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Autore: Heresiae    31/10/2005    0 recensioni
Saeko affibbia un incarico a Ryo e fin qui nulla di strano, normale amministrazione. Qualcuno ha commissionato a un killer l'uccisione di Ryo Saeba. E qui si va sullo scontato. Ma le cose non sono mai semplici come appaiono e i segreti possono essere pericolosi, soprattutto se sono di Ryo Saeba.
E bisogna sempre ricordare che zio Murphy imperversa!
Genere: Drammatico, Azione, Avventura, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho dovuto cambiare il raiting alla storia perchè rileggendola mi sono accorta che non è esattamente soft. Non è al livello di un NC17 e spero che non lo diventi, riscrivendola non so mai che idee mi possono venire in mente.
Buona lettura.




CAPITOLO 2

La ragazzina arrivò nel tardo pomeriggio e la giornata di mantenne ‘tranquilla’ fino a sera. Kaori sembrava aver ritravo la sua serenità, poiché il caso non si preannunciava né troppo difficile né pericoloso (da segnare sul calendario come unico incarico di questo genere ricevuto da Saeko).
Kaori vedeva che Ryo era assolutamente rilassato e annoiato al punto che non portava sempre con se la pistola. E poi non c’erano belle donne in casa. Le sembrava di vivere nel suo sogno preferito, casi semplici e tranquilli senza lei che demolisce mezza casa per tentare di impedire a Ryo il suo famoso mokkori. Che pacchia. Purtroppo però, Ryo si annoiava sul serio, al punto che per distrarsi non faceva che stuzzicare Kaori, ottenendo il solito risultato: essere trasfigurato in una frittella su una delle superfici piane e non della casa. La cassetta del pronto soccorso cominciava a lamentare la scarsità di bende e cerotti, ma la ragazzina se la godeva un mondo e partecipava con troppo entusiasmo per i gusti di Ryo. Una volta imparato il meccanismo, riuscì a trafugare uno dei martelli di Kaori e a utilizzarlo indiscriminatamente sull’uomo con la cusa di dover fare esercizio, nel caso incontrasse un giorno un maniaco vero. Si ripromise di non farla mai conoscere a Yuka, poteva essere pericoloso.
La notte fu altrettanto tranquilla e il giorno dopo anche. A sera, i nervi di Ryo cominciarono a fumare. Per fortuna anche le ragazzine prima o poi crollano e alle dieci la loro piccola ospite se ne andò a letto.
Erano quasi le undici di sera e Ryo era disteso sul divano occupato in uno dei suo passatempi preferiti, che in genere si concentravano su certi tipi di riviste, videocassette e foto. La scelta era caduta sulle prime e con somma irritazione di Kaori esternava il suo divertimento con risatine e bava alla bocca.
- Buonasera a tutti!
Ryo piegò la testa oltre il bracciolo del divano e decise che la rivista era diventata improvvisamente obsoleta. Saltò in piedi con l’agilità di un gatto e in due balzi fu accanto alla donna appena entrata nella stanza.
- Saeko! Dolcezza, sei arrivata giusto in tempo! Il fantastico Ryo ha appena deciso di arrotondare il bilancio concedendosi alle belle donne bisognose di affetto. Dovrei farti pagare ma siccome sei la prima cliente e sei una donna speciale la prima volta sarà gratis. Forza non perdiamo tempo, andiamo di sopra e…-
Saeko sollevò la borsetta e la calò di malagrazia sulla testa di Ryo, facendolo piombare a terra con un sonoro tonfo, lasciandolo ‘leggermente’ stordito e spasmodico.
Kaori, sentendo il fracasso si affacciò dalla cucina.
- A Saeko, sei tu. -
- Ciao Kaori.-
- Tutto bene? –
- O altro che, porto belle notizie. –
- Ottimo siediti, ti preparo un caffè. –
Le due ignorarono completamente lo stato pietoso dello sweeper che si contorceva per uscire dal buco che aveva creato con la sua testa.
