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Autore: Lady Amber    22/09/2010    3 recensioni
L’uomo procedeva velocemente nel buio. I suoi passi, resi pesanti e strascicati dalla fatica, rimbombavano come spari tra le pareti sporche del vuoto corridoio corroso dal tempo. Era quello l’unico imperativo che si stagliava prepotentemente nella sua mente: correre. Correre nonostante i numerosi tagli che costellavano il suo dorso martoriato, nonostante il sangue caldo che gli colava lungo la fronte e gli annebbiava la vista. Correre a perdifiato come se avesse il diavolo alle calcagna, perché era quello l’unico modo per sfuggire al mostro che lo braccava.
Genere: Azione, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Christine Chapel, James T. Kirk, Nuovo Personaggio, Spock
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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“Raffael!” esclamò Scott non appena il gruppetto si fu materializzato. Aggirando con un balzo la postazione di controllo, l’ingegnere capo si affiancò velocemente al ragazzo e lo sorresse preoccupato.
 “Lo sapevo!” strillò McCoy con voce stridula inorridendo alla vista delle bende insanguinate sul petto di Spock. “Cosa diavolo vi è successo?”
“Io e il capitano stiamo bene, dottore, ma l’infermiera Chapel e il tenente Schneider necessitano di immediate cure mediche.”
Notando solo in quel momento l’infermiera svenuta accanto al vulcaniano, il medico si precipitò subito al suo fianco e ne controllò i parametri vitali.
“Non è possibile…” borbottò McCoy tra i denti. Un corpo estraneo di quelle dimensioni nel ventre di Chapel? Quell’aggeggio doveva essere rotto. Non c’era altra spiegazione.
“Un parassita alieno si sta sviluppando dentro di lei” lo informò Spock in tono urgente. “Va estratto immediatamente.”
Lanciando uno sguardo sconcertato al suo tricorder, il medico fece qualche cenno agli infermieri vicini. “Presto, carichiamola su una barella! Va portata subito in infermeria.”
“Devi farlo adesso, Bones, non c’è più tempo!” esclamò Kirk.
“Tu sei pazzo! non posso operarla qui, serve una stanza asettica altrimenti rischiamo di-”
“Allora morirà” constatò Spock.
Gli occhi azzurri del medico incontrarono quelli scuri del vulcaniano. Dio, era davvero sincero. Spock non avrebbe mai potuto mentirgli, su questo era certo.
Una rapida occhiata al volto sporco e graffiato di Kirk confermò i suoi sospetti. Era la verità. Se non l’avessero operata subito, Chapel sarebbe morta sul serio.
“Maledizione” sbottò tornando ad inginocchiarsi. “Datemi subito il laser e state pronti con delle garze e dell’antisettico. E mettetele anche una mascherina a ossigeno, avanti!”
Schneider tentò di districarsi dalla presa di Scott e di avvicinarsi a Chapel, ma Kirk lo bloccò.
“Vai con il dottor M’Benga, Raffael.”
“No, io non posso… Christine...”
“Se la caverà, non potrebbe essere in mani migliori. Fidati” aggiunse posandogli una mano sulla spalla e allontanandolo leggermente.
Schneider fissò alternativamente Kirk e la donna stesa a terra. Infine annuì con riluttanza, permettendo al medico di colore e ad un’altra infermiera di condurlo alla porta. Quando fu uscito, Scott ritornò accanto a Kirk.
“Cos’è stato a ridurlo così?” chiese tutto d’un fiato. “E dove sono gli altri membri della squadra?”
Il capitano aprì la bocca per rispondere, ma un grido straziante lo costrinse a riportare lo sguardo sul gruppetto accucciato a terra.
“Tienila ferma!”
Anche Scott si era voltato verso McCoy, ora.
L’infermiera Chapel sembrava preda di un attacco epilettico. Braccia e gambe si contraevano spasmodicamente come se fossero percorse da una scarica elettrica e gli occhi aperti erano rovesciati all’indietro, completamente bianchi. Spock cercò faticosamente di mantenere fermo il fragile busto su cui McCoy stava operando, ma le convulsioni divennero sempre più violente, tanto che ben presto si rese necessario l’intervento di un altro infermiere per tenerla ferma senza farle male. Nonostante la precaria situazione, però, McCoy operava con mosse sicure e mano ferma, sapendo con precisione dove cercare grazie alle accurate indicazioni di Spock.
