Cooter era chino sul motore di una
vecchia Plymouth, e sembrava piuttosto in difficoltà. Jennifer si avvicinò
lentamente, osservandolo al di sopra della spalla, cercando di capire quale
fosse il problema. “Lo stai avvitando.”
Il meccanico sobbalzò per la sorpresa,
colpendo con la testa il cofano aperto. “Che diavolo… ahi!”
Jennifer corse immediatamente in suo
aiuto, preoccupata. “Accidenti! Scusa, Cooter, non volevo…” Si interruppe all’improvviso,
trovando di nuovo il viso del meccanico a breve distanza dal proprio. “Ti sei
fatto male?” sussurrò.
Cooter scosse la testa, senza parole.
“Oh, ieri sera… beh, alla fine hai
dimenticato questa” disse lei, porgendogli la bandana.
L’uomo ritrovò la parola. “Non… non l’ho
dimenticata. Vorrei che la tenessi tu.”
“Davvero? Perché?”
“Non lo so” ammise Cooter,
appoggiandosi al cofano e pulendosi le mani. “Non lo so, Jenny. Non so nemmeno
che cosa mi sia preso, ieri sera.”
“Vorresti dire che… che vorresti non…?”
cercò di domandargli lei, piuttosto confusamente.
“No! No, accidenti! Sono contentissimo
di… di averti baciato” proseguì, abbassando la voce per non essere sentito da
due anziane signore di passaggio. “Sono felice di averlo fatto. Tu… tu no?”
Jennifer abbassò lo sguardo e arrossì. “Anche
io sono felice di averlo fatto.”
“Ed è stato meglio della prima volta
che è successo” sorrise Cooter.
“Ti prego, Cooter, non farmi pensare a
quando… oh mamma, che vergogna!” esclamò la ragazza, coprendosi gli occhi con
le mani.
“Jenny, non possiamo far finta che non
sia successo. È successo” continuò
lui, senza scomporsi. “Dai, avevi quattordici anni. È normale che non avessi
alcuna esperienza.”
“Beh, tu ne avevi quasi diciotto, e non
eri messo meglio” lo provocò lei, con un sorriso malizioso dipinto sul volto.
“Ma sentitela! Ok, lasciamo perdere
quella faccenda.”
Jennifer scoppiò a ridere. “Vedo che
sei rimasto lo stesso: quando la situazione volge a tuo sfavore, cambi
discorso.”
“Solo se sto parlando del primo bacio
che ho dato ad una ragazza” ribatté Cooter, anche lui in preda alle risate. “Su,
ti va di darmi una mano? Tra l’altro, tra poco arriverà Boss a prendere la
Rolls.”
“Sono scesa in città apposta per
questo.”
“Per vedere Boss?”
“Per chiederti se ti serviva aiuto”
rispose lei, tirando fuori dalla tasca la bandana.
“Aspetta. Faccio io” disse Cooter,
prendendo il pezzo di stoffa e sistemandolo per bene. Nel compiere l’operazione,
un po’ per caso, un po’ per volontà, si ritrovò di nuovo vicinissimo al volto
della ragazza. “Jenny…”
“Sì?”
“Che cosa penseresti, se ti baciassi di
nuovo?”
“Intendi dire… qui? Adesso?”
“Intendo dire qui e adesso. Che cosa
penseresti?”
“Io… non lo so. Perché vorresti farlo?”
“Beh, perché…” iniziò lui, prima di
essere interrotto dalla sgradevole voce dello sceriffo.
“Davenport! Io e Boss siamo qui per la
Rolls!”
A malincuore, Jenny e Cooter si
allontanarono. Mentre il meccanico raggiungeva Rosco, lei iniziò a svitare il
bullone al quale stava lavorando l’uomo prima del suo arrivo. Di tanto in
tanto, lanciava un’occhiata in direzione del trio, rimanendo sinceramente
sorpresa: i ventotto chili persi da lei dovevano in qualche modo essere
fluttuati da Atlanta fino ad Hazzard, per essere poi assorbiti da Boss. Non c’era
altra spiegazione: nessun uomo poteva ingrassare tanto in dieci anni. Cooter si
accordò con Boss per il pagamento e il buffo omino vestito di bianco pilotò la
propria auto lontana dall’officina.
Jenny lo osservò per bene, mentre si
allontanava.
“Allora” disse Cooter, facendola
sobbalzare. “Che ne pensi?”
“Che è diventato una specie di
barilotto. Se parlavi di Boss” aggiunse, voltandosi a guardare il meccanico.
“Parlavo del motore, in realtà. Ma concordo
con te: è un barilotto. Allora, dov’eravamo rimasti?”
Jenny distolse lo sguardo da lui,
riflettendo. “Eravamo rimasti qui. Stavi avvitando un bullone, invece di
svitarlo.”