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Autore: Yumi_Slyfox483    25/09/2010    5 recensioni
Due gemelli separati in classi diverse, nuove amicizie, nuovi professori, ma sempre gli stessi identici problemi.
Ma Bill e Tom, di 14 anni, conosceranno due nuovi amici che li aiuteranno a superare i problemi con gli altri: Georg e Gustav. Ma anche loro, come i gemelli, nascondo segreti e storie mai raccontate.
Bill cercò di cacciare indietro le lacrime. Le parole appena pronunciate dal ragazzo lo avevano ferito. "Dovevi pensarci prima di inziare a importunarmi!" riuscì ad esclamare sotto voce con un coraggio e una forza che non sapeva neppure di avere.
Sperò che il ragazzo non lo avesse sentito, ma a giudicare dal suo sguardo, lo aveva capito fin troppo bene.
"Io non sapevo fossi suo fratello! E anche dopo che l'ho saputo non ti ho lasciato stare, perché sei uno sfigato e non meriti neppure di portare il suo stesso cognome!"
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Don't Be Afraid

Du Bist Nicht Alleine



"Georg ti va di venire a casa nostra questo pomeriggio?" esclamò Bill Kaulitz quando, una volta usciti dall'infermeria i quattro amici si stavano dirigendo ognuno nelle proprie classi.
"Cosa?" esclamò Georg stupito.
"Hai capito bene!" rispose Bill voltandosi verso di lui "oggi non deve essere una bella giornata per te e magari stare da solo non ti fa bene. Ripenseresti alle cose brutte che ti sono capitate e non voglio. Se vieni da noi potremmo aiutarti a distrarti, che ne dici, Tomi?" Bill guardò il gemello speranzoso di una sua risposta affermativa mentre Georg, ancora incredulo per la proposta avanzata da Bill, cercava di convincersi che infondo non era una pessima idea.
"Certo! Per me va bene!" sbottò Tom entusiasta "Potremmo fare i compiti e sarebbe l'ideale!"
Bill sorrise felice battendo le mani compiaciuto da quella prospettiva e si rivolse a Gustav che era rimasto in disparte per tutto il tempo.
"L'invito vale anche per te ovviamente, Gustav!" esclamò il moretto sorridendo e afferrandolo per un braccio per farlo camminare accanto a loro e non dietro.
"Ti ringrazio molto, Bill, accetto volentieri. Georg, tu che cosa hai deciso?" domandò quest'ultimo.
"Ehm.., sei sicuro che non è un problema? Insomma..."
"Che cosa vorresti dire, Georg?" Tom si avvicinò al ragazzo premuroso, ma anche un po' confuso.
"Io credevo che dopo quello che vi ho rivelato oggi, non sareste più... come dire..."
"Non saremmo stati più amici?" sbottò Bill freddamente. La felicità che aveva provato poco prima si era improvvisamente spenta.
"Bè non ti sarà poi così facile sbarazzarti dei gemelli Kaulitz, sai?" sbottò Tom incrociando le braccia e guardandolo con un'espressione torva.
"Proprio così!" continuò Bill "una volta conosciuti non te ne liberi più!"
Georg rise e presto i tre amici lo imitarono.
"Allora? Accetti?" sbottò Bill di nuovo allegro.
"ovviamente!" rispose Georg, provocando in Bill un nuovo stato di felicità.
"Fatemi chiamare mia madre." esclamò poi il moro.
"E io mio fratello." aggiunse Gustav, mentre entrambi afferravano il cellulare e si allontanavano per chiamare ognuno il proprio parente.
Tom prese Bill da parte e lo guardò per qualche secondo negli occhi prima di rivelargli il motivo di quell'improvviso comportamento.
"Stai bene?" gli chiese preoccupato.
"Certo!" rispose Bill un po' a disagio "Perché me lo chiedi?"
"Mi era sembrato che la storia di Georg ti avesse un po' rattristito." rispose Tom.
