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Autore: BeGD    29/09/2010    0 recensioni
Bene, Bene, in questa storia vedrete un Harry mai visto prima, un Harry insicuro sulla propria capacità di amare, un Harry contrastato e un Ron combattutto tra due persone che gli provocano sentimenti sconosciuti e "scorretti". Causa di molte complicazioni una nuova matricola di Hogwarts, un certo Billie Joe che, con i suoi segreti, metterà Harry e co. in guardia, di nuovo, dalla potente Magia Oscura.
A Hogwarts ci saranno vari altri cambiamenti: professori inediti, in particolare una giovane di nome Hayley Williams che rivoluzionerà la teoria di Antiche Rune.
Una particolarissima storia scritta a quattro mani, dalla sottoscritta, BeGD, e da __Brendon, altro grande intenditore e cultore dello slash.
Vi auguriamo una buona lettura!
Genere: Avventura, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Il trio protagonista
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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L’ Espresso per Hogwarts era affollato come al solito. Nulla era cambiato dall’ anno scorso e dall’ anno precedente, e dall’ anno precedente ancora. E ad Harry andava bene: in fondo, quel treno era stato la sua salvezza, anni fa, lo aveva catapultato in quello che era il suo vero mondo e allora, quale migliore modo per ricordare quei magici momenti se non ripeterli pedissequamente ogni anno?

Come sempre, la zazzera rossa di Ron lo seguiva fedelmente accompagnata dal panino ripieno di carne secca che sua madre aveva ripreso a preparargli: la famiglia di Ron era in un periodo di magra (non che avesse mai conosciuto un momento di particolare benestare) e ciò era tutto quello che avevano potuto permettersi. Ma non importava, perché quell’ orrido panino sarebbe stato ben presto sostituito dalla massa di Cioccorane che allietavano il viaggio verso la scuola. Come ogni anno. Già, non era cambiato nulla, pensò Harry, anche la folla era sempre la stessa.

-porcaccia, è affollatissimo!- mugolò Ron, spintonando un timido ragazzino del primo anno. Il piccolo si ritrasse, spaventato, e, piangendo, filò dritto in uno scompartimento. Harry lo vide: era così carino, Ron non avrebbe dovuto trattarlo così. Immerso tra i suoi pensieri, si ritrovò strattonato da Ron e spinto in uno scompartimento, all’ apparenza vuoto. Ma non lo era.

Seduto sul sedile più vicino alla finestra, un ragazzo apparentemente della loro età li fissava da sopra un libro, riavviandosi in modo frivolo i lucenti capelli neri. I suoi occhi verdazzurri dal taglio felino si posarono su Harry che, istantaneamente ed in modo inspiegabile, si sentì avvampare.

Rivolgendo al mago dalla cicatrice a saetta un debole sorriso, il giovane sconosciuto accavallò le gambe: portava un paio di jeans neri dall’ aderenza quasi irreale, come una pelle: si poteva distinguere il contorno di tutto il suo corpo dalla cintola in giù, ed Harry, interrogandosi sul perché un ragazzo potesse fargli quell’ effetto, non riuscì a distogliere da essi lo sguardo.

Il ragazzo continuò a sorridergli con una bocca carnosa, ben definita, irreale anch’ essa. Aveva le labbra rosee, gentili, morbide allo sguardo e, presumibilmente, al tatto, e un naso dritto, senza sfarzo, discreto, che si inchinava al cospetto degli occhi più belli che Harry avesse mai visto. Erano come la Pietra Filosofale, preziosi, magici, indifesi ma allo stesso tempo potentissimi. Raggiungevano sfumature indistinte, descrivevano una tavolozza di colori sconosciuti agli umani, avevano la rara capacità di piegare l’ essere più inflessibile, che era costretto a prostrarsi e ad ammirare semplicemente cotanta bellezza e perfezione.

Un piccolo esercito proteggeva stoicamente quelle due acquemarine, che sembrava si fondessero in un abbraccio d’ amore agli smeraldi più puri: dei minuscoli crini di cavallo, delle ciglia lunghe e arcuate, che parevano il pennello di Afrodite, capaci di dipingere il cuore degli impuri uomini che ammiravano quell’ Olimpo di splendore.

Le gote rosee del giovane si mossero in sincronia alla sua bocca: -prego, se volete sedervi..- disse con gentilezza, scostando dal sedile accanto un enorme libro dalle pagine ingiallite: Difesa pratica contro le Arti Oscure, il manuale che avrebbero studiato quell’ anno.

-sei del nostro anno, quindi?- chiese Ron, schivo. Si vedeva lontano un miglio che voleva avere poco a che fare con quel tipo, e cercava in tutti i modi di evitare il suo sguardo.

-dipende dall’ anno in cui siete. Io sono al sesto.- miagolò lo sconosciuto.

-anche noi. Harry, piacere.- ribattè Harry, dopo essersi bruscamente risvegliato dallo stato catatonico in cui era caduto alla vista del ragazzo che ora gli sedeva di fronte, le gambe sempre accavallate in modo singorile.

-Harry Potter, vero? Ho sempre sentito parlare di te. Mi piaci molto.- aggiunse, inarcando un sopracciglio corvino e rivolgendo a Harry uno sguardo complice. Harry sentì i pantaloni farsi più stretti, ma non aveva intenzione di cedere e di ammettere che quel ragazzo lo stava decisamente eccitando. Deglutì pesantemente e il giovane parve accorgersi del suo disagio, rincarando prontamente la dose.

