sole di mezza estate, si avvicinò a Fuka, le passò un braccio intorno alle spalle ed esclamò – Ciao mia compagna di stanza. Non sei felice di dormire insieme a me per una settimana intera? –
Il brontolio di Fuka in risposta, fu qualcosa che suonò un po’ come –Toglimi le mani di dosso, idiota – e fu accolto da un evidente cenno di approvazione da parte di Hisae.
-Va bene – tagliò corto Hisae alla fine – Tutti nelle proprie stanze, giusto il tempo di una doccia e poi si esce a fare la spesa, sempre che vogliate stare a digiuno stasera –
Sana constatò quanto l’amica si rivolgesse agli altri utilizzando il classico tono da caserma militare.
-Agli ordini capitano – rispose Aya sorridendo e poi tutti si diressero verso la propria cella, come dei bravi soldati.
 
*
 
-Dannazione, Kurata svegliati. Adesso basta, russi come un trombone! –
Akito non ne poteva più.
Dopo aver trascorso il dopo cena con gli amici a chiacchierare del più e del meno e aver guardato un bel film dell’orrore – Tsuyoshi si era nascosto dietro ad Aya, troppo terrorizzato – Sana e Akito si erano lanciati un lungo sguardo, che aveva fatto comprendere ad entrambi che il momento di giocare era finito e che se non si fossero chiusi al più presto in una camera da letto, al riparo da occhi indiscreti, sarebbero finiti per dare spettacolo davanti a tutti.
Quindi si erano congedati gentilmente e quando Sana si era chiusa la porta della sua stanza alle spalle, non era trascorso molto tempo prima che Akito si decidesse a saltarle addosso, a strapparle via i vestiti e a trascinarsela sul letto per fare l’amore tutta la notte.
Per inciso, era stata una delle notti più belle di tutta la sua vita. Lo scoppiettio allegro delle fiamme nel camino, la neve che cadeva fuori dalle finestre depositandosi al suolo ed imbiancando tutto il paesaggio e gli scrosci di risa degli amici che di tanto in tanto provenivano dalla cucina sottostante, avevano contornato i loro baci appassionati, il movimento dei loro corpi che si rigiravano tra le coperte desiderando tanto quel contatto di pelli bollenti, e le loro frasi sussurrate ad un millimetro l’uno dalla bocca dell’altra.
– Ti prego amore –
- Non ti fermare –
-Sana! –
Un brivido che percorreva la schiena e poi ancora un urlo.
-Sana! –
Semplicemente, da quella notte fatata che avevano appena trascorso, era cambiato tutto. Sana russava come un trombone – altro che risate dei ragazzi – il camino era spento e si gelava – altro che scoppiettare allegro delle fiamme – e fuori aveva smesso di nevicare – addio anche alla magia dei fiocchi immacolati che scendevano dal cielo.
Akito diede un altro schiaffone a Sana – Sveglia! –
Quella mugugnò qualcosa nel sonno e si rigirò dall’altra parte, sperando che quella reazione che valesse come risposta. Akito tentò di nuovo – Kurata, apri gli occhi – un calcio tra le gambe della ragazza servì come intercalare. Akito ghignò quando la vide rizzarsi a sedere e girarsi verso di lui con sguardo omicida.
- Akito, che cazzo vuoi di prima mattina? Sono in vacanza – gli ringhiò dietro con sguardo feroce.
Hayama la osservò truce –Io? Tu piuttosto, che diavolo hai da russare in questo modo? Santo Cielo, sembri davvero una vecchia... –
Sana si scandalizzò – Modera il linguaggio, si dice “persone anziane” – lo rimbeccò, guardandolo male quando vide che Akito roteava gli occhi al cielo – E poi io non russo –
Akito sospirò – Ti ho già detto che prima o poi ti registrerò e capirai che ho ragione –
I due piccioncini si guardarono male per alcuni secondi – durante i quali Akito pensò a trovare un modo per farla stare zitta una volta per tutte e Sana si accorse di quanto effettivamente fosse bello lui, di prima mattina appena sveglio – e poi si sorrisero.
Akito tornò a sdraiarsi pancia all’aria, ancora nudo come un verme, e le domandò – Vieni qui? - .
Sana sorrise e gli si rannicchiò sul fianco – Si. Ma solo perché voglio io, di certo il fatto che tu me l’abbia chiesto non c’entra niente! – disse, la risata danzante nelle sue parole riuscì a nasconderla soltanto parzialmente.
Il ragazzo sbuffò – Che palle Kurata, quando la smetterai di essere così orgogliosa? –
-Solo quando tu smetterai di insultarmi e di dirmi che russo –
-Ma è la verità! – protestò Akito. Ogni parola gli morì in gola quando Sana lo baciò.
-Non mi hai nemmeno augurato buon Natale... Sei proprio uno stronzo! – lo rimproverò Sana ed il cipiglio adorabile che gli mostrò riuscì a strappargli un sorriso.
