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Autore: Beatrix Bonnie    25/09/2010    9 recensioni
-Seguito de La setta degli Eletti-L'oscuro nome di Reg, la foto di un bambino dai capelli rossi che sembra appartenere al passato, la sua bacchetta magica, la corrispondenza con una ragazza di nome Priscilla e degli strani incidenti che avvengono a Doolin. Che cosa collega tutto questo con un'organizzazione segreta di nome Extraiures e con l'oscuro passato di un professore del Trinity? Sarà la sete di vendetta di una sorella perduta nel tempo a dare finalmente la spiegazione agli assurdi fenomeni che sconvolgeranno il terzo anno di Mairead, Edmund e Laughlin.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Trinity College per Giovani Maghi e Streghe'
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CAPITOLO 4

L'Encomio della Repubblica






Tutti gli ospiti furono fatti accomodare dentro una saletta dal soffitto affrescato al secondo piano, mentre i tre amici aspettavano fuori di ricevere le istruzioni per lo svolgersi della cerimonia.

«Non siete un po' nervosi?» chiese cautamente Laughlin, sistemandosi per l'ennesima volta l'abito.

Mairead fece un sorrisetto tirato, mentre Edmund si limitò ad annuire.

«Allora, ragazzi miei, siete pronti?» esclamò una voce allegra alle loro spalle.

Non appena Edmund udì pronunciare quelle parole, la riconobbe subito e si sentì stranamente calmo.

Un maghetto buffo con un ridicolo cappello a punta e due enormi baffoni bianchi stava sorridendo verso di loro.

«Professor Captatio!» proruppe Edmund, senza riuscire a trattenersi. Era davvero assurdo, ma quell'uomo rappresentava per lui la cosa più simile ad un padre che avesse mai sperimentato. Del resto i suoi amici avevano invitato genitori e parenti a quella cerimonia, mentre per lui non era venuto nessuno.

Captatio sembrò intuire i suoi pensieri, perché gli sorrise e gli mise una mano sulla spalla con fare rincuorante. «Vedrete che andrà tutto bene, state calmi» disse loro, nel tentativo di tranquillizzarli.

Mairead prese un lungo respiro, poi chiese: «Come si svolge la cerimonia, signore?»

«Oh, è una cosa molto semplice: quando si apriranno le porte, voi entrerete e percorrerete la sala fino in fondo, ascolterete il noioso discorso del Presidente e le quattro parole sconnesse che pronuncerò io, vi prenderete una bella coccarda rossa da appuntare al petto, sorriderete un po' alle persone importanti che seguiranno la cerimonia, farete una bella faccia per la foto del giornale e sarete Encomiati!» rispose con semplicità il preside.

Non che quella frase lunghissima poté dare qualche informazione in più ai ragazzi, ma ebbe il potere di strappare loro un sorriso.

Proprio in quel momento si aprirono le porte della sala e Captatio fece loro un cenno d'incoraggiamento. I tre amici si scambiarono uno sguardo d'intesa: dopotutto avevano affrontato ben di peggio in quei due anni che avevano passato insieme. Un ultimo respiro profondo e poi varcarono la soglia.

La sala non era particolarmente grande, ma era un piccolo gioiello dell'arte: sulla parete davanti alla porta si apriva un'enorme vetrata, il soffitto era affrescato con delle allegorie delle virtù, che si muovevano graziosamente in un boschetto di frassini, mentre il pavimento e le pareti erano di marmo bianco e rosso. Davanti alla vetrata, su un piccolo palco di marmo rialzato di un paio di gradini, stava ritto in piedi il Presidente della Repubblica Magica, con indosso la divisa ufficiale e quel suo solito sorriso da squalo stampato in faccia.

Quando i tre amici ebbero percorso il tappeto rosso fino al palco, McPride li fece salire e disse loro di voltarsi verso il piccolo pubblico. Poi mise una mano sulla spalla di Edmund, al centro del terzetto, con fare che agli altri doveva sembrare paterno e rassicurante ma che fece rabbrividire il ragazzo come se del ghiaccio gli colasse lungo la schiena.

«Gentili streghe e onorevoli maghi, oggi siamo qui riuniti per premiare il coraggio di questi giovani ragazzi che con la loro intraprendenza hanno salvato il Trinity College da una terribile disgrazia» cominciò a dire McPride, senza togliere la presa dalla spalla di Edmund.

Mairead e Laughlin sorridevano tanto compiaciuti che quasi brillavano loro gli occhi, ma Edmund stringeva i pugni con fare nervoso per quel contatto con il Presidente che lo infastidiva in modo orribile.