-il famoso Harry Potter. Non sai quanto mi piacerebbe conoscerti a fondo. Sono Billie Joe Armstrong, piacere. Chiamami Billie.- concluse con enfasi, tendendo la mano a Harry.

Il mago la afferrò e la strinse. Era calda, liscia, sfuggente come l’ acqua ma ferma e virile. Sul polso destro di Billie, notò una piccola e apparentemente normale stellina rossa, che si illuminò non appena le due mani entrarono in contatto. Harry fece finta di non farci caso, e Billie parve riconoscente.

Ron, intanto, era dedito alla lettura, apparentemente appassionante, di un manuale elementare di Antiche Rune che Hermione aveva insistito a prestargli, nel tentativo di farlo appassionare a una delle sue materie preferite. Ron non lo aveva mai aperto, trovandolo inutile, ma ora pareva rapito da quella interminabile serie di segnetti indistinguibili l’ uno dall’ altro e irriconducibili alla scrittura normale, se non previa un approfondito studio preparatorio. Studio che Ron non aveva mai nemmeno cominciato, nonostante stesse apparentemente leggendo scorrevolmente una versione da una pagina e mezza.

Harry si trattenne dallo scoppiare a ridere, comprendendo perfettamente che l’ amico stava semplicemente cercando di evitare lo sguardo e il contatto con Billie. Ma che male c’ era, in fondo? Si trattava di un ragazzo normale, bellissimo, ma normale. Ma è normale che, improvvisamente, senta qualcosa di duro premere contro la zip dei jeans al suo sguardo?! Al SOLO sguardo? Pensò Harry, come ribattendo al pensiero precedente. Quel che era sicuro era che quel giovane non era come tutti gli altri; aveva qualcosa di diverso, di nascosto e forse pericoloso, ma allo stesso tempo ammaliante. Era strano, e la mente di Harry si divise in due fazioni opposte: una desiderava ardentemente che Billie fosse un Grifondoro, l’ altra tentava di distruggere l’ avversaria, pensando che fosse essenziale che quello che poteva essere un giovane maledetto non appartenesse alla sua stessa Casa. C’ era solo un modo perché quella guerra interiore finisse.

-sei stato già assegnato a una Casa?- si ritrovò a chiedere Harry. Billie lo osservò attonito.

-io.. non so. Non sono inglese. Sono americano, vengo dalla California. Mi hanno detto che starò con dei certi.. grifi.. argentati.. ippogrifi forse..-

-Grifondoro, è quella la tua Casa.- lo interruppe Ron, schietto, come volesse metterlo a tacere. Chiuse poi il manuale e lo sbatté sul sedile accanto a lui, prendendo a scrutarsi la punta delle scarpe.

Billie annuì, per tutta risposta. Era evidente che aveva intuito che Ron non lo apprezzava, e sembrava intristito. Aveva perso quel magnifico sorriso che lo aveva illuminato fino a pochi istanti prima.

-devi aver viaggiato molto per venire qui, vero?-

Non era stato Harry a parlare, ma una voce piuttosto strascicata e, stranamente, mielosa. Harry si voltò di scatto, e notò la solita testa bionda e gli stessi occhi grigio chiaro che aveva sempre odiato, pieni di un sentimento tutto nuovo: la lussuria. Serrò di scatto le mascelle: non avrebbe ottenuto Billie tanto facilmente.

-s..sì.- rispose il ragazzo dagli occhi verdi. Era come se Malfoy sapesse qualcosa su di lui che non avrebbe dovuto conoscere, e Billie ne era consapevole.

-vieni con me, Armstrong? Ti devo dire una cosa. Te lo rubo un attimo, Potter.- soggiunse Draco, e la sua voce assunse la solita sfumatura di odio profondo.

Mentre Harry pensava a come farla pagare a Malfoy per aver insinuato e rivelato il suo desiderio di possesso verso il ragazzo americano, vide sfilare davanti a sé Billie, l’ andatura mogia ma ancheggiante e fiera. I jeans lo fasciavano da dietro in una maniera impressionante, ma gli conferivano una raffinatezza mai vista. Era provocante, ma mai volgare, malizioso e, allo stesso tempo, timido. Era bellissimo, era la cosa più bella che Harry avesse mai potuto immaginare.

E poi arrivò lei, la chioma rossa svolazzante e le lentiggini che le si rincorrevano sulle guance, il sorriso instancabile e gli occhi brillanti. Era bella anche lei, Ginny, ed era stato il primo pensiero di Harry appena sveglio la mattina, di Harry impegnato a fare pile di temi, di Harry rinchiuso in camera a Privet Drive, numero 4. Ma non dell’ Harry che sedeva su quel maledetto sedile del treno, che al posto di Ginny cercava di vedere Billie, che cercava di trasformare i lunghi capelli rosso fuoco della sorella di Ron in quelli medi e corvini del ragazzo, gli occhi della ragazza nelle pietre preziose dell’ uomo-gatto che aveva appena conosciuto e che ancora occupava i suoi pensieri. No, quel viaggio non era stato come tutti gli altri, e nemmeno l’ anno successivo a Hogwarts sarebbe stato uguale.

 

   
 
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