Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: francyrm21    22/09/2010    1 recensioni
Jasmine non è una ragazza come tutte le altre. Otre ad essere stata abbandonata dai suoi genitori, dalla nascita è in grado di fare cose fuori dal comune. Grazie a queste sue abilità, Jasmine affronta tutte le notti il mondo dei vampiri per proteggere gli umani dal pericolo. Una casualità le farà incontrare la famiglia Cullen e la tribù dei Quileutes. Instaurerà rapporti di affetto con entrambe le parti: Renesmee Cullen diventerà la migliore dell amiche che poteva sperare di trovare; Seth, il giovane Quileute, conquisterà il suo cuore troppo trascurato negli anni precedenti. La nuova vita che gli si è dispiegata davanti, durerà? O succederanno cose che la metteranno in pericolo?
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Ecco un altro capitolo da leggere :)

Spero vi piaccia!!!!

Come spero anche che andiate a leggere l'altro mio racconto che ho cominciato da qualche tempo...

un bacione a tutti e... Buona lettura!!! :D

 

La mattina seguente quando mi svegliai ero ancora stanca e leggermente indolenzita per gli avvenimenti della notte che era trascorsa. Ero tranquilla e quieta come dopo l’avvento di una tempesta, quando la calma è quasi schiacciante. Seth stava ancora dormendo ed io potevo riflettere senza preoccuparmi di dover nascondere i miei sentimenti. Quella sensazione che tutto stesse per finire mi aleggiava attorno senza alcuna pietà e sentivo che quello che avevo provato quella notte non sarebbe più successo. Anche il semplice sfiorare la sua pelle mi faceva pensare che sarebbe stata l’ultima volta che lo avrei fatto. Strinsi i pugni per evitare di esplodere in lacrime, non potevo permettermelo. Serrai la mascella e gli occhi per evitare di pensare ancora alle conseguenze della mia scelta. Era la soluzione più ragionevole. Dovevo ripetermelo in continuazione come un mantra per evitare di andare fuori di testa.
Seth cominciò ad agitarsi sotto di me e a svegliarsi. Dovevo riprendere un contegno prima che potesse leggermi negli occhi la disperazione. Tentai di rilassare i muscoli in tensione perché se ne sarebbe potuto accorgere. La prima cosa che fece appena sveglio fu prendermi la mano ed intrecciare le sue dita alle mie. Le strinsi forte per rattoppare un po’ il dolore che avevo dentro.
«Tutto ok? Ti ho sentita agitarti durante il sonno». Non sapevo cosa dire e istintivamente strinsi ancora di più la sua mano.
«Ho fatto un brutto sogno. Non preoccuparti». Era la prima cosa che mi era venuta in mente che potesse andare bene come spiegazione al mio comportamento. Mi fece alzare il viso per potermi guardare negli occhi.
«Li hai sognati ancora? Non è stato un semplice incubo, ti ho sentita mentre mi hai stretto così forte da pensare che fossi sveglia». Fino a quel momento non avevo notato le sfumature di rabbia al centro dei suoi occhi quando era preoccupato. Era come se mi accusasse di nascondergli qualcosa. Come se lo sapesse. Un pugno nello stomaco avrebbe fatto meno male.
«Non ti ho fatto male, vero?». Era un modo per tentare di sviare il discorso e dal sospiro con cui mi rispose era un segno che non ci ero assolutamente riuscita.
«Mi hai graffiato un po’. Non morirò dissanguato. Smettila di cambiare discorso, per favore. Cosa hai sognato?». Merda! I miei occhi sfuggivano dal suo sguardo per cercare di trovare una soluzione alla domanda e non ne trovai. Non mi ricordavo un fico secco di cosa avevo sognato la notte prima.
«Non mi ci fare pensare, ti prego». Cercai di sembrare scongiurante mentre facevo tornare i miei occhi nei suoi. Mi accarezzò la guancia per poi intrappolarmi il viso tra la sua mano e il petto. Lasciai la presa stritolatrice alle sue dita per potermi avvinghiare a lui. Volevo piangere, volevo sfogarmi, volevo urlare. Ma non potevo. Affondai il viso nel suo petto premendo con forza perché volevo nascondermi da tutto. Seth tentava di calmarmi, di consolarmi come meglio poteva. Solo che non sapeva il vero motivo del mio stato d’animo.