Bill lo guardò un po' perplesso. Conosceva quel tono di voce e persino l'espressione sul suo volto. Erano dei chiari segni che il gemello voleva chiedergli qualcosa, ma non trovava il coraggio e le parole giuste per iniziare.
"Infondo... molte parti della storia sono... sono simili alla tua... e io... io... volevo chiederti se... anche tu ti senti così?" aveva esclamato l'ultima domanda tutta insieme e se Bill non fosse stato suo fratello, gli avrebbe sicuramente chiesto di ripetere.
Sembrava che il rasta avesse ingoiato qualcosa che non riusciva a mandare giù, ma non riusciva neppure a risputare. Bill capì che doveva essere stato davvero difficile per lui mostrarsi così vulnerabile.
"Bè... a volte sì." rispose Bill onestamente "ma non preoccuparti non mi verrà mai l'istinto di uccidere qualcuno" il moro sorrise e Tom lo imitò. Sembrava più tranquillo ora che era riuscito ad esprimere il suo timore.
"Ok." concluse Tom evitando di guardarlo in faccia per l'imbarazzo "Allora, va tutto bene?"
"Va tutto bene, Tomi. Ti ringrazio per esserti preoccupato." Bill sorrise e si voltò verso Georg e Gustav che stavano arrivando alle loro spalle.
"Tutto a posto?" domandò cercando di dipingersi in volto l'espressione forte e da duro tipica di Tom Kaulitz.
"Sì. Ti ringraziamo per l'invito, Bill. Abbiamo apprezzato molto." esclamò Gustav dando sfoggio di uno dei suoi più dolci sorriso, mentre Bill arrossiva leggermente.
"Bene. Mamma dovrebbe essere ancora a scuola. Possiamo avvisarla."
"Mamma è qui?" sbottò Bill allarmato "e che cosa è venuta a fare?"
"La tua professoressa d'inglese..." rispose Tom mordendosi la lingua per essersi fatto sfuggire quel piccolo particolare.
Bill si voltò verso Gustav un po' intimorito "Allora non l'avevo convinta!" mormorò tristemente.
"Solo uno stupido avrebbe creduto alle tue parole..." rise Gustav e i ragazzi, tranne Bill, lo imitarono.
"Su, Bill!" lo incoraggiò Tom stringendogli una spalla "non ci pensare ora. Pensa invece che abbiamo un intero pomeriggio da passare con Georg e Gustav."
Bill fu allettato da quella prospettiva e si calmò scacciando dalla mente il pensiero di sua madre per le successive due ore di scuola che mancavano alla fine di quella lunga giornata.
Aveva saltato un'intera ora di scienze e ora avrebbe dovuto avere due ore di tedesco.
"Bè, allora noi andiamo in classe." sbottò Tom quando ebbero raggiunto l'aula di Bill e Gustav "ci vediamo dopo all'uscita ragazzi. Bill, stai su di morale, ok?"
"Sì!" rispose il moretto mentre lo salutava con la mano.
I ragazzi si augurarono buona giornata e poi Georg e Tom sparirono dalla loro vista salendo le scale.
"Non vieni?" esclamò Gustav notando che Bill non accennava ad entrare.
"Devo andare in bagno prima. E' da quando siamo entrati in infermeria che la trattengo. Dillo tu alla professoressa."
"Va bene!" esclamò Gustav "Sta' attento."
"Sì" il moro sorrise e si diresse in bagno velocemente. Non avrebbe resistito un altro secondo di più.
Aprì la porta, la richiuse alle sue spalle ed entrò in uno dei bagni alla sua destra. Provò una strana sensazione di disagio a trovarsi di nuovo in quel posto, poiché proprio in quel bagno Steven lo aveva ferito una settimana prima.
Uscì dal bagno e si diresse ai lavandini per lavarsi le mani. Stava quasi a metà strada dal bagno e i lavandini, quando sentì una voce provenire alla sua sinistra. Qualcuno era appena entrato.
Rientrò velocemente nel bagno da dove era uscito mentre il suo respiro si faceva irregolare.
La paura dentro di lui crebbe a dismisura come quando Steven si divertiva a picchiarlo in quello stesso bagno.