- Non è giusto…

Una volta seduti Saeko comunicò le ultime novità sul caso.
- Questa sera è andato in onda su rete nazionale il servizio della giornalista minacciata ed è andato tutto bene. Il politico mafioso è stato arrestato poco fa e ora si tratta solo di prendere il resto della sua organizzazione. Non prevedo grosse difficoltà per voi, sono solo dei bulli di quartiere ve la caverete con poco. Ad ogni modo porterò via la ragazza, in caso di attacco sarà meglio per voi non averla fra i piedi no? –
Kaori guardò Ryo che a sua volta guardava Saeko con un’espressione da ebete. Decisamente non era il loro genere di caso, non era mai successo che finisse tutto così bene e tranquillamente.
Saeko riprese senza badare alla loro sorpresa.
- Bene, vado a svegliarla, la porto via subito. Va bene no?
I due annuirono all’unisono. Saeko ridiscese quasi subito con la ragazzina più vispa e allegra che mai, che li salutò calorosamente dalla porta.
- Ciao ciao! Grazie di tutto, mi sono divertita tantissimo. –
- Si… pure io. – decisamente Ryo non condivideva il buon umore della piccola.
“Ma non gli si scaricano mai le batterie?!”
Poco dopo Saeko e la ragazzina erano sparite nella notte lasciando i due sweeper ancora storditi. Da quando le cose andavano così bene? Forse era paranoia, forse era semplice abitudine, ma a Kaori venne in mente il solito vecchio detto della calma e della tempesta e si senti decisamente meno tranquilla.

La lancetta lunga dell’orologio in sala si posò sul numero dodici con un secco ‘cluck’ contemporaneamente alla più piccola che si stabilizzò definitivamente sull’uno. Insomma, era l’una di notte.
Il silenzio dell’isolato era rotto solo da qualche latrato o da una macchina che passava velocemente con il volume dello stereo al massimo. Ryo era seduto alla finestra con in mano un bicchiere pieno per metà di un liquido ambrato; osservava la calma delle strade, che stranamente non venivano mai toccate dalla frenesia che abitava quelle poco più in là. Un ombra silenziosa scese le scale e lo raggiunse.
- Non riesci a dormire?-
Ryo scuote la testa piano.
- Ho solo troppe energie residue. -
- Capisco. -
Kaori si accostò di più alla finestra e guardò fuori a sua volta. Sembrava tutto molto tranquillo e non si avvertiva nemmeno l’ombra di un pericolo. Forse Ryo aveva davvero solo energie residue, ma allora perché portava la pistola alla fondina?
Due ore dopo, Ryo era ancora alla finestra. Kaori, era tornata in camera sua premurandosi di mettere la pistola sotto al cuscino: non capiva cos’era andato storto quella volta, ma non intendeva correre troppi rischi. Se Ryo portava la pistola ed era in stato di allerta, un motivo ci doveva essere.
Sempre appoggiato al davanzale, Ryo non perdeva di vista l’isolato un solo istante, mentre il bicchiere ancora pieno per metà era stranamente ignorato. Aveva tutti i sensi all’erta, anche quelli non ufficialmente riconosciuti, uno dei quali lo avvertiva che non mancava molto. Beh, quello e una telefonata che Umi gli aveva fatto nel pomeriggio, avvertendolo che c’erano strani movimenti nel quartiere e di tenere gi occhi aperti. Lo preoccupava di più il fatto che non era riuscito a dirgli nient’altro che l’avvertimento. La mancanza di informazioni può voler dire due cose: o nessuno si era premurato di approfondire oltre perché non ne valeva la pena, o nessuno aveva potuto approfondire oltre, perché chi aveva aperto le danze era più forte e furbo del previsto. Non capitava mai la prima opzione, per default si andava sempre alla seconda, la più classica, obsoleta e probabile.
