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Autore: FeyM    29/09/2010    2 recensioni
Una manciata di mesi dopo il ritorno a corte di Ian in seguito al litigio con il conte Guillaume per la scoperta del suo segreto, qualcun'altro irromperà nella vita del giovane cavaliere americano regalandogli un ulteriore sconvolgimento
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiedo immensamente perdono per l'enorme ritardo del nuovo capitolo, ma spero che la sua lunghezza compenserà l'attesa.

Grazie infinite a chi recensisce e grazie anche per avermi segnalato che non era presente l'HTML.

Spero di sentire le vostre opinioni sul capitoloe anche su eventuali e probabilissimi "ORRORI" ortografici.

Ringrazio molto anche chi legge e spero che quesot capitolo non vi deluda.

Buona lettura.

Per chi veniva dal mondo moderno il castello era un labirinto ed era già abbastanza difficile trovare le proprie stanze, figurarsi un cortile.

Percorsero il portico ombreggiato uscendo per un cortile circolare, abbastanza piccolo, ma adatto per farci giocare dei bambini.

Davanti ai genitori di Daniel, si presentava una scena degna del quadro di un pittore rinomato: I fiori ricoprivano il terreno e sembravano comporre ghirlande intorno al cortile, nel mezzo c'erano Isabeau e Ian teneramente abbracciati con Michel tra le braccia che sonnecchiava.

Marc intanto stava guardando con curiosità i fiori ed era molto tentato nell'assaggiarli, ma era evidente che i genitori gli avessero insegnato a non farlo.

A distanza rispettosa stava la madre di Beau che sorvegliava attenta il bambino che curiosava in terra per evitare che si mettesse in pericolo.

Daniel sentì sciogliersi il cuore a quell'atmosfera così pacifica. D'un tratto, Ian sciolse l'abbraccio dalla moglie e si rivolse ai tre Freeland con gli occhi ancora scintillanti:-Siete arrivati in orario, nonostante tutto.- scherzò. Daniel rise capendo il riferimento al dialogo che avevano avuto prima.

-Cosa credevi? Sarò arrugginito ma qualcosa di meridiane mi ricordo.- Si riscosse evasivamente accorgendosi di essere osservato da Brianna, ma la donna non proferì parola se non per chiedere a Isabeau di potersi congedare capendo che l'intenzione dei cinque era di rimanere soli. La ragazza le fu riconoscente nel capire al volo il motivo del suo allontanamento.

Ian osservò la donna allontanarsi poi disse con un sospiro:-Qui possiamo parlare liberamente senza avere il timore che ci ascoltino.-

Ci fu un minuto buono di silenzio imbarazzato in cui il giovane e i coniugi Freeland si fissarono intensamente accompagnati dallo sguardo curioso di Isabeau e da quello annoiato di Daniel.

Alla fine, fu John Freeland a prendere la parola:-Tutto mi sarei aspettato tranne questo.- disse con una punta amara.

-Lo so che ho sbagliato a tacere, ma i motivi ve li ho già detti e...- Non riuscì a finire perché il colonnello lo aveva interrotto.

-E non c'è bisogno che ti scusi. Avevi tutte le ragioni e noi temevamo per te, tutto qui.- Ian guardava colui che era stato il suo tutore dalla morte dei suoi genitori con ammirazione nel vedere quanto fosse lucido di fronte ad una cosa del genere.

-Vederti sano e salvo e soprattutto felice è il meglio che volevamo per te.-

-Non sai quanto sono lieto di sentirtelo dire.-

Dopo un'altra occhiata a Sylvia, Ian disse:-Permettetemi di presentarvi Isabeau, la mia sposa.-

I due coniugi salutarono la ragazza e poi si rivolsero di nuovo a Ian:-Oh, santo cielo! Che anime sante!- esclamò Sylvia commossa nel vedere Michel che si strofinava gli occhi e Marc che richiamava l'attenzione del padre. Ian prese in braccio il figlio già di una stazza considerevole per un bimbo di tre anni.

-Si vede bene a chi assomigliano.- mormorò la donna.