La ragazza si alzò in piedi e andò a controllare il suo cellulare sul comodino.
-Grazie! – esclamò lui scoppiando a ridere e lasciandosi cadere all’indietro – Sei sempre così dolce la mattina di Natale? – le domandò voltando il capo verso di lei per guardarla in faccia.
Sana aveva ancora l’espressione arrabbiata ma quando vide la faccia da schiaffi di Akito che le sorrideva buffo scoppiò a ridere. Il ragazzo le disse – Buon Natale comunque, non sapevo che ci tenessi così tanto –
Sana fece spallucce – Per forza che ci tengo! È il giorno più bello dell’anno... – squillò felice.
Sana si sdraiò di nuovo sul letto e scivolò dolce fino ad accoccolarsi tra le braccia del suo ragazzo – Buon Natale – gli disse sorridendo e dandogli un piccolo bacio sul collo.
-Addirittura? Questo cos’è, il tuo regalo di Natale? – le chiese ironico lui.
-Assolutamente no! Il mio regalo di Natale per te è la mia semplice presenza – gli rise in faccia lei scattando in piedi e inforcando una camicia a quadri a caso, presa dal mucchio di vestiti ai piedi del letto. Rimase con le gambe completamente scoperte – Dici che possiamo scendere a fare colazione così? Non è che rischio di trovarmi davanti qualcuno degli altri? –
Akito la guardò truce – Non faresti prima a coprirti? –
-Non ne ho voglia –
Lui sospirò – Okay. Comunque Gomi dormirà fino a mezzogiorno e Tsuyoshi da quando aspetta un figlio non è più nemmeno un uomo....- iniziò a dire Akito con un ghigno sulla faccia.
Sana apparve scandalizzata – Ma Akito!? – esclamò.
-Ti prego Kurata – la interruppe – Non difendere la virilità di Tsu, sempre che di virilità si possa parlare. Comunque – proruppe prima che Sana potesse proferire parola alcuna – se infine ti vedessero in mutande le tue amiche, non avrei problemi. Sebbene comincia a pensare che Fuka sia un uomo mancato – concluse, alzandosi anch’egli in piedi per potersi vestire.
Si soffermò per un attimo ad osservare Sana che distrattamente si sistemava i capelli con un mollettone e la trovò incredibilmente bella. Ovviamente non le disse nulla e pure ad ammetterlo con se stesso fece un po’ di fatica, ma alla fine si avvicinò alla ragazza e le passò un braccio intorno alla vita – Scendiamo dai... Ti conviene – le disse soltanto, prima di aprire la porta e trascinarla al piano di sotto, prendendola in braccio a metà scale perché rischiava di ruzzolare di sotto come un sacco di patate.
Sana rideva come una pazza –Akito! Akito mettimi giù dai... – rise ancora – Dai smettila, finiremo per svegliare tutti gli altri! – lo rimproverò, ma la nota divertita nella sua voce fece esplodere il cuore nel petto ad Akito. Come avrebbe mai potuto, anche raggiunta la veneranda età di novant’anni – tanto per dirne una a casaccio – dimenticarsi di quella mattina di Natale in cui lui e Sana erano stati così bene insieme? Molto semplicemente, questo non sarebbe mai successo.
-Sei tu che ridi come una gallina! Chiudi quella boccaccia – la rimbeccò lui, riportandola con i piedi per terra una volta arrivati in cucina e chiudendosi alla porta alle spalle – Che poi, io l’ho fatto solo per aiutarti visto e considerato che non sei nemmeno capace di camminare –
Sana lo guardò malissimo, la coda disordinata rilasciava cadere alcune ciocche di capelli che le contornavano il viso, sbarazzino, mentre la camicia scollata lasciava poco spazio all’immaginazione. “Veramente troppo poco spazio” , pensò Akito acidamente “Fortuna che la posso vedere solo io”.
- Akito – sbottò Sana portandosi le mani sui fianchi – Ti sei svegliato questa mattina e già mi hai rivolto una quantità non ben definita di insulti – imperversò per bene – Ti pare il modo? Ti ho già detto che è Natale, non puoi essere così scorbutico pure oggi –
Akito roteò gli occhi al cielo e senza minimamente ascoltarla afferrò due tazze e le posò sul tavolo – Che cosa vuoi? – le domandò, alludendo alla colazione che molto gentilmente aveva deciso di prepararle. Mentalmente si disse che più tardi Sana avrebbe dovuto pagare il conto, ma ovviamente si astenne da palesarglielo. Non era propriamente sicuro che Sana avrebbe accettato – Cappuccino, caffè, tè? Dimmi tutto... – chiese ancora, incalzante.
Sana inarcò un sopracciglio e gli sorrise – Credo che prenderò una semplice tazza di latte con il cioccolato –
Akito annuì – Degno di una ragazza di ventitré anni –
E figurarsi se non la prendeva in giro, quell’emerito...