L'uomo continuò a decantare le loro lodi, interrompendosi ogni tanto per permettere ai presenti di applaudire. Quel discorso era così banale che Edmund non si impegnò nemmeno troppo di ascoltarlo, e decise che sarebbe stato più divertente osservare la platea.

Il signor Aaron Boenisolius stava cercando di nascondere le sue lacrime di commozione, ma non appena la moglie lo vide piangere, gli scoccò uno sguardo rassegnato e gli passò un fazzoletto di seta ricamato.

C'era un mago che Edmund immaginò essere il giornalista del Corriere, perché aveva al suo fianco un foglio di pergamena e una penna prendiappunti.

Il signor Maleficium se ne stava tutto impettito in prima fila, orgoglioso dell'encomio che avrebbe ricevuto il figlio; stranamente perfino Bearach era tranquillo, forse perché anche lui percepiva la serietà che impregnava l'aria di quella stanza.

Infine lo sguardo di Edmund si posò su Captatio: anche se la sua bocca era seminascosta dai grossi baffoni, si poteva intuire dal brillio dei suoi occhi che stava sorridendo verso di lui.

«E ora, senza ulteriore indugio, lascio la parola al preside del Trinity, il professor Caius Iulius Emilianus Captatio» concluse McPride, invitando il mago a raggiungerli sul palco, mentre veniva accolto da un applauso.

L'uomo sorrise ai suoi studenti, ma non si voltò verso il pubblico. «Perdonate se vi do le spalle, gentili signori» cominciò a dire. «Ma il mio discorso non è per voi, bensì per i ragazzi. Dopotutto il presidente McPride ha così piacevolmente illustrato le loro doti che le mie parole potrebbero perfino suonarvi noiose».

Edmund ridacchiò, certo che quella fosse anche un'allusione alle noiose parole di McPride.

Captatio fece una pausa, poi rincominciò con tono paterno e sommesso: «Ragazzi, non posso che esprimervi la mia gratitudine e non solo perché avete salvato la scuola, ma soprattutto perché mi avete ricordato che cosa di meraviglioso si può trovare nell'insegnamento: gli studenti. Mi riempie di orgoglio sapere che tre così fantastici ragazzi hanno scelto di usare il loro intelletto e le loro capacità per fare del bene. Anche se avete un certo qual disprezzo delle regole che, in qualità di preside, sono costretto a biasimare, (-e a queste parole lanciò loro un'occhiata di finto rimprovero-) vi assicuro che non c'è da annoiarsi con voi tre come alunni. Avete raccolto gli stimoli che, spero, la scuola vi abbia saputo offrire e avete spiccato il volo da soli, verso il vostro orizzonte. È questa la vera e unica gioia di un insegnante. Grazie».

Un caloroso applauso seguì quelle parole, ma nessuno dei presenti poté apprezzarle quanto i tre ragazzi a cui erano state rivolte: quel discorso così breve e conciso era tuttavia riuscito a far breccia nel loro animo più dell'infinito sproloquio di lode di McPride, perché sapevano che quelle parole erano sincere e che erano le migliori che uno studente potesse sentirsi dire dal proprio insegnate.

«Ora, gentili ospiti, ho da fare un annuncio» dichiarò McPride. Nel dirlo, aumentò la stretta della presa sulla spalla di Edmund e il ragazzino si voltò verso di lui. Il Presidente si interruppe un attimo, per rivolgergli un sorriso, che non poteva essere più lontano da quello incoraggiante di Captatio: sembrava che fosse sul punto di sbranarselo da un momento all'altro. «È un peccato che un così valente giovanotto come te non abbia una famiglia» continuò il McPride, senza smettere di fissare Edmund negli occhi. «È per questo che annuncio oggi ufficialmente che ho intenzione di procedere con le pratiche di adozione per diventare il tutore legale di Edmund Burke».

Quelle parole gettarono una secchiata d'acqua gelata addosso a Edmund. Nemmeno si accorse dell'applauso ammirato che era scoppiato spontaneo tra gli ascoltatori: era come se fosse stato sparato in un'altra dimensione, in cui c'erano solo lui e McPride.

«Che cosa?» fu tutto ciò che riuscì a dire, retrocedendo di un paio di passi da quell'uomo.

Quello era il suo carnefice! Che cosa voleva da lui? Perché aveva messo in scena quella buffonata assurda?

Il sorriso del Presidente divenne, se possibile, ancora più squalesco. «Sì, Edmund, tempo un anno e sarai Edmund McPride».

Non era possibile! Era un incubo.

«No!» esclamò Edmund, scuotendo la testa straniato. Ma McPride continuava a sorridere.

«Perché?» sussurrò allora il ragazzino, senza capire il motivo di quel gesto disperato.

