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Autore: Ciribiricoccola    22/09/2010    1 recensioni
Cinque racconti e cinque hit nostrane del passato per quattro ragazzi britannici, quattro componenti di una band.Quali disavventure li attendono al di là di queste note? Ascoltate il jukebox e lo saprete...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danny Jones, Dougie Poynter, Harry Judd, Nuovo personaggio, Tom Fletcher
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dopo tanto tempo... e dopo ardua e lunga riflessione... ho concluso che quello che è stato iniziato deve essere finito!
Dunque, a dispetto dell'insuccesso di questa raccolta, e dopo aver preso atto della mia incapacità di scrivere storie assurde... ma sì, finiamo di pubblicarla, perchè è giusto così U_U! E perché, in fondo, alla fine manca poco!

Buona lettura, mcflyani e non!

Ciry



TRACK N°4: “STASERA… CHE SERA” – MATIA BAZAR

O… McGay, I love you!


Stasera... che sera!
Restare tutto il tempo con te!
Di notte l'amore, l'amore
è sempre una sorpresa per me…




Il tour dei McFly per il loro ultimo album stava procedendo alla grande: tutti erano organizzatissimi, precisi, puntuali ed impeccabili, ma non mancavano di umanità e simpatia, tanto che la band si era costruita le proprie amicizie tra i membri dello staff…

Tom e Harry avevano legato quasi da subito con i tecnici del suono e spesso si prendevano un caffè o condividevano qualche panino durante i momenti di pausa.
Danny aveva immediatamente fraternizzato con una coppia di sposi, entrambi di Manchester: lei, Sarah, si occupava degli strumenti del gruppo e si assicurava che arrivassero sani e salvi ad ogni tappa; lui, George, scaricava parte della scenografia del palco. Erano sposati da vent’anni e adoravano la birra, il calcio, oltre alle chiacchiere facili, esattamente come il chitarrista.
Dougie aveva stretto un buon legame con Carlos, l’acconciatore della band, quello nuovo, che aveva sostituito Sally, che se n’era andata in pensione dopo quasi mezzo secolo di carriera, passata tra tinte, phon, forbici e asciugamani…

Dougie doveva a Carlos un bel colore nuovo sulla sua testa: era diventato moro per la seconda volta nella sua vita e tutti gli avevano detto che stava benissimo, persino sua madre, nostalgica per eccellenza dei suoi capelli biondi.
Inoltre, il giovane hair stylist aveva dato al bassista un nuovo aspetto anche con un intelligente taglio “finto spettinato”, come lo avevano definito entrambi. Non che non avesse già avuto i capelli tagliati in quel modo, ma Carlos faceva in modo che la pettinatura non si afflosciasse mai, neanche durante le corse o i salti scalmanati che Dougie compieva mentre suonava ai concerti.



“Carlos, ci sei?” chiamò il ragazzo quel pomeriggio, bussando alla porta del camerino del parrucchiere.
Sentì rispondere un “Arrivo…” piuttosto incerto, vagamente imbarazzato, poi Carlos gli aprì la porta.
“Ti… ti disturbo?” domandò il bassista, perplesso.
“Oh, no no!” esclamò in fretta l’altro, agitando nervosamente delle fotografie tra le mani…
“Quello sono io?” domandò Dougie, indicando se stesso in varie pose sulla carta stampata.
Carlos ribatté in fretta: “Sì! Stavo… Io stavo facendo dei confronti tra le tue varie… acconciature, per vedere quale ti stava meglio!”
“Proprio di questo ti volevo parlare…” aggiunse il ragazzo, per poi continuare: “Stasera facciamo l’ultima tappa qui a Londra, mi potresti fare i capelli sparati in su? Voglio sembrare un fulminato!”
“Ma certo…” sospirò il parrucchiere, sorridendogli “Aspetta, vado a prendere il registro e fissiamo l’ora!”

