Film > The Phantom of the Opera
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Autore: kenjina    24/09/2010    1 recensioni
[Dal prologo] Quanto tempo era passato da quel giorno? Non lo ricordava, ma sentiva che era troppo poco, insufficiente per sbiadire il dolore che ancora provava forte e vivido, ogni istante, come se fosse accaduto solo pochi attimi prima. [...] Ma perché rimaneva ancora così attaccato alla vita? Aveva per caso qualche ragione per cui valesse la pena continuare a nascondersi per tenersi stretta l’unica cosa che odiava con tutto se stesso? I fantasmi continuano a vagare per il mondo dei vivi finché non risolvono le loro questioni in sospeso... Forse anche lui ne aveva una? Non lo sapeva, non voleva saperlo.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bonjour

La Vita Nova.

 

Capitolo VIII

 

Non entrava all'Opera da quando era avvenuto l'incidente che l'aveva mezzo distrutta e che aveva portato con sé un morto e numerosi feriti. L'imponente stazza del Teatro non le era mai sembrata così minacciosa, così come l'interno, desolante e triste. La soggezione che provò nel sentire i suoi passi riecheggiare nel silenzio di intere settimane le fece avere il brutto presentimento che quello che stava per fare non fosse giusto, e soprattutto sicuro. Non era convinta di ciò che Erik avesse intenzione di realizzare: non solo si stava esponendo pericolosamente, ma temeva potesse compiere nuovamente qualche sciocchezza nei confronti di Christine, di Raoul, dei manager...  di tutti. Non lo riteneva uno stupido, ma era ben consapevole che, per quando preparasse i suoi piani con dettagli maniacali, non sempre questi andavano per il verso giusto, e lui, quando ciò accadeva, aveva sempre dato di matto. Aveva provato in tutte le salse a fargli capire quale pericolo stesse correndo, mettendosi allo scoperto così. Niente, non era servito a niente. Aveva solo sibilato una frase che non le era piaciuta niente. “Il Fantasma è morto, presto lo saprà tutta Parigi.

E, inoltre, ora c'era anche Phénix, quella giovane che gli stava tanto a cuore solo perché si sentiva responsabile della morte dei suoi genitori. Le piaceva quella ragazza dallo sguardo schietto e malizioso, ma sperava vivamente che non lo portasse a soffrire nuovamente. Erik, per quanto amasse ancora Christine, era e rimaneva pur sempre un uomo che di certo non poteva non accorgersi di lei e reprimere i suoi più pericolosi desideri.

Prese un bel respiro e si diresse all'ex-ufficio dei due manager, dove si erano dati appuntamento. Quando bussò alla porta non ottenne risposta e, nel frattempo che aspettava, decise di fare due passi per riportarsi alla mente le immagini di quel teatro caduto in rovina, un tempo splendente. I muri, una volta dorati e lucenti, ora erano scuri per la cenere ed il fuoco, così come le volte, le decorazioni e la statuaria. Quando giunse alla platea lo spettacolo che le si presentò davanti le strinse il cuore: i sedili rossi erano stati completamente mangiati dalle fiamme e ora ne rimaneva solo il ricordo di un misero scheletro di ferro; vide il palco, completamente distrutto, e lì, tra pezzi di legno carbonizzati e la polvere, giaceva la carcassa del candeliere, crollato sulla platea spaventosamente. Ancora ricordava il suono sinistro delle fiamme che velocemente avvolgevano qualsiasi cosa, le urla spaventate e disperate degli spettatori e di chi era dietro le quinte... Ricordava lui, la sua espressione delusa ed arrabbiata per essersi reso conto di avere le spalle al muro. Aveva giocato la sua ultima carta, in un gesto di disperata follia, che l'aveva solo rovinato, ancora di più.

Fu quando sentì risuonare i passi affrettati di due persone che decise di tornare al luogo dell'incontro. Vide Firmin e André camminare velocemente, tra borbottii e piagnucolii nel ripensare alla fortuna che avevano perso in quell'incendio, mentre si guardavano intorno con circospezione, temendo che da un momento all'altro sbucasse fuori il Fantasma. Sarà stato per uno strano senso di deja-vu  o per altro, ma era da quando avevano rimesso piede all'Opera che sentivano gli occhi di qualcuno addosso.

