Cooter si era allontanato per andare
a rispondere al telefono, lasciando Jenny da sola, alle prese con una candela
da sostituire nel potente motore della Rolls Royce di Boss. Il caso – che nella
contea di Hazzard sa giocare davvero dei brutti tiri – volle che Cletus
passasse di lì, in quel momento, proprio per controllare se Cooter aveva
terminato il proprio lavoro.
“E lei chi è?” tuonò, trovando
Jennifer alle prese con il motore, estraendo maldestramente la pistola.
“Cletus!” esclamò lei, spaventata alla
vista dell’arma.
“Vicesceriffo
Hogg per lei, signorina!” la corresse lui, punto sul vivo.
La fortuna – che nella contea di
Hazzard ha parecchio da fare – fece in modo che Cooter uscisse dall’officina
proprio in quel momento. “Cletus, che diavolo fai?”
“Davenport, non dovresti lasciare
incustodite le auto dei tuoi clienti. Questa furfante sta manomettendo la
macchina di mio cugino… ehm, di Boss!”
“Ma che manomettendo e manomettendo?
È la mia assistente, Jenny.”
“La tua… assistente?”
“Jennifer Anne Brown. Non te la
ricordi? Passava le estati alla fattoria Duke. È un’amica di Daisy.”
Cletus la squadrò attentamente.
“Jenny Brown? Ma non eri una specie di balena, una volta?”
“Già” rispose lei, lapidaria.
“Invece noto che tu sei sempre la solita aquila.”
“Grazie” ribatté lui, piuttosto
gongolante. Evidentemente, aveva preso la battuta di Jennifer per un
complimento… cosa che non era.
“Comunque, Cletus” intervenne il
meccanico, “dì a Boss che può passare a prendere l’auto domani mattina.”
Aspettarono che il vicesceriffo si
fosse allontanato, prima di ricominciare a parlare.
“Se Boss non fosse suo cugino,
quell’idiota non sarebbe mai diventato vicesceriffo” osservò Jenny,
riappoggiandosi al cofano della Rolls Royce e incrociando le braccia sul petto.
“Purtroppo le cose ora vanno così,
nella contea di Hazzard.”
“Non è giusto” protestò lei.
“Lo so. Ma qui non c’è nessuno in
grado di contrastare Boss. È l’uomo più ricco ed è sindaco. Non si può fare niente,
almeno fino alle prossime elezioni.”
“Quando si terranno?”
“Tra un anno e mezzo. Speriamo che
per allora si trovi qualcuno in grado di contrastarlo.”
Jennifer sbuffò. “Tutto questo
parlare di Boss mi ha fatto venire fame.”
“Beh, è ora di cena.”
“Che ne diresti di fare un salto al
Boar’s Nest? Non credo di poter resistere fino alla fattoria… e non so nemmeno
dove diavolo siano finiti Bo e Luke.”
Cooter sorrise. “Perché non vai
avanti tu? Io chiudo l’officina e ti raggiungo, ok?”
“Ok” assentì Jennifer, prima di
allontanarsi in direzione del locale dove lavorava Daisy.
Prima di chiudere l’officina, Cooter
rimase immobile per qualche secondo ad osservare la ragazza. Sì, non c’era
alcun dubbio: Jenny Brown era cresciuta, ed era diventata una splendida donna.
Non ci sarebbe voluto molto, prima che i ragazzi di Hazzard la notassero. E
allora lui sarebbe di nuovo finito in secondo piano, come succedeva sempre.
Jennifer entrò al Boar’s Nest e si
imbatté subito nella sua amica. “Ciao, Daisy!”
“Ehi, Jenny, come mai da queste parti?
E… accidenti, che diavolo hai combinato? Ti sei rotolata in un pozzo di
petrolio?”
“No, in realtà io…” iniziò, prima di
essere interrotta da una voce che conosceva perfettamente.
“Veramente l’ho convinta a farmi da
assistente, e devo dire che è più brava di me con i motori.”
“Oh, Cooter, non scherzare. Senza le
tue indicazioni non avrei saputo dove mettere le mani.”
“Ehi, se c’è una cosa su cui non
scherzo mai, sono i motori. Daisy, possiamo mangiare un boccone? Stiamo morendo
di fame.”
“Certo, Cooter” sorrise la cugina
Duke. “Accomodatevi al tavolo sei. Vi mando subito Rhonda.”
Pochi minuti più tardi, dopo aver
trasmesso le ordinazioni in cucina, Rhonda avvicinò Daisy e le sussurrò:
“Daisy, ma la ragazza che è con Cooter non è Jennifer Anne Brown, vero?”
