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Autore: KikiWhiteFly    23/09/2010    2 recensioni
[Terza classificata al contest "Wicked and... lovely, incantevole e pericoloso" indetto da the forgotten dreamer e valutato da ro-chan] «Non chiamarmi principessa, ti prego.» Lo supplicò con lo sguardo. Shikamaru parve un per un momento sovrappensiero; solo un attimo dopo, accettò di buon grado quella richiesta. Ino sorrise, considerando che la vera felicità – tanto ricercata e altrettanto ambita – stava sulle labbra di Shikamaru. In quel momento, dimenticò di essere una principessa e cominciò a pensare di essere una persona. E come negare la felicità ad una persona? [Shikamaru/Ino]
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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II Capitolo



[Shikamaru POV]










Shikamaru osservò la conquista, girandosela tra le dita.

Ghignò, piuttosto soddisfatto di se stesso. Il piano era stato pensato alcune settimane fa, quando da voci di strada aveva udito che a breve vi sarebbe stata una gran festa a cui avrebbero partecipato i nobili più importanti dell'Oriente.

Serviva solamente un piano d'azione: aveva trovato un abito adatto – o meglio: rubato – e si era costruito una falsa identità, cercando in ogni caso di non dare troppo nell'occhio. In fondo era andato lì solamente per rubare, dopo aver sedotto qualche ingenua fanciulla.

Diamine, aveva fatto il colpaccio più grande della sua vita: aveva intascato un gran numero di gioielli, oltre al fatto che il suo stomaco poteva dirsi sazio una settimana; poi, aveva visto creature davvero divine sfilare davanti i suoi occhi e ne aveva osservata una, in particolare, cadere nel profondo abisso dell'infelicità.

Fino ad allora Shikamaru Nara aveva sempre avuto parecchi pregiudizi riguardo i nobili: una casta che, dal suo punto di vista, sembrava non avesse niente di regale, se non un cognome piuttosto mal utilizzato.

Da tempo aveva sviluppato quel rancore, così era giunto a pensare che ogni nobile vivesse nell'agio e nel lusso, infarcendosi di denaro e terreno a non finire, osservando da lontano la miseria del proprio paese senza far nulla per fermare tale situazione.

Quando aveva osservato quella principessa crogiolarsi nelle proprie pene, invece, aveva sentito un moto all'interno. Si era avvicinato con molta cautela e, al contempo, aveva studiato un piano d'azione, osservando quegli splendenti brillanti presentarsi davanti i propri occhi. Le aveva fatto chiudere gli occhi, aveva afferrato le sue dita e qualcosa si era mosso al suo interno, in quel momento.

Il suo viso era un'autentica opera d'arte: una bambola di porcellana finemente dipinta a mano, una bocca che parlava senza che nessuno glielo chiedesse, che con movenze leggere e coordinate gli rivolgeva domande di cui non era certo di saper dare l'esatta soluzione. Poi, quando aveva lasciato andare le sue dita, si era bloccato qualche nano secondo, come se quella ragazza lo avesse immobilizzato.

Fu una sensazione che non si protrasse a lungo, poiché convinse la ragione ad avere la meglio: prese la prima cosa che gli andò all'occhio, un oggetto assolutamente ordinario che però luccicava sotto la protettiva luce lunare, afferrò la spilla e la infilò rapidamente in tasca.

Poi s'avventò con molta poca razionalità sulle labbra della giovine, come per non cancellare il suo disegno nella propria mente. Se si fosse rivelato, lei avrebbe visto la miseria – e, a quel punto, lo avrebbe definitivamente dimenticato.

Quel pensiero non gli dava troppa pena: dopotutto, esser riuscito a prendere la spilla era il suo maggiore guadagno.



Si ridestò solo quando stava albeggiando – almeno, a giudicare dalle sfumature nel cielo – il primo pensiero andò alla spilla. Era ancora tra le sue mani, intatta.

Fece un profondo sospiro, poi si alzò.

Essere liberi non significava necessariamente essere felici: la vita era difficile da qualunque prospettiva, in ogni caso c'erano degli ostacoli da dover affrontare.

