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Autore: Goten    28/09/2010    8 recensioni
Adesso cominciavo sinceramente a essere curioso, chissà che razza di uomo era Charlie Swan. Avvertii il rumore dell'acqua provenire dal piano di sopra, sicuramente era una doccia, sospirai, volevo tornare a casa alla svelta. Scesi dall'albero e attesi che finisse i suoi bisogni umani, avevo intenzione di incontrarlo subito e se fosse stato possibile, lo avrei portato via con me ancora quella stessa mattina. Certo che per essere un uomo ce ne metteva di tempo sotto la doccia, erano già ventisei minuti buoni che stava sotto quel getto. Magari si era sentito male... no, il suo cuore batteva forte e armonioso. Decisi di attendere ancora un po'. Finalmente sentii chiudere la manopola dell'acqua e il suo ciabattare al piano superiore. Aveva un passo leggero per essere un uomo, notai. Contai mentalmente fino a mille, prima di bussare gentilmente alla sua porta, quando questa si aprì, mi trovai di fronte lei, la donna delle pulizie.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11

La stavo guardando dormire, era dolce, bella, sensibile, testarda e tremendamente non mia. Mi passai stancamente le mani sul viso. Dio mio, che cosa dovevo fare? Le parole che avevo scambiato con Emmett mi suonavano ancora nella testa. Non riuscivo nemmeno a concepire il fatto che lei potesse innamorarsi di qualcuno che non fossi io! Era assurdo! Però, niente avrebbe potuto impedirlo, lei era sentimentalmente libera, e anche io lo ero... aggiunse una vocina nella mia testa.
C'era una domanda alla quale non avevo ancora dato una risposta e che forse era la domanda più importante di tutte: io amavo Isabella Swan?
Posai i miei occhi sul suo viso a pallido, le mie mani sfiorarono la sua pelle.
La risposta risuonò chiara e forte dentro di me: sì, ero innamorato di lei.
Mi veniva da ridere io, un vampiro di cento otto anni, innamorato di una semplice umana dalla mente geniale e incinta di un verme schifoso.
Ma perché mi ero complicato l'esistenza? Quando mi ero innamorato di lei? Perché mi ero innamorato?!
Mi sedetti per terra accanto al suo letto. Mi sentivo svuotato. Tutti quei sentimenti per lei erano nocivi, non avrei mai e poi mai dovuto provarli. Sicuramente provava simpatia per me, anche affetto probabilmente, ma niente di anche solo lontanamente paragonabile al mio amore per lei.
Aveva ragione Emmett, un giorno, Bella si sarebbe innamorata e quel giorno, io sarei sicuramente morto di dolore.
Dovevo agire prima, non sarei rimasto vicino a lei, no, finito il suo compito sarei ripartito con la mia famiglia, in Italia, a Volterra avrei vissuto l'eternità e lei sarebbe tornata alla vita normale da essere umano. Era giusto così.
Il veleno nella mia bocca aveva preso un sapore amaro, oppure era solo la mia immaginazione... no, semplicemente la mia mente e il mio cuore morto non volevano lasciarla andare. In Bella era contenuta la metà perfetta della mia anima e questo l'avevo capito appena l'avevo vista.
Le ore passarono e il sole fece capolino fra le nubi che già soffocavano il cielo di Forks, mi ero cullato per tutto il tempo con il battito ipnotico del suo cuore. Avevo preso la mia decisione, sarei tornato in Italia, avrei assaporato il tempo con lei, impregnando la mia mente di ogni singolo ricordo. E il battito del suo cuore era certamente uno di questi.
<< Buon giorno >> Le sussurrai dolce, mentre i suoi occhi si aprivano al mondo << scendi e brilla, dolce Bella. >>
Sbadigliò come un gattino, i suoi capelli avevano perso il vago senso di ordine che Rosalie era riuscita a darle il giorno precedente. << 'Giorno. >> Bofonchiò, arruffandosi la capigliatura ancora di più. Era adorabile.
La colazione è pronta. Il pensiero di Rosalie mi arrivò limpido, aveva preparato una colazione equilibrata.
<< Rosalie dice che la colazione è pronta >> Mi alzai tendendole la mano per aiutarla << forza, andiamo, prima che si freddi. >> Afferrai con gentilezza la sua mano candida.
<< Caffè? >> Borbottò ancora con gli occhi sonnacchiosi.
<< Bella. >> La ammonii. << Il caffè ti fa male. >>
<< Ma io ne voglio una tazzina, piccola. >> Il pigiama composto da un semplice paio di pantaloni di cotone e una maglietta troppo grande la facevano apparire molto più grossa di quanto non fosse e anche molto più goffa.
<< No, niente caffè. >> Sentenziai sorridendole gentile.
<< Crudele. >> Soffiò, poco prima di entrare in cucina.