Fecero un bel balzo dalla paura quando Madame Giry apparve loro silenziosa, avvolta nel suo consueto abito nero.

«Ma-Madame! Siete voi...!», balbettò André, il più suscettibile tra i due.

«E chi altri, se no?», tentò di sdrammatizzare Firmin, con un sorriso tirato.

La donna li salutò cortesemente, seguendoli nel loro ufficio.

No, non sarebbe stato per niente facile convincerli.

Si accomodarono nell'ufficio, una delle poche stanze rimaste miracolosamente quasi illese dall'incendio. Anche se, dal disordine in cui gravitava, si sarebbe detto che ci avessero scoppiato una granata.

«Come state, Madame? La vostra graziosa figlia?», domandò gentile Firmin, con un sorriso da orecchio ad orecchio.

«Stiamo bene, grazie. Voi? Avete trovato qualche acquirente?»

André balbettò qualcosa, scuotendo il capo. «Nessuno, Madame. Nessuno! Le nostre casse sono in rosso e dobbiamo ancora risarcire più della metà degli spettatori! Rovinati, siamo rovinati!»

Claire Louise Giry si accarezzò distrattamente la lunga treccia che le cadeva stanca su una spalla. «A questo proposito, Messieurs, avrei una possibile soluzione.»

Gli occhi dei due impresari brillarono di luce propria a quelle parole. «Di cosa si tratta, Madame?», domandò Firmin, mal celando la sua emozione.

La donna, prima di parlare, prese un bel respiro per auto incoraggiarsi. «Conosco qualcuno che vorrebbe pagare tutti i danni, i risarcimenti e comprare il Teatro.»

«Veramente?!», chiese esaltato André, scattando in piedi.

«E di grazia, di chi si tratta?», azzardò Firmin, anch'esso contento per la bella novella.

Claire cercò di ponderare al meglio le sue parole, onde evitare qualsiasi brutta reazione; anche se era ben consapevole che non l'avrebbero presa bene per niente a prescindere dal modo in cui avrebbe parlato. «È un uomo che vuole rimediare ai danni che ha commesso in passato. Spera vivamente che voi possiate capire ed accettare la sua generosa offerta.», disse, tirando fuori un paio di buste dalla sua borsa, contenenti l'anticipo di cui aveva parlato Erik.

Passò qualche secondo prima che i due iniziassero ad assimilare la cosa.

«C-Come, prego?», chiese timidamente André, studiando attentamente la donna. Sperava di aver mal interpretato le sue parole.

Non rendetemi la cosa ancor più difficile, pensò lei, sospirando nuovamente. «Avete capito bene, Monsieur. Mi ha chiesto essere una sorta di mediatrice tra voi e lui.»

André, colpito da un tremendo calo di pressione, dovette sedersi, per evitare di crollare a terra, senza forza; Firmin, invece, la guardava con gli occhi spalancati per lo stupore e il timore di un ritorno al passato tanto temuto quanto aspettato.

«Madame, volete dirci che quel... quell'uomo è ancora vivo? Che vuole ancora perseguitarci?», domandò sconvolto Firmin.

Lei annuì, conscia che se Erik stesse ascoltando la conversazione, sicuramente si stava trattenendo per non uscire allo scoperto e fargli passare ogni dubbio su cosa fare.

«Mon Dieu, Madame!», esclamò André, passandosi un fazzoletto sulla fronte madida di sudore per lo shock. «State scherzando, mi auguro! Se credete veramente che rimarremo zitti a farci soggiogare nuovamente da quel pazzo allora potete anche morire di vecchiaia, nell'attesa!»

Firmin diede man forte al suo collega, con un'espressione seria, ma fin troppo preoccupata. «Madame, se volete un consiglio, liberatevi di lui prima che vi faccia del male. Anzi, vi accompagniamo noi stessi alla polizia, per denunciare la situazione.»