Non dovevo farla troppo lunga o avrebbe potuto sospettare che fosse qualcos’altro a turbarmi. Riaffiorai dal mio nascondiglio e lentamente mi alzai a baciargli una guancia ed a rimettere il viso sulla sua spalla.
«Non volevo rattristarti, perdonami». Lo avevo fatto sentire in colpa. Che razza di persona ero? Un mostro. Lo sapevo già. Mi voltai di scatto a guardarlo.
«Seth, non pensare minimamente di prenderti la colpa per qualcosa di cui certo non devi!». Capì immediatamente che il mio tono era troppo alto per potersi adattare alla conversazione. Ero io a sentirmi in colpa. «Sono fatta così. Con alcune rotelle fuori posto e mi dispiace. Meriteresti di meglio». Risi nervosamente alle mie parole.
«Io voglio te. Amo il modo in cui sei fatta e non ti vorrei diversa da come sei». Mi disse mentre mi accarezzava i capelli. Era sempre più difficile sopportare. Sentivo lo stomaco contrarsi e i lati accartocciarsi verso il centro. Mi facevo schifo. Mi veniva da vomitare. Ero l’essere più spregevole che avessi mai incontrato. Anche con l’amaro in bocca sfiorai la sua delicatamente per tentare di ringraziarlo di ciò che pensava di me. Non lo meritavo assolutamente. Mi allontanai da lui per poter andare dai Cullen. Sapevo che non ne avevamo parlato abbastanza. Seguì il mio esempio, si fece una doccia e si vestì per potermi accompagnare.
Sentì distintamente la suoneria di un cellulare provenire dalla casa e subito dopo il primo squillo, venire interrotta. Carlisle era al telefono e sembrava avere un qualche problema perché ci salutò debolmente al nostro ingresso. Edward, Bella, Jasper ed Alice erano in salone e cercavano su una cartina enorme possibili aiuti da andare a chiedere.
«Novità?». La mia voce era quasi inesistente.
«Rosalie e Emmett sono andati in cerca di aiuti e Carlisle e Esme sono in partenza. Renesmee e Jacob avevano bisogno di un po’ di tempo per loro». Potevo sentire Jasper che saggiava il mio umore ed anche quello di Seth per controllare la situazione.
«Scusate, io devo andare. Sam ci sta chiamando e direi che è particolarmente urgente». Strinsi la sua mano perché non volevo che se ne andasse. La sua assenza avrebbe portato ai discorsi che non volevo affrontare. «Non li puoi sentire, ma gli ululati stanno diventando insistenti. Tornerò presto». Mi baciò sulla fronte e, dopo aver salutato tutti, si dileguò in fretta.
Mi sedetti sul divano non troppo vicino a loro che esaminavano la cartina con scrupolo per poter individuare i posti migliori dove concentrare le ricerche nel breve tempo che avevamo a disposizione. Notai lo sguardo di Jasper carico di ansia puntato su di me.
«Cos’è successo ieri? Dopo che te ne sei andata?». La domanda mi spiazzò completamente.
«Dovevo riflettere. Sono andata alla scogliera di La Push. Perché?».
«Perché tutto ciò che hai provato, l’ho sentito anch’io». Sembrava un po’ in imbarazzo e dispiaciuto. Forse non avrebbe voluto invadere la mia privacy. Non sapevo come prendere la notizia. L’unica cosa che sapevo era che mi dispiaceva per lui. Nessuno avrebbe dovuto sentire quello che avevo provato.
«Mi dispiace tanto, mi sono allontanata perché pensavo di essere sola». Non sapevo cos’altro dire.
«Solitamente sì, ma ti ho sentito comunque. Forte e chiaro». La sua espressione era fra lo spiacente e la sorpresa. «E dopo?». La curiosità aveva preso il posto dello sconcerto. Ricordavo perfettamente cos’era successo. Le lacrime, il grido, il lampo di energia.
«Ho scaricato la tensione». Dissi con un mezzo sorriso un po’ amaro un po’ beffardo.
«Capisco». Il suo sguardo si spostò sul pavimento e poi di nuovo sulla cartina. Non avrei potuto giurarci ma mi era sembrato che lui ed Edward si fossero scambiati uno sguardo strano, troppo veloce per poterlo analizzare.
«Avete trovato qualcuno disposto ad aiutarci?».