Alle quattro e tre quarti però, cominciò a credere sul serio che fosse la prima opzione. Era quasi l’alba, tra meno di venti minuti il sole sarebbe sorto e nessuno fa un attentato in pieno giorno, sempre che l’attentatore non sia un folle o un idiota che non sa come gira il mondo. Stava per allentare la tensione sui muscoli dorsali, quando all’improvviso si ritrovò a terra in mezzo a un boato spaventoso che scosse tutti i muri e i pavimenti della casa. I vetri e gli infissi andarono in frantumi, i soprammobili caddero dalle mensole e un nuvola di polvere grigio bianca e densa si propagò dal piano superiore inondando quello inferiore. Ryo tossì e istintivamente si portò una mano alla bocca per respirare meno polvere possibile, mentre sentiva pezzi di intonaco e soffitto cadere pesantemente a terra. Si rimise in piedi con la pistola alla mano cercando di capire che diavolo fosse successo, quando un tonfo secco e lo schianto di legno che cede lo avvertì che qualcuno stava facendo irruzione in casa. Si appiattì sul pavimento mentre la polvere si diradava attraverso le finestre in frantumi e i primi proiettili cominciarono a volare in sua direzione. Rotolò su un lato contando quattro uomini con spesse tute e passamontagna neri, con fucili mitragliatori a tracolla, due erano entrati altri due erano vicino alla porta per il fuoco di copertura. Fece fuoco due volte abbattendo i primi due che caddero sul parquet con un tonfo. Prendendo in considerazione la possibilità di salire le scale per cercare riparo, si rese conto che la nube di polvere arriva proprio da lì.
“Kaori!”
Un colpo si piazzò a due centimetri dalla su tempia sinistra. Non era il caso di distrarsi. Guardando da dove proveniva lo sparo vide che i due a cui aveva sparato prima si erano rialzati e ora lo puntavano. Mentre si lanciava in cucina, Ryo capì che indossavano giubbotti anti proiettile. Senza fermarsi a riflettere troppo, uscì dal riparo offertogli dal muro e mirò con precisione alla testa dei due. Questa volta non si rialzarono. Un altro stava avanzando verso di lui col fucile spianato, ma Ryo fece in tempo e rotolare di nuovo al riparo dopo aver sparato una terza volta. Un tonfo gli segnalò che aveva fatto centro.
Il silenzio calò improvvisamente.
Ryo sbirciò cautamente e vide che il quarto uomo si era dileguato. Senza perdere tempo, salì velocemente le scale scavalcando i corpi dei tre. A loro avrebbe pensato dopo.
Appena sopra le scale il polverone non accennava a diminuire, la visibilità era molto ridotta e faceva molta fatica a respirare. Procedette a tastoni stando attendo a non inciampare, c’erano macerie dappertutto; le giunture della casa scricchiolavano pericolosamente, nella polvere si sentiva distintamente l’odore di bruciato e il rumore di un incendio ancora in corso; in lontananza si udivano già le sirene dei primi soccorsi. Cercando di controllare il panico che lo assaliva di secondo in secondo, arrivò di fronte alla camera di Kaori che spalancò con un calcio. Si fiondò dentro, rimanendo pietrificato subito dopo.
L’esplosione non era avvenuta da qualche parte sul tetto superiore, era avvenuta proprio accanto alla camera di Kaori. Le due pareti esterne erano quasi totalmente sparite, il pavimento era annerito e ancora in fiamme, il fumo si elevava liberamente verso l’alto, senza l’ostruzione di buona parte del soffitto, che pendeva minacciosamente verso l’interno. L’armadio era stato scaraventato verso il muro di fronte andando a schiantarsi contro il letto e ora giacevano entrambi verso la destra di Ryo, accasciati su se stessi. Ryo cercò disperatamente Kaori con gli occhi, non osava muoversi per paura che anche il pavimento potesse cedere da un momento all’altro. Finalmente un po’ di fumo si diradò e vide chiaramente una mano sbucare dalle macerie dei due mobili. Si affrettò a raggiungerla scostando pesantemente quel che rimaneva del letto e il più velocemente e delicatamente possibile la sollevò, portandola via da quella devastazione. Aveva appena varcato la soglia quando uno schianto pauroso e una nuova nube di polvere lo raggiunsero. Il soffitto era crollato.