Madame Giry strinse convulsamente i pugni sulla stoffa della sua gonna, cercando di trovare le parole più adatte per farli ragionare. «Signori, con tutto rispetto, ma so badare a me stessa e conosco l'uomo di cui stiamo parlando.», disse lentamente, guardando prima uno poi l'altro. «Posso giurare su mia figlia, che è la cosa più cara che abbia al mondo, che ha buone intenzioni, questa volta.»

«No, no e no!», strillò come una vecchia bisbetica André, sull'orlo di una crisi di nervi. «Madame, se voi state difendendo un assassino ed un folle saremo costretti a denunciare anche voi! Non costringeteci a fare qualcosa che non vorremmo fare.»

«Oh, su questo non c'è problema. Non lo farete.», fece una voce profonda e bassa, alle loro spalle.

I due manager sobbalzarono sulle loro sedie nel sentire quel suono terribile quanto affascinante. Quando si voltarono, lo videro poggiato alla parete, vestito di tutto punto con una delle sue consuete giacche lunghe e nere, così come erano neri i pantaloni e le scarpe lucide, gilet sul beige che mostrava il colletto ancora più chiaro della camicia, e sopra un foulard ben annodato sul collo, anch'esso scuro e finemente ricamato. Il bianco della mezza maschera risaltava in maniera sinistra, per i gusti dei due manager, che mai avevano visto due occhi più taglienti e gelidi dei suoi.

«Mi sembrava di capire che fino a due minuti fa stavate piangendo miseria, signori.», continuò Erik, piegando il capo su un lato, con fare quasi curioso. «Ed ora rifiutate una così generosa offerta? Un comportamento inopportuno da parte vostra.»

I direttori del Teatro non ebbero la forza di aprire bocca, limitandosi a fissare il nuovo arrivato completamente immobili.

«Allora, avete perso l'uso della parola? D'accordo che sono conosciuto come un fantasma e non mi aspettavo certo un benvenuto caloroso, ma degnatevi almeno di chiudere quelle bocche. Siete ridicoli.»

«Erik...», lo rimproverò bonariamente Louise, spazientita.

La voce della donna sembrò ricordare ai due di non essere soli con quel mostro e parve che ritrovarono un po' del loro controllo - se mai ne avessero avuto uno.

«Monsieur...», bofonchiò Firmin, non sapendo bene nemmeno lui cosa dire.

Erik alzò un sopracciglio, aspettando che continuasse, ma non ottenne altro se non una serie indistinta di borbottii. «Cosa non avete capito di voglio-comprare-il-teatro?», chiese, cercando di non perdere la calma. Quei due riuscivano perfettamente a farlo innervosire in meno di due secondi.

«A-abbiamo capito tutto, Monsieur, ma…», iniziò André, tamponandosi febbrilmente la fronte, sempre più lucida. «Voi non fate mai... mai niente per niente.»

Le labbra carnose dell'uomo si piegarono in un sorrisino cinico. «Molto bene, vedo che iniziate a capire.», si staccò dalla parete, iniziando a camminare lentamente per tutta la lunghezza della stanza, mani giunte dietro la schiena, sotto lo sguardo attentissimo ad ogni suo movimento dei due impresari e quello preoccupato di Claire Giry. «Come avrete già sentito, voglio risarcire tutti i danni che io stesso ho causato. Sia ben chiaro, non lo faccio per voi due. Fosse per me sareste già belli che in rovina.», disse duramente, fulminandoli con lo sguardo. «Non siete mai stati molto consenzienti quando vi chiedevo gentilmente un favore, quindi non dovete meravigliarvi se ho agito di conseguenza.»

Firmin deglutì a fatica, quando Erik si fermò a pochi passi da lui. Dalla notte di Capodanno, non lo aveva mai avuto così vicino e la cosa lo spaventava non poco.

«Ma ho ragioni ben più importanti per quello che ho intenzione di fare, e se permettete le mie questioni le tengo per me. Ora.», proseguì Erik, riprendendo a camminare, lento e felino. «Quello che voglio da voi è che accettiate la mia offerta senza compiere alcun gesto... azzardato, mi capite? Vorrei evitare spiacevoli inconvenienti come in passato. Voi dovrete occuparvi solo della parte finanziaria del Teatro, io penserò al resto. Tutto chiaro fin qui?»