Sul suo ordinato quaderno blu e fucsia, Carlos scrisse il nome di Dougie accanto alle ore 18.30, poi disse al bassista: “Alle sei e mezza io sono pronto! Prima di te c’è Danny, ma a lui devo dare solo una sforbiciata, alle punte!”
“Va bene, ci sarò!” confermò l’altro, per poi aggiungere: “Così ti porto il CD che mi avevi chiesto! Era l’ultimo dei Blink, vero?”
Il ragazzo annuì con un sorriso e disse: “Quello che contiene Always…”

Si congedarono, con la promessa da parte di Dougie di portare con sé il disco, e Carlos si rinchiuse nella propria stanza d’albergo, sistemata come un vero e proprio salone da parrucchiere per esigenze lavorative.
Dopo aver messo nello stereo l’ultimo album di Mariah Carey, sospirò, stringendo tra le mani le foto del bassista, e disse, con tono vagamente malizioso: “No, tu non puoi venire in bagno… Ci conosciamo ancora da poco… Ma tornerò presto!”

E, dopo aver riposto le immaginette sul tavolo da lavoro, andò nel bagno per spogliarsi e fare una doccia.

Con l’acqua calda che scorreva come sottofondo, il ragazzo cantò a gran voce, seguendo le note della sua cantante preferita…

Touch my body,
Put me on the floor,
Wrestle me around,
Play with me some more…




Fastidiosamente puntuale, Danny arrivò alle 17.45 davanti alla camera di Carlos e bussò con le sue grosse mani che sapevano solo suonare la chitarra, perché per il resto erano rozze e indelicate…
Carlos aprì, stampandosi sul volto un sorriso professionale e formale.
“Ciao Daniel, entra pure…” lo invitò, facendosi da parte sulla soglia.
“Ciao, Charlie!” esclamò il chitarrista, entrando con un sorriso “Ma quante volte te lo devo dire di chiamarmi Dan?”
“Sempre una volta di più… Mi dimentico le cose…” rispose il ragazzo, cercando di nascondere un certo sarcasmo, insieme alla voglia di mantenere le distanze.

Danny non si accorse dell’atteggiamento distaccato del parrucchiere e disse, sedendosi sulla sedia girevole davanti allo specchio: “Questo è Doug! Te le ha date lui queste?”

E sollevò una foto del suo collega, infilandola tra due dita.

Carlos, che si era voltato per prendere dal suo borsone le forbici con la mantellina nera da mettere intorno alle spalle di Danny, si rigirò di scatto, spalancò gli occhi e quasi sibilò: “Quelle foto mi servono per lavoro” prima di far scintillare le forbici sotto la luce della stanza.
“Fossi stata una ragazza, non ti avrei creduto!” ribatté l’altro, assolutamente spensierato, lasciandosi andare a una risatina gracchiante “Comunque, complimenti: finalmente Poynter ha di nuovo i capelli in uno stato decente!”
In fretta e quasi freddamente, Carlos ringraziò e sistemò dietro al collo del chitarrista il lavabo per lavargli la testa…



“Abbiamo finito… Ti ci metto un po’ di lacca, così stanno fermi…”

Carlos afferrò dal suo borsone il prodotto da usare e, con gesti esperti, iniziò a spruzzarlo sui capelli lavati e tagliati di fresco del suo giovane cliente…
Spruzzò sulle punte, per mantenere i boccoli flessibili…
Spruzzò alle radici, per evitare che l’umidità le colpisse…
Spruzzò ovunque. E tanto.
Tanto che alla fine… Danny cominciò a tossire come un ossesso sotto il suo sguardo malignamente soddisfatto.
“Scusami!!” esclamò immediatamente Carlos, sollevando il dito dall’erogatore della lacca, fingendosi mortificato “Mi si è bloccato il tasto, qui, non so come ha fatto!”
Danny rispose che andava tutto bene, che quella lacca non l’aveva mai potuta sopportare e che, in ogni caso, il risultato gli piaceva molto.
“Ah, Charlie!” lo chiamò il chitarrista, già sulla porta “Stavo per dimenticarmelo! Stasera, dopo il concerto, andiamo tutti a fare una festicciola con lo staff. Vieni anche tu?”
Carlos drizzò le orecchie e, con tono quasi estasiato, rispose: “Molto volentieri, grazie… Dove ci ritroviamo?”
“Tutti in zona dei camerini subito dopo il concerto!” rispose l’altro.
“Bene!” cinguettò quasi il parrucchiere “Verrete tutti e quattro,vero?”
“Sì, certo…” confermò il chitarrista, con ovvietà.
Carlos confermò la propria presenza e si affrettò a congedarsi da Danny.