Corse giù dalle scale e fuori dal palazzo, dove già di erano riuniti tutti gli inquilini spaventati a morte. Vedendolo uscire con Kaori in braccio e completamente ricoperto di polvere, si spaventarono ancora di più.
Si inginocchiò a terra e la osservò: il sangue le ricopriva buona parte del volto mischiandosi alla polvere che la ricopriva; Kaori tossì debolmente.
“E’ ancora viva.”
Mentre i pompieri si davano da fare per spegnere l’incendio ai piani superiori. Un paramedico lo avvistò e lo raggiunse con una barella sui cui caricarono Kaori.
- C’è ancora qualcun altro là dentro? –
Ryo, stordito, fece cenno che non lo sapeva e accompagnò Kaori all’autoambulanza. I paramendici gli impedirono di salire a bordo con lei e, dopo avergli assicurato che sarebbe andato tutto bene, schizzarono in strada. Ryo ringraziò mentalmente che a quell’ora non c’era molto traffico. Si voltò lentamente a osservare casa sua. Gli inquilini si erano radunati da una parte dello spiazzo e parlavano concitati tra loro e con uomini in uniforme. Uno di loro lo vide e gli fece un segno strano sotto l’ascella. Ryo si portò la mano al fianco e capì. “La pistola.”
Si avvicinò a una siepe ormai bianca e sotterrò la fondina nel terriccio morbido dell’aiuola poi si voltò di nuovo a guardare il palazzo in fiamme. Si sentiva completamente svuotato di ogni pensiero ed energia ma gli effetti dell’adrenalina non erano ancora svaniti. Prima di costringersi a rientrare nel mondo reale spostò lo sguardo su quella che era una volta la camera di Kaori.
“Chiunque tu sia la pagherai molto cara.”

Il giorno dopo a Shinjuku non si faceva che parlare dell’esplosione. I giornali avevano dato abbastanza rilevo alla cosa, puntando molto sulla catastrofe evitata: di tutti gli inquilini, solo una era in condizioni serie, ma non critiche in ospedale. Tutti parlavano di fuga di gas, che in realtà non era altro che il frutto delle conoscenze, del fascino e delle scollature di Saeko, che aveva permesso a Ryo di levarsi dai piedi la polizia e domande scomode. Come fosse riuscita a far passare sotto silenzio i tre cadaveri rinvenuti nel suo appartamento ancora non si sapeva, fatto sta che la pratica era finita insabbiata in chissà quale archivio e i pompieri, misteriosamente, non ne facevano cenno. Quando Mick si complimentò con lei per l’ennesima insabbiatura riuscita, oltre che per il vestito, trovò però una Saeko molto sorpresa. Quali cadaveri?
Loro però non erano gli unici ad essere a conoscenza dell’attacco diretta ai danni di Ryo; tutti i criminali e le cosche mafiose che avevano già avuto a che fare con lui, si stavano affrettando a sincerarsi che non ci fosse nessuna traccia apparente che portasse a loro. Non sapevano chi fosse l’attentatore, ma sapevano che Ryo Saeba poteva essere molto pericoloso se arrabbiato e non volevano rischiare.
In quel momento lo sweeper stava nel suo appartamento a osservare quel che rimaneva di casa sua. I piani inferiori non erano particolarmente danneggiati, solo qualche crepa di poco conto nell’intonaco, ma all’ultimo piano era un’altra faccenda. Il piano delle stanze, era come se fosse stato sventrato: il bagno era distrutto, le due camere da letto non avevano più i muri esterni e quella di Kaori nemmeno il soffitto. Travi di legno e d’acciaio erano state immediatamente poste a puntellare pareti pericolanti, e alcuni operai si affaccendavano in torno a lui. non c’era più polvere o fumo e il grosso delle macerie era stato portato via. Entro il giorno dopo avrebbero montato le impalcature esterne e i teloni per impedire la vista dalla strada.