I due annuirono tremanti, senza però obiettare. Anche volendo, sotto quello sguardo, non ne avrebbero avuto la forza.

«Bene, se farete esattamente quello che vi dico sarà un guadagno per entrambi, oltre che in primo luogo per me.», disse Erik, guardando ora Claire come a dirle “Visto? Te l'avevo detto che non avrebbero fatto storie!. «Ingaggiate una compagnia per il restauro dell'edificio e ditemi quanti ancora devono ricevere il risarcimento; provvederò subito a pagare. Come vedete, i ventimila franchi che ricevevo ogni mese son serviti a qualcosa.», aggiunse, con un sorrisino di scherno, mentre i due lo assecondavano, non troppo convinti. «Ve lo ripeto, signori: non fate niente che non sia un mio volere, vi sto avvertendo. Non sono poi così cambiato in poche settimane. Anzi, da questo punto di vista non credo cambierò mai.»

Firmin e André annuirono vigorosamente, capendo l'antifona. Temevano quell'uomo come nessun altro: li aveva terrorizzati, li aveva mandati in rovina... Eppure ora stava risollevando in gioco le sorti del Teatro... del suo Teatro. Erano ben consapevoli che l'Opera era sempre tacitamente appartenuta a lui e che il fatto che ora stesse offrendo i suoi soldi per averla fosse solo una circostanza “burocratica”. Cosa avrebbero dovuto fare? Assecondarlo e guadagnarci, senza opporre resistenza alcuna, oppure andare a denunciare tutto alla polizia e liberarsi finalmente di lui?

Nessuno si libera dei fantasmi.

«Monsieur, perdonate la domanda sciocca, ma...», azzardò Firmin, quasi con riverenza e timidezza. «La gente che vorrà sapere chi è colui che ha comprato l'Opera... Ecco, mi chiedevo, come dovremmo comportarci?»

Erik gioì intimamente: stavano accettando e lui non avrebbe dovuto compiere gesti sciocchi per convincerli. «Direte che sono una persona molto riservata e che non trascorre molto tempo a Parigi. Direte che sono un compositore che ama la musica più della sua stessa vita e direte che mi chiamo Erik Duval. Mi sembra ovvio che non dovrete fare più alcuna menzione al Fantasma dell'Opera. Del resto, se farete ciò che dico non ci sarà più bisogno di un fantasma, giusto?»

«Sì, signore.», disse Firmin convinto, tirando una gomitata al suo compare affinché dicesse la stessa cosa.

«Molto bene, siamo d'accordo allora.», disse Erik, avvicinandosi alla porta. «Per qualsiasi problema rivolgetevi a Madame. Per le altre questioni sarò io a cercarvi, quindi non scomodatevi e state al vostro posto. Buona giornata, signori.» Se ne andò subito dopo, lasciandoli sgomenti e pallidi come un lenzuolo.

Sembravano aver visto veramente un fantasma.

 

I giorni successivi alla notizia non si parlò d'altro se non del misterioso personaggio che aveva deciso di finanziare nuovamente il Teatro dell'Opera Populaire di Parigi ed accollarsi tutte le spese del caso. Nessuno conosceva l'identità di quell'uomo, nessuno che l'avesse visto, nessuno che sapesse molto di più se non le solite chiacchiere della gente. C'era chi parlava di un ricco aristocratico venuto dall'Italia, chi invece diceva fosse un Parigino particolarmente benestante, altri ancora andavano in giro a raccontare che ci fosse un imbroglio dietro l'asta del teatro per cui era stato comprato dalle sovrintendenze del comune per renderlo un museo.

Ma verità o menzogna, poco importava alla popolazione di Parigi dell'alta borghesia, che finalmente poteva sperare in una prossima riapertura del loro teatro prediletto, sebbene il ricordo del devastante incendio fosse ancora ben vivo nei ricordi di chi era presente quella sera.