La colazione di Rosalie la attendeva sul tavolo, brioche, succo d'arancia, pane tostato con marmellata. << Caffè? >> Domandò con una vocina sottile, rivolta a mia sorella.
<< Niente caffè, ti fa male. >> La risposta di Rosalie la fece voltare imbronciata.
<< E' una congiura. >> Brontolò, affrettandosi a mangiare la sua brioche calda.
<< No, ti vogliamo bene, è diverso. >> Aggiunse mia sorella, esprimendo il sentimento suo e di Emmett, il mio era sicuramente più profondo.
La mano libera di Bella si massaggiò la pancia. << Hai sentito briciola? Ci vogliono bene. >>
<< Non è normale parlare con la propria pancia, sai Bellina?! >> Esclamò mio fratello, ridacchiando.
<< Briciola capisce tutto, è intelligente la mia piccolina. >> Lo sguardo dolce di Bella era unico, mentre parlava della sua creatura.
<< E se fosse maschio? >> Azzardò Emmett.
<< Femmina! >> Ribatté prontamente la futura mamma.
<< Che ne sai, nell'ultimo controllo non si è visto nulla, solo un piccolo sederino. Magari dall'altra parte ha un piripillo di tutto rispetto. >> E la mano di Rosalie si abbatté sulla testa di Emmett.
<< Come diavolo ti salta in mente di dire certe fesserie?! >> I suoi occhi dorati sembravano prendessero fuoco. Nessuno poteva azzardarsi a toccare Bella o il futuro bambino, Rosalie si era eretta sua guardia personale.
<< Ma Rose, fiorellino, e se avessi ragione? >>
<< Questo non vuol dire che puoi esprimerti in questo modo! >> Sbottò mettendosi le mani sui fianchi.
Io e Bella assistevamo al loro scambio di opinioni, lei finendo la colazione ed io vagando sui loro pensieri. Ero più che certo che sarebbero stati una coppia di genitori fantastica. Peccato che questo non si sarebbe mai avverato.
Mi trovai a fare da bersaglio alle palline di mollica che Bella stava appallottolando in fretta dai residui del suo pane tostato. M’indicò di uscire dalla stanza e lei fece altrettanto.
<< Lasciamoli continuare. >> Sospirò. << Mi serve una mano in laboratorio. >>
Era la prima volta che cercava il mio aiuto per il suo lavoro, annuii seguendola.
<< Accensione luci. >> Ordinò e le luci si accesero.
Aveva un aspetto trasandato, ma era comunque bellissima. << Non ti cambi? >> Mi lanciò un'occhiata veloce.
<< No, sto comoda così. Mi prendi quello, per favore? >> M’indicò una scatola in metallo, la presi e la appoggiai sul suo tavolo di lavoro.
<< Cosa sono? >> Ero curioso, che facessero parte del nostro nuovo armamentario.
Bella infilò le mani nella scatola tirandone fuori un set di... << Orologi?! Sono orologi? >> Ero stupito, mi aspettavo chissà che cosa!
Sollevò i suoi occhi nocciola su di me, caspita, adoravo essere guardato così da lei.
<< Sono un mio personalissimo regalo per voi, Edward. Li ho costruiti io stessa. >> Pareva molto orgogliosa.
<< Scommetto allora che non sono normali. >> Ghignai, chissà cosa diavolo ci aveva cacciato dentro.
Ne prese uno con una mano, mentre con l'altra aveva afferrato il mio polso. Le lasciai fare tutto quello che voleva, mi sembrava di essere gelatina nelle sue mani.
<< Fatto. >> Esclamò con un tono soddisfatto. Osservai quell'orologio, segnava l'ora, non mi pareva molto diverso da un comunissimo orologio da polso. << Ruota il quadrante a destra. >> Feci come mi aveva detto e al posto dell'ora comparve una mappa del pianeta Terra con dei puntini gialli.
<< Cosa... >> Stavo per farle una domanda, ma lei con il suo tono da saputella m’interruppe.
<< Sono vampiri. Vampiri vegetariani per l'esattezza. >> Sollevai lo sguardo stupito. << In questo modo saprete sempre, dove sono e potrete controllarli. >> Sorrise pratica. << Se ruoti il quadrante ancora di uno scatto >> e lo feci << noterai che i puntini gialli sono spariti e al suo posto ci sono dei puntini rossi. >> Annuii meravigliato. << Sono vampiri con in corpo del sangue umano. >>
Alzai la testa osservandola serio. << In questo modo potremmo trovare il clan di Denali e tutti gli altri che attaccano gli umani?! >>
Annuì con un sorrisetto soddisfatto. << Esatto. Se giri il quadrante a sinistra, comparirà una lucetta verde. >> In effetti, comparve un puntino luminoso verde. << Volevo inserire anche gli esseri umani, ma poi alla fine ho pensato che non vi sarebbe servito a nulla. >>
Sì, in effetti, il suo ragionamento non faceva una piega. << E allora cos'è quel puntino verde? >>
<< Sono io. >> Spiegò come se fosse stata una cosa ovvia.