Una volta da solo, il ragazzo si concesse un sorriso estasiato ed accese ancora una volta il suo sacrosanto stereo, lasciando uscire le note di Fantasy, altra opera della tanto beneamata Mariah Carey…


Stava giusto finendo di spazzare via le ciocche tagliate dai capelli di Danny, quando bussarono alla sua porta.
All’istante, premette un pulsante sullo stereo e fece partire i Blink 182, “Adam’s song”.
Aprì con fare sicuro e si ritrovò davanti il volto sorridente di Dougie.
“Ascolti roba anni Novanta?” gli chiese il bassista con una smorfia di finto disgusto, dopo averlo salutato. Doveva aver sentito le ultime note di Mariah…
“No, è la radio che passa solo stronzate! Ora… ho messo su un CD!” replicò subito lui, negando energicamente anche con la testa.
“Ah, te l’ho portato, tieni!” esclamò l’altro.
Gli porse l’ultimo album dei Blink 182, come aveva promesso, e aggiunse: “E’ una chicca, ascoltalo!”
“Certamente…” concordò entusiasta Carlos, nascondendo una nota d’estasi nella voce, prima di riprendersi e dirgli: “Dài, siediti che cominciamo!”


Carlos, in realtà, odiava i Blink 182.
La musica punk- rock e tutto ciò che riguardava la generazione punk erano oggetto della sua repulsione.
Lui, figlio devoto degli anni Ottanta, era cresciuto a pane e pop, quello più commerciale e colorato, decisamente più spensierato del disagio e delle volgarità che sprigionavano i punkettari, più vecchi delle boybands, per lui perfino “superati”.

Nonostante tutto… a Carlos piaceva Dougie.

Lui era così carino…
Sembrava un tipo sulle sue, ma era solo apparenza!
Gentile, alla mano, buffo, intelligente, veramente un bravo ragazzo!
E poi… suonava benissimo. Per non parlare di come cantava!

Secondo il giovane parrucchiere, era sprecato per il suo ruolo nei McFly.

Ed era sprecato anche per tutte quelle ragazzette che gli ronzavano continuamente attorno.
Odiose.


“Doug, vai anche tu a quella festa dopo il concerto?”

La domanda giunse distratta alle orecchie del bassista, ma con una punta di curiosità.
“Sì andiamo tutti” gli confermò, aggiungendo: “Vieni anche tu?”
Il parrucchiere annuì, lanciandogli un’occhiata nello specchio, poi domandò con ironia: “Cosa faremo? Balli, canti e danze sfrenate fino all’alba?”
“Secondo me, alle due crolliamo tutti!” rispose Dougie, ridacchiando.
Risciacquando la testa insaponata del bassista, Carlos affermò con un sorriso: “Sono d’accordo! Avete accumulato così tanta stanchezza, tutti quanti…! C’è bisogno di… un po’ di relax…”
“E tu? Torni a casa, dopo il tour?” domandò il ragazzo.
“Non mi manca moltissimo Salvador, ad essere sincero…” rispose vago il giovane, chiudendo il rubinetto del lavabo per poi avvolgere i capelli di Dougie in un asciugamano “Per ora voglio rimanere qui, magari qualcuno mi chiama per lavorare in un salone… Se fosse a Londra, sarebbe perfetto!”
“Mi devi lasciare delle istruzioni per farmi le acconciature che mi fai tu, allora!” scherzò l’altro, sorridendogli nello specchio.
Lui ribatté, divertito: “Posso spedirtele con un SMS, è un servizio gratuito!”.
La frase era stata lanciata con lo scopo di ottenere il numero del bassista, ma quest’ultimo si limitò a ridere, poi cominciò a dargli precise istruzioni su come avrebbe voluto i propri capelli a lavoro finito…



“Allora…” disse Carlos, accompagnando Dougie alla porta “Buona fortuna!”
Il bassista sorrise nervosamente, si toccò i capelli incerati e perfettamente dritti sulla sua testa, e ribatté: “Grazie! Mi raccomando, il CD, ascoltalo! È molto bello!”

Era palesemente teso.
Adesso sarebbe andato dagli altri per una prova finale degli strumenti dietro le quinte, il soundcheck…
E poi… l’esibizione.

Carlos l’aveva visto altre volte in quelle condizioni; in tre mesi lo aveva scrutato, mentre lui si trasformava nel giro di pochi attimi, sempre verso sera, quando l’ora del concerto si avvicinava.
Da tranquillo, spiritoso e disteso… diventava inquieto, a tratti paranoico, impaziente.
Ma non perdeva quasi mai del tutto la calma.
D’altro canto, Carlos lo trattava con quanta più cura possibile per non irritarlo ulteriormente.

