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Autore: Herm735    28/09/2010    3 recensioni
Aveva avuto una giornata molto dura. Ma avere giornate molto dure era entrato a far parte della sua routine. Ormai i metodi magici non erano più sicuri. Potevano essere quelli a farti beccare.
Era paranoica, ecco la verità.
Certo, se loro non avessero continuamente tentato di uccidere la sua gente, forse non lo sarebbe stata.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Hermione, Luna/Ron
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'WANTED'
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Eccomi qua, vi avverto che il capitolo che state per leggere è leggermente diverso dal solito.
Buona lettura!




Sentirono dei passi lungo il corridoio.
Non erano mai felici di sentire dei passi.
Ogni volta che qualcuno andava a trovarli finiva molto male.
Quando sentirono la porta aprirsi il loro cuore iniziò a battere all'impazzata.
Il soldato di guardia all'interno della cella sbarrò la porta.
Dialogò brevemente con il soldato che era di guardia all'esterno e con quello che sembrava essere un loro superiore, almeno a giudicare da come si rivolgeva alle due guardie.
Quando il breve litigio si concluse, all'uomo di rango superiore fu finalmente accordato il permesso di entrare nella stanza a far visita ai due prigionieri.
Li guardò dall'alto in basso.
I due erano seduti a terra, con le mani legate dietro la schiena.
Erano totalmente impotenti senza le loro bacchette.
Il generale afferrò una sedia dall'angolo apposto della stanza a cui loro, a causa delle catene, non potevano arrivare. La trascinò verso il centro e ci si mise sopra a sedere, a cavalcioni, come in uno di quei vecchi film sul West.
Li guardò a turno.
“Allora. Facciamo un riepilogo. Loro vi hanno beccato per strada, al mercato nero. Vi hanno legati e disarmati. Ovviamente voi non avete potuto nulla contro di loro, visto che non sapevate che i soldati sono immuni alla magia. Poi vi hanno portato qui, legato come animali e lasciato a soffrire la fame per giorni. Infine, non contenti, vi hanno torturato. Per quante volte esattamente? Sette se non sbaglio...” si rispose da solo. “Ma questo non bastava, no. Certo che no. Vi hanno dichiarato morti. Così che le vostre famiglie vi piangano e che i vostri compagni tremino. E sapete perché lo hanno fatto?” fece una pausa, per far crescere in loro l'ansia.
Non sapeva, però, che ormai non provavano più niente, da circa dopo la quarta volta che li avevano torturati.
“Lo hanno fatto perché possono” gli spiegò semplicemente. “Loro sono il governo, cazzo. Possono tutto.”
Nessuno dei due interrogati si mosse, né rispose. Nessuno dei due diede il minimo cenno di aver sentito quello che il soldato aveva appena detto.
“Eppure, per voi, sarebbe così semplice” li incoraggiò il soldato.
Continuò per un po' a guardarli a turno, cercando di capire quale dei due fosse il più debole e di conseguenza il più facile da far parlare.
“Tu, come ti chiami?” chiese indicando il ragazzo più a destra.
“Thomas, signore. Sono sicuro che lo sa già, signore. Sono sicuro che qualcuno dei soldati che ci hanno interrogato le altre volte lo avrà scritto nella nostra cartella, signore” rispose calcando molto sulla parola, ogni volta che lo chiamava 'signore'.
“Certo che so i vostri nomi. Dean Thomas, Seamus Finningan. Scuola frequentata, Hogwarts. Età simile a quella di personaggi rilevanti, Harry Potter. Amicizie rilevanti strette nel corso della vostra permanenza ad Hogwarts, Harry Potter, Ronald Weasley e Ginevra Weasley. Devo continuare?”
“No, certo che no. Siamo noi” gli disse ironicamente Seamus, parlandogli per la prima volta.
Il generale si accese una sigaretta.
