Presto Jennifer riuscì a smarcarsi
dai cugini Duke, e iniziò a girovagare da sola per la cittadina, osservando
ogni cosa con la massima attenzione, pronta a cogliere ogni minima differenza.
Passò davanti a circa cinquanta insegne che iniziavano tutte con le stesse sei
lettere: ‘J. D. Hogg’. Farmacia, banca, agenzia immobiliare, negozio di
articoli sportivi… quasi tutta Hazzard sembrava essere caduta in mano a Boss. Chissà se è ancora grasso come lo era dieci
anni fa, si chiese la ragazza.
D’un tratto, un’insegna in fondo
alla strada catturò la sua attenzione.
“Cooter Davenport” lesse sottovoce,
lasciandosi poi andare ad un sorriso. Erano dieci anni che non si vedevano:
magari avrebbe potuto fare un salto in officina per salutarlo…
Camminò a passo piuttosto lento,
fino a raggiungere l’officina. Una Rolls Royce tirata a lucido ingombrava lo
spiazzo davanti all’edificio. Jenny, che amava le auto quasi quanto i ragazzi
di Hazzard amavano gli shorts di Daisy, non poté fare a meno di dare
un’occhiata da vicino al bolide. Stava raddrizzando uno degli specchietti,
quando una voce dietro di lei richiamò la sua attenzione.
“Posso aiutarla, signorina?”
Jenny si voltò di scatto. “No,
grazie, stavo solo… Cooter? Cooter Davenport?”
“In persona” sorrise il meccanico.
“Lei… Jenny? Jennifer Anne Brown? Sei proprio tu?”
La ragazza annuì, senza smettere di
sorridere.
“E’… è incredibile! Sei… oh, lascia
che ti abbracci!”
“Cooter, sono così contenta di
rivederti!”
“Quanto tempo è passato dall’ultima
volta che sei stata qui? Sei, sette anni?”
“Dieci, in realtà. Ne avevo
quattordici.”
Cooter la lasciò andare e la guardò
ancora. “Jenny, sei…”
“…dimagrita di trenta chili. Sì, lo
so.”
“E non porti più gli occhiali! E… e
i denti! Accidenti, sei completamente diversa da come ti ricordavo!”
“Naa, non sono così diversa, in
fondo. Mi hai riconosciuta, no?”
Cooter abbassò lo sguardo. Chi lo
conosceva bene, si sarebbe potuto accorgere che era arrossito. “Beh, tu… hai
gli stessi occhi di dieci anni fa” sussurrò, la voce leggermente roca.
Anche Jenny abbassò lo sguardo.
“Beh” disse il meccanico
all’improvviso, cercando di rompere il silenzio, “sei alla fattoria Duke,
giusto?”
“Sì, sono ospite dai Duke. Mi ha
invitata Daisy. Sai, ci siamo scritte un sacco di lettere, e ha cercato di tenermi
aggiornata su quello che succedeva ad Hazzard, ma… mi sono resa conto dei
cambiamenti soltanto quando sono arrivata qui.”
“Sì… ci sono stati parecchi
cambiamenti, negli ultimi anni” confermò Cooter, cancellando ogni traccia di
sorriso dal proprio volto. “Boss è sempre più avido, e con Rosco a fargli da
spalla le cose non si mettono bene. Per fortuna ci sono Bo e Luke, altrimenti…”
“Bo e Luke? Quei due delinquentelli
da strapazzo?”
“Delinquentelli da strapazzo? Bo e
Luke non sono affatto dei delinquenti!” protestò Cooter, infilando di nuovo le
mani nel motore che stava cercando di aggiustare.
“Sono in libertà vigilata. Non
possono uscire dai confini della contea” lo informò Jennifer, appoggiandosi al
cofano.
Cooter non poté fare a meno di
notare che, nonostante il dimagrimento, Jenny aveva conservato delle curve
niente male. “Oh, quello. Beh, sono
stati condannati per contrabbando di whiskey.”
“Contrabbando di whiskey?”
“Sì. Lo zio Jesse ha sempre
distillato il miglior whiskey della contea. Questo ha fatto imbestialire Boss,
perché il whiskey delle sue distillerie non veniva più venduto. Così ha chiesto
a Rosco di emanare una specie di decreto, secondo il quale le Hogg Industries
sono le uniche a poter commerciare liquori nella contea di Hazzard.”
“Ma questo è ingiusto!” protestò
Jennifer. “Povero zio Jesse…”
“E’ quello che hanno pensato anche
Bo e Luke. Così hanno iniziato a commerciare il whiskey dello zio Jesse per
conto proprio, nella contea di Hazzard e in tutte le contee vicine.”
“E com’è andata a finire?”
“Beh, lo sceriffo della contea di
Chickasaw è un tipo in gamba, e li ha beccati. Il giudice li ha condannati, poi
ha concesso loro la libertà vigilata, a patto che non uscissero dai confini
della contea.”
“E… ce la fanno?”
“Certo che no. Ma in qualche modo
riescono sempre a cavarsela. Sono tipi in gamba, sai? Insomma, sono sempre
stati piuttosto… vivaci, però…”
“…però senza cattiveria. Sì, lo so.
Sai, Cooter, Hazzard mi è mancata. È il solo posto in cui io mi sia mai sentita
a casa.”
“Come? Mi stai dicendo che non ti
trovi bene ad Atlanta?”
“Non da quando sono morti i miei
genitori.”
Cooter alzò gli occhi dal motore,
senza riuscire a credere a ciò che aveva appena sentito. “Come?”
“E’ successo quattro anni fa. Sono
stati coinvolti in un incidente d’auto. Non lo sa nessuno, tranne Daisy. Le ho
fatto promettere di non dirlo a nessuno.”
“Ma… perché?”
“Non volevo che la gente si
preoccupasse per me. Se lo avessi detto, tutti avrebbero fatto a gara per
aiutarmi, e io… io volevo farcela da sola.”
“Ma… e il tuo sogno di andare al
college? Volevi laurearti, volevi insegnare…”
Jennifer fece spallucce. “Ho
rinunciato. Mi sono dovuta dare delle priorità.”
Cooter sorrise. “L’ho sempre detto
che eri una brava ragazza.”
Jennifer distolse lo sguardo. “Di
chi è quella Rolls?”
“Indovina.”
“Boss?”
“Già.”
“Carina. Che problema ha?”
“Non ho ancora avuto modo di
controllarla” ammise il meccanico. “Dì un po’, ti interessano ancora candele e
spinterogeni?”
“Hanno ancora il loro fascino, sì.”
“Ti andrebbe di… beh, farmi da
assistente?”
“Cooter Davenport, non mi starai
chiedendo di…”
“…aiutarmi a controllare il
gioiellino di Boss? È esattamente quello
che ti sto chiedendo.”
Jennifer sorrise, tornando a
guardare Cooter negli occhi. “Ok, Davenport. Ma devi prestarmi questa” aggiunse, sfilandogli la bandana
dalla tasca.
Cooter sorrise, chiudendo il cofano
della Buick con un colpo secco.
Che dire? Accadono cose davvero
strane ad Hazzard…