Non aveva ancora superato le ombre del suo passato.
"Claro que sì!" esclamò una voce in spagnolo. A giudicare dal tono cupo e preoccupato doveva essere molto agitato. "No puedo creer que es todavìa aquì. Tengo todo el año para organizar algo. Espero que dentro el final de la escuela serà todo resuelto. ¿Cómo? no, no te preocupes, tengo todo bajo control, tengo solamente que pensar à un plan infalible y probablemente no me serviré todo el año para poner la palabra fin a todas mis penas!*"
Bill non capiva una sola parola di quello che il ragazzo stava dicendo, ma capì che stava parlando al telefono perché sentì una voce che rispondeva quasi impercettibilmente nell'istante in cui lo spagnolo aveva finito di parlare.
Cercò di stringersi di più alla tazza del water, quando urtò con un braccio il porta carta igienica di fianco a lui che, già in precario equilibrio, cadde rompendosi ai suoi piedi con un gran frastuono.
"Perdoname, tengo que dejarte. No estoy solo aquì. Hasta luego.**" così dicendo chiuse la comunicazione e Bill trattenne il respiro per la paura. Non gli serviva sapere lo spagnolo per capire quello che aveva detto.
Dopo quelli che erano sembrati interminabili secondi la porta del suo bagno si aprì con violenza e una figura alta e snella con folti capelli neri si parò davanti ai suoi occhi.
"¿Quién eres tu? ¿cómo te llamas?" sbottò infuriato.
"Io-io non ti capisco!" sibilò Bill terrorizzato, non riuscendo a muovere neppure un muscolo.
Lo spagnolo sembrò soddisfatto, probabilmente aveva testato le conoscenze spagnole dell'intruso dato che in quella scuola, alcuni indirizzi, prevedevano lo studio dello spagnolo come terza lingua.
"Chi sei? Come ti chiami?" ripeté il ragazzo in tedesco, con un tono di voce troppo malizioso.
"Mi-Mi chiamo Oliver." sbottò quasi meccanicamente il moro.
Sentiva che non doveva fidarsi di quel ragazzo tanto da rivelargli il suo primo nome. E se fosse stato amico di Steven? E se stesse parlando con lui al telefono? Magari Steven aveva studiato spagnolo o era originario della Spagna. I pensieri più stupidi presero forma nella sua testa, mentre rimaneva immobile di fronte allo spagnolo che non lo guardava più con malizia, ma confuso, come se fosse non riuscisse a capire una cosa fin troppo evidente.
"Somigli a qualcuno che conosco." sbottò d'improvviso.
A chi poteva somigliare che veniva dalla Spagna? Una volta sua nonna gli aveva detto che poteva essere scambiato per uno spagnolo se non parlava, ma era vecchia e probabilmente non ci vedeva neanche bene.
In quel momento tanto la paura si era impadronito di lui, non pensò neppure per un istante che aveva un fratello gemello nel corridoio sopra a quello dove si trovava lui in quel momento.
Lo spagnolo rimase a guardarlo ancora per qualche secondo, come a studiarne la fisionomia, poi riprese a parlare.
"Oliver, eh? Non lo avrei mai detto!" sbottò in una risata sarcastica e Bill chinò il capo offeso. Non poteva credere che tutto si stava ripetendo di nuovo.
Calò il silenzio. I due si guardavano negli occhi per qualche secondo, poi il ragazzo spagnolo interruppe il contatto visivo con il moro e uscì dal bagno, non prima di sbiascicare un "ciao Oliver!" sarcastico e una risata maligna.
Bill non si mosse per parecchi minuti fino a quando non fu assolutamente sicuro che il ragazzo non fosse uscito dal bagno. Afferrò il cellulare con mani tremanti e passò in rassegna i numeri della rubrica.
Appena individuò il numero che aveva intenzione di chiamare premette il tasto verde e si portò il telefono all'orecchio.
"Bill, cosa succede?"