Quella mattina era stato in ospedale fino a tardi, dopo che uno degli inquilini gli aveva concesso l’uso del bagno prima di fondarsi lì. Quand’era arrivato Kaori era appena uscita dalla sala operatoria e trasferita in terapia intensiva. L’avrebbero trasferita in un reparto nel pomeriggio. Kaori aveva riportato un commozione cerebrale ed era in stato di come reversibile. I medici assicuravano che entro qualche giorno si sarebbe svegliata da sola. Oltre a quello aveva due costole fratturate e una incrinata, più una frattura multipla al braccio sinistro.
Dopo l’ospedale un paio di agenti della questura gli si erano appiccicati addosso prima che Saeko riuscisse a prendere in mano la situazione, per fortuna aveva dovuto sopportarli solo mezz’ora. Poi però erano arrivati i giornalisti.
Aveva pranzato velocemente a un chiosco mentre faceva il giro dei suoi informatori abituali e non, ricavandone poco e niente. Qualcuno lo aveva preso di mira, non si sapeva chi era. Questo era tutto quel che riuscivano a dirgli.
Decise che avrebbe aspettato il ritorno di Umi da Okinawa dove si era recato senza dire che diavolo ci doveva fare. Ryo lo aveva preso in giro per tre ore dicendo che andava a spassarsela con l’amante prima che un Umibozu rosso in viso e furioso lo schiacciasse con uno dei tavolini del bar. Era proprio curioso di vedere se aveva raccolto altre informazioni. In fondo era stato il primo ad avvertirlo.
Scese in sala e da una delle finestre vide la fuoriserie rossa di Saeko arrivare velocemente e parcheggiare con un gran stridore di gomme. Le andò incontro e la condusse al poligono di tiro, l’unico posto dove non si sentiva né l’odore di bruciato, né il rumore dei lavori in corso.
- Allora?-
- Mi spiace Ryo, nessuna video camera dei dintorni ha visto tizi sospetti o furgoni non immatricolati o sospetti passare per le vie vicine. Non c’è nessun testimone e non sono stati ritrovati componenti della bomba, probabilmente sono stati portati via con le macerie o sparsi in piccoli pezzi qui intorno.
- Nessuna idea nemmeno per l’esplosivo?-
- No, mi dispiace. -
Ryo si appoggiò al muro e chiuse gli occhi assaporando la tranquillità che regnava in quel luogo. Saeko lo osservò: aveva le occhiaie spesse e i lineamenti tirati, era più che visibile che era stanco morto. Una volta scomparso l’effetto dell’adrenalina, Ryo aveva dovuto fare i conti con i lividi e le escoriazioni prodotte dal contraccolpo dell’esplosione oltre che con lo stress psicologico. Gli erano stati addosso per più di mezza giornata e nella restante mezza lui era stato addosso a mezza Shinjuku. E Kaori era all’ospedale.
Saeko non riusciva a capire chi era stato così in gamba da piazzare una bomba proprio sotto al naso di Ryo. Era più che evidente che era un professionista e lo aveva studiato per bene, attaccando Kaori per prima, si era assicurato un notevole vantaggio: Ryo era stanco, preoccupato e furioso. Un combinazione non esattamente efficacie in un scontro. La prima mossa l’aveva vinta l’altro.
Saeko era preoccupata per lo sguardo che gli leggeva negli occhi, l’ultima volta che l’aveva visto aveva visto, lo sweeper aveva riempito metà dell’obitorio alla questura. Non aveva idea di che cosa avrebbe fatto, ma se avrebbe deciso di non usare mezze misure non era sicura di riuscire a far passare tutto sotto silenzio e la scia di cadaveri che si sarebbe lasciato dietro sarebbe stata tropo lunga per poterla insabbiare. Decise che avrebbe incontrato Umibozu per prima, decidendo insieme cosa e quanto dirgli. Doveva impedire alla follia omicida di Ryo di scatenarsi, o sarebbero stati guai per tutti.