“Veramente sì. È ospite da noi alla
fattoria per un po’.”
“Wow. Sai, se dieci anni fa mi
avessero detto che si sarebbe fatta così carina non ci avrei creduto.”
“Sì, si è fatta una bella ragazza,
vero?”
“Già” sussurrò la donna, annuendo.
“Spero solo che i ragazzi non la notino troppo in fretta.”
“Che cosa intendi dire, Rhonda?”
La donna sorrise, e le rughe ai lati
degli occhi si fecero più intense. “Non vorrei che la portassero via a Cooter
troppo presto.”
“Troppo presto? Non riesco a
capire.”
“Non vorrei che gliela portassero
via prima che lui riesca a farle capire che è cotto di lei.”
Daisy non rispose, ma l’espressione
dipinta sul suo volto diceva tutto.
“Ma sì, Daisy, non vedi come la
guarda? Il nostro Cooter è più cotto del purè di patate di questa sera.”
Detto questo, si allontanò,
lasciando Daisy sola con i propri pensieri. La ragazza cercò di osservare la
coppia senza farsi notare, e non poté fare a meno di considerare che insieme
stavano benissimo: forse era soltanto perché erano entrambi sporchi di grasso,
o forse era l’entusiasmo con il quale chiacchieravano, il modo in cui
gesticolavano… Daisy si lasciò andare ad un sorriso. Se la teoria di Rhonda
fosse stata vera… Beh, riflettendoci su,
non è poi così campata per aria.
Un’ora più tardi, Daisy si avvicinò
al tavolo dell’amica. “Scusate il disturbo, ma… Jenny, io sto andando a casa…”
“Oh” fece la ragazza, visibilmente
delusa. “Ok, immagino di…”
“Lasciami finire, Jenny. Io sto
andando a casa, ma se vuoi rimanere, magari Cooter potrebbe riaccompagnarti.”
“Ma certo! Non è un problema,
Jenny.”
“Davvero?”
“Ma certo. Ti riaccompagno
volentieri.”
“Allora… ok” accettò Jennifer.
Daisy sorrise, soddisfatta. “Ti
lascio la chiave sotto lo zerbino, ok?” sussurrò all’orecchio dell’amica.
Jenny annuì e salutò Daisy, che
uscì, lasciandoli soli.
Era quasi mezzanotte, quando il
meccanico e la ragazza vennero quasi buttati fuori dal Boar’s Nest. Ridendo
come due ragazzini, salirono sul furgone di Cooter, che mise in moto e si avviò
verso la fattoria Duke. Per tutto il tragitto, i due continuarono a rievocare
episodi divertenti dalle estati trascorse insieme ai cugini Duke.
“Scusa se mi fermo qui” disse
Cooter, fermando il furgone a qualche centinaio di metri dalla fattoria, “ma
questo trabiccolo fa un rumore infernale, e non vorrei svegliare lo zio Jesse.”
“Ma certo. Non c’è problema, Cooter.
Allora ci vediamo.”
“Non scherzare. Ho promesso a Daisy
che ti avrei riaccompagnata a casa e lo farò” dichiarò il meccanico, scendendo
dal posto di guida.
“Ok” sorrise Jenny, avviandosi a
passo lento verso casa.
Continuarono a chiacchierare a bassa
voce, finché non giunsero sotto il portico. La ragazza prese la chiave e la
infilò nella serratura. Prima di aprire la porta, sorrise a Cooter e si preparò
a salutarlo.
“Grazie per il bel pomeriggio e la
bella serata, Cooter. Mi ero dimenticata quanto fosse divertente vivere ad
Hazzard.”
“Grazie a te, Jenny. Mi ero
dimenticato quanto fosse divertente stare in tua compagnia.”
La ragazza abbassò lo sguardo, un
po’ imbarazzata. “Oh” riprese, rialzando la testa, “mi stavo dimenticando di
restituirti la bandana.”
Si portò le mani dietro la testa per
sciogliere il nodo. “Accidenti, credo di averlo stretto troppo…”
“Aspetta” sussurrò il meccanico,
avvicinando le proprie mani a quelle della ragazza, per aiutarla. Così facendo,
i due si trovarono così vicini che Cooter avrebbe potuto contarle le ciglia, se
solo avesse voluto.
“Cooter…” bisbigliò Jennifer, senza
riuscire a staccare gli occhi dalla bocca del meccanico.
“Jenny…” fu l’ultimo sussurro di
Cooter, prima di posare le proprie labbra su quelle della ragazza.