-Bastardo! – gli gridò dietro, sottovoce – Smettila di prendermi in giro! –
-Mi esce naturale – ammise lui.
-Smettila comunque –
Dopo diversi battibecchi si accomodarono entrambi e cominciarono a consumare la propria colazione con un aria maledettamente soddisfatta. Perché si, non c’era niente di meglio di un bel litigio con il rispettivo partner per cominciare bene la giornata.
Poi, come se nulla fosse successo, Akito alzò lo sguardo su Sana che lo osservava, con quegli occhioni scuri e dolci su di lui che, come lei nemmeno si preoccupò di nascondere, indugiarono sul contorno delle sue labbra, sensuali.
-Ti avverto – la minacciò lui – Smettila di fissarmi così, altrimenti lo sai cosa succede –
Sana lo sfidò – No, non lo so –
Akito incrociò le braccia al petto – Allora prego, continua pure, te lo mostrerò il prima possibile –
Sana abbassò lo sguardo e si morse le labbra. Poi alzò di nuovo gli occhi su di lui e gli sorrise – Sei proprio un cretino – gli sussurrò, dolcissima.
Akito scosse il capo – E tu sei una stupida. Ti avevo avvertito – le disse soltanto, prima di tirarla per un braccio e farla alzare in piedi. Le fece scivolare le braccia intorno al corpo in una ferrea stretta e poi la baciò, rude e sensuale come solo Akito poteva essere.
Sana rispose al suo bacio appoggiandosi al suo corpo e passandogli un braccio dietro al collo – Akito... – gli sussurrò, nell’intervallo infinitesimale tra un bacio e l’altro.
-Se vuoi conservare un minimo di reputazione, Kurata, ti conviene farti trascinare in camera da letto dal sottoscritto... – la ammonì ancora Akito, cominciando a stuzzicarle il collo con le sue labbra.
In quel momento fecero irruzione in cucina Hisae e Gomi. Tanto per cambiare litigavano. Sana e Akito si scostarono l’uno dall’altra alla velocità della luce e cominciarono a fissare lei il soffitto e lui il pavimento. Che poi, cosa ci fosse di tanto interessante da fissare sarebbe rimasto un mistero. Il soffitto della vecchia casa degli zii di Hisae pullulava di ragnatele nemmeno fosse stata la casa degli spiriti di cui erano infestate le storie degli orrori, mentre il pavimento era una semplice sequenza di mattonelle monocolore. Bianche.
-Russi in maniera a dir poco indecente –
-Ma senti chi parla. Ieri sera prima di riuscire ad addormentarmi sono passate ore. Ma che dico? Secoli. E tutto perché tu non sapevi cosa indossare alla cena di stasera, ti sembra normale? –
-Solo perché io mi lavo e ci tengo alla mia immagine, Gomi. Non come te, il cui pensiero più profondo va dal cibo al sedere della prima che vedi, nello spazio di un secondo –
-Pudica –
-Idiota –
Sana quasi sorrise nel constatare che lei e Akito non erano stati gli unici a cominciare la giornata con certe paroline dolci che davano sempre la giusta carica di adrenalina per carburare.
In quel momento i due amici si accorsero di Sana e Akito e rimasero zitti. Li fissarono per un lungo istante prima di mormorare un lugubre – Buongiorno –
-Ciao ragazzi! – esclamò Sana. In quel momento Gomi si voltò verso di lei e quasi casualmente lasciò scivolare gli occhi sulle sue gambe nude. Sembrò apprezzare molto e per sua sfortuna sia Akito che Hisae se ne accorsero.
Sana avvampò. Hisae gli tirò uno schiaffone in piena faccia – accompagnando il gesto con un sonoro “PORCO!” – mentre Akito semplicemente contrasse tutti i muscoli del corpo, invocando qualcuno lassù affinché non si rendesse colpevole di un omicidio.
- Gomi – ringhiò il ragazzo – Di grazia – continuò – Che cazzo stai facendo? – domandò.
Gomi abbassò lo sguardo colpevole e si fece piccolo, piccolo – Perdonami Akito –
Quello respirò – Ringrazia che è Natale, e che quindi si è tutti più buoni – gli disse scocciato, ma alla fine abbozzò quasi un sorriso.
Constatando che la pace era ritornata a troneggiare tra i ragazzi Hisae scattò verso Sana e le disse – Ti devo dire una cosa, vieni un attimo di là – e detto questo se la trascinò dietro per un braccio.
In cucina rimasero solo Gomi ed Akito – Ehi amico – esordì il primo, dando una manata sulla spalla del secondo – Complimenti davvero. Sana è veramente un bel pezzo di... –
-Attento! –
Gomi lo guadò confuso – Ehi. Credevo stessi fingendo prima. Era un complimento, il mio! –
Akito grugnì e prima di uscire dalla cucina per tornarsene nella sua stanza a farsi una doccia gli urlò dietro un bel – Stai zitto! – che rimbombò per tutta la casa.
 