Dall’altro lato del marciapiede, un uomo era seduto su una panchina alla fermata del bus, leggendo un giornale. Era un bell’uomo, ben vestito e chiaramente non giapponese, ma lui sembrava non farci molto caso. A un certo punto si alzò e rivolse alla palazzina in rovina un sorriso molto compiaciuto. Tese una mano verso la strada e una macchina verde scuro gli si affiancò. Salì e scomparve nel traffico senza smettere di sorridere.


I tre giorni successivi furono relativamente tranquilli. Kaori continuava a restare in stato di incoscienza, ma i medici assicuravano che le sue condizioni miglioravano di giorno in giorno. Ryo continuava a cercare informazioni in ogni angolo di Shinjuku e aveva cominciato anche a chiedere nel resto di Tokyo aiutato da Reika. Saeko e Umi si erano messi d’accordo e ora studiavano con calma il modo per tenerlo a bada fino a quando non avesse sbollito almeno un po’. Il giorno in cui Umibozu era tornato Ryo si era presentato da lui con uno sguardo piuttosto allucinato che l’aveva convinto definitivamente a non dirgli tutto. Ryo se n’era accorto e dopo una violenta litigata con i due era uscito dal bar sbattendo violentemente la porta, che si infranse.
- Accidenti.- mormorò Miki osservando i frammenti di vetro. - Ma siete proprio sicuri di fare bene a nasconderglielo?-
Saeko e Umi annuirono pensosamente.
- Non siamo sicuri dell’informazione. Se ci sbagliassimo, Ryo potrebbe finire in guai davvero seri stavolta.-
- E a quel punto nemmeno io potrei fare qualcosa per aiutarlo.-


Avevano ragione a temere per le sue reazioni. Da quando l’appartamento era esploso era andato in giro come una tigre furiosa, estorcendo informazioni a chi non glie ne voleva dare, irrompendo nelle sedi dei clan mafiosi e aveva anche apostrofato in malo modo una delle spogliarelliste che lo aveva invitato al suo show. Il nervoso per la mancanza di informazioni era appesantito dall’ansia per la salute di Kaori e la speranza che Doc fosse venuto a conoscenza dei fatti e decidesse di tornare prima. Il vecchietto era partito per una serie di seminari sulle nuove tecnologie che si teneva in Europa e che sarebbe terminato solo di lì a una settimana. A dire il vero sia lui che Mick avevano il fondato sospetto che fosse una scusa per avere tutta per se la sua bella assistente, che da quando stava con Mick non viveva più sotto al suo stesso tetto. E il sospetto era più che fondato.
Ora si dirigeva a passo spedito verso la sua ultima speranza, sperando che Umibozu non fosse l’unico custode dell’informazione che gli negava.
Il bar di Master era strapieno come al solito e il proprietario lo attendeva per due motivi, uno dei quali erano due delinquenti che stavano minacciando le ragazze e tutti i clienti con una pistola e un coltello, per ottenere l’incasso della giornata. Purtroppo per loro Ryo era di cattivo umore. Si avvicinò noncurante a uno dei due che gli voltava le spalle e sventolava il coltello davanti al viso di una cameriera.
- Allora, che succede qui? C’è una festa e nessuno mi ha invitato?-
I due si girarono all’unisono. Avevano il viso semicoperto da delle mascherine da chirurgo e i folti capelli racchiusi in quello che sembrava una confezione intera di gel, ma senza il contenitore.