I due maghi non avevano mai capito il senso di quel vizio tipico di molti babbani, diffuso molto tra i soldati.
Forse era una specie di medicina che alleviava loro lo stress.
“Per voi sarebbe così semplice” ripeté ancora il soldato.
Si alzò lentamente dalla sedia, inspirando una boccata di fumo.
“Confessate di far parte dell'esercito di Harry Potter, diteci dove si trova il suo accampamento, e noi in cambio vi lasceremo liberi. Potrete tornare dalle vostre famiglie, dirgli che è stata una svista dei media e che voi siete ancora felicemente vivi.”
Con un gesto lento ma regolare, riportò la sedia nell'angolo in cui l'aveva presa, rimanendo in piedi davanti ai due prigionieri.
Inspirò ancora del fumo.
“Vi stiamo chiedendo di scegliere. Potete parlare ed essere finalmente liberi da tutte le atrocità della guerra, oppure potete continuare ad essere dei ricercati, dei banditi, finché la guerra non finirà e la vostra gente sarà ormai estinta. Siamo onesti. Voi date una mano a noi e noi diamo una mano a voi, così tutti sono felici.”
Dean e Seamus si guardarono.
“La vita, durante la guerra, è dura. È difficile per tutti.”
Dean parlava a fatica, ma stava provando a fare un discorso coerente, nel tentativo di farsi capire del soldato che aveva davanti.
“Lo è soprattutto per chi combatte. Per chi ogni giorno esce di casa e non sa se quella sera ci tornerà. Non sa se la vedrà di nuovo. È difficile per chi ogni giorno lotta ed ogni giorno, in guerra, vede qualcuno morire. A volte è uno dei nostri, a volte uno dei vostri. Ma è pur sempre un soldato. È uno di noi. Uno che la mattina quando si alza ed esce di casa, sa che quella potrebbe essere l'ultima volta. È uno degli uomini che combatte. E questo va bene. Questo è quello che succede quando si è in guerra.”
Fece un'altra pausa, in cui tentò di riprendere fiato, anche se non gli fu affatto facile, visto che aveva due costole rotte.
“Tuttavia, ci sono giorni ancora peggiori. Giorni in cui i soldati vedono cadere un civile. Uno degli innocenti. E quando accade ci chiediamo sempre, aveva una famiglia? Sapeva che c'era una possibilità, piccola ma reale, che non sarebbe tornato a casa quella sera? Per questo, per quanto sia difficile la guerra per un soldato non è mai difficile quanto lo è per chi non combatte e poi comunque muore. Perché gli innocenti non lo sanno mai davvero. Muoiono senza preavviso, senza aver valutato bene la possibilità che sarebbe potuto accadere proprio a loro. Basta che gente come noi faccia un errore, anche piccolo. Basta poco. E loro muoiono.”
Il soldato davanti a loro riprese tranquillo a fumare.
“Quindi ammettete di essere nell'esercito di Harry Potter?”
“Lo eravamo” rispose Seamus. “Ma non in questa guerra. In quella prima. In quella contro gli altri maghi.”
Il soldato annuì senza convinzione.
“E come mai non avete continuato a combattere?”
Dean rise forte e sarcasticamente.
“Non lo ha capito, soldato? Gliel'ho appena spiegato.”
Lui scosse la testa.
“Si, bel discorso, bello davvero. Però io non c'ho capito un cazzo.”
Seamus sospirò.
“Non siamo nell'esercito di Harry Potter.”
“Ma quanto siete stupidi? Se non siete nel suo esercito mentite e dite di esserci, così vi libereranno, chiaro?” gli chiese il soldato quasi urlando, ormai al limite della pazienza con quei due prigionieri un po' fuori dal comune.
“Ma noi non abbiamo la più pallida idea di dove sia il suo campo!” ribatté Seamus deciso.
“Cazzate!” urlò loro il soldato. “Voi lo sapete eccome. Che vi frega di quel pezzo di merda che non ha neanche tentato di salvarvi? Mandatelo al diavolo e diteci dov'è. Noi troviamo lui e voi siete liberi. Ci serve solo un luogo.”
Seamus si sporse in avanti.