“Lo faccio subito! Ormai il mio lavoro è finito qui, ho tutto il tempo che voglio! Se avete bisogno, però, basta che bussiate, lo sai!” lo rassicurò, poggiandogli amichevolmente una mano sulla spalla.
“Ok, grazie mille, amico…” ribatté Dougie, prima di abbracciarlo frettolosamente, ma con calore.

Si salutarono. Entrambi avevano il batticuore.
Dougie aveva un concerto da fare insieme a Tom, Harry e Danny.
Carlos era appena stato abbracciato da lui e stava per saltargli l’aorta dall’emozione.

Rimasto da solo, decise di ascoltare l’album che il bassista gli aveva consigliato, ma finì per selezionare subito la traccia numero 5.

Always.

Un’eccezione, per Carlos, in tutto il mondo punk.
Una canzone davvero fantastica.
La conosceva a memoria, parola per parola.
Difatti, iniziò a cantare il ritornello, la sua parte preferita, mentre stava cominciando a mettere in ordine la propria stanza…

C’mon, let me hug you,
Touch you,
Feel you
Always…
Kiss you,
Taste you,
All night,
Always…





“Diane, ti cerca Greg, ha bisogno di non so che cosa di là…”
“Oh, cazzo! E ora come faccio?... Carlos, li tieni tu gli asciugamani?”
“Certo, dai pure qua!”
“Grazie, sei un tesoro…”

Carlos guardò una delle sue colleghe, Diane, allontanarsi, e strinse a sé gli asciugamani bianchi che avrebbe dato ai ragazzi al posto suo.
In realtà, Greg non aveva affatto bisogno di lei, ma questo Diane non doveva saperlo.
L’importante era che lui fosse lì, ad aspettare la fine del concerto.
Ad aspettare Dougie.
Ormai mancava davvero poco, era trascorsa più di un’ora e mezza…

Li sentì salutare il pubblico e si sporse a malapena da dietro le quinte.

Harry stava dando le battute finali alla batteria.
Tom stava salutando al microfono.
Danny e Dougie si stavano sbracciando e sorridevano.


Finalmente, scesero dietro al palco, armati di strumenti e bottigliette d’acqua.

“Bravi, ragazzi, bravissimi” si complimentò uno dei tecnici, distribuendo pacche sulle spalle.
Tutto il gruppo ringraziò con sorrisi e risate, poi Carlos intervenne…

“Siete stati grandi!” esclamò con un largo sorriso soddisfatto, tirando un asciugamano a testa a Tom, Danny e Harry; Dougie gli dava le spalle, poiché stava scambiando due parole con il solito tecnico baffuto.
Carlos decise di contenere uno sbuffo contrariato e, dopo aver sorpreso alle spalle Dougie mettendogli l’asciugamano sulle spalle, si rivolse a lui con un allegro: “Bravo! Hai suonato veramente da Dio!”
“Carlos, ciao! Grazie, sono contento ti sia piaciuto!” esclamò il bassista, dando un buffetto alla testa del parrucchiere e congedandosi con l’altro ragazzo, per la gioia del giovane brasiliano.
“Ragazzi, i complimenti a dopo! Filate tutti in camerino! Si fa festa!!!” intervenne il loro manager, Fletch, indicando loro il corridoio per raggiungere le loro stanze e cambiarsi.

Carlos aspettò pazientemente che tutti fossero pronti, insieme al resto dello staff, e si assicurò di non essere sudato né di avere l’alito cattivo.
La serata, per lui, doveva ancora cominciare.

Un gran vociare nei corridoi fece capire a tutti che il gruppo era pronto per andare alla festa, così l’intera brigata del tour di “Radio: ACTIVE” salì sul bus che li avrebbe portati fino a un disco- pub di Londra, uno dei più cari, uno dei più esclusivi, uno dei più frequentati.
Il Rock Garden.





Come Fletch aveva promesso, i complimenti furono presentati al momento opportuno.
Chiunque li incrociasse nel locale voleva assolutamente render loro noto quanto fossero stati bravi, talentuosi come sempre, spettacolari, coinvolgenti, grandiosi.