Raoul de Chagny, ovviamente, fu tra i primi a ricevere la bella novella dai manager, che lo tenevano costantemente aggiornato sulle loro (dis)avventure, e fu ben contento di trovarli finalmente allegri e contenti, anche se le occhiate che i due si lanciavano di tanto in tanto non lo convincevano molto. Ma di questo si preoccupò veramente poco, dato che conosceva che tipo di persone fossero Firmin e André, ed era arrivato alla conclusione che tanto normali, in fondo, non lo fossero. Inoltre era super indaffarato nel programmare alla perfezione il suo imminente matrimonio - imminente per così dire, dato che si sarebbe celebrato da lì a sette mesi, tra preparativi e quant'altro.

D'altro canto, Christine quando ebbe la notizia della riapertura del teatro, così come il resto del corpo di ballo, fu ben felice di tornare all'Opera, anche se quel posto le portava alla memoria troppi ricordi belli quanto spiacevoli. Non aveva ancora dimenticato quell'uomo che l'aveva segnata, che l'aveva messa di fronte ad una scelta decisamente più grande di lei, che le aveva donato il suo cuore senza giri di sorta e che l'aveva lasciata sgomenta anche dopo settimane. Chissà come stava? E se si fosse ucciso per il troppo dolore? Non l'avrebbe retto, no. Un altro peso così gravoso sulle spalle non sarebbe riuscita a sopportarlo.

Christine I love you...

«Smettila di pensare ancora a lui, ormai fa parte del passato.», si disse, arrossendo subito dopo per essersi resa conto di aver parlato da sola e di aver destato le attenzioni delle altre ballerine.

«Hai detto qualcosa?», chiese Meg, guardando incuriosita l'amica.

«Oh, no, no!», fece lei, agitando le mani in segno di diniego.

«Scusate se vi disturbo, ragazze.», disse una voce gentile alle loro spalle. Étienne, il ragazzo che aveva ballato con Phénix qualche giorno prima, le guardava sorridente come sempre. «Mi chiedevo, la vostra amica... Quella dai capelli rossi... Sophie, giusto? Sapete se verrà più? È qualche giorno che manca.»

Meg sbarrò gli occhi, entusiasta che Étienne stesse chiedendo di lei. L'aveva capito subito che quel ragazzo era rimasto incantato dalla sua amica! «Sì, verrà ancora.»

«Veramente?», domandò contento.

Meg annuì. «Credo che entrerà nel corpo di ballo. Maman è soddisfatta delle sue performance.»

«Oh, come biasimarla.», sospirò lui, ripensando al loro ballo. «Grazie mille, mi avete tolto un pensiero dalla mente, Meg!»

Appena Étienne si allontanò, la biondina si mise a ridacchiare, eccitata. «Hai visto, Christine? Étienne si è innamorato di Sophie!»

La giovane cantante sorrise, ripensando a quella particolare ragazza che aveva conosciuto e che le sarebbe piaciuto conoscere ancora meglio. Sembrava avere tante cose da raccontarle dalla vita, sebbene fosse ancora molto giovane. «Son felice per Étienne, è un bravo ragazzo.»

«Sì, vero, vero. Oltre che parecchio carino.», continuò Meg, guardando il ballerino mentre provava alcuni passi di danza. Ed era vero: era un bel giovane alto e snello, i muscoli segnati dalla lunga attività fisica, un viso gentile e asciutto, capelli non troppo lunghi e castani scuri, così come i suoi occhi sempre allegri e sorridenti. Chissà se la ragazza ne sarebbe stata lusingata? Doveva assolutamente raccontarglielo!

«Quella strega dai capelli rossi entrerà nel corpo di ballo?», chiese meravigliata una ballerina, che a Meg non stava tanto a genio, a dirla tutta.

«Sophie non è una strega.», ribatté, offesa per l'amica. «E sì, ballerà con noi. Ti crea qualche problema, Françoise?»