D’un tratto, il medico trovò quello che stava cercando.
Quasi timidamente, una specie di grosso e grottesco embrione fece capolino dalle carni della donna. Tutti i presenti trattennero il fiato. Era come se l’orrore avesse congelato ogni cosa.
L’essere digrignò i sottili ma micidiali dentini aguzzi. Con un disgustoso e umido tonfo, cadde sul pavimento freddo e si drizzò sulla coda.
Senza un suono, scivolò velocemente verso la buchetta di areazione.
Kirk e Spock gridarono come un sol uomo.
“FERMATELO!”
“Non deve entrare nel condotto!”
A queste parole, Scott scattò in avanti e si gettò di peso sul piccolo Alieno.
Accadde tutto in pochi secondi.
Attaccata alle spalle, la creatura si voltò con un sibilo e tentò di azzannare la mano dell’ingegnere. Scott ritrasse prontamente il braccio, ma sul suo palmo rimase comunque impressa una serie di piccoli graffi vermigli. L’Alieno incominciò a dimenarsi come un indemoniato, dibattendosi, mordendo, graffiando, tentando in tutti i modi di sfuggire alla presa del suo assalitore.
Ripresosi dallo stupore iniziale, Kirk accorse in aiuto dell’ingegnere. Non senza una certa fatica, afferrarono insieme l’essere per la lunga coda dentellata e lo lanciarono con violenza sulla piattaforma del teletrasporto.
“ENERGIA!” tuonò Spock.
L’Alieno tentò di scappare con un grido stridulo, ma non fu abbastanza veloce. La piccola sagoma deforme venne di colpo avvolta da un’abbagliante luce dorata e sparì senza lasciare traccia.
Kirk si rialzò di scatto. “Dov’è adesso?”
“Nello spazio, signore” rispose il pallido guardiamarina addetto alla consolle.
Il capitano si avventò sul comunicatore. “Sala controllo, qui Kirk.”
“Parla Sulu, capitano.”
“Dovrebbe esserci un oggetto di piccole dimensioni orbitante nei pressi della nave. Confermate?”
“Aspetti che controlliamo. Ah, sì. Affermativo.”
“Armate subito i phaser e disintegratelo all’istante.”
“Con i phaser, signore?” ripeté l’asiatico incerto.
“Cos’è sordo, per caso?” ribatté Kirk seccamente. “Faccia subito come le ho detto.”
“Ricevuto.”
Il silenzio si fece sempre più assordante, mentre la tensione cresceva e attanagliava tutti i presenti come una ferrea morsa allo stomaco.
“Signor Sulu, mi conferma che il bersaglio è stato terminato?” incalzò Kirk.
La pausa si protrasse ancora per qualche, snervante secondo.
“Sissignore” rispose infine il timoniere. “Bersaglio terminato.”  
Tutti i presenti trassero un sospiro di sollievo. Kirk inspirò profondamente e si passò una mano tremante sul viso.
“Ottimo lavoro, Sulu. Adesso voglio che miriate al relitto della U.S.S. Patience e facciate fuoco a volontà. Non deve rimanerci niente di niente, neanche l’ombra di un bullone. Sono stato chiaro?”
Questa volta il timoniere evitò di commentare. “Chiarissimo, capitano.”
“Vi raggiungerò in sala controllo il prima possibile. Kirk chiudo” terminò il capitano voltandosi.
Un paio di infermieri stavano deponendo Chapel su una barella. “Attenti, fate piano…” li ammonì McCoy mantenendo ben ferma la testa della donna.
“Come sta?” chiese Kirk con un cenno del capo in direzione del corpo inerte dell’infermiera.
“È presto per dirlo…” rispose McCoy ancora scosso. “Dovrò farle qualche altro controllo prima di poter dare una prognosi adeguata. Tu stai bene?” aggiunse poi preoccupato. Afferrato il mento del capitano, fece voltare il suo bel volto prima a destra poi a sinistra, osservandolo con sguardo clinico.
“Sì, tranquillo. Ho solo qualche livido qua e là.”
“Ti voglio comunque in infermeria entro dieci minuti. E anche Spock” aggiunse indicando il vulcaniano. “Mi hai capito bene? Dieci minuti. Non ti azzardare ad andare in giro bighellonando per la nave conciato così.”