Dougie ringraziava con discrezione e serietà, senza sbilanciarsi troppo con l’entusiasmo, e continuava a bare il suo drink, pensieroso come al solito, ma soprattutto con un leggero disagio addosso.

Era tutto magnifico, ma perché proprio quel locale?
Non era poi così rock come professava la sua insegna.
Anzi, sembrava vagamente lounge.
O forse era solo la gente che lo frequentava a dargli quest’impressione.
Se lo avessero visto correre in mutande, alticcio e con la voglia di fare del sano casino, forse sarebbe venuto un infarto a tutti quanti!
“Fighette…” pensò con una punta di disprezzo prima di alzarsi per andare a fumare una sigaretta sulla terrazza, un angolo che puntava da un po’, perché almeno da lì si poteva godere il panorama.

Arrivò sul posto con una sigaretta fregata a Harry. Aveva dimenticato le sue in macchina.
Rabbrividì per un secondo, sentendo il cambiamento climatico sugli avambracci scoperti, e si accese la sua piccola dose di veleno dopo aver frugato nelle tasche dei pantaloni per trovare il suo accendino.
D’un tratto, si sentì chiamare alle spalle, una voce familiare.
“Doug?”
Si voltò con la sigaretta tra le labbra e con un cenno della testa salutò Carlos.
“Ti diverti?” gli chiese, intuendo la risposta dall’espressione annoiata del ragazzo, che infatti rispose: “Daniel di sicuro sì, è già ubriaco! Io… bè, diciamo che mi guardo intorno… e non posso fare altro che confermare che voi inglesi non sapete fare le feste!”
Si misero a ridere entrambi grazie all’umorismo del parrucchiere brasiliano, poi Dougie domandò con un pizzico di malizia: “Ascolta, io stasera non sono in vena, ma tu… come mai ti sei tirato a lucido per venire qui e poi non ti ho visto neanche mezzo secondo con una ragazza? Ce ne sono tante qua, e sono molto carine!”
“Vuol dire che non sono in vena neanche io!” rispose prontamente l’altro, guardandolo negli occhi e aggiungendo: “Sono… con la testa da un’altra parte…”
“E lei come si chiama, chi è?” chiese nuovamente il bassista, più incuriosito ed ingenuo che mai.
Carlos gli sorrise teneramente e, cominciando a camminare verso una rampa di scale che dalla terrazza portava ad un piccolo privè al piano inferiore, disse: “E’ una persona… decisamente arrapante, prima di tutto…”
Dougie lo seguì e, allargando il proprio sorriso, esclamò: “Bene, molto bene! E poi?”
“E poi… ha i capelli scuri, gli occhi chiari…” continuò l’altro, gettando un’occhiata al piano- terra e notando con estremo piacere che era pressoché deserto a causa della festa che si stava svolgendo di sopra.
“La conosci da molto?”
“Da un po’, sì... Ma ancora non mi sono fatto avanti, anche se… ho intenzione di farlo…”

Avevano quasi finito di percorrere le scale; Dougie fumava con avidità mentre faceva domande su domande, e Carlos rispondeva facendo il vago, con le mani in tasca ed uno strano mezzo sorriso…
“Ma è inglese?”
“Sì, lo è…”
“Non hai il suo numero di telefono?”
“No… te l’ho detto, non ho ancora avuto il coraggio di farmi avanti…”
“Carlos, ma sei lentissimo!”
“Dici, eh?...”
“Dico! Dovresti iniziare a provarci! Lei ti ha fatto capire qualcosa, lo sa che le vai dietro?”
Il parrucchiere sorrise per l’ennesima volta, lievemente imbarazzato, e rispose scuotendo la testa: “No, non ne ha la minima idea… E’ un tesoro con me, ma non sa niente!”
“Ma se è così tanto un tesoro, si può sapere cosa aspetti?!” domandò esasperato l’altro, gettando a terra la sigaretta ormai ridotta ai minimi termini.
Carlos, che fino a quel momento si era limitato a temporeggiare accanto al bassista, distraendosi con un drink a malapena assaggiato, si voltò, in modo da essere faccia a faccia con il suo interlocutore, e ribatté: “Hai ragione. La teoria di Always, è quella che dovrei applicare. Vero?”
Dougie inarcò un sopracciglio, mostrandosi perplesso, e fece mente locale per ricordare il testo della canzone dei Blink 182…
“Bè…” esordì, cercando una risposta adatta “E’ materiale come teoria, però… se pensi che a lei possa piacere…”
“Oh, Dougie…” sospirò il giovane, estasiato, prima di lasciar cadere a terra con noncuranza il bicchiere con dentro il suo drink.
Il bassista stava giusto per esclamare una frase del tipo “Ma che cazzo fai?!”, però le parole gli rimasero bloccate in gola, poiché Carlos lo anticipò in qualsiasi mossa.