Bill Kaulitz si portò le gambe al petto mentre tremava ancora scosso. Non sapeva neppure lui che cosa gli stesse succedendo. Cominciò ad annaspare e si guardò le mani tremanti, come se fosse la prima volta che le avesse viste.
Ogni minuto che passava trovava sempre più difficoltoso catturare l'ossigeno che richiedevano i suoi polmoni.
La porta del bagno si spalancò di colpo e il moro alzò il capo contornato di lacrime nere per fissare il ragazzo di fronte a lui con uno sguardo terrorizzato sul volto.
"Bill!" esclamò Georg ansimando. Evidentemente aveva fatto le scale di corsa.
"Scusa..." pronunciò Bill in un sussurro "Avevo bisogno di parlare con qualcuno e mi sei venuto in mente solo tu!" scoppiò in lacrime e Georg lo prese per un braccio, obbligandolo ad alzarsi in piedi.
"Non fare così!" sbottò l'amico accompagnandolo ai lavandini "sciacquati il viso!"
Il moro obbedì e si guardò allo specchio. Ansimava ancora e Georg gli porse una busta con la quale Bill cominciò a respirare meglio.
"Mi hai fatto preoccupare al telefono! Ero spaventato e ti ho sentito ansimare così mi sono fermato al bar per prendere un sacchetto. Come va?" Georg lo fece sedere sul gabinetto continuando a massaggiarli la schiena.
"Va meglio..." rispose Bill cercando di rassicurarlo con un sorriso, mente continuava a respirare nella busta.
"Mi spieghi ora che cosa ti è successo? Ho dovuto impedire che Tom mi sentisse al telefono. Fortuna che stava parlando con il nuovo arrivato!" commentò Georg tirando un respiro di sollievo nel vedere il suo amico riprendersi.
"E' solo che..." quando Bill aveva chiamato Georg, quasi senza pensarci, voleva raccontargli l'episodio che aveva provocato quella piccola crisi di panico, ma ora che se lo trovava di fronte, ripensando all'ora precedente che avevano trascorso in infermeria valutò seriamente l'idea di non dirgli nulla.
"Niente... deve essere stata la stanchezza." mentì continuando a respirare nella busta.
"Non è la stanchezza!" commentò Georg nervoso "potevi chiamare Tom, ma hai chiamato me. Quindi non è solo la stanchezza!"
Georg aveva alzato la voce e Bill aveva chinato il capo quasi spaventato. Fece cadere la busta per terra e rimase in silenzio cercando di trovare le parole più giuste.
Si sentiva così infantile in quel momento che avrebbe voluto non aver mai chiamato Georg.
"E' Steven?" chiese Georg infuriato di fronte al silenzio dell'amico "gli spacco la faccia, davvero!"
"No!" gridò Bill disperato "non è lui! Era un ragazzo con i capelli neri che parlava spagnolo."
"Rubens?" chiese Georg.
"Non so come si chiama." confessò Bill.
"Cosa ti ha fatto?" Georg si infuriò di nuovo e Bill ripensò ad Alex e Andrews.
"Niente..." rispose "l'ho sentito entrare e mi sono nascosto, stava parlando al telefono con qualcuno. Non mi ha toccato..."
"Allora perché piangi?" domandò Georg più calmo. Era passato da un tono aggressivo a uno premuroso.
Bill tacque e chinò di nuovo il capo "Non voglio che tutto ritorni a essere come prima che conoscessimo te e Gustav. Non lo sopporterei, Georg." mormorò mentre altre lacrime si facevano strada sulle sue gote.
Georg lo prese tra le braccia e lo strinse forte.
"Non sei più solo." Gli sussurrò.
Passarono diversi minuti prima che Bill si fosse completamente calmato e uscirono insieme dal bagno per tornare ognuno nelle proprie classi.
"Non tornerà tutto come prima, Bill." Gli disse Georg infine sperando di non dover più trattare quell'argomento.
"Qualunque cosa succederà potrai sempre contare su di noi."
"Mi sento in colpa ad averti disturbato. Hai già abbastanza problemi oggi senza che mi ci metto pure io con le mie crisi infantili." esclamò Bill chinando il capo.
"Non dire sciocchezze! Sono felice di aiutarti, anche se non mi hai detto tutto, lo so."
"Ha solo fatto un commento sarcastico sul mio nome." sbottò Bill come se la cosa non avesse più la stessa importanza che gli aveva attribuito all'inizio.
"Bill?"
"No, istintivamente gli ho detto di chiamarmi Oliver. E' quello che ho detto a Steven la prima volta che l'ho incontrato. Rubens mi ha fatto intendere che non si sarebbe aspettato un nome..." esitò, stringendosi il braccio destro con quello sinistro.
"Maschile?" concluse Georg.
Bill annuì e l'amico gli poggiò una mano sulla spalla. "E' un idiota!" esclamò ridendo.
Bill lo guardò un po' confuso dalla sua improvvisa risata.
"Insomma dai..." continuò Georg "è spagnolo!"
Bill sorrise e Georg lo imitò felice di veder ritornato il sorriso sul suo volto. Non riusciva a spiegarsi il motivo, ma vedere Bill senza sorriso era come vedere un cielo senza stelle: triste da guardare.
"Lo dirai..." iniziò Bill.
"Ah non ci provare!" lo interruppe Georg "Certo che lo dirò a Tom!"
"Ma così lui..." cominciò a balbettare Bill di nuovo spaventato.
"Bill, come è iniziata l'altra volta? Insomma tuo fratello che ci sta' a fare?"
Bill chinò il capo. Georg aveva ragione, dopo tutto. Ci stava cascando di nuovo. Non voleva che tutto si ripetesse, ma stava commettendo di nuovo gli stessi errori.
"Va bene!" commentò rassegnato.
Georg lo riaccompagnò in classe e tornò nella sua al piano di sopra.
"Mi raccomando! Ci vediamo all'uscita." sbottò e sparì su per le scale.
Bill fece un respiro profondo ed entrò in aula.