McPride gli si avvicinò e gli mise le mani sulle spalle, in un gesto che doveva apparire paterno. «Giovane Burke» sussurrò guardandolo negli occhi, in modo che potessero udire solo loro due. «Sei un mago straordinario e destinato a grandi cose, lo so. Io ho molto più potere di quanto non immagini e non posso non averti. Dobbiamo solo unire le nostre forze. So che un giorno mi ringrazierai per quello che saprò insegnarti. Vedi, avevi ragione tu: non hanno importanza le nostre origini. E anzi, ti rivelerò un segreto: i miei genitori erano sì dei maghi irlandesi, ma non certo nobili; erano dei mugnai. Eppure io sono arrivato al vertice, e solo grazie a me stesso. Non ha importanza quello che sei veramente, ma quello che gli altri pensano che tu sia. Sarai mio discepolo nel cammino verso la verità e il potere e un giorno otterrai tutto quello che ho io».

Quel discorso ripugnava Edmund, eppure non poteva negare che nascondesse un certo fascino. Tutti, dal primo all'ultimo, si erano accorti delle sue grandi doti e non facevano altro che ripetergli che sarebbe arrivato al vertice. Però di una cosa era certo: non avrebbe voluto assomigliare a McPride nemmeno per tutto l'oro del mondo. Il professor Captatio era il suo mentore, non quell'uomo senza scrupoli. Stava per rispondere che non aveva affatto bisogno della sua guida, quando il Presidente lo fece voltare nuovamente verso il pubblico.

«E ora conferiamo a questi valorosi giovanotti l'Encomio della Repubblica!» esclamò gioviale, mentre un paggio portò a loro tre enormi coccarde dorate su un cuscino di velluto rosso.

Edmund era troppo sconvolto per riuscire davvero a seguire quello che stava succedendo intorno a lui.

McPride prese la prima coccarda e la affisse sul petto della sua amica. «Mairead Josephine Boenisolius, la Repubblica Magica d'Irlanda ti conferisce il suo Encomio».

Un applauso seguì quelle parole, mentre un largo sorriso si dipingeva sul volto della ragazzina.

Poi McPride passò a Laughlin. «Laughlin Iuchar Tuiren Maleficium di Sir Eiru Maillen» disse, usando il nome per esteso, quello che si confaceva soltanto ai nobili purosangue e comprendeva la schiatta di origine e la contea di appartenenza. «La Repubblica Magica d'Irlanda ti conferisce il suo Encomio» E una seconda coccarda brillò sul petto orgogliosamente rigonfio di Laughlin.

«Edmund Burke».

McPride era proprio davanti a lui, con il suo solito sorriso lupesco. Edmund non poté fare a meno di notare come il suo nome suonasse banale al confronto di quello dei suoi amici. «La Repubblica Magica d'Irlanda ti conferisce il suo Encomio».

Ci fu un altro applauso, ma né Edmund né McPride lo sentirono perché erano troppo impegnati in una tacita guerra di sguardi.

«Un sorriso per la foto del Corriere!» esclamò un omuncolo con un'enorme macchina fotografica.

Una serie di flash accecarono Edmund, così come tutte quelle sconvolgenti notizie avevano accecato la sua mente, lasciandolo vagare in uno stato di accidiosa apatia.





Sorry per il ritardo, cari lettori ma sono stata impegnata tutto il giorno con un matrimonio... avrei voluto aggiornare ieri sera ma non ce l'ho fatta! Però gioite con me perché Captatio esiste davvero! Il padre della sposa era un omino alto 1.50, con due enormi baffoni bianchi e gli occhialetti rotondi! È lui, è il mio Captatio! Ahahah!

Scherzi a parte, spero che non vi abbia sconvolto la novità! È un'idea che mi è venuta scrivendo e che avrà grande risonanza lungo il corso di tutta la saga. Ma visto che avete recensito in tanti, passiamo subito ai ringraziamenti personali:

@ Julia Weasley: Bearach è stupendo! Tanto tenerello, lui! L'apparizione di Scipio è inquietante (in effetti ricorda anche a me il vecchio e caro Malfoy), ma fa troppo ridere quando poi arriva Reammon e nonna Joey. Ho anche fatto un disegno di quella scena che è fenomenale, soprattutto la faccia schifata di Diabliaiocht. Sì, la nota sui purosangue mi sembrava doverosa, viste le differenze con la saga canon. A presto!

@ chiaki89: ti ho addirittura illuminato la giornata? Uau! Grazie! Lo so che il vecchio capitolo faceva sbellicare: mi sono divertita un sacco anche io a scriverlo! Nonna Joey è un mito... la frase con cui risponde a Scipio è da incorniciare! La storia delle schiatte ho cercato di renderla interessante e diversa da quella della Rowling, tanto per aggiungere un tocco di novità. Sono contenta che ti sia piaciuta. Alla prossima!

