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Autore: Blue Flower    26/09/2010    1 recensioni
Bianca Cedric è stata trasformata in vampiro dal suo ragazzo, Dan, alla fine del liceo. A quei tempi aveva una grande amica: Ambra. Ma sono passati vent'anni ormai e le due si sono perse di vista in seguito alle diverse scelte di "vita" che hanno fatto. Eppure nessuna delle due riesce a dimenticare quella splendida amicizia che ci fu: i giochi, le risate, le confessioni rimbombano ancora nella mente di ognuna come lontane eco del passato. Sarà forse questo a riavvicinarle o un altro evento ben preciso, paranormale ed inatteso, le costringerà ad unire ancora una volta le loro forze?
Un viaggio attraverso la mente di queste due improbabili eroine e delle persone a loro più care, ci porterà a capire che l'amicizia vera - così come l'amore- dura per sempre.
Genere: Dark, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1. Qualsiasi strada pur di arrivarci

 

Si svegliò sulle note di Brick By Boring Brick, dei Paramore.

La stanza era ancora avvolta nella penombra e lei era stretta al petto di Dan. Si girò verso il comodino per mettere a tacere la sveglia del telefono quando vide il promemoria: Colloquio di lavoro a Via Veneto.

“Merda!” sbraitò catapultandosi fuori dal letto. Fece sobbalzare anche il suo ragazzo, nel letto che era ancora assopito. “Oddio, che succede?!” “Il colloquio! Era oggi!” disse Bianca saltellando per tutta la stanza nell’impresa di far passare le caviglie in quei jeans che ti mozzavano il fiato. Non che lei fosse grassa, perché il suo fisico faceva invidia anche alle modelle. Ovvio, era una  vampira.

“Ah… forse ieri non ci saremmo dovuti attardare” disse sarcastico e sorridente Dan. “Già, forse no! Ma chi se lo ricordava, diamine!” lui fece un cenno del capo come per assentire. “Vuoi che ti accompagni io?” “Con una ferrari gialla?” “Cos’hai contro la mia macchina?” “Troppo appariscente. Prenderò la mia” lui sbuffò. Intanto la ragazza si era messa quegli adorabili stivaletti Prada, i suoi preferiti, un cardigan lungo nero, una bella maglietta turchese e, ad abbellire il tutto, una lunga collana con un cuore d’argento.

Corse in cucina e non diede neanche a Jack il tempo di dirle “ciao”. Andò verso la macchinetta e sussultò: “Caffè ho bisogno di caffè” “Vi siete scordati che avevi il colloquio di lavoro eh?” lei annuì meccanicamente. “Da’ qua, faccio io” con un gesto sinuoso, il suo migliore amico mise la cialda nella macchinetta e porse un bel caffè fumante a Bianca. Le toccò il braccio. “Da quant’è che non vai a caccia?” “Un po’… sai, procurarsi un pasto decente è difficile e non mi va di andare a cacciare scoiattoli come te” “Beh, ti conviene rimettere un po’ in sesto la circolazione perché sei un blocco di marmo” lei gli fece un cenno con la mano. “Il massimo contatto fisico che dovrò avere sarà una stretta di mano se mai mi accetteranno nella redazione…” lui annuì. “Dan dorme ancora?” “No si è svegliato… A proposito: voi non dovete andare a lavoro?” “Sì ma alle undici” “Tsh, bella vita quella del modello. Qualche scatto e via” “Sì, ma guadagni” “Preferisco seguire il mio sogno” lui sorrise caldamente. “Stavolta pensi di essere pronta?” “Certo… In questi vent’anni non sono mica stata con le mani in mano. Ma che giorno è oggi?” “Sei dicembre, lo dovresti sapere” disse lui alludendo all’argomento tabù. “Sai che non se ne parla” “E’ il suo compleanno… Potresti passare a farle gli auguri” “Lei si è fatta una vita, Jack… Non è più mia amica” “Bianca, tu sei morta il giorno stesso in cui avete litigato… Non ha avuto il tempo di chiarire perché gli altri stavano già mettendo le rose sulla tua ipotetica tomba” “Ma lei sapeva la verità, sapeva che mi poteva trovare” “Ci hai mai pensato che per lei sarebbe stato impossibile vedere che mentre lei invecchiava, tu rimanevi giovane?” “Sì, ma lei avrebbe potuto fare la mia stessa scelta se la faceva soffrire così tanto il fatto che io ero immortale!” Jack sorseggiò velocemente la sua tazza di caffè caldo. “Cambiamo argomento… A quando le nozze?” “Pensavamo di farle tra un mese o giù di lì” “E… Sappiamo tutti e due che Dan chiederà a me e Raffaele di fargli da testimoni…” “Tu non vuoi veramente cambiare argomento” “Evidentemente no…” “Tu a chi lo chiederai?” “Beh… di sicuro a Beth, lei è una strega ma anche la mia migliore amica” “E la tua seconda migliore amica è…” “Era” “Okay, era Ambra. Ma adesso quanti anni avrà Beth?” “All’incirca ventotto… o trenta. Il suo invecchiamento è rallentato” lui annuì. Intanto Dan uscì ancora assonnato dalla camera da letto. “Ehi ‘giorno, fratello mangia scoiattoli” “Sempre divertente…” “Ehi, tesoro!” le diede un bacio lungo seguendo il contorno delle sue labbra e poi passando sul collo. “Questo era più pericoloso qualche anno fa” “Eh già” sussurrò lei. “Ora dovrei uscire…” “Ti aspetto… Oggi alle tre torno a casa” “Fai la giornata ridotta” lui sorrise, quel sorriso sghembo che a lei piaceva tanto. “Mi sono preso mezza giornata… E poi i servizi fotografici sono pochi oggi” Bianca si mise i Rayban, prese la sua borsa e scese giù per le scale, fino ad arrivare al garage.