In un attimo, se lo ritrovò addosso: le sue mani sul suo fondoschiena, le braccia che lo stritolavano, impedendogli ogni movimento.
Soprattutto, lo stava baciando! E con quale trasporto!
Al contatto della sua bocca tiepida, Dougie non aveva certo dischiuso le labbra, anzi, stava vivamente cercando di protestare attraverso mugugni e passi all’indietro, ma sembrava impossibile staccarsi da Carlos, che gli aveva teso un vero e proprio agguato!
Era quasi riuscito a liberare un braccio, che gli sarebbe stato utile per tirare un gancio in piena faccia al parrucchiere, quando il suono di una pacchianissima frenata compiuta a pochi metri da loro lo paralizzò per lo spavento.
E poi, una musica a lui familiare rimbombò prepotentemente nelle sue orecchie e nella strada…

C’mon, let me hug you,
Touch you,
Feel you
Always…
Kiss you,
Taste you,
All night,
Always…

Spalancò gli occhi, prima tenuti ben serrati per il disgusto, e si sentì cadere le braccia!

Una sua vecchia conoscenza, la Regina Elisabetta, le mani guantate e un chiodo in pelle addosso, lo stava guardando da dietro ai suoi occhiali da sole con un largo sorriso, mentre teneva con una mano il volante di una Rolls Royce nera decapottabile.
Al suo fianco, un Principe Filippo assai confuso si tappava le orecchie con aria sofferente e fissava Dougie come se stesse tentando di dirgli “So che non ci credi, ma è proprio la tua Sovrana”.

“Orbene, miei sudditi!!!” esordì la donna, alzandosi in piedi sul suo sedile e allargando le braccia, mostrando una minigonna vertiginosa accompagnata da scioccanti stivali in pelle con il tacco a spillo “Vedo che i tempi sono cambiati!!! Allora i legami interrazziali non sono solo roba da film porno!!!”
Carlos si staccò velocemente da Dougie e, dopo aver allargato le braccia come la Regina, le si rivolse con uno squillante: “Maestà! Sono brasiliano, ma Vi considero ugualmente la Sovrana della mia umile persona!!!”
“Riposo, Maracaibo, riposo!” lo tranquillizzò l’altra, facendogli cenno di calmarsi; dopodiché, guardò un confusissimo e frastornato Dougie e domandò, lasciando cadere le braccia lungo il corpo: “Tu! Piccoletto! Perché mai sei così intontito?”
Il ragazzo si animò e rispose arrabbiato: “Mi è saltato addosso!!!”
“E ti lamenti?!” protestò la Regina, sorpresa “Ce lo avessi io, un tizio così! Lo palperei tutto il giorno, invece di accontentarmi di questo povero vecchio!!!”
“Elisabetta!!!” si sentì ribattere: il Principe Filippo stava fulminando con lo sguardo la consorte, che si limitò a replicare: “Phil, taci o ti rimando a dormire nella stalla con i miei puledri in calore!”


Nel pieno svolgimento del caos davanti al locale, il resto dei McFly e buona parte dei clienti del Rock Garden uscì per capire da cosa fosse causata tutta quella confusione; Dougie fu avvistato dai colleghi in uno stato pietoso…