***



"E insomma mia madre ha espresso il desiderio di conoscerti." sbottò Tom Kaulitz seduto su un gradino dell'entrata della scuola.
"A me?" rispose Georg stupito.
"E chi se 'o? Mio cu'ino?" Articolò il rasta con la bocca piena, dopo aver addentato un pezzo della merenda che non aveva neppure toccato all'intervallo.
"Sì, ma insomma... tua madre... sa cosa ho fatto?"
"Sì, lo sa..." concluse il rasta ingoiando il boccone "la professoressa Johnson le ha parlato del lutto della scuola e io... scusa, Georg, è solo che è mia madre... odio mentirle."
"No, hai fatto bene..." sorrise il moro "l'idea di venire a casa vostra senza che tua madre sapesse nulla mi preoccupava un po'."
Tom lo fissò per un istante mentre abbassò la mano, con la quale reggeva la merenda mangiucchiata che era rimasta a mezz'aria.
"E' stata una brutta giornata oggi per te. Non ci pensare, ok?" esclamò tristemente.
Il moro annuì sorridendo.
"Comunque mia madre l'ha presa anche fin troppo bene." sorrise Tom "vuole assolutamente conoscerti."
Georg sorrise rialzando il capo. In quel momento, mentre aspettavano Bill e Gustav all'uscita dalla scuola, gli tornò in mente quello che era successo nel bagno poco prima con Bill.
"Devo dirti una cosa..." sbottò il ragazzo e Tom lo guardò preoccupato.
"Che è successo? Riguarda Bill?" il rasta aveva cambiato umore, passando da spensierato a tremendamente preoccupato.
"Sì, ma sta calmo. Sta bene. Dice di aver incontrato un ragazzo che parlava al telefono in spagnolo in bagno. Ho dedotto che fosse Rubens e diciamo che non è stato carino con lui."
Tom rimase in silenzio e guardò l'amico con un'espressione vacua da cui non si riusciva esattamente a capire ciò che pensava.
"Tom..."
"Tomi!" una voce in lontananza fece voltare il piccolo Tom che guardò il gemello come se fosse la prima volta che lo vedeva in quella giornata.
"Bill stai bene?" gli corse incontro preoccupato mentre Bill e Gustav avanzavano verso l'uscita.
"Glielo hai detto?" pronunciò Bill in direzione di Georg e questi annuì a malincuore.
"Sto bene, Tomi." sorrise Bill "è tutto a posto davvero."
"Ma perché non mi hai chiamato? Insomma, la storia si ripete? Vuoi fare come con Steven?" il rasta aveva alzato il tono di voce e sembrava arrabbiato.
"Tomi..." azzardò il moro, ma il gemello lo interruppe di nuovo.
"Che cosa ti ha detto? Giuro che gli spacco la faccia!"
"E' per questo che non ti ho detto nulla! Tu ti alteri subito! Prenderesti a pugni te stesso se ti scappasse un insulto nei miei confronti."
"E credi che mi diverta? Credi che mi piaccia avere tutta la classe contro perchè sei mio fratello?"
"Sono il tuo gemello, Tom, gemello! Che ti piaccia o no!" Bill buttò per terra lo zaino e rimase immobile quasi paralizzato.
"Non intendevo questo, Bill!"
"Ah no? Che cosa intendevi allora?"
Tom non rispose e chinò il capo imbarazzato.
"Come immaginavo." Sentenziò Bill.
Georg e Gustav erano rimasti in silenzio, chiaramente stupiti di vedere per la prima volta vedere i gemelli litigare. Se li erano sempre immaginati uniti e vederli discutere per una tale stupidaggine era una cosa del tutto nuova.
"Tu non puoi capire, Tom. Mi sono fatto prendere dal panico... ho avuto paura..." Riprese Bill abbassando la voce.
"Che cosa ti ha detto?" Ritentò Tom avvicinandosi al fratello. Voleva prenderlo per mano, anche se il gesto l'avrebbe messo in imbarazzo di fronte a Georg e Gustav.
"Nulla..." Rispose Bill e il rasta chinò il capo deluso.
"Certo..." Esclamò e prese lo zaino che Bill aveva abbandonato per terra.