«Oltre a quelli di Denali, dobbiamo ricevere risposta da altri nostri amici a breve». Mi rispose Edward che non aveva distolto gli occhi dalla cartina.
«Posso chiedervi una cosa? Eleazar mi ha guardata in modo strano. Voi sapete perché?». Ricordavo ancora come i suoi occhi si erano spalancati quando avevano incrociato i miei.
«Eleazar ha la capacità di individuare le abilità di chi gli si pari davanti. Avrà intuito le tue». Mi rispose frettolosamente. Potevo finalmente spiegarmi il lampo di emozioni che avevo visto nei suoi occhi. Sorpresa, terrore e paura.
«Ancora non riesco a capire come un essere così umano e civile come Eleazar potesse essere un soldato dei Volturi». Disse Bella sovrappensiero. Un moto di furia e disgusto mi salì dallo stomaco fino in gola da farmi venire da vomitare. Jasper prese in mano la mia situazione emotiva in pochi istanti.
«Dovresti cercare di controllarti di più o prima o poi farai esplodere l’intera città». Se fossi stata in grado di ringhiare lo avrei fatto. Odiavo essere frenata in quel modo quando sentivo che era così giusto.
«Se fosse in mio potere, li ucciderei tutti». Tutti sapevano a cosa mi riferivo. Le parole mi uscirono strane. Calme ma come se non riuscissi a respirare davvero.
«Non sarebbe una grande idea, anche se alletta anche noi». Mi rispose Edward con tono freddo e quasi distaccato. «Sono comunque ciò che noi consideriamo detentori della legge nel nostro mondo. Se dovessimo ucciderli, non ci sarebbe più pace a questo mondo». Sorrise. Nel mondo esisteva già abbastanza violenza e morte e se noi lo avessimo liberato dalla presenza dei Volturi, sarebbe soltanto peggiorato. Sapevo che aveva ragione ma non riuscivo a passare sopra al fatto che comunque loro stessero mettendo a serio rischio la nostra vita e che anche nel migliore dei casi per noi, loro se la sarebbero cavata.
«Potreste prenderne voi il posto. Fareste di certo un lavoro migliore». Non ero più tanto sicura di averlo detto così tanto per dire. Suonava fin troppo bene.
«Forse. Ma non sta a noi decidere. I Volturi hanno pur sempre un ruolo importante nel nostro mondo e per quanto non ne sia contento, dobbiamo lasciarli in vita». Edward non aveva smesso ancora di sorridere a ciò che avevo detto. Diciamo che avrei provato a non ucciderli. Era tutto ciò che potevo promettere.
«Scusami Jasmine, potrei sapere di preciso cosa ti è successo? Il coma intendo. Vorrei sapere come potermi prendere cura di te». Mi chiese Carlisle cercando di non indispormi.
«Mi sono indebolita a tal punto che ho perso i sensi all’improvviso, dopo che avevo esaurito tutta l’energia. Mi sono svegliata dopo venti giorni, guarita completamente. Non so come sia successo. Credevano sarei morta». L’ultima frase la dissi tra i miei respiri, così piano da pensare che nessuno mi avesse sentito.
«Mi chiedo quale possa essere la spiegazione plausibile per ciò che ti è successo». Disse con un velo di rammarico negli occhi e sul viso angelico. «Forse è un inconscio meccanismo di difesa della tua mente. Come se si spegnesse prima di essere danneggiato irreparabilmente». Disse più per se stesso che per rendermi partecipe.
«È una teoria valida». Risposi senza troppo entusiasmo. Scoprire cosa causava il coma non avrebbe impedito che vi ci sprofondassi senza poterne più uscire. Sentì la presenza di Seth non troppo lontano dalla casa. «Io vado. Non avete bisogno di me per ora». Volevo passare più tempo possibile da sola con Seth. La sensazione che quei giorni fossero gli ultimi non smetteva di perseguitarmi da tutta la mattina. Mi condizionava nelle scelte più semplici come quella di chiedere tre giorni liberi a lavoro per poterli passare con lui. Non riuscì a licenziarmi perche volevo esorcizzare un po’ la sensazione di finale imminente. Sarebbe stato come confermarlo se avessi lasciato il lavoro. Come se niente mi legasse alla vita. Come se sapere di avere ancora un lavoro potesse costringermi a combattere più duramente. Salutai i presenti e mi avviai verso Seth.