*
 
And at
The end of the day
We'll remember the days
We were close to the edge
And we'll wonder how we made it through
And at
The end of the day
We'll remember the way
We stayed so close to till the end
We'll remember it was me and you

                   High – Lighthouse Family
 
La risata di Akito echeggiò per tutta la montagna ed oltre. Probabilmente la madre di Sana nella sua reggia immensa, a Tokyo, era comunque riuscita ad udire quel guaito immondo che si era sprigionato dalla sua bocca.
- Kurata sei un impedita, non ci sono termini di paragone! – la prese in giro, lasciandosi cadere all’indietro e sprofondando in una soffice coltre di neve, ancora scosso dalle risate.
-Visto che sei tanto bravo, perché non vieni ad aiutarmi – borbottò lei, armeggiando con le racchette da sci giusto per non ruzzolare dal cucuzzolo della montagna, come si suol dire.
Secondo la brillante mente di Hisae non c’era nulla – nulla – di più divertente, quando si era in montagna, di una bella sciata in compagnia di amici.
Aya ovviamente se ne stava accanto al suo Tsuyoshi a prendere un po’ di sole, mentre Sana entusiasta aveva voluto cimentarsi nell’infida arte della sciatrice provetta. Inutile aggiungere che dimostrò ben presto di essere un totale disastro.
-Eppure quando da piccola cercarono di insegnarmi, sono stata bravissima –
Akito inarcò un sopracciglio – Guarda che c’ero anch’io! – le ricordò – E a momenti tutto il villaggio è stato travolto da una valanga! –
Sana si imbronciò – Ti ho già detto di tacere –
Akito si alzò da terra, facendo perno sulle braccia che appena affondarono in quel cuscino di freddissima neve sul quale il principino aveva creato il proprio giaciglio personale – Ti aiuto, è meglio. Non so perché ma ho come la sensazione che saresti in grado di uccidere qualcuno e, per quanto non vederti per un po’ non mi faccia altro che piacere, non vorrei che tu finissi in carcere per omicidio plurimo – la rimbeccò.
Sana fece una smorfia – Risparmiati. Non sia mai che tu debba essere gentile con me –
Akito ghignò e le si piazzò alle spalle, le braccia ai lati del suo corpo ed il viso a pochi centimetri dai capelli di lei. Inutile dire che per un momento il profumo di Sana lo stordì talmente tanto da impedirgli di risponderle tagliente come invece voleva – Taci – fu infatti tutto quello che riuscì a risponderle.
Sana ne fu compiaciuta.
-Allora – esordì Akito – Tanto per cominciare, stai cercando di infilarti gli sci al contrario. Mi spieghi a che cosa serve la punta fatta così se la metti dall’altra parte? – le domandò, indicandogliela e quando Sana inarco un sopracciglio – tanto per dimostrare quanto lei si fosse soffermata sulla forma di quegli aggeggi infernali – lui le rise in faccia.
-Coraggio, sistemali – le disse, aiutandola a girare gli sci per permetterle di inforcarli – Poi quando ci infili lo scarpone, devi sentire il “clic” – continuò. Ormai il suo tono di voce era talmente irriverente che persino Sana cominciò a sentirsi offesa. Con le braccia mimò giusto un gesto con il quale, gli scarponi che facevano “clic”, lo avrebbe dato in testa ad Akito. Molto volentieri.
-Adesso... – continuò lui, posizionandosi al suo fianco in una posizione alquanto ridicola che, Sana non capì, poteva essere sia un modo per prenderla in giro – molto probabilmente – sia semplicemente il suo modo di farle capire come doveva fare – Le punte devono convergere, mentre le code devono essere larghe. Più allarghi le code e più rallenti – ghignò infine – Tutto chiaro? –
La faccia scura di Sana bastò come risposta – E queste? Cosa me ne faccio? – gli domandò, brandendo le racchette con la chiara intenzione di tirargliele in testa.
Akito rise – Avrei giusto un suggerimento.... – le disse. In realtà l’espressione ironica tradiva la tipica dolcezza con cui gli usciva naturale riferirsi a Sana – Comunque, tecnicamente, per ora dovrebbero aiutarti a tenerti in equilibrio. Non che tu ne abbia bisogno... Sei già molto aggraziata di per te – concluse, facendole l’occhiolino.
Sana roteò gli occhi al cielo, ignorando Aya e Tsu che poco distanti da lei se la ridevano come pazzi – Tsu, ti ho già avvertito che se non ti dai una regolata tuo figlio sarà orfano ancora prima di nascere – lo ammonì, inforcando gli occhiali in modo da non rimanere accecata dal fastidioso vento e preparandosi mentalmente alla prova più difficile della giornata:dimostrare di non essere una piccola incapace.
-Figlia – la corresse Aya paziente, anche se continuava a ridersela pure lei – Ci hanno detto l’altro giorno che è una femmina! –
Giusto in quel momento Akito stava infilando i suoi sci: va bene tutto, ma non era così insensibile da lasciar scendere la montagna ad una Sana ruzzolante e per di più sola. Aveva un cuore, lui.
Sana non fece nemmeno in tempo ad urlare dietro alla sua amica un bel – CHE COSA?! – che Akito con molta gentilezza la spintonò per una spalla, facendola scivolare in avanti.
Un secondo dopo, il piccolo folletto dai capelli rossi, si ritrovò a sfrecciare a velocità supersonica giù per il fianco della montagna. Veloce, sempre più veloce, se non si fosse fermata, già lo vedeva, un bel tabellone pubblicitario, che sponsorizzava l’impianto sciistico della zona, sarebbe diventata la fetta biscottata sulla quale si sarebbe andata a spalmare come marmellata.