La ragazza alzò un sopracciglio sottile, con fare altezzoso. «Sì che me lo crea. Danzo da quando son piccola e ho dovuto fare sacrifici per guadagnarmi questo posto e se permetti non mi piace che l'ultima arrivata, per di più senza modi e volgare, possa passarmi avanti così facilmente.», disse tagliente, assottigliando gli occhi già affilati di per sé. «Ah già, scusami. Parlo con quella che è la figlia della direttrice del balletto... Cosa puoi saperne tu del sudore per far parte di questo teatro?»

Christine frenò l'amica da qualsiasi azione sconsiderata bloccandola per un braccio e facendole capire che lei era lì, vicino a lei.

«Françoise, faresti bene a dosare le tue parole.», fece una voce fredda alle sue spalle, che la impalò sul posto. Madame Giry la guardava severa e altera, parecchio infastidita per quelle insinuazioni. Non le era mai piaciuta quella ragazzina viziata e che credeva di essere la migliore su tutte. Ancora, dopo tutti quegli anni, non aveva imparato ad abbassare le penne.

«Sì, Madame. Torno al mio lavoro.», biascicò velocemente e livida di rabbia la ballerina, a testa china.

«Brava. Così magari vedi se riesci a concludere il tuo pezzo senza sbagliare.»

Meg e Christine trattennero a stento le risate, dato che l'occhiata della donna non prometteva niente di buono.

«La cosa vale anche per voi due. Su, filate a ballare!» Claire si lasciò sfuggire un sospiro e scosse la testa mestamente. Sperava che Françoise non facesse niente di sciocco per spaventare Phénix - per lo meno, credere di riuscirci - o che non le stesse troppo dietro per farle compiere qualche gesto azzardato, conoscendo l'impeto della ragazza; anche perché a quel punto non avrebbe toccato solo la zingarella, ma il suo stesso protettore si sarebbe sentito chiamato in causa.

Ed era l'ultima cosa che voleva: una ballerina con una trave in testa durate le prove.

 

 

 

Continua...

 

Ma buon salve a tutti! Oggi son troppo svogliata per scrivere qualcosa di sensato - non che solitamente lo faccia, ma questa ultima settimana è stata uno strazio, e non è ancora finita!

Prima di passare ai commenti, vorrei pubblicizzare un contest che ho indetto con la mia socia GiulyRedRose sul nostro bel Fantasmone, giusto perché questa sezione ci sembra in apnea (ed effettivamente lo è, tranne per poche anime pie che scrivono qui). The Phantom of the Opera - Contest. Partecipate numerosi! *O*

Keyra83: carissima! Non farti strane idee, io aggiorno questa regolarmente perché è scritta da un anno, altrimenti stavi fresca! XD Concordo, Jacques è antipatico, tutto suo cugino! Chissà che diavolo combinerà, ora. Mah! Comunque no, sei solo tu che si aspetta che qualcosa nasca tra Erik e Phénix, sìsì. Fidati. :'D Effettivamente Erik è ancora troppo ferito dall'accaduto con Christine, da far pensare che non voglia nemmeno sentir parlare di lei, ma non dimentichiamoci che prima di innamorarsi lui era il suo Maestro, che vedeva in lei le potenzialità per diventare la prima donna. Almeno, questo è quello che penso io... e che mi serve, poi, per il resto della storia! Ahah XD Alla prossima! (:

sydney bristow: ma ciau! Posso dirti che mi hai scioccata? Voglio dire, l'idea di Raoul con Phénix... ehm, posso dire con sicurezza che non mi è mai passata per la mente una cosa simile, tengo a rassicurare tutti! XD Anche perché Phénix è appena corsa in bagno a rigettare il panettone del '91, povera ragazza. >_> Comunque! Grazie mille, cara! Sempre troppo buona *_* Al prossimo capitolo! (:

Elby: ri-salve! È sempre un onore sapere che leggi le mie scempiaggini! *_* Apprezzo il tuo coraggio, davvero. (': E son ancor più contenta che ti piaccia l'imbastitura della trama, e dire che all'inizio mi sembrava un'idiozia! :D Spero ti piaceranno anche i prossimi capitoli, quando vuoi son qui ;) Grazie mille! :)

 

Alla prossima, ladies!

 





   
 
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