«Cosa c’è?». Chiese sorpreso di vedermi andargli incontro. Vedevo il suo viso preoccupato oltre alla sorpresa e mi domandai se ai ragazzi del branco gli fosse sfuggito qualcosa di troppo.
«Voglio stare con te. Potremmo andare da qualche parte e stare soli io e te». Dissi cercando di non fargli percepire la mia agitazione.
«Sicura? Renesmee potrebbe tornare da un momento all’altro. Avete entrambe bisogno di un po’ di tempo fra voi». Sembrava comprensivo a questo punto.
«Renesmee è con Jake. Hanno bisogno di stare da soli ed io vorrei fare lo stesso con te, sempre se ti va, certo».
«Certo che mi va, e non sai quanto. E solo che magari con lei avresti potuto confidare cose che a me non dici». Abbassò lo sguardo verso i suoi piedi e poi li spostò nuovamente su di me. Probabilmente si riferiva all’incubo sconosciuto di quella notte. Mi avvicinai ulteriormente e gli gettai le braccia al collo.
«Perché non mi porti da qualche parte? Mi mancano i tuoi abbracci». Cercai di sterzare il discorso su dove ero sicura di potergli rispondere. Non c’erano risposte giuste a ciò che mi aveva detto. “Ma io ti dico tutto” di sicuro non lo era. Non avrei retto al peso emotivo di quella bugia. Mi strinse le braccia ai fianchi e lo vidi sorridere visibilmente del mio cambiamento di rotta.
«E dove vorresti andare?». Aveva un sorriso così dolce mentre mi guardava da vicino.
«Non mi importa. Basta che stiamo insieme». Ogni secondo che passava lo sentivo come l’ultimo di una serie che sarebbe finita presto. Avevo bisogno di sentire che era con me senza nient’altro a disturbarci. Nemmeno i miei pensieri. Non sarebbe stato facile ma dovevo provarci. Mi baciò per pochi istanti prima di prendermi in braccio e cominciare a correre verso il fitto della foresta.
Perché se mi trovavo fra le sue braccia potevo sopportare qualunque cosa? Mi sentivo al sicuro da ogni cosa. Anche dal futuro senza scrupoli che minacciava di separarci. Sembrava tutto avvolto in una nube di indefinito. Se chiudevo gli occhi e nascondevo il viso nel suo petto tutto sembrava tornare ai giorni che tutto sembrava spianarsi davanti a noi così felicemente da poter sembrare irreale, un sogno. Avrei dato tutto per non dovermi risvegliare mai più, per poter tornare indietro.
Si fermò in mezzo alla foresta illuminata discretamente dai pochi raggi solari che dovevano combattere tra le foglie fitte degli alberi per potersi fare strada. Scivolò per terra con leggiadria, sedendosi con me fra le braccia. Aprì gli occhi piano incontrando i suoi mentre mi fissavano con soddisfazione ed un pizzico di preoccupazione che non abbandonava mai il suo sguardo in quel periodo. Restammo semplicemente a fissarci per così tanto tempo da non poterlo quantificare. Eravamo lì nel mezzo del nulla e non facevamo altro che guardarci. Era diventato il mio sport preferito. Alzai una mano per poter toccare i contorni dei suoi occhi con le dita perché sembravano lontani mille miglia da me. Mi fermai di colpo quando notai che stava per chiuderli, non volevo che precludesse il mio collegamento con il suo universo. Li riaprì quando capì il perché mi fossi fermata. Continuai imperterrita col mio intento di memorizzare il più possibile la forma, il colore e le inflessioni dei suoi occhi. Mi sarebbe stato utile in futuro, preventivai.
«Non hai la minima idea di che effetto abbiano i tuoi occhi sulla mia mente». Una semplice constatazione che potei verificare all’istante. Ero anche felice di poter essere in grado di condizionare a quel modo il suo umore che poi si rifletteva automaticamente nei suoi occhi. Le sue pupille si dilatarono e lo vidi spostare lo sguardo su tutto il mio viso un po’ arrossito. Fece posare il pollice sul angolo esterno del mio occhio sinistro disegnandone poi i contorni con delicatezza. Si fermò quando fui costretta a battere le palpebre sentendo distintamente ogni singola ciglia che si scontrava contro il dito. Alzai il viso di pochi centimetri per poter baciare ogni dito di quella mano. In seguito la posò sulla mia guancia per poi restare così in pacifica compagnia per il resto del giorno.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: francyrm21