Essere liberi, sì, ma senza sapere mai se ci sarebbe stato un domani... Questa era la sua vita.

Riuscì a rubare un tozzo di pane, senza che il fornaio se ne accorgesse e adesso lo stava addentando: probabilmente, quello sarebbe stato l'unico pasto che sarebbe riuscito a consumare per quel giorno. D'un tratto, però, si trovò incontro un ostacolo che non aveva avuto l'ardire di mettere in conto: distinse immediatamente i capelli lunghi e fluenti della principessa, per non parlare dei suoi gioielli e dei suoi abiti.

Avrebbe potuto tranquillamente sfilare la collana oppure gli orecchini, ma aveva come l'impressione che in quel modo sarebbe stato troppo facile; guardò da una parte e dall'altra poi, non vedendo alcun losco individuo a parte egli stesso, avvicinò lentamente la mano verso il suo collo.


«Non provateci nemmeno.»


Gli inveì contro una voce. Shikamaru sospirò, incontrando gli occhi della ragazza.


«Voi...»


Proferì semplicemente la principessa, puntando lo sguardo al suo collo.

Shikamaru, per essere sicuro di non perdere la spilla, l'aveva attaccata all'indumento: l'avrebbe venduta quella mattina stessa al miglior offerente. Ritirò immediatamente lo sguardo poi, si disse, avrebbe fatto meglio a fuggir lesto.


«No, vi prego! Quella spilla... apparteneva a mia madre!»


Gridò, con tutte le sue forze. Ora, Shikamaru, a pochi metri di distanza si mordeva il labbro inferiore e lanciava di tanto in tanto uno sguardo alla spilla.


«Ora non più.»


Proferì semplicemente, lanciando un ghigno sardonico in sua direzione. Voltandosi, aveva potuto vedere gli occhi della principessa riempiti di lacrime – che visione melensa, pensò, sebbene qualcosa lo stesse scuotendo dentro – tuttavia aveva ignorato nel vero senso del termine la sua presenza ed aveva guardato davanti a sé.

Prima ancora che potesse fare un paio di passi una mano lo strattonò, dopodiché la voce irritante della ragazza mugugnò: «Voi siete quel principe, vero?»

L'uomo ignorò bellamente la sua presa e la liquidò con un semplice scambio di occhiate e una frase poco delicata: «Io non sono proprio nessuno. E nemmeno tu.»

Ino guardò dietro di sé: ora, il palazzo era così lontano. La realtà, invece, appariva così vicina che quasi le faceva paura.

Ingoiò il boccone amaro, poi bisbigliò: «Avete ragione.»

Allorché, lo sguardo dell'uomo parve meno odioso e Ino sentì quasi di aver destato in lui qualche sentimento sopito da tempo.


«Fai un po' come ti pare.»


Borbottò il ragazzo, piuttosto irato.


«Shikamaru Nara, vero? Non sei così pericoloso come dicono.»


«Eh?»


La principessa gli rivolse un'altra occhiata, poi lo seguì.

Shikamaru stavolta non la fermò, lasciò che ella entrasse nel suo rifugio: probabilmente ambedue non avevano nulla da perdere. 

****

Questo è l'unico capitolo dal punto di vista di Shikamaru, ho analizzato il personaggio. Ringrazio ryanforever (qui si comincia a svelare il nostro Shikamaru ù_ù. Grazie mille **) e Salice (Aladdin è sempre stato il mio classico Disney preferito *-*. Comunque, in questa fic Shika è una via di mezzo tra Aladdin e Lupin XD. Grazie mille per il tuo commento, non vedo l'ora che aggiorni anche tu! **). 

Inoltre, già che ci sono, ne approfitto per fare gli auguri ad Ino ed  a Shikamaru (anche se era ieri XD), volevo commemorare il White Midnight, ma non ce l'ho fatta a postare la storia ç_ç. Comunque, dovrebbe arrivare se non stasera, domani pomeriggio ù_ù. 

Un abbraccio  affettuoso e sincero a Sparta e, in particolare, a tutte le 

persone che sostengono lo ShikaIno ♥. 

 


   
 
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