Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: xMoonyx    27/09/2010    7 recensioni
Cosa succederebbe se Alfred, preso dalla noia, decidesse di invitare a casa di Arthur tutti i suoi amici???
«Questa è sicuramente opera di...» strascicò sull'orlo dell'isteria, afferrando con rabbia la maniglia del salone, e spalancando la porta.
Come volevasi dimostrare.
Sul divano, davanti al televisore, erano riuniti tutti quelli che fino al giorno prima avrebbe definito amici.
«...ALFREEEEEEEEEEEEEEEEEEEED!»
Da quella marmaglia si sollevò una testa biondo cenere, che lo osservò con l'espressione stupita di un pesce lesso, facendolo infuriare ancora di più.
«Ohi Art!» lo salutò allegramente con una manina il tanto odiato coinquilino «L'ha portata Ivan: Vuoi?» aggiunse allungando verso di lui una bottiglia di Vodka.

Essenzialmente una USAxUK
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
FF hetalia 1
Loud Quiet

C
Apitolo 1




Arthur e Alfred erano due persone irrimediabilmente diverse.
Uno, il classico lord inglese pacato e dai modi aristocratici, l'altro un giovane scapestrato che come obiettivo dei suoi giorni ha il divertimento.
Eppure, erano cresciuti assieme.
Arthur aveva visto crescere il piccolo Americano sotto i suoi occhi, da quando non era che uno scricciolo di pochi centimetri, fino a vedersi superato da un fusto di quasi due metri di altezza, sempre sorridente.
Alfred era così, solare ed allegro in tutte le occasioni, pensò Arthur, divertito, mentre assisteva allo spettacolo teatrale di opera lirica.
Arthur amava il tranquillo teatro, Alfred preferiva il chiassoso cinema.
Arthur amava la tranquilla musica classica. Alfred preferiva la chiassosa musica rock.
Arthur amava andare ad assistere ai tranquilli spettacoli lirici. Alfred preferiva assistere ai chiassosi concerti moderni, saltando con un accendino in mano con fischi e urla.
Arthur amava stare tranquillamente sul proprio letto a leggere un libro. Alfred preferiva saltare chiassosamente sul letto con l'ipod alle orecchie, urlando a squarciagola le canzoni, stonato come una campana.
Arthur amava i tranquilli e pacati animaletti dei boschi. Alfred preferiva i chiassosi alieni.
Arthur amava mangiare con forchetta e coltello, tranquillamente.
Alfred preferiva ingozzarsi con le mani, chiassosamente.
Arthur amava vedere tranquillamente la televisione seduto composto sul suo divano di pelle, possibilmente con le gambe accavallate. Alfred preferiva stravaccarsi sul divano in pose improbabili ingozzandosi di patatine, chiassosamente.
In una parola, la loro più grande differenza era che Arthur era tranquillo ed Alfred chiassoso, ma condividevano la casa, dal momento che per il biondino l'altro era come un figlioccio, ormai.
Lo conosceva da troppo tempo...
E durante quelle quattro ore, Arthur che era comodamente seduto al concerto di lirica, non poteva certo sapere che l'altro aveva già terminato di fare tutte quelle cose chiassose che tanto decantava ed amava, e adesso si stava annoiando, camminando avanti ed indietro per il salone.
I suoi occhi color oceano si posarono per un attimo sul telefono e brillarono di gioia: ecco cosa doveva fare!
Si sarebbe divertito di certo!
Con un sorriso quasi sadico afferrò la cornetta ed iniziò a comporre un numero...