-Aiuto! – urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. Com’è ovvio che sia, più scendeva e più la sua figurina prendeva velocità. Sperò che la morte non fosse così dolorosa come sembrava.
-Allarga le code! – sentì la voce di Akito che la raggiungeva, molto preoccupata.
Sana abbassò lo sguardo sui suoi sci – dei quali notò l’allegra fantasia a fiorellini rosa e neri – e tutto quello che la sua mente fu capace di partorire fu “Cosa devo fare?”.
Cominciò a muovere gli sci a casaccio e, effettivamente, dopo aver accostato le punte, Sana si accorse che stava perdendo velocità. Ma era ancora in discesa e Akito era stato troppo spiccio per soffermarsi sul piccolo dettaglio che riguardava il “Come mi fermo?”.
Infine, vide il suo stupidissimo ragazzo che le sfrecciava accanto a tutta velocità e andava a pararsi proprio lungo il suo percorso. Sana sbarrò gli occhi e si preparò all’impatto, che non tardò ad arrivare. Quando il corpo di Sana andrò a colpire quello di Akito, che le si era fermato davanti per fermare la sua folle discesa, entrambi caddero a terra in un modo che, se non fosse stato per il rischio che lei aveva effettivamente corso, sarebbe quasi sembrato divertente.
Sana cadde a sedere e scosse la testa, spaventatissima. Dopo essersi guardata intorno ed aver constatato che Akito fosse sopravvissuto all’impatto – suvvia, non poteva essere così pesante lei, era troppo aggraziata e femminile – si sganciò gli sci (quello sì che aveva capito come si faceva!) e poi si alzò in piedi, tremante per la rabbia e per lo spavento.
-Ma dico – gli urlò dietro, fissando gli occhi su di lui troppo arrabbiata per pensare anche solo minimamente a scherzare –Sei diventato completamente idiota? –
Akito si imbronciò ed incrociò le braccia al petto. In realtà, il fatto che non la guardasse in faccia lasciava intendere perfettamente quanto si sentisse colpevole – a ragione – per quello che sarebbe potuto succedere. – Sei tu che non mi ascolti. Se avessi fatto lo spazzaneve come ti ho spiegato prima... –
Sana lo interruppe – Se io? Io ho fatto quello che mi hai detto! Ma se tu sei un emerito cretino e se tu non mi spieghi come diavolo mi devo fermare, credi che possa inventarmelo? –
Un gruppo di ragazzi lì vicino li stava osservando, indecisi se intervenire nella situazione – giusto per informarsi sullo stato di salute di quella fanciulla tanto carina che per poco aveva rischiato la vita – o se fare finta di nulla. Uno di loro – un giovanotto dagli scuri capelli riccioli e con due gemme al posto degli occhi  - si fece avanti, tentando un timido – Scusate.... - , ma il ringhio di Akito lo mise subito a tacere.
-Ti permetti anche di trattare male la gente? – lo rimproverò Sana – Questa volta mi hai fatta davvero infuriare. Sei proprio un idiota – lo insultò ancora per bene.
Akito se non altro ebbe il buon gusto di tacere e di incassare il colpo.
Hisae e Fuka – sciatrici provette, altro che Sana che sarebbe andata meglio come acrobata da circo – li raggiunsero dopo pochi secondi. Entrambe avevano assistito alla scena impietrite e quando Akito e Sana si erano fermati, cadendo, avevano tirato un sospiro di sollievo.
Ora Sana se ne stava accovacciata per terra per massaggiarsi la caviglia dolorante. Hisae le corse accanto dopo essersi liberata dei suoi sci – Sana, ti sei fatta male? –
Questa le sorrise – No, non ti preoccupare. Nulla di grave –
Hisae le si avvicinò per guardarle la caviglia – Non mi convince. Torniamo a valle che così la facciamo vedere da uno dei medici– le disse, aiutandola ad alzarsi e, mentre passavano accanto ad Akito – ancora zittissimo – gli lanciò uno sguardo di rimprovero che avrebbe gelato anche l’inferno.
Fuka chiaramente rimase immobile, aspettando solo che le due si fossero allontanate e poi si scagliò contro il povero – si fa per dire – ragazzo.
-Ma che cosa ti è preso? Volevi ucciderla? –
Akito sbuffò.
-Sul serio Akito, Sana poteva farsi male, sei diventato completamente scemo? –
A quel punto anche lui esplose – Lo so già che ho fatto una stronzata, grazie! –
Fuka incassò e stette zitta a sua volta.
Il cielo cominciava a diventare un po’ più scuro e, quando vide Aya, Tsuyoshi e Gomi che scendevano con la funivia – capì che era arrivato il momento di tornare a casa, prima che si scatenasse una bufera di neve.
Una fredda folata di vento sferzò i loro visi delicati e fece lacrimare loro gli occhi.
Fuka vide Akito che si voltava per guardare, in lontananza, Hisae e Sana che arrancavano a fatica per scendere lungo il pendio della montagna. Sembravano piccolissime. Osservò come i suoi occhi ambrati accarezzassero, dolcemente, l’immagine della ragazza che probabilmente amava più della sua stessa vita, pieni di dolore e di dispiacere.
Fuka sospirò –Ti sei scusato? –
-Ovviamente no – le rispose lui.
-Non credi che sia necessario? – gli chiese ancora lei, incalzante.
Akito abbassò gli occhi – Credo sia indispensabile – ammise.
-Allora fatti perdonare stasera – gli consigliò Fuka, sorridendo.
Akito ghignò – Non credo che Sana mi permetterà di avvicinarmi a lei. Almeno, non per farmi perdonare nel modo in cui vorrei farlo io  -
Fuka si portò le mani sui fianchi –Sei sempre il solito porco –
Akito abbozzò – Mi farò venire in mente qualcosa. Magari chiedo consiglio ad Hisae – disse.
Fuka annuì – Ora è meglio rientrare – constatò, indicandogli il cielo che si faceva sempre più scuro.
-Già –
Si trascinarono a fatica sino alla funivia e scesero a valle, nel più totale silenzio.
 