Era tardi, e lo sapeva.

Mise le chiavi nel quadro della sua auto nera e mise in moto. L’abitacolo quella mattina era freddo, perciò mise il riscaldamento a palla.

Aveva una sete che la divorava viva e sapeva che alle tre avrebbe avuto un po’ di tempo per andare a caccia con Dan.

Imbottigliata nel traffico mattutino, accese la radio. Davano la sua canzone preferita, quella con cui era andata in fissa l’ultimo anno e che pretendeva di mettere tutte le volte che lei e Ambra stavano insieme a chiacchierare. Diceva: Questa è la canzone mia e di Dan… La metteremo quando ci sposeremo. Ora non riusciva a capacitarsi del fatto che mancava così poco. E Ambra non ci sarebbe stata. Iniziò a giocherellare con il grande e ingombrante anello di zaffiri che aveva all’anulare. Era tutt’altro che un anello di fidanzamento… Era ciò che la proteggeva dalla luce del sole.

Roma, come sempre, era avvolta da una cappa densa di smog e nuvole che si fondevano assieme creando un’atmosfera ancora più grigia. Il lavoro in quella redazione a Via Veneto era perfetto… Non era poi così lontano dalla redazione dove lavorava Dan, e da lì si poteva accedere a molti punti di Roma. Inoltre era sempre stato il suo sogno, scrivere in un giornale possibilmente che non si occupasse di politica, tassi d’interessi o roba del genere. 

Arrivò alla redazione.

Riuscì a parcheggiare la macchina solo dopo dieci minuti dal suo arrivo in quella via, ma appena uscì dall’abitacolo si accorse che era un posto a pagamento. Corse su per il marciapiede fino a trovare un parchimetro. Quando lo trovò mise il bigliettino in macchina e finalmente si diresse su per le scale del grande palazzo al quale le avevano dato l’appuntamento. Era un palazzo a specchio, che faceva la sua figura in mezzo a tutti i negozi e agli appartamenti.

“Buongiorno, avrei un colloquio con il signor… M. Maselli” la segretaria, la squadrò da capo a piedi, con una punta inossidabile di invidia negli occhi. Era la classica donna che appena vede un’altra donna, più giovane e più bella di lei, si riempiva di veleno. “La redazione di Vogue è nell’altra via” “No, no io sono qui per il colloquio con il redattore di questo giornale. Guardi, ho la lettera” disse con un falso tono amichevole e scostandosi i boccoli neri dal viso.

“Bene, è la seconda porta a destra” “Grazie mille per l’indispensabile aiuto signorina” si avviò verso la porta indicata con un’andatura provocante. Del resto, il rapporto era partito male dall’inizio e stavolta non era colpa sua.