"Dobbiamo andare! Ho parlato con mamma poco fa e si preoccuperà se non ci vede arrivare."
"Tomi..." Il rasta si allontanò prima che Bill potesse continuare a parlare e il moro rimase in silenzio in mezzo ai due amici.
"Sono un idiota!" Sibilò, mentre veniva invaso da un brutto senso di colpa che provava ogni volta che litigava con Tom.
"Siete semplicemente nervosi..." Constatò Gustav cercando di consolarlo "questo pomeriggio..."
"... sarà un disastro!" Lo interruppe Bill "mi dispiace, Georg. Volevo che tu passassi una giornata allegra e invece sarà uno schifo."
"Non preoccuparti, Bill. L'importante è che sto con voi."
Georg sorrise e Bill lo imitò prendendo a camminare per raggiungere Tom, che gli aveva di gran lunga preceduti.
"Mamma è un tipo allegro." Incominciò Bill dopo un breve tratto di strada, rispondendo alla domanda di Georg su come fosse sua madre.
Gustav chinò il capo e Georg lo guardò un po' colpevole "E' simpatica ed è molto protettiva. Ci ha avuti quando aveva diciotto anni. Nostro padre era molto più grande di lei e non si sono mai sposati. Lui ci ha abbandonati quando io e Tom avevamo due anni e nostra madre non si è mai ripresa del tutto, amava molto papà. Però è andata avanti e si è sposata. Viviamo con Gordon da..." Si portò una mano sul mento per ricordare "... cinque anni, ma lo conosciamo da quando ho memoria. Ricordo da bambino che mamma ci lasciava con la zia e Gordon veniva a prenderla a casa per uscire." Bill sorrise e Georg capì che la felicità della madre era per lui la cosa più importante, dopo quella di suo fratello.
"E i vostri genitori come sono?" Chiese il moro dopo essersi ripreso dal felice ricordo.
Fu Georg a prendere per primo la parola, poiché Gustav aveva chinato il capo e un' espressione triste era apparsa sul suo volto.
"I miei genitori sono sposati da più di vent'anni e sono inseparabili. Non li stacchi neanche a morire! Ho una sorellina più piccola, ha cinque anni, si chiama Nicole. E' una peste, davvero, ma le voglio un gran bene. Farei di tutto per lei." Georg chinò il capo emozionato ricordando ciò che la sorellina gli aveva detto, un anno prima, quello stesso giorno. Gli venne un po' di malinconia al pensiero che dovesse andare a casa dei gemelli e non avrebbe potuto vederla fino a sera.
"Anche io e Tomi avremo una sorellina!" Sbottò Bill felice. Sembrava aver momentaneamente superato la tristezza che la litigata col gemello gli aveva procurato.
"Nostra madre è incinta di sette mesi." Il moro si disegnò un largo sorriso sul volto che contagiò i suoi amici.
"Siamo felici per te!" Esclamò Gustav rialzando il capo.
"E tu Gusty? Come sono i tuoi genitori?"
Il biondo aveva smesso di camminare ed aveva mantenuto un costante silenzio mentre, nervoso, il suo sguardo era caduto al suolo come per contemplare qualcosa di invisibile.
"I miei..."
"Ehi, ma dov'è Tom?" Georg aveva bruscamente interrotto l'amico esponendo un dubbio a cui, fino a quel momento, nessuno aveva pensato.
Bill staccò gli occhi dal suo compagno di classe, guardò intorno a lui e afferrò preoccupato e con mani tremanti il cellulare, scorrendo tra la rubrica il numero del gemello.
Georg aveva guardato davanti a loro, alla loro destra, sinistra, persino indietro nel caso avessero superato il rasta senza accorgersene, ma di lui non c'era nessuna traccia.
"Ho capito, ma dove sei?" sentì Bill urlare e subito dopo il moro annuì visibilmente più tranquillo.
"Ok, ti aspettiamo a casa." Esclamò infine e riattaccò.
"Ho fatto un casino!"