“Mi ha baciato! Mi è saltato addosso!!!” piagnucolò il poverino, cercando conforto tra le braccia amichevoli di Tom, che lo abbracciò e ribatté confuso: “Doug, non è che hai bevuto e…?”
“E ora è arrivata anche la Regina con..con quella macchina e mi ha detto, mi ha detto…”
E Dougie ricominciò a piagnucolare, suscitando la preoccupazione di Danny…
“TU!!!!” tuonò la Sovrana inglese d’un tratto, puntando l’indice destro verso il chitarrista, che si voltò di scatto.
“Avvicinati, mio suddito nordista, poiché la tua Regina ti ha riconosciuto…” continuò la donna, prima di scendere dall’auto.
Il ragazzo non si sognò neanche di opporre resistenza e si avvicinò, nonostante il sentimento di leggera avversione che provava verso la sua Sovrana, dopo l’episodio a Buckingham Palace…
“Tu sei il terroncello che lo ha preso nel culo da quell’adorabile ragazzo, il tuo collega, vero?” domandò la donna con aria seria davanti a tutti.
Harry e Tom cominciarono a guardarsi la punta delle scarpe, mentre Danny e Dougie cambiarono colore, diventando viola… Nel contempo, la gente iniziò a mormorare, a squadrare il chitarrista e a chiedersi chi potesse mai essere, tra i restanti tre, il “collega” che lo aveva sodomizzato!
“Sono io, Vostra Maestà” grugnì Danny, raddrizzando la schiena.
“Bè, vedo che il vostro rapporto non ha funzionato” ribatté con tono dispiaciuto la donna “Anche se devo dire che i brasiliani hanno quel qualcosa in più che li rende…”
“Daniel!!!” irruppe Carlos, facendo voltare il ragazzo verso di lui.
“Daniel, ma allora tu sei gay!!!” esclamò gioiosamente il parrucchiere, mettendosi le mani sul cuore con un sorriso da orecchio a orecchio.
Il ragazzo tentò di controbattere, di far valere le proprie ragioni, di spiegarsi, di dire che lui era un etero convinto, ma la musica sovrastò le sue proteste: la Regina aveva alzato il volume dell’autoradio, Always stava iniziando a maciullare i timpani del Principe Filippo.
“Questa è una notizia meravigliosa!!!” esclamò la donna mentre innalzava sul retro della Rolls Royce la bandiera inglese.
“Daniel, sono così felice!!!” cinguettò Carlos, abbracciando il povero chitarrista, che urlò: “Non è assolutamente vero!!!”
“Non devi nasconderlo, non devi negarlo, non devi!!!” replicò il parrucchiere, tappandogli la bocca con un sorriso raggiante.
Con l’orgoglio ferito, Dougie gridò a sua volta: “Carlos, sei una puttana!!!”
“Zitto tu, sporco etero!!!” gli strillò l’altro di rimando, tornando poi ad appiccicarsi a Danny come una cozza allo scoglio.
“E pensare che sembrava che gli stesse antipatico…” bisbigliò Harry a Tom, che fece spallucce prima di aggiungere: “E pensare che io credevo che Dan fosse etero…”
“Sì, ma tempo fa avevi anche detto che lo vedresti bene da gay…”
“Sì… e infatti, vedi come va la vita?”

Il chitarrista biondo indicò con un sorriso sereno la scena dei due novelli amanti, poco distanti da loro, e poi sospirò soddisfatto assieme al suo collega batterista, mentre Dougie ancora inveiva ferocemente contro Carlos, reclamando il suo album dei Blink 182.


§ EPILOGO §


Dopo lo stupore e il giubilo che ne era seguito davanti al nuovo amore tra Danny e Carlos, il Rock Garden si stava lentamente svuotando.

Tutti si erano complimentati con la nuova coppia; Danny era stato sedato pesantemente dalla Regina Elisabetta con i calmanti che solitamente rifilava al Principe Filippo, in modo che la smettesse di proclamarsi etero in maniera tanto agitata, neanche fosse un pazzo rinchiuso in manicomio; Carlos lo accarezzava teneramente sulla fronte, seduto sulle sue ginocchia, mentre lui lo guardava e chiedeva: “Davvero sono gay dunque? Dovrò prenderlo un’altra volta nel culo?”
Il parrucchiere annuiva, sorridendogli dolcemente, e lui tornava silenzioso per il successivo quarto d’ora, limitandosi a sbattere freneticamente gli occhi, quasi incredulo.

Dougie, Harry e Tom, invece, erano stati prelevati dalla Regina con la scusa di un passaggio fino alle loro case…
Li aveva rintracciati Fletch solo tre giorni dopo: erano in stato confusionale, laceri e contusi, e nominavano in continuazione stalle, fieno e cavalli…


***

Le canzoni "Always", "Adam's song", "Fantasy", "Touch my body" e "Stasera che sera" (rispettivamente dei Blink 182, di Mariah Carey e dei Matia Bazar) vengono citate senza alcuno scopo di lucro! Inoltre, non intendo offendere nessuno dei personaggi menzionati con il mio scritto.
   
 
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