x

«Bellissima voce!» si complimentò Arthur con la cantante alla fine dello spettacolo, e quella rispose con un sorriso.
«Grazie! Torna a sentirmi!»
Con un ultimo cenno del capo l'inglese uscì fuori, i vestiti attillati scossi dal vento d'autunno e dalle foglie rosse, arancioni e gialle che cadevano dai ciliegi.
Sospirò chiudendo gli occhi e stirando le labbra in un sorriso: quanto amava la pace e la tranquillità dell'aria fresca d'autunno e la natura nel suo complesso!
Fosse stato per lui, più che quegli alti ed ingombranti palazzotti dove era costretto a vivere, avrebbe preferito abitare in un bosco, in compagnia dei suoi amici folletti ed unicorni.
Fece una smorfia all'impossibilità dell'idea, e con un'alzata di spalle intraprese la tranquilla stradina che l'avrebbe portato a destinazione.
Casa sua non era molto distante, o meglio, fortuna che il teatro non fosse poco distante, perché l'avrebbe disturbato l'idea di dover prendere la macchina, la chiassosa ed inquinante macchina, per quei pochi metri.
Ma eccola, la sua piccola villetta inglese, proprio dietro l'angolo, immersa nella pace e nella serenità di alcuni ciliegi.
Arrivò al tappetino, si spolverò le scarpe e poi con un gesto fluido e misurato estrasse dalla tasca dei pantaloni le chiavi di casa, le inserì nella toppa, girò producendo uno scatto, e spinse la porta quel poco che gli bastava per entrare.
«Eccomi!» cantilenò oltrepassando la soglia «Sono torn-Ah!»
Scivolò su qualcosa e finì faccia a terra, già tremante di rabbia.
Quando rialzò gli occhi verdi impallidì: la casa, la sua casa era un disastro: cose, sì cose perché non riuscì nemmeno a comprendere cosa fossero, forse cartacce, forse pezzi di pizza, forse patatine, forse i suoi vestiti, volavano da un lato all'altro della stanza, il cui pavimento era...irriconoscibile.
Pieno di macchie, di cartacce, di...di unto!
Sporco, disordine, confusione!
Tutto era un casino e Arthur detestava il casino.
«Ma che diavolo...?» quasi urlò, rimettendosi in piedi. Le pareti erano schizzate di grasso, vicino alla cucina, la musica era a livelli così alti che quasi gli dolevano i timpani e a stento riusciva a sentire la sua stessa voce.
Per non parlare del salone: da lì proveniva il vero macello.
Una dozzina di voci che urlavano sommandosi una all'altra, chiassosamente.
«Questa è sicuramente opera di...» strascicò sull'orlo dell'isteria, afferrando con rabbia la maniglia del salone, e spalancando la porta.
Come volevasi dimostrare.
Sul divano, davanti al televisore, erano riuniti tutti quelli che fino al giorno prima avrebbe definito amici.
«...ALFREEEEEEEEEEEEEEEEEEEED!»
Da quella marmaglia si sollevò una testa biondo cenere, che lo osservò con l'espressione stupita di un pesce lesso, facendolo infuriare ancora di più.
«Ohi Art!» lo salutò allegramente con una manina il tanto odiato coinquilino «L'ha portata Ivan: Vuoi?» aggiunse allungando verso di lui una bottiglia di Vodka.
Arthur arrossì, con il respiro affannoso «NO!» urlò isterico, per poi sussultare quando qualcuno gli era spuntato improvvisamente davanti, inchinandosi con fare teatrale.
«Bongiour, Mon Cheari!»
Fransis sorrideva con fare sensuale, una rosa in bocca, facendogli segno con le sopracciglia.
«Mon cherì un corno!» urlò Arthur facendo il suo ingresso nel salone.
Tutte le teste che spuntavano dal divano si voltarono, con esclamazioni di gioia, salutandolo.
Riconobbe Feliciano, come al solito con gli occhi chiusi  (ma li apre mai questo qui?! O.ò n.d.Art) e l'aria da svampito, che teneva una pizza in mano e che, nel tentativo di raggiungerlo, era inciampato a terra, scoppiando poi a ridere.
Ivan, sull'orlo del divano, a scolarsi il contenuto della decima (forse ventesima) bottiglia di Vodka, lanciando sospiri di piacere ogni volta che ne terminava una.
