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Autore: Any Ikisy    29/09/2010    1 recensioni
Ogni componente dell'Host Club ha un suo comportamento distintivo: Tamaki, i gemelli e Honey ne ostentano uno particolarmente apprezzato; Mori si adatta alla tecnica di suo cugino, di modo che anch'egli possa assumerne i caratteri simili e completare le sue carenze.
Il fascino di Kyouya invece è più difficile da interpretare.
[ KyouTama; revisionata ]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kyoya Ohtori, Tamaki Suoh
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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IL TIPO FIGO

 

 

Come lo aveva chiamato Tamaki.

Quello intelligente, calcolatore e sempre pacatamente distante; magari quello alto e snello, la personificazione dell’organizzazione con la sua sorprendentemente elegante abitudine di sistemare gli occhiali prima di una spiegazione forse troppo complicata.

Per lo più, una definizione non alla portata di Tamaki.

Kyouya si occupava dei retroscena dell’Host Club: il numero delle sue clienti era molto inferiore rispetto a quello degli membri e lo sapeva perché era lui ad occuparsi dei numeri.

Le sue poche ammiratrici erano coscienti della sua posizione quale tesoriere del club; faceva il prezioso, o almeno dava loro quest’impressione.

 

Il tema di quel giorno era La casa delle bambole.

Per quanto pacchiano potesse sembrare, bere il the affiancati da peluche e principi azzurri riscuoteva ancora un certo successo; Honey abbracciava il proprio coniglietto, mentre Takashi lo teneva sulle gambe perché il suo posto era occupato da un enorme scimpanzé.

Ovviamente, Honey era stato vestito con un costume da orsetto lavatore, giusto per andare in contro alle pretese della sceneggiatura.

All’ombra di una colonna di granito, Kyouya si segnava mentalmente di trovare un fiocco da sistemare al collo di Tamaki per una prossima occasione.

Tutto alquanto noioso, se non per il fatto che Haruhi era particolarmente indispettita di dover vestire un costume da bambola di porcellana, con tanto di parrucca a boccoli e rossetto pesante.

Lui, il tipo figo, non era adatto a quello scenario.

 

Si chiese se Tamaki si fosse accorto che era alle sue spalle.

Poggiò delicatamente una mano sul suo braccio per palesare la propria presenza, lasciandolo quindi continuare a sproloquiare.

Prestando un orecchio alla conversazione, finì solo per lasciarsi trascinare dai ragionamenti poco coerenti e illogici di Tamaki riguardo all’odierno romanticismo: le parole dolci venivano sminuite da labbra disoneste e indegne, i gesti passionali rivelavano oltraggiosi doppi fini e altre chiacchiere tutt’altro che  realistiche.

Spesso Kyouya si trovava a chiedersi come quel ragazzo potesse essere tanto sfrontato da condannare altri per crimini che lui stesso commetteva.

« Perdona l’ardire Tamaki, ma devo dissentire: se non vi fossero tanti seduttori a metterle alla prova, non pensi che le donne svaluterebbero l’Amore scambiandolo per altro? »

« Mai. Le donne non corrono il rischio di confondersi in simili occorrenze. I sentimentalismi solo il loro più grande sfizio… dico bene, mie dame? »

Una leggera risatina accompagnò la voce incantevole del biondo, il quale volle renderle partecipi alla conversazione in qualche modo. Un Host non avrebbe mai fatto sentire una donna esclusa.

« E dunque credi che i donnaioli siano alla stregua di delinquenti, per questo loro passatempo? »

« Non per niente il nostro unico scopo è quello di rendere ogni donna felice, Kyouya: semmai incontreremo qualche playboy in compagnia di una delle qui presenti, dovremo entrare in azione e allontanarlo con ogni mezzo. »

« Certamente, ma se la felicità di una donna risiedesse nell’essere importunata da qualcuno che è intenzionato a trattarla poco gentilmente? »

Doveva stare attento a come parlava, Kyouya lo sapeva. Era sconveniente per un Host mostrare alle altre signorine punti di vista maschili che difficilmente interessavano loro.

« Mh… Ne esistono? » Tamaki era avvezzo a reggere il gioco invece.

« E se così fosse, cosa dovremmo fare? Lasciare che la nostra protetta soffra per il suo amore non corrisposto oppure aprirle gli occhi e mostrarle la cruda verità prima che si faccia del male? »

Gli occhiali del moro erano in controluce, ma gli parve di scorgere il suo sguardo volgersi alle presenti; al chè Tamaki sussultò.