Il rasta si voltò visibilmente arrabbiato verso il ragazzo spagnolo che aveva alle spalle, lasciando cadere sui gradini della scuola il suo zaino e quello del gemello.
"Insomma, perché sei così nervoso?" Sbottò Rubens un po' confuso alla vista del suo amico così agitato. Si era presentato davanti a lui, impedendogli di tornare a casa, d'improvviso e non gli aveva neppure spiegato il motivo delle sue urla.
"Bè, te lo spiego con parole semplici: cosa vuoi da Bill?" Sbottò il rasta guardandolo dritto negli occhi scuri. Nei suoi nocciola si leggeva rabbia repressa da giorni.
"Chi è Bill?¿Qué quieres decir?" Sbottò Rubens esterrefatto.
Tom si avvicinò a lui spostando lo sguardo verso una ragazza che stava passando in quel momento.
"Voglio dire che..." sottolineò quelle parole come irritato "se vuoi dimostrarti mio amico devi lasciare in pace mio fratello!"
"Tuo fratello?" Sbottò Rubens disegnandosi sul volto un'espressione innocente "non sapevo che avessi un..."
"Nel bagno, alla quarta ora! Ha sentito un ragazzo parlare in spagnolo... mi hanno detto che non sei stato carino con lui!"
"E hai pensato subito a me? Appena te lo ha detto mi hai incolpato senza sentire la mia versione dei fatti?"
"Chi altri è spagnolo qui dentro?"
"Oh certo, qui non si studia spagnolo, vero? Per tua informazione in altri corsi lo spagnolo è presente come terza lingua."
"Ma..."
"Ma cosa? Io non ho mai visto tuo fratello né tanto meno ho parlato spagnolo da solo in bagno."
"Diceva che eri al telefono!"
"Hai visto tu stesso che ho lasciato il telefono sotto al banco mentre ero in bagno."
Tom rimase in silenzio per qualche secondo, indeciso cosa dire per sostenere la sua tesi, ma si rese conto che non poteva più controbattere e che il suo amico aveva ragione. In fin dei conti non era stato neppure Bill a raccontargli che cosa era accaduto.
"Che cosa hai fatto allora in bagno per tutto il tempo che sei stato via?"
"Quando stavo tornando dal bagno sono stato bloccato da uno studente del terzo anno. Piangeva e mi sono fermato per vedere come stava. Bè dopo che il ragazzo è tornato in classe... anche io non mi sono sentito bene come lui!"
Tom chinò il capo profondamente dispiaciuto e si sentì tremendamente in colpa di aver risvegliato in lui un doloroso ricordo legato alla morte di suo cugino. In quella giornata già abbastanza difficile per lui, ci mancava che l'unico amico che aveva nella sua classe lo accusasse ingiustamente di qualcosa che non aveva fatto.
"Mi dispiace..." sussurrò debolmente.
"No, non preoccuparti. Avrei pensato la stessa cosa se fosse successo a me. Tuo fratello ti ha chiamato preoccupato e dai sospetti sembrava che parlasse di me." esclamò Rubens calmo.
"Non ha chiamato me!" sibilò Tom a denti stretti. Si diresse verso un muretto e gli diede un colpo con la mano.
"E chi ha chiamato?" domandò lo spagnolo posandogli una mano sulla spalla.
"Ha chiamato Georg!" rispose il rasta e un senso di inquietudine si impadronì del suo cuore.
Provava invidia verso l'amico. Perché Bill aveva chiamato proprio Georg? Perché non riusciva ad avere fiducia in lui?
Si sentì uno stupido infantile nel produrre quei pensieri e si nascose il viso tra le mani.
"Georg Listing? Il ragazzo della nostra classe?" chiese Rubens con un tono di voce che nascondeva appena un pizzico di sorpresa.
"Sì!" confermò Tom e poi si voltò di nuovo, stanco della piega che aveva preso la discussione, per prendere il suo zaino e quello del gemello che aveva abbandonato sui gradini.
"Io devo andare, Rubens, scusami per averti dato contro, ci vediamo domani!"
Così dicendo il rasta si allontanò e Rubens gli rivolse un cenno di saluto.
Lo spagnolo rimase a guardarlo finché non sparì dalla sua vista e poi sorrise.
"Georg Listing..." sussurrò debolmente e poi si allontanò.



An Deiner Seite (Ich Bin Da) - Tokio Hotel


*"Certo che sì! Non posso credere che sia ancora qui. Ho tutto l'anno per organizzare qualcosa. Spero che entro la fine della scuola sarà tutto risolto. Come? No, non ti preoccupare ho tutto sotto controllo. Devo solamente pensare a un piano infallibile e probabilmente non mi servirà tutto l'anno per porre la parola fine a tutte le mie pene."
**"Scusami devo lasciarti. Non sono solo qui, a dopo."