@ quogon89: ah, Eoin è uno dei miei personaggi preferiti: è un purosangue di classe, senza essere spocchioso come la maggior parte dei nobili. È un grande! In realtà nonno Aaron non parla praticamente mai, a parte una battuta ad effetto che ho deciso di fargli dire: ma è questo il bello, visto che si ritrova a vivere con una donna che parla anche troppo! XD Sì, le uova erano un riferimento alla saga canon, poi credo che effettivamente Reammon potrebbe anche farlo, se si trattasse di “reperti archeologici”. Sono contenta che ti piaccia il suo lavoro: vedrai in che stato pietoso è ridotta casa sua, nel prossimo capitolo! Eh, già... chissà cosa nasconde Scipio! Ahahah! Alla prossima!

@ darllenwr: Bearach e nonna Joey sono i due gioiellini di questo capitolo: sono contenta che ti siano piaciuti! Quasi tutti i boss della repubblica avranno un ruolo nei prossimi racconti, in particolare i capi del dipartimento dell'Istruzione e quello della Difesa. Diciamo che non sono stati introdotti a caso! Sì, direi proprio che Ailionora è la degna figlia di suo padre! Adoro Scipio e Reammon messi a confronto! Sapevo, comunque, che la citazione sarebbe stata di tuo gradimento: purtroppo, come dici tu, rischiano di essere solo belle parole sulla carta, ma non è detto che presto o tardi le cose cambino verso il meglio! A presto!

@ Earane: hai ragione! Non ho mai notato che i miei babbani sono sempre un po' malvagi... anche nel prossimo capitolo in effetti le amiche di Mairead non sono proprio queste simpaticone! Grazie di avermelo fatto notare, magari prima o poi inserirò un babbano decente! Reammon è un grande, ma non so se sopporterei un uomo così caotico e pasticcione in casa! XD La trovata dei negozi fuori sede è stata “obbligata” perché nel primo racconto avevo fatto in modo che tutti i negozi scolastici si trovassero nella Dublino babbana, ma riflettendoci mi sono detta che avevano diritto anche gli irlandesi alla loro capitale magica: così ho pensato di sfruttare la cosa per ficcarci dentro una parentesi legislativa. Mairead è un po' maschiaccio, ma già alla fine della setta degli Eletti sta cominciando a diventare un po' più femminile: è una fase delicata di passaggio, ma presto tornerà ad essere un vulcano, non temere! Hai indovinato, nonna Joey era una Nagard! È troppo forte quella vecchina! In realtà in Diablaiocht non sono nobili... la mia piccola vendetta! Purosangue sì, essenzialmente maghi ma non appartengono a nessuna delle 10 schiatte nobiliari! È per quello che odiano tanto la famiglia Maleficium che a loro parere “spreca” la sua nobiltà frequentando dei sasanachfiul. A presto!

@ MissyMary: uau, grazie! Mi hai riempito di complimenti e mi hai fatto arrossire! Sono contenta che la saga ti abbia appassionato a tal punto! Edmund è sicuramente il mio personaggio preferito (ma mi piacciono anche Laughlin, suo padre Eoin e Reammon) e quindi forse è quello a cui dedico un po' più di attenzione. Ha una psicologia più interessante rispetto ai suoi amici, che in un certo senso sono più delle macchiette. Laughlin mi diverte tantissimo perché è sempre un po' teatrale, ma ha anche quella giusta dose di autostima e sicurezza. Mairead è un vulcano di energia, una che non si tira mai indietro difronte a niente. Per quello che riguarda le tue domande, assolutamente sì, si scoprirà il passato di Edmund, ma solo nel quinto racconto “L'orologio d'oro”; e ovviamente il sopracitato diventerà un gran gnocco, in tutti i sensi! ;-). Captatio non morirà: mi sta troppo simpatico quel vecchietto per essere così crudele con lui! Voldie si interesserà enormemente a Edmund quando tornerà al potere, ma non posso svelarti nulla di più. E infine, per quanto mi piacerebbe da morire fare un corso di irlandese, mi tocca semplicemente arrabattarmi con un vocabolario inglese-irlandese che ho trovato su internet. Comunque le tue recensioni (quando ci saranno!) mi faranno enormemente piacere, al di là della lunghezza! A presto!

Bene, i ringraziamenti sono più lunghi del capitolo, quindi è meglio se chiudo qui! Grazie a tutti,

Beatrix





EDIT: comincia anche per questa storia l'opera di sistemazione dei dialoghi! QUI la foto per il Corriere del Mago.

   
 
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