Kirk sorrise stancamente. “Ricevuto.”
Il medico diede un tenero buffetto sulla spalla del capitano e uscì dalla sala teletrasporto a passo sostenuto.
Kirk appoggiò la testa al muro e chiuse gli occhi per un attimo. “È finita” constatò con un sospiro.
Scott gli si avvicinò lentamente. “Adesso mi vuole spiegare che cosa diavolo è successo?”
“Potrei farti la stessa domanda, Scott.” Kirk riaprì gli occhi e fissò l’ingegnere con sguardo attento. “Siamo rimasti là sotto per più di sette ore senza darvi nostre notizie. Avevamo un accordo… Non avreste dovuto mandare qualcuno?”
“Sette ore, capitano?” ripeté Scott sinceramente confuso. “Sono passati appena venti minuti da quando siete partiti.”
“Come?” chiese Kirk incredulo.
“Ovviamente…” mormorò Spock.
Kirk e Scott gli lanciarono uno sguardo interrogativo.
“Capitano, è mia ferma convinzione che esista una discontinuità temporale tra l’Enterprise e la superficie del pianeta” spiegò il vulcaniano. “Se quanto afferma il signor Scott è vero, questa è l’unica soluzione possibile. Probabilmente tale irregolarità è stata generata dallo stesso materiale che disturba anche tutte le nostre apparecchiature. Ciò spiegherebbe sicuramente le condizioni in cui si trovava il relitto.”
“Una discontinuità temporale?” ripeté Scott aggrottando le sopracciglia.
“Se elimina l’impossibile, Signor Scott” iniziò Spock con calma, “quello che rimane, per quanto improbabile, deve necessariamente essere la verità.”
Kirk annuì. “Effettivamente la Patience sembrava abbandonata da almeno un paio di anni” concordò pensoso. “La tua teoria avrebbe sicuramente un senso, Spock. Però l’archivio digitale non accennava a nessuna discontinuità di questo genere per Antares 4. Mi piacerebbe tanto sapere chi è stato a omettere un’informazione così importante.”
“Capitano, se fossimo stati a conoscenza di questo fatto e i soccorsi fossero arrivati per tempo, probabilmente non sarebbe cambiato nulla” gli fece notare Spock. “Anzi, avremmo sicuramente subìto molte più perdite tra gli stessi soccorritori.”   
“Comunque ormai è finita, grazie a Dio” concluse Kirk avviandosi con passo leggermente zoppicante verso la porta. “Accompagnaci  in infermeria, Scotty. Ti racconteremo tutto strada facendo.”
“Sono tutt’orecchi, signore.”
“Ah, prima che mi dimentichi” esclamò Kirk voltandosi. “Spock… credo che sia il caso che tu ti metta qualcosa addosso.” Kirk lanciò al confuso vulcaniano un’occhiata divertita. “Stai facendo sudare parecchie signore, qui.”
Un’infermiera e due guardiamarina arrossirono violentemente e distolsero immediatamente lo sguardo dal bel corpo del vulcaniano, imbarazzate.
Il Primo Ufficiale sollevò divertito un sopracciglio. “Interessante.”





Okay, ragazze, questo era il penultimo capitolo ^^ Prossiamamente posterò l'epilogo, anche se non so bene quando perché l'università sta davvero prosciugando ogni mia energia (organizzazione zero e corsi a buco O_o)... ma non temete :D Arriverà! Scriverò sul treno o sull'autobus, se necessario XDDD







Risposte ai commenti


Rei Hino: Sì, Jim e Spock abbracciati nell'acqua sono prorpio HOT *ç* Non sai quanto è stato difficile in un simile frangente controllare i miei istinti e non far fare loro cose, diciamo, inadatte a quei particolari luogo e situazione XDDD Per quanto riguarda Scotty, è amicissimo di Len... voglio dire, si sbronzano insieme! Dài, come fanno a non darsi del "tu"? ^o^

Fatanera: Ecco, i tre si sono finalmente riuniti... per gli abbracci dovrai attendere l'epilogo! E ce ne saranno, non ti preoccupare >/////<

Persefone Fuxia: Operazione riuscita! Come puoi vedere il baby Alieno è stato asportato con successo... ^_^ Len è un mito, riesce a fare proprio tutto! ^o^  
   
 
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