« Non vi preoccupate, Ootari. Non esiste alcun genere di corrispondenza tra uomo e donna: nessuna fanciulla lo permetterebbe mai, se ben si addice al nostro status sociale. »

L’asciutta risposta giunse da una delle accompagnatrici più altezzose, la quale aveva deciso di intervenire in favore del proprio Host; le altre, ovviamente, annuirono concordi. In Kyouya questo suscitò una certa irritabilità, anche se non lo diede a vedere.

« Perdoni i miei irrispettosi commenti, signorina. Dovrei tenere a freno l’immaginazione, conoscendo ben poco le mie controparti vergini. Terrò bene a mente le vostre parole. »

Si piegò in un distinto inchino, scostando il mantello purpureo di cui era stato dotato per interpretare la parte del cavaliere misterioso; lasciò quindi il suo pubblico con un pretesto plausibile prima di venir ulteriormente turbato dall’atteggiamento altezzoso di quella ragazza.

 

Kyouya sapeva quand’era il momento di uscire di scena e quando invece quello di presenziare: non per niente, il tipo figo aveva costantemente il controllo delle situazioni e dell’ambiente che lo circondava.

Forse per questo riusciva così bene a fottere sempre il tipo seducente.

« Oggi hai tenuto un discorso per niente da te, Kyouya. »

« Ahan… »

« Le fanciulle con cui ero seduto poco fa sono rimaste inebetite dalle tue profonde constatazioni, sai? »

« Mh. »

Tamaki sollevò uno degli scatoloni contenente i costumi e i trucchi per la sceneggiata dello stesso giorno, mentre l’altro lo ascoltava distrattamente e allo stesso tempo riportava il materiale in un elenco alquanto dettagliato e minuzioso.

« Rimani comunque tu il migliore, nevvero King? »

« Certamente! Non per niente mi chiamo così! »

Aveva forzato Tamaki ad aiutarlo nella catalogazione degli effetti appartenenti al suo club, così da potergli parlare.

« Quanto pesa…! »

Avrebbe potuto scegliere un qualsiasi altro momento con le sue capacità di organizzazione, ma aveva scelto per puro capriccio.

« Per un momento ho quasi creduto che dicessi veramente. »

« Pesa sul serio, Kyouya! Potresti anche darmi una mano! »

« Non parlavo di quello, idiota. E poi ho le mani occupate, come vedi. »

Tamaki lo degnò di una fugace occhiata, notando che effettivamente stava scrivendo con una mano e sorreggendo un tabulato da compilare; il consueto brillio delle lenti perennemente in controluce.

« E allora di cosa, sentiamo? »

Alla fine aveva trascinato lo scatolone con poca grazia sino all’altro angolo della stanza, chiedendosi perché non avesse chiesto aiuto a Mori Takashi anziché a lui.

« Mi riferivo alle tue parole, al modo in cui hai parlato dei cicisbei a cui ci atteggiamo… come se noi non lo fossimo per professione. »

Portò una mano al volto, aggiustando i propri occhiali da vista ed eliminando quel fastidioso luccichio che non permetteva al suo interlocutore di scrutare gli occhi nocciola.

« Un colpo duro per chi, come me e te, persegue il mestiere di Host. Forse persino un tantino presuntuoso, se permetti. »

Kyouya si scansò dal muro a cui era appoggiato, avvicinandosi a lui con movimenti fin troppo meccanici.

La sua cravatta era leggermente sfatta e Tamaki allungò le mani per aggiustargliela premurosamente; fu a quel punto che capì e sorrise.

« Tu pensi che io mi stia beffando delle mie ammiratrici, dando loro false speranze? »

Il castano gli afferrò il mento tra le dita, portando la sua attenzione nuovamente sul suo viso.

« Stai promettendo loro una favola e un sentimento che non provi, per quanto bravo tu possa essere a fingerlo. Come Honey, Haruhi, Mori, Hikaru, Kaoru e me, fai del tuo meglio per renderle felici… ma non hai capito che loro si immedesimano meglio di te. Devi stare attento a cosa pretendono. Tu non sei una prostituta come loro, questo lo so per certo. »

« Cosa…? »

« Non ti avrei mai supportato se lo fossi stato… »

Tamaki ricordò che, in effetti, tra le molteplici difficoltà che avevano incontrato, Kyouya era sempre al suo fianco per nutrire la sua speranza.