*
 
Sana se n’era stata zitta per tutta la cena. Peccato, si erano dette le sue amiche Hisae ed Aya, si erano date così tanto da fare per organizzare quella cena per Natale – visto che sapevano quanto Sana adorasse quel giorno – che proprio quel litigio non ci voleva.
Dopo aver scambiato giusto quattro chiacchiere con Tsu, la ragazza si era ritirata silenziosamente nella propria camera e il senso di colpa di Akito era aumentato a dismisura.
Tutto, tutto quella sera era stato organizzato per Sana e per colpa sua – di Akito – tutto era stato buttato al vento – Akito pensò “nel cesso”.
Lo sguardo eloquente di Tsuyoshi, Aya, Hisae e Fuka – Gomi ovviamente si stava facendo gli affari suoi, bellamente ignaro delle sciagure che si consumavano sotto i suoi stessi occhi – lo obbligò ad alzarsi in piedi per seguire la sua ragazza in camera. Anche se, come aveva appena ragionevolmente pensato, non era poi tanto sicuro che si trattasse ancora della sua ragazza.
Sana se ne stava nel letto, occhiali da vista inforcati, – perché si, sebbene non avesse mai amato molto la lettura, Sana portava gli occhiali per leggere da vicino – si nascondeva dietro quella montatura nera e spessa, mentre leggeva, probabilmente senza capirci niente perché era incavolata nera, un libro sdolcinato.
Akito si chiuse la porta alle spalle e rimase in piedi, immobile, accanto ad essa, senza dire una parola ed attendendo soltanto che Sana si decidesse a calcolarlo.
Ovviamente lei, da bella bastarda quale sapeva diventare, sfogliò distrattamente una quarantina di pagine prima di decidersi veramente – perché comunque Akito sapeva benissimo che lei si era accorta di lui già da un bel po’ – a guardarlo.
-Beh? – gli domandò secca – Cosa significa quello sguardo da cucciolo bastonato? – infierì, la voce cattiva più di quanto avrebbe voluto.
Akito sentì qualcosa – forse una mano – che gli stritolava il cuore e che gli faceva salire le lacrime agli occhi. Mandò giù e cercò di parlare, sperando di riuscire a nascondere la voce tremante – Volevo parlarti – disse soltanto, dopo un po’.
Sana sorrise, ironica e maligna insieme – Vuoi parlare? Ma come? Credevo che ultimamente la tua attività preferita fosse quella di trovare modi sempre diversi per potermi accoppare – esordì e prima che lui potesse rispondere, aggiunse – Voglio aiutarti. Se mi premessi il cuscino sulla faccia, potrei morire soffocata –
Chiuse il libro con uno scatto secco e lo appoggiò – sbattendolo – sul comodino.
Akito si accigliò – Non essere idiota, Kurata –
Sana incrociò le braccia al petto – Io? – domandò soltanto.
Akito la fissò per un lungo istante e studiò quanto le stesse bene quella camicia da notte di seta nera che aveva indosso. Due spalline sottili le ricadevano sulle spalle, lasciandole scoperta la pelle bianca delle braccia, mentre lo scollo prorompente all’altezza del seno lo fece cominciare a sudare freddo.
-Ti vuoi decidere a parlare o intendi rimanere li a fissarmi per tutto il tempo? – chiese ancora Sana, mettendosi in ginocchio sul letto per guardarlo e sfilandosi gli occhiali.
Akito abbassò il capo – Ti volevo chiedere scusa per quello che ti ho fatto oggi. È stato un gesto... stupido, ecco – ammise, tornando a posare gli occhi su di lei.
Sana parve piacevolmente sorpresa e anche la sua espressione si ammorbidì – Puoi fare di meglio – gli disse però, non cedendo così facilmente alle due moine del principino Hayama.
Akito andò a sedersi accanto a lei e prese le mani di Sana tra le sue – Dai, ti ho chiesto scusa! – le disse, abbozzando un sorriso – Sai quanto è difficile per me, non puoi perdonarmi, in modo da farla finita? – chiese.
Sana si imbronciò e tirò indietro le mani – No! – sbottò – Mi ha fatto piacere che tu ti sia scusato, solo avrei preferito che lo avessi fatto oggi, quando hai combinato il fattaccio – ammise.
Akito inclinò la testa da un lato – Diciamo che avevo bisogno di... razionalizzare –
-È così tanto difficile ammettere di aver sbagliato, per te? –
-Si – sussurrò secco Akito, non ammettendo repliche.
Sana sorrise, un po’ meno arrabbiata – Beh, dovrai farti perdonare – gli disse infine, cedendo finalmente alla tentazione di farsi coccolare da lui. Si infilò tra le sue braccia e lasciò che Akito immergesse il naso tra i suoi capelli profumati, che la stringesse forte, forte contro il suo petto.
Akito chiuse gli occhi – A questo ho già provveduto –
 