I miei occhi non potevano fare altro che ammirarla, Dio, ma perché questa donna non era mia?! Perché mi stavi punendo così?!
<< Allora, ti piace? >> Domandò con una leggera titubanza nella voce.
Deglutii un fiotto di veleno. << Sono magnifici, grazie, davvero sono stupendi. >>
Il sorriso che mi regalò aveva tracce d’imbarazzo, il suo cuore aveva un ritmo armonioso. Sarebbe stata la mia morte sicura il giorno in cui ci saremmo allontanati da lei. Ma dovevo farlo, per il suo bene.
Da quel giorno ne passarono altri, vedevo il lavoro di Bella sempre più completo e ogni giorno sentivo amplificare il mio dolore per l'imminente separazione. Rosalie continuava a ripetermi che ero un idiota, ma quando le chiedevo il motivo, abilmente cambiava argomento e la sua mente mi mostrava tutt'altro. Anche Emmett non era da meno.
Lasciai cadere il corpo del puma, ormai completamente dissanguato, Rose e Bella erano andate assieme alla visita di controllo, io avevo declinato l'invito di Bella, non volevo farle capire quanto per me fosse importante la sua vita e quella della bambina. Sorrisi tristemente nel pensare che non avrei mai potuto osservarla nella crescita. Sentivo di aver fatto una scelta saggia, ma nel mio cuore morto il dubbio che fosse anche una scelta sbagliata, si stava facendo grande.
Giusto poche ore prima avevo ricevuto una mail da Alice, l'avevo aperta leggendo con attenzione il contenuto, aveva visto tutto quello che era accaduto qui grazie alle sue visioni, e aveva anche raccolto informazioni tramite Rosalie ed Emmett, in sostanza, tutta la mia famiglia sapeva che io ero innamorato di Bella Swan. Nelle sue parole, m’incitava a non lasciarla, di rimanere con lei, perfino Esme e Carlisle erano del suo stesso parere. Jasper un po' meno, ma se per me era importante, l'avrebbe accolta senza problemi.
E così adesso mi sentivo anche più frustrato di prima, perché sapevo che loro non avrebbero mosso obbiezioni, anzi, sembrava che facessero di tutto per farmi rimanere al suo fianco. Ma in realtà ero io a non riuscire a farlo, sapevo che prima o poi la mia natura distruttiva avrebbe messo in serio pericolo la sua vita. Non mi sarei mai perdonato una cosa simile.
Preferivo saperla viva e felice. Lei doveva rimanere all'oscuro dei miei sentimenti.
Era la prima volta in quei sei mesi che rimanevo assente per quasi una giornata intera da casa Swan. Ero ormai divenuto la sua ombra, quel giorno era stato il primo in cui non avevo avuto Bella accanto a me. Com’era stato? Orribile!
Lo dimostravano i quattro alberi che avevo sradicato per rabbia e frustrazione.
Detti un'occhiata all'orologio che mi aveva donato Bella, era divenuto per me l'oggetto più prezioso al mondo. Anche Rose ed Emmett ne avevano uno, ma il sapere che era stata lei a crearlo per noi, lo rendeva un oggetto preziosissimo. L'ora digitale segnava che erano ormai le sette passate, il sole era già sparito da un pezzo. Aveva cenato? Stava bene? Mi sentivo così stupido perché sapevo che mi stavo ferendo da solo.
Sospirai al cielo scuro, era ora di rientrare a casa, ci misi forse cinque, massimo sei secondi, rimasi qualche istante sulla porta, fermo, ad ascoltare il suo cuore, e in quel momento mi sentii sereno. Ero vicino a lei e solamente questo bastava a rendermi migliore.
Mi presi ancora qualche istante per mettermi sul viso quella maschera che avrebbe nascosto i miei sentimenti nei suoi confronti.
Ma cadde inevitabilmente quando, spalancando la porta notai gli enormi scatoloni che Emmett stava finendo di posizionare nel corridoio.
<< Hey, ciao. >> Mi salutò, continuando a fare il suo lavoro.
Che diavolo era quella roba? Stavo per chiederglielo ma Bella e Rose scelsero quel momento per uscire dal laboratorio. I suoi occhi nocciola si posarono sui miei, avevano una nota di tristezza.
<< Edward, ciao. Fatto buona caccia? >> La sua voce era dolce come sempre, ma anche quella mostrava una nota di tristezza. Perché?
<< Sì, tutto bene. Bella, cosa sono queste scatole? >> Indicai con il braccio le decine di scatole imballate alla perfezione.
<< Il mio lavoro. Ho finito il mio incarico. >>

E una doccia gelata s’impossessò delle mie membra.







Ci vediamo giovedì!!! Un grazie speciale va a:
Nessie93
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