Bussò una, due volte. Poi decise di origliare. Del resto avere un udito vampiresco le serviva a qualcosa…

“…Abbiamo bisogno di qualcuno da lanciare verso il successo. Qualcuno di davvero talentuoso. Sono disposto anche a finanziarvi un libro, basta che vi sbrighiate o siete falliti” “… Non si preoccupi, ho un colloquio stamattina e penso di aver trovato la persona giusta” Bianca sentì il suo cuore (morto) che le arrivava fino in gola che purtroppo era troppo viva e presente anche in quel momento.

“Bene. Voglio un suo elaborato domani” detto ciò la porta dello studio si aprì e ne uscì un uomo sulla cinquantina con capelli brizzolati, giacca e cravatta. Il classico uomo d’affari, insomma. “E’ permesso?” “Sì avanti” Bianca entrò nello studio, completamente a vetri. Dietro alla scrivania era seduto un ometto di mezza età, che non incuteva alcun timore ma poteva comunque essere il suo capo quindi la ragazza era molto intimorita.

“Tu devi essere Bianca Cedric, giusto?” annuì con un gesto repentino. “Ho letto il tuo pezzo… E’ figo, mi fa molto Twilight ma sono sicuro che tu ci abbia messo anche qualcosa dell’Amico Ritrovato, non è così? Amore per un vampiro, migliore amica che alla fine sparisce perché le due ragazze prendono strade del tutto diverso. Forte, insomma potrebbe uscirne un bel libro se solo fosse più lungo…” “Oh, beh potrei ampliarlo. Mi dica in quanto lo devo fare e…” “… Dopodomani, al massimo giovedì” “Ah, capisco… Cioè per me va bene, se lei mi dice che ne farete un libro sono disposta ad accettare questi tempi brevi” si torturava i pollici delle dita da sotto la sedia.

Era un’occasione, una grande occasione.

Se il libro avesse sfondato, lei avrebbe fatto successo e il suo sogno si sarebbe avverato. Del resto aspettare era servito a qualcosa. Ma la consegna era così vicina, così imminente. Si sarebbe dovuta sbrigare.

“Bene, io punto su di lei signorina Cedric e non voglio che mi deluda perché se lei delude me, io deludo il signor Johnson, chiaro?” “Chiarissimo, le farò avere il pezzo dopodomani” “In questo caso adesso può anche andare e mi pare ovvio che è assunta” “La ringrazio signor Maselli” “Di niente…” quando chiuse la porta dietro di sé sentì il sospiro di sollievo del redattore.

Corse giù per le scale.

Lo doveva assolutamente dire a… No, era mai possibile che dopo vent’anni a volte era ancora convinta di esserle amica? Era possibile che non si fosse lasciata ancora tutto alle spalle?

Doveva agire, doveva andare da lei e chiarire in quel momento, per tutta l’eternità.

Entrò nel primo bar che le capitò a tiro e chiese un elenco telefonico. Doveva essere sotto il nome “Denici” ci mise un po’ ma alla fine trovò il numero. Raffaele Denici. Certo, avrebbe potuto chiamare Dan ma non voleva disturbarlo a lavoro. “Pronto?” “Ehi Raffaele, sono Bianca” fu il silenzio più assoluto per qualche secondo. “Ehi ciao Bianca! Come va? Dan come sta? E’ da un po’ che non andiamo a fare due tiri a biliardo insieme…” “Tutto bene… Ho bisogno di chiederti dove abitate adesso con Ambra, volevo passare a salutarla” “Oh… abitiamo vicino alla Garbatella, hai presente quel bar decadente dove giravano qualche anno fa la serie tv dei Cesaroni?” “Certo” “Ecco, devi andare avanti per duecento metri e lì c’è casa nostra. E’ un bell’appartamento” “Okay, ma non dire niente a Ambra” “D’accor…” non fece in tempo a finire la frase. Bianca aveva già riattaccato. Non era mai stata brava con le strade ma ora si doveva dare da fare. Dopo un’ora di giro a vuoto decise di parcheggiare la sua macchina a Via Del Corso e prendere un taxi.

Il tassista la squadrò dalla punta dei capelli ai lacci delle scarpe. “Dove ti porto bellezza?” lei non ci fece caso. “Alla Garbatella, davanti al vecchio set dei Cesaroni. Passi per qualsiasi strada pur di arrivarci”.

  
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