“Noi non lo sappiamo dove cazzo è quel campo. Anzi, per quanto ne sappiamo non esiste un campo!”
Il soldato gettò la sigaretta a terra con un sospiro.
“Non mi restano che le cattive.”
Sospirò, spegnendo la sigaretta con la punta della scarpa.
Si chinò e si tirò su i pantaloni, scoprendo la caviglia sinistra, al cui interno, contenuta in una fondina, c'era una di quelle strane pistole che ogni tanto i soldati usavano con loro durante gli interrogatori.
La estrasse e si avvicinò a Seamus.
“Fai parte dell'esercito di Harry Potter?”
“No.”
Immediatamente il corpo di Seamus fu scosso da una scarica elettrica. Il soldato fermò la pistola sulla sua pelle per almeno cinque secondi.
Quando si allontanò Seamus sentiva che non avrebbe mai più riacquistato la sensibilità nel braccio sinistro.
“Te lo chiederò ancora. Fai parte dell'esercito di Harry Potter?”
“No.”
Altri cinque secondi di scossa sul braccio sinistro.
“Riproviamo un'ultima volta. Fai parte dell'esercito di Harry Potter?”
“No.”
Altri cinque secondi, ma ormai Seamus non era più spaventato. Aveva perso completamente la sensibilità dell'arto e non sentiva che un lieve formicolio.
Probabilmente se non fosse morto avrebbero dovuto amputarglielo.
Il soldato fu più crudele con Dean, a cui premette la pistola prima sul braccio destro, poi sulla gamba sinistra, ed infine sull'altra gamba. Anche le risposte di Dean furono negative.
Il soldato ripose di nuovo il teaser nella fondina e dalla cintura sfilò una specie di coltello. Era strano, a differenza di un normale coltello non aveva una lama fina e tagliente, ma aveva forma a base quadrata che si allungava per terminare in una punta che assomigliava molto a quella di uno scalpello.
Si avvicinò a Seamus.
Lui lo guardò terrorizzato. “No, per favore, quello no!” gridò.
Il soldato gli afferrò una mano.
“Fai parte dell'esercito di Harry Potter?”
“No” Seamus scosse forte la testa.
Sentì immediatamente il metallo freddo penetrare tra la carne e l'unghia del suo indice sinistro.
Un grido disumano riecheggiò nella prigione.
Per tre volte porse la domanda, conficcando quello scalpello nel suo indice, nel medio e nell'anulare. Le prime due unghie si erano completamente staccate.
“Per favore, basta! Per favore...”
Seamus giaceva steso a terra, appoggiato su un fianco. “Se avessi saputo qualcosa lo avrei già detto, ma non so niente!” Stava quasi piangendo, sembrava che si lagnasse. “Lo giuro, lo giuro! Basta...basta, per favore...”
Il soldato gli pestò con la scarpa la mano sinistra, che aveva appena ridotto allo spasmo frenetico con le sue torture.
Seamus gridò in un modo che avrebbe sconvolto qualsiasi uomo.
Ormai non era che dolore e sangue. Non c'era più altro dentro il guscio vuoto che un tempo era un ragazzo felice.
La stessa tortura fu eseguita su Dean, che però riuscì a sopportarla meglio.
Il soldato ripose lo scalpello nella sua cintura.
Si avvicinò alla porta blindata pronto ad uscire.
Aveva capito che quei due non avrebbero mai parlato.
Seamus e Dean si rilassarono leggermente una volta che il soldato fu uscito.
Erano fieri di essere sopravvissuti ad un altro giorno là dentro.




Ringrazio:

namy_love: spero che anche questo capitolo ti piaccia! :D

roxy_xyz: Come vedi ancora l'incontro non c'è, però non avrei mai e poi mai potuto far morire Fred in quel modo insensato...Spero che il capitolo ti sia piaciuto, al prossimo!! :D

Lights: ma no dai, non odiarmi! Come vedi sono stata brava e ho aggiornato presto. Spero di riuscire a aggiornare ancora in pochi giorni, quindi tieniti pronta ^_^


A tutti voi che avete letto, mi raccomando, lasciate un commentino, che fanno sempre piacere...chi di voi scrive sa di cosa parlo!
Alla prossima!!


  
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