Don't you think it's time you started
Doing what we always wanted
One day 'we're gonna get so high
'Cause even the impossible is easy
When we got each other
One day 'we're gonna get so high

                   High – Lighthouse Family
 
Sana spalancò gli occhi e si scostò da lui quel tanto che bastava per poterlo osservare – Che intendi dire? – gli domandò.
Akito sorrise sbieco – Diciamo che ti ho comprato un regalo per Natale – disse – Un regalo serio per Natale – precisò infine.
Le fiamme allegre che danzavano all’interno del camino proiettavano lunghe ombre sulla parete bianca della stanza. I colori parvero improvvisamente accendersi, luci incandescenti che scottavano sulla pelle di Sana, mentre imbambolata, osservava Akito tirare fuori una piccola scatoletta dalla tasca dei pantaloni.
Un groppo le si fermò in gola e non seppe fare altro che fissare quei due enormi specchi ambrati – che erano gli occhi di Akito – che la osservavano incerti e curiosi per la sua reazione.
Con una lieve pressione dell’indice, Akito fece scattare la scatolina che si aprì docile sotto il suo tocco. Un piccolo cuscinetto di velluto racchiudeva un delizioso e semplicissimo anello di oro bianco, tempestato di brillantini minuscoli e luccicanti, che catturarono la luce emessa da quel fuoco che bruciava poco distante tra loro.
Sana quasi smise di respirare.
- È un anello – le disse Akito, come se dubitasse fortemente che Sana se ne fosse resa conto – Diciamo che è il modo di farmi perdonare che Fuka e Hisae mi hanno consigliato – aggiunse, indugiando su quell’ultima parola.
A Sana quasi scappò una risatina e finalmente lei riuscì a riacquistare l’uso della parola – Ti hanno consigliato o costretto? –
Akito fece spallucce – Secondo i canoni delle tue amiche è più o meno la stessa cosa –
Sana scoppiò a ridere e tornò a fissare Akito negli occhi, ancora leggermente incredula. Semplicemente non si capacitava come una persona sempre così burbera che quella mattina per pura stupidità aveva rischiato di farla ammazzare, potesse compiere un gesto come quello – regalarle un anello, per Akito non era un gesto da niente, anzi – con tutta quella dolcezza e innocenza che facevano in modo che lei lo amasse ancora di più.
Quando lui parlò, la voce tremava – Ti piace? – le domandò.
Sana annuì velocemente e poi gli buttò le braccia al collo. Akito le passò un braccio intorno alla vita ed immerse una mano tra i suoi capelli – Ti amo – le disse semplicemente.
Sana sentì il cuore esploderle nel petto e si rese conto di non essere mai stata tanto felice in tutta la sua vita. Si scostò ancora da lui per poterlo fissare negli occhi e gli sorrise.
-Che fai, non lo metti? – le chiese ridendo.
Sana scosse il capo – Voglio che me lo metti tu –
Akito sbuffò e poi con il pollice e l’indice – Sana vide che la sua mano tremava – sfilò l’anello dal cuscinetto in cui era incastrato e lo fece scivolare lentamente lungo l’anulare della mano sinistra.
Sana sbarrò gli occhi, per la seconda volta in quella giornata – P... Perché l’hai messo lì l’anello? – gli domandò balbettante.
Akito la fissò negli occhi – Perché si. Se non vuoi, puoi toglierlo –
Richiesta implicita. Eppure, nulla prima di quello fu più chiaro.
Sana non attese oltre e cominciò a baciarlo, goffa come non era mai stata, in preda ad un emozione troppo forte per poter essere contenuta all’interno del suo piccolo corpicino – Tu – sussurrò tra un bacio e l’altro – Sei pazzo – disse ancora – Chissà quanto ti è costato
Akito le passò una mano dietro la nuca e le inclinò la testa per poterla baciare più profondamente – Tutto – le mormorò sulle sue labbra – Tutto per te
Evidentemente non era più in possesso delle sue facoltà mentali.
A quel punto Sana cedette alla tentazione, alla voglia che aveva di lui e gli permise di spingerla all’indietro contro il materasso. Akito le accarezzava con una mano la coscia nuda, mentre l’altra le accarezzava il seno.
Con la bocca ancora premuta contro quella di Sana, le chiese soltanto – Ora posso farmi perdonare con il modo che avrei voluto io? –
L’unica cosa che seguì le sue parole, fu la risata argentina di Sana.
Tutto il resto divenne un dettaglio.

'Cause we are gonna be

forever you and me
You'll always keep me flying

high in the sky of love
                   High – Lighthouse Family
 
*****************************************
 
Questo capitolo, come uno dei precedenti è stato un parto. Non sapevo proprio come scrivere certe scene senza cadere nel melenso e nello scontato. Alla fine ho trovato questo modo, ne sono abbastanza fiera e spero che voi abbiate apprezzato. So che il capitolo è un po’ lunghetto – una decina abbondante di pagine -  ma non potevo proprio spezzarlo in altro modo.
 
