“La piccola Jenny ha fatto tardi, ieri
sera?” la prese in giro Luke, quando lei scese per la colazione, ancora
piuttosto assonnata.
“Ho perso la cognizione del tempo” si
giustificò lei, sedendosi a un lato del grande tavolo rettangolare e accettando
il caffè che Daisy le offriva. “Non mi ero resa conto che si fosse fatto così
tardi.”
“Almeno ne valeva la… ahi!” fu
l’intervento di Bo, bruscamente interrotto da un deciso scappellotto da parte
dello zio Jesse.
“Beauregard Duke, sarà bene che impari
a farti gli affari tuoi” sentenziò l’anziano, facendo poi l’occhiolino a Jenny,
che sorrise.
Anche Daisy, in piedi alla finestra,
sorrise. Non sapeva che cosa fosse successo quella sera, ma era certa che fosse
qualcosa di straordinario. Jenny aveva un’espressione troppo serena dipinta sul
volto. Tra lei e Cooter doveva per
forza essere successo qualcosa, e nonostante non fosse un tipo curioso, non
vedeva l’ora di rimanere sola con l’amica per chiederle di che cosa si
trattasse.
“Allora, quali sono i vostri piani per
oggi?” chiese lo zio Jesse ad ognuno di loro.
“Io devo assolutamente fare il bucato”
rispose Daisy, “altrimenti voialtri non avrete più niente da mettervi e sarete
costretti ad andare in giro in mutande.”
“Io ho deciso di sistemare il recinto
delle capre” fu la risposta di Luke.
“Io avrei deciso di andare in città, a
meno che non abbiate bisogno di me qui” disse Jenny.
“Certo che no” la rassicurò lo zio
Jesse. “Sei in vacanza. Bo, potresti accompagnarla in città e poi tornare per
aiutarmi a finire il lavoro con il distillatore.”
“Perfetto” annuì il biondo.
“Sei pronta? Andiamo?”
Jenny annuì, un po’ nervosa. Mentre
entrava dal finestrino, senza alcun aiuto, sperò che la guida del ragazzo non
fosse la stessa del giorno prima. Ma si sbagliava. Per un po’ riuscì a
sopportare, ma ad un tratto il senso di malessere si fece troppo forte. “Bo, fermati!” strillò, ritrovandosi in
lacrime.
Bo doveva aver capito che quello di
Jenny non era soltanto un capriccio, perché fermò subito il Generale Lee, e
subito sì voltò verso la ragazza. “Jenny, che cosa…” iniziò, interrompendosi
nel vederla piangere. “Che succede, Jenny? Ti senti male?”
La ragazza scosse la testa. “Bo, io… io
ho paura d-di…”
“Hai paura della velocità?”
Jenny annuì.
“Scusa, Jenny, io… io non lo sapevo.
Non immaginavo.”
“N-non potevi saperlo. Non lo sa
nessuno.”
“E’ successo qualcosa di particolare?”
Jenny sospirò. Non era un segreto che
si potesse tenere nascosto per sempre. “I… i miei genitori. Quattro anni fa
sono morti in un incidente d’auto, ad Atlanta. È per questo che ho paura.”
“I tuoi genitori sono… oh, Jenny, non…”
“No, non lo sapevi. Lo sa soltanto
Daisy. E Cooter. E tu.”
“Ma perché non ce lo…”
“Non so perché non ve l’ho detto. Non
lo so. Ora possiamo andare, per favore?” concluse Jennifer, in tono secco,
asciugandosi le ultime lacrime.
“Grazie, Bo. Sei stato molto gentile ad
accompagnarmi.”
“Devo anche venirti a riprendere?”
Jenny lanciò un’occhiata verso
l’officina di Cooter, prima di rispondere. “No, non credo. Mi arrangerò.”
“Ci vediamo dopo.”