Accanto a lui Roderich, intento a litigare con Vash per una coca cola, poi Ludwig, infastidito, che tentava di far rialzare Feliciano, affiancato da un imbarazzato Kiku Honda.
Wang Yao cantava una canzone stordendo tutti, mentre Gilbert tentava di zittirlo serrandogli la bocca.
Matthew, naturalmente, era isolato in un angolino, tentava di parlare ma nessuno gli dava ascolto.
Antonio e Lovino discutevano della partita di calcio sullo schermo, e Heracles accarezzava un gatto.
Hey un momento, ma Arthur era sicuro di non avere mai avuto un gatto!
«MA CHE STA SUCCEDENDO QUI?!»
«Ho organizzato una...» Alfred singhiozzò producendo delle bolle «Feeeesta!» concluse con la voce strascicata di un ubriaco.
Arthur avanzò deciso e gli strappò di mano la bottiglia incriminata, puntando gli occhi irritati in direzione dell'americano.
«Alfred F. Jones!»
Essere chiamato col nome completo non era mai un buon segno e Arthur se ne serviva tutte le volte che desiderava l'attenzione del casinista.
«Cosa hai da dire in tua difesa?»
Il moro tentò di parlare ma quando aprì la bocca gli uscì un sonoro rutto che fece calare il silenzio per il salone.
Poi gli altri, uno più ubriaco dell'altro, scoppiarono a ridere contemporaneamente sotto lo sguardo omicida di Arthur che osservava il castano con un misto di noia, esasperazione e disgusto.
«Accidenti, Al!» imprecò, restituendogli la bottiglia con un gesto violento.
«Vi voglio tutti fuo-»
«Mon Cherì non gradiresti dei deliziosi cereali cheerios? Li ho preparati io stesso!»
«Ma va al diavolo, Francis!» biascicò spingendoselo via: era assurdo come quel ragazzo avesse la capacità di sparire e riapparire all'improvvisamente davanti alla gente.
Sbuffò contrariato al pensiero e si diresse verso la porta, perdendo ormai ogni speranza.
Ma proprio quando l'aveva quasi raggiunta Ivan, con una luce folle negli occhi, si mise davanti alla porta, una mano stretta attorno al beccuccio di una bottiglia di Vodka alla fragola.
«Vade retro» recitò Ivan attorniato da una nebbia scura.
Arthur sbiancò, terrorizzato: quel ragazzo era davvero strano.
Aveva l'aspetto del gigante buono, sempre affettuoso e gentile, eppure ogni tanto aveva degli strani attacchi di...l'avrebbe definita pazzia.
«O-ok» balbettò cominciando ad indietreggiare, fino a scontrarsi con Gilbert, ancora intento a zittire il cinese.
Il re della Prussia si voltò verso di lui con uno sguardo omicida e tentò di picchiarlo, così Art con un urlo spaventato corse via dalle sue grinfie.
«Accidenti!» imprecò guardandosi intorno «Ma siete tutti ubriachi, dannazione!»
«Non è vero...» disse una vocina debole, da un angolino, ma non venne ascoltata.
«Nùn tuttì, mon cheeeerì!» esclamò con un forte accento francese Fransis, prendendogli tra le mani la giacca.
«Manchi tu!» esordì con quell'aria folle Ivan, prima di scoppiare in una risata malvagia.
Arthur deglutì, iniziando a sudare freddo, mentre il russo si avvicinava verso di lui, armato di...vodka.
«Noooooo! Nooooo, non voglio!» iniziò a lamentarsi come un bambino, mentre sempre provvisto di ampio sorriso Ivan avanzava, fino a spingergli la bottiglia fino alle labbra, quel poco che gli bastava per bagnargli la bocca.
«Nooo-kolkolkol-ooo» concluse dopo aver ingoiato l'ultimo sorso, singhiozzando.
«Uffa, ma non è giusto!» continuò cercando di divincolarsi dalla stretta.
Qualche ora, o forse minuto, o forse secondo dopo -non riusciva a capacitarsi del tempo che scorreva, ormai non c'era nemmeno più il giorno o la notte- Arthur, con quel poco di lucidità rimastagli -ormai anche lui era praticamente andato- scandagliò con occhio critico le condizioni del salone e dello status mentale dei suoi amici con la a minuscola.
Ormai Gilbert si era accodato al cinese, cantando in una lingua sconosciuta parole insensate, e stonati com'erano, avrebbero distrutto il vetro della finestra.