***

Eccomi con un nuovo capitolo. Teoricamente questo e il prossimo avrebbero dovuto essere un capitolo solo, ma in questo momento ho deciso di dividerli e farne due per renderlo meno pesante e dividere l'atmosfera tesa in questo e più rilassata nel prossimo. Spero di non aver fato una stupidata xD questo capitolo credo che sia abbastanza utile alla storia, anche se mi rendo conto che probabilmente a primo impatto sembra un po' inutile xD chiedo scusa per aver messo un titolo in inglese, ma ho avuto poco tempo per deciderlo e questo comunque mi sembrava adatto. Spero di non aver deluso i lettori e passiamo ai ringraziamenti ^^

**Principessa Kaulitz**= Ciao, spero che non rimarrai male, ma per quello dovrai aspettare praticamente la fine della storia quindi per favore non chiedere più, ma sarei più felice se commentassi i vari i capitoli in base al loro contenuto :) sto faticando molto per scrivere questa storia e tutto per non deludervi :)

**Shari_Music**= Cioé rispondo al tuo commento e parte la canzone in polacco che adoro xDxD e sotto le bellissime note di Mowisz i Masz commento il tuo commento xD grazie mille, i tuoi commenti sono sempre bellissimi e sono contenta che ti abbia preso così tanto la storia. Non posso aggiungere altro perché le cose da dirti sarebbero davvero tante. Grazie per avermi aiutato a battere il capitolo :) Danke Gemy <3

**MaryTK483**= e finalmente la Mary commenta le storie anche qui *-* Il mio scopo era proprio quello di arrivare ad emozionare il lettore ed immedesimarsi nei panni di Georg. Sono contenta di essere riuscita nel mio intento xD credo che Gustav sia il classico ragazzo che farebbe di tutto per il suo migliore amico ^^ adoro i tuoi film mentali lo sai? dai non ti ho fatto aspettare molto ;)spero che questo capitolo ti sia piaciuto ^^ ti voglio bene, tesoro. <3 ah dimenticavo... ti saluta Will ;)

**SuperStar_483 **= Grazie per i complimenti e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^

** Arancina22**= ahaha Sore è in pari con la storia e adesso dovrai aspettare come tutte le altre lunghi periodi di tempo tra un capitolo e l'altro xD sono davvero contenta che questo capitolo sia stato migliore del precedente, ero un po' dubbiosa, ma date le critiche positive sia tue che delle altre ragazze mi sono convinta che sia uscito bene xD già Tom è parecchio irritante e l'ho fatto apposta. In fin dei conti non si sta parlando di qualcuno a caso, ma di suo fratello gemello. La cosa lo tocca molto da vicino e probabilmente si comporta così solo perché odia vederlo soffrire ^^ sono contenta che ti sia piaciuto. Ti dico che questo capitolo secondo me fa schifo, spero che sarei clemente, ma come tu sai (e come sei stata sempre) devi essere onesta U_U xD ti voglio tanto bene, tua Sore.

**BloodyRose93**= L'ultimo commento ma non il meno importante. Forse tu non ci crederai, ma appena ho finito di leggere il tuo commento mi sono quasi commossa. Non sono tipo da piangere facilmente, o per lo meno non riesco a commuovermi per una cosa bella, ma tu ci sei quasi riuscita e fino adesso solo Gemy (Shari_Music citata sopra xD) ci è riuscita xD Non riesco a descriverti a parole che cosa ha significato per me le tue parole, ma mi sono arrivare dritte al cuore e di questo ti devo ringraziare. Lo so che risponderai che non devo ringraziarti, ma ti prego di accettare i miei ringraziamenti perché davvero mi sono sentita davvero lusingata e davvero brava. Scrivere è il mio sogno e le tue parole non hanno fatto altro che alimentare la voglia che ho di diventare una brava scrittrice quindi grazie. Sono davvero felice di aver raggiunto il mio scopo. Grazie davvero per i complimenti e spero che anche questo capitoli sia arrivato a te come gli altri. Credo che aspetterò sempre con ansia i tuoi commenti, quindi non preoccuparti della lunghezza xD anzi più linghi sono meglio è. ^^ sono ripetitiva, ma ti dico ancora grazie e spero che il capitolo ti sia piaciuto. Un bacio ^^

   
 
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