Notizie dell’ultimo secondo : ho cambiato nickname. Da ale69 a Gillywater, i motivi sono tutti spiegati sul mio account.

Vi chiedo scusa per il leggero ritardo con cui posto, ma non avevo ancora scritto i ringraziamenti e, beh, lo sapete quanto ci tengo.
 
Che ne pensate del capitolo? Mi è piaciuto molto scriverlo e spero, di conseguenza, che a voi sia piaciuto molto leggerlo.
 
Passo ai ringraziamenti:
 
Midao: tu sei sempre infinitamente dolce e carina con me e per questo devo ringraziarti non cento, non mille, ma infinite volte. Ogni parola che hai detto mi ha fatto davvero tanto piacere, sapere che riesco a dosare la dolcezza al carattere di Akito mi ha resa orgogliosa – ci passo ore a decidere come farlo reagire. Grazie, grazie, grazie (: un bacio!
Deb:grazie per la lettura sempre molto accurata – ho corretto l’errore (: - e anche per i tuoi commenti sull’evolversi del capitolo, passo per passo. Comunque, la sera prima, Sana non era propriamente felice : era solo ubriaca U.U No, scherzo. Adesso si sono messi insieme, ma le cose non andranno sempre rose e fiori, come hai visto nel capitolo litigano parecchio ^^ Bacio.
ryanforever: mh, Fuka non è preoccupata da nulla, c’è solo una piccola novità all’orizzonte e tu,donna, ci eri andata molto vicina! Sì, sì. Credo che lo scoprirai nel prossimo capitolo U.U E comunque, Akito è molto più che sensuale, vorrei vedere lui con un bel grembiulino rosa addosso – solo quello addosso – che mi prepara le uova. *.* Questa fic riflette i miei desideri interiori, insomma :D Un bacione cara (:
Castiel: hai ragione, mi sono totalmente focalizzata sulla giornata di Sana e Akito perché volevo farli convivere per ventiquattro ore intere – possibilmente evitando omicidi. Beh, ci sono riuscita, ma l’assassinio l’abbiamo sfiorato per un soffio in questo capitolo. La canzone di sottofondo è tanto dolce, spero ti piaccia – e anche il capitolo, ovviamente. Un bacino (:
marypao: hai parlato e ho aggiornato con tre giorni di ritardo :D Ops, perdono. “Cucino io”, iniziamo a cercare una casa nuova. Ma come? XD In ogni caso, certo, nella nuova fiction su Sana e Akito spiegherò tutti i trucchi per commettere un omicidio e farlo passare per un incidente.
Grazie di tutto cara, un bacio (:

roby5b:ma no, ma troppo miele dopo da la nausea e lo sai. Quindi meglio moderarsi. Ma non urlare troppo, tesoro, altrimenti oltre ai vetri rompi le pareti. E direi proprio che non ne vale la pena per questo sgorbio di fic. Spero proprio che questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente, un bacio (:
So smile: non ti preoccupare, può succedere di avere un po’ da fare. Comunque ho letto anche l’altra tua fic e mi è piaciuta. Ah, devo commentare U.U sono un impiastro. Un bacio (:
Ili91: sì la nuova storia che sto scrivendo è sempre su Sana e Akito e, ora che ci ripenso, sta procedendo davvero lentamente. Devo muovermi. Però non puoi proprio minacciare Akito in quel modo, addirittura scrocchiando le dita, sei troppo minacciosa cara (: Grazie come sempre di tutto e un bacio gigante (:
Bettinella: so cosa vuol dire avere da fare con la scuola, l’anno scorso già il primo giorno i miei prof si sono messi a spiegare e a dare compiti – che tristezza U.U Akito è dolce e romantico, solo che è troppo timido per dimostrarlo, no? Spero però di rimanere comunque fedele al suo carattere originale, sennò strabordo nell’OOC. Grazie di tutto, cara. Bacio (:
Smemo 92: sono così contenta che il capitolo ti sia piaciuto e che tu abbia apprezzato questo passaggio da momenti dolci a momenti comici – l’intento era questo, il fatto che tu lo abbia colto mi rende orgogliosa. Spero tanto che ti sia piaciuto anche questo capitolo – è stato un po’ difficile scriverlo. Un bacione grande (:
nanauccia: sì, sono proprio io ex-Ale69 autrice di My Sorrow e di questo sgorbio di fic. Allora le bacate siamo due  perché anch’io sarei capace di fare determinate cose :D Sai, sei stata l’unica che ha notato la paura folle di Akito di perdere Sana? Hai colto nel segno, comunque, perché è proprio così e più avanti questa cosa salterà fuori di nuovo. Grazie mille, un bacio (:
 
Ecco qui. Voglio ovviamente ringraziare anche chi ha inserito la fiction tra le Preferite, le Seguite e le RicordateAle è tanto contenta.
 
Allora ci risentiamo settimana prossima – mercoledì, possibilmente – con il nuovo capitolo “Young forever” dove verrà svelato il mistero di Fuka. Sperò di non metterci tempi biblici per scrivere i ringraziamenti – questa settimana ho avuto un po’ da fare.
 
Un abbraccio forte a tutti
 
Gillywater
  
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