Faticò ad indietreggiare quando poi si accorse del viso di Kyouya che avanzava verso il suo. Cedette alla tentazione di mugugnare appena quando poi il contatto avvenne.

Abbandonò la mano che prima stava armeggiando con la cravatta per spostarla sulla spalla di Kyouya, mentre l’altro lo rendeva maggiormente partecipe con le sue labbra.

Tamaki era troppo innocente per considerare la propria attività pomeridiana come un teatrino, che per altro lo voleva protagonista, inscenato per un pubblico di fanciulle falsamente incorruttibili.

Così com’era altrettanto ingenuo da credere che la cravatta si fosse allentata da sola; inoltre solo un sempliciotto avrebbe creduto che lui fosse preoccupato per le giovani che entrambi intrattenevano.

Svendeva il proprio romanticismo a creature che riteneva meritevoli per il semplice aspetto esteriore, un fattore puramente naturale e casuale.

C’era il 50% di ricevere il cromosoma Y; Kyouya non poteva realmente considerarsi sfortunato con una percentuale del genere.

Con l’altra mano afferrò e strinse la cravatta del biondo, mentre penetrava la sua bocca con la lingua rudemente. Sbottonò il primo bottone della giacca scolastica del proprio compagno, poi anche il secondo e il terzo.

La differenza tra il tipo figo e il tipo seducente era nell’abbigliamento, a ben guardarli.

Kyouya aveva la cravatta allacciata e perfettamente ordinata, in quel momento…

« Tamaki, perché hai questo successo con le ragazze… Lo sai? »

« Mh? »

« Perché alle donne piace essere servite e riverite; a loro piace sentirsi creature mistiche intoccabili e irraggiungibili; apprezzano soprattutto chi stira i loro fronzoli… e tu lo fai splendidamente, contrariamente a me. »

« Di che parli? »

Spostò un braccio verso il basso, facendo scivolare la giacca azzurra dell’istituto, per poi posarsi contro la cintura di pelle, finemente lavorata.

« Io non sono una ragazza-» fissò i propri occhi scuri in quelli cristallini del biondo, sfilando lentamente il pezzo di stoffa che stringeva i pantaloni alla vita di Tamaki «-ma apprezzo anche io questo genere di trattamento. In particolar modo, da parte tua. Perciò regalami l’illusione di corrispondermi… anche se nel mio caso è più giusto parlare di realtà. »

 

Kyouya era un grande osservatore, oltre che un calcolatore provetto.

Agiva senza lasciarsi cogliere da timore alcuno; difendeva a spada tratta ciò per cui ne valeva la pena, ma si muoveva nell’ombra affinché i nemici non sapessero mai da che parte arrivasse il fendente.

« Kyouya? »

« Mh? »

« Perché non hai chiamato un’impresa di trasloco o qualcosa del genere per portare gli scatoloni nel ripostiglio? »

Il moro sapeva come manovrare chi gli stava intorno.

« … »

Il tipo figo sapeva qual’era il posto rappresentato dal soprannome che portava. E lo rispettava.

« Domani insceneremo l’Inghilterra Elisabettiana; ho procurato il materiale per la servitù di corte e per la nobiltà d’epoca. Mi aiuti a portarlo qui? »

« Grande! Io farò the King! »

Ma, dietro le quinte, chi veramente muoveva i fili, rimaneva lui.

 

 

 

 

 

 

 

Note: uno ci può sempre provare, non credete?... dovevo scrivere una KyoTama per poter dire di non saperlo fare.

Ad ogni modo, ho deciso di betare nuovamente questa one-shot: non c’erano commenti e ho potuto dedurne semplicemente che non è piaciuta e, anzi, trovata ‘senza possibilità’ XD altrimenti qualche consiglio sarebbe comunque arrivato.

A parte questo, non ci sono indicazioni di sorta che servano a una migliore comprensione della fic: è semplicemente un momento, uno sprazzo della loro avventura come Host.

Spero stavolta di aver fatto un buon lavoro: sono stata un pomeriggio a pensare a come sistemare il macello che avevo fatto… era davvero un disastro!

13/10/10 

Any Ikisy

  
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