- Ehi amico, fatti i fatti tuo se non vuoi che ti rovini quel tuo bel faccino.-
Detto questo gli punto il coltello proprio sotto il mento. Ryo non fece una piega, si limitò ad afferrare il braccio dell’uomo che gli stava davanti, sollevarglielo e costringerlo a una torsione in modo che si girasse con la schiena verso di lui. L’uomo mollò la ragazza che corse dietro a Ryo. Uno schiocco secco annunciò l’avvenuto rottura dell’osso. Ryo lasciò il primo a contorcersi sul pavimento e si diresse verso l’altro che gli puntava addosso la pistola.
- Bastardo! Ora ti ammazzo!-
Senza farsi impressionare Ryo calciò la mano dell’uomo che schizzò in alto. Il colpo partì ma l’unica vittima fu un lampadario che si infranse sopra una coppietta atterrita. Prima che il delinquente potesse reagire Ryo gli sferrò un pugno allo stomaco che lo piegò in due e poi un altro alla mascella, mettendolo definitivamente ko.
Senza dire né fare nient’altro, si diresse al suo solito tavolo seguito poco dopo da Master che cominciò a pulire il tavolo porgendogli un menù ben nutrito.
- Bene bene, cosa c’è di buono oggi?
Ryo si immerse nella lettura. Master si allontanò e tornò poco dopo con un pacchetto di sigarette che offrì a Ryo, che accettò senza distogliere lo sguardo dal menù.
Qualche minuto dopo alzò gli occhi e incrociò lo sguardo di Master.
- Allora, chi è?-
- Presumibilmente, l’uomo che ha cercato di fare fuori te e la tua socia.-
Così era quello che Umi e Saeko avevano cercato di nascondergli.
- Non ci sono foto. –
- E’ un tipo che non ama essere ripreso.
- Sai perché l’ha fatto? –
Master si strinse nelle spalle e fece un cenno a una graziosa cameriera in topless che arrivò quasi subito portando due drink sul vassoio. Ryo l’ammirò fino a quando non scomparve dietro al banco.
- E chi lo sa! Forse gli hai pestato i piedi, forse vuole solo un po’ di gloria, forse è stato assoldato. Ha una buona organizzazione con rami e filiali in tutto il mondo, anche qui, quindi tutte e tre le opzioni sono valide.
Ryo espirò lentamente il fumo guardando pensieroso il soffitto.
- Pubblicità, ingaggio, vendetta… niente di nuovo insomma. –
Master non disse niente, finì il suo drink e fissò Ryo.
- Questo è tutto ciò che potrai ricavare dalla strada, un’organizzazione potente, un capo avvolto nel mistero e nessun movente valido. Sono molto bravi a nascondere le proprie tracce, io e gli altri al momento non siamo in grado di fornirti di più. –
Ryo spostò la sua attenzione dal soffitto a Master.
- Problemi? –
- Niente di che, è solo il cambio dei tempi, noi vecchi siamo obsoleti. Ti tocca aggiornarti Ryo. –
Master gli rivolse un largo sorriso che non piacque molto a Ryo. Sapeva dove voleva andare a parare, i suoi vecchi informatori erano bravi su scala locale, su quella internazionale erano stati battuti dalla nuova generazione. Peccato che a parte Doc che non era sempre reperibile negli ultimi tempi, lui non ne avesse ancora trovato uno e Master lo sapeva.
- E sentiamo, dove o trovo qualcuno in grado di aiutarmi? –
Il sorriso di Master si fece ancora più largo.
- Vai al parcheggio dei tassisti dietro alla stazione ovest e comincia a chiedere di Akira. Digli che ti mando io, capirà al volo. –
- Sicuro che ci si può fidare? –
- Vorrei dire, è mio nipote. –



* Causa mia incompetenza, non sono mai riuscita a capire bene l'architettura della casa di Ryo, perciò mi sono basata su quella più semplice dell'anime.




Angolo recensioni
Strano ma vero mi leggono, sono molto contenta XD

Mistral: Ciao Mistral, grazie per la recensione, sono contenta che ti piaccia. Spero che i capitoli successivi siano all'altezza delle tue aspettative, la sto praticamente riscrivendo.
Ciau ^^
  
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