Ivan con tutta la birra che aveva in corpo si era addormentato in un angolino insieme a Matthew, e nel sonno gli chiedeva chi fosse, mentre il povero canadese si perdeva in spiegazioni che l'altro non stava nemmeno a sentire.
Il greco si era messo ad accarezzare il giapponese scambiandolo per un gatto e quello dal suo canto miagolava e produceva strani suoni simili alle fusa.
Arthur lo guardò scandalizzato, per poi passare oltre: Lovino e Antonio erano avvinghiati sul divano a...fare ben altro che parlare, mentre Roderich e Bash avevano intrapreso una gara di rutti, cosa che schifò il londinese non poco.
Infine, nell'altro divano, Ludwig, l'impassibile tedesco, fissava con gli occhi allucinati per l'alcol ed un sorriso ebete sulla faccia Feliciano che urlava "Pastaaa" sulle ginocchia di...Nonno Roma?!...che gli cantava il ballo del qua-qua.
Il biondo batté le palpebre per assicurarsi di non aver sognato...
Il ballo del qua-qua?! Ma era finito in manicomio?!
Mancava però qualcuno e....
Aspetta, ma poi chi lo aveva invitato il nonno di Feliciano e Lovino?
Da dove era sbucato?!
Come era entrato in casa sua?!
Fu interrotto da una mano pallida che gli impedì la visuale poggiandoglisi sulle palpebre.
«Ma cosa...?»
«Chi sooono?»
«Un idiota con l'accento francese, che io odio.»
«Odi l'accento o me?»
«Entrambi.»
Fransis scoppiò a ridere, voltandolo ed afferrandogli il colletto della giacca «Comunque hai indovinato!»
«Era logico!» rispose vantandosi Arthur, mentre Fransis gli faceva una pernacchia e gli rideva in faccia.
«Che sc'è?»
«Per te è tutto logico, mon cherì?»
«Tutto tranne la stua escistenza, mon scherry» gli rispose sarcastico accorgendosi che l'alcol iniziava a farsi sentire.
«Beh qui si stanno divertendo tutti, cherì, tranne noi due...»
«Hey ora che sci penscio! Prima guardando la sgiente ho visto che mancava una persciona...»
Bene. Iniziava a parlare con fare strascicato, era preoccupante!
«Ero io!» gli soffiò sulle labbra il francese, per poi sorridergli con sensualità.
«Oh» fece Arthur stupendosi di aver dimenticato di cosa stava parlando fino a poco prima.
«Ti va di fare qualcosa di illogico, per una volta?»
Il biondino fece una smorfia senza capire «Che inten-»
Fu interrotto dalle labbra di quello, che si poggiarono avidamente sulle sue, baciandolo con così foga da lasciarlo senza fiato.
«Scei passo?» chiese singhiozzando per l'alcool. Accidenti, stava messo proprio male!
«Sì, mon amour, di te!» con un salto gli fu di nuovo addosso, spingendolo contro il muro.
«Scei un bbbaka!» strascicò Arthur iniziando a traballare «Sci scitanno vedendo tutti!»
Fransis sorrise e presolo per la cravatta, se lo tirò fino alla prima porta che trovò, per poi spingerlo dentro con uno sguardo eccitato «Adesso nessuno ci disturberà, e ti insegnerò qualcosa di illogico!»
«Ah sci? Tipo la sgeometria?»
«Più che la geometria...la fisica» gli rispose con fare sarcastico, facendo per chiudere la porta «Molto fisica.»
Con una risatina richiuse la porta, isolandosi dal resto della festa...

Ma voi vi starete chiedendo: dove accidenti è finito Alfred?
Il nostro caro americano aveva saggiamente -o forse in preda ai fumi dell'alcol- pensato di salire sul soffitto e puntare una torcia verso il cielo, in una fantomatica imitazione della statua della libertà.
Il motivo a noi non è pervenuto, mi spiace, ma conoscendolo, sarà insensato come questa fan fiction.




x.X.x

Questa storia nasce principalmente come una long, ma dal momento che questo capitolo potrebbe rappresentare da solo la fan fiction, vi chiedo umilmente di recensire per farmi sapere se la storia piace, se vale la pena continuarla o se forse è meglio terminarla così com'è. In caso, quando avrò scritto tutti gli altri capitoli, la continuerò, per ora la inserisco come one-shot completa. Spero a presto!!! =)
Che dirvi, se non...


Pastaaaaaaaaaa!
=D






   
 
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: xMoonyx