-Già.- disse Ian:-Michel ha preso tutto da Isabeau. Persino il carattere a quanto pare.-

-E Marc da te.- disse la giovane con un sorriso beffardo:-Non hai idea di quanto si lamenti Chailly quando si mette a fare guai.-

Ian guardò il figlio dritto negli occhi:-E così combini guai sempre più grossi, eh birbante?- Il bambino gli rivolse un sorriso tutto denti e aggiunse:-Anche mamma dice che faccio guai.-

-Mio dio. Persino la voce...- Sylvia era oltremodo commossa.

-Cosa?- chiese Ian.

-Non dirmi che sei stupito perché non ci credo.- Sylvia aveva il viso più raggiante del sole:-Ti sei dimenticato che ti abbiamo visto crescere?-

Ian sorrise.

-Ian- gli disse il colonnello:-Tuo padre sarebbe molto orgoglioso di te. Dico davvero.-

-Lo so.- dovette ammettere il giovane ricordando quella famiglia che aveva cercato di dimenticare.

-Sediamoci.- disse per cambiare discorso.

Si sistemarono tutti su una panca di pietra e Michel cominciava ad aprire gli occhi stanco del sonno. Ian guardò la moglie con affetto infinito poi disse:-Parlate pure liberamente. Isabeau sa tutto. E anche il conte.-

-Vuoi dire quell'uomo che sembra un capitano dell'Esercito?- chiese il colonnello perplesso.

-Sì, lui. È mio fratello maggiore, ora.-

-Qui facciamo più confusione che nella torre di Babele...- commentò l'uomo con un sospiro:-Che ne dici di spiegarci tutto dall'inizio?-

-Vi riferite alla prima avventura qui?- I due annuirono all'unisono. Daniel intanto lo guardava preoccupato per quello che avrebbe detto.

-E voglio che tu mi chiarisca come ti sei procurato quelle cicatrici.- aggiunse l'uomo per rincarare la dose.

Ian sospirò e poi disse rivolto a Daniel:-Da dove comincio?- più che altro parlava a se stesso, ma più che mai in quel momento aveva bisogno di sostegno morale. Senza trovare risposta, cominciò:-Quando eravate partiti per quel fine settimana, quello in cui i terroristi hanno bombardato il quartiere, noi ci eravamo messi a giocare ad Hyperversum. Da lì, deve essere successo qualcosa quando sono entrato in gioco io, perché il passaggio funziona solo se sono presente o se qualcuno mi vede.- O se c’è Daniel… aggiunse mentalmente:-Insomma, ci siamo ritrovati da soli e sperduti in una terra che non conoscevamo e non sapevamo come tornare a casa.

Abbiamo vagato per tutta la notte in cerca di Carl e Donna, ma non ci hanno mai risposto, e mentre stavamo camminando su una strada, è apparsa una carrozza lanciata a folle velocità, che fuggiva da un convoglio di briganti e assassini. Rimanemmo nascosti nel bosco e aspettammo che venisse l'alba. Quando tornammo sulla strada la carrozza della sera prima era devastata, gli uomini di scorta morti e chiunque fosse stato dentro la carrozza era stato rapito.- Isabeau si irrigidì di fianco al marito ricordando che al posto della donna che aveva preso le sue sembianze avrebbe potuto esserci lei. Il giovane le scambiò uno sguardo premuroso spiegando:-Cercavano lei per ragioni politiche e territoriali ma per fortuna non avevano trovato lei in carrozza, ma una sosia.-

-In poco arrivammo ad una città, ma non ci registrammo come avremmo dovuto fare, in quel momento non lo sapevamo, e incontrammo Isabeau sotto finte spoglie che ci indicò un monastero dove trovare riparo.-

La giovane si strinse a lui dicendo:-Chi poteva pensare che quel forestiero malandato sarebbe divenuto mio marito?-

-In effetti non mi hai trattato molto bene al nostro primo incontro.- rifletté Ian.

Lei gli rivolse un sorriso innocente .

-Comunque, mentre stavamo per avviarci fuori dalla città, Isabeau è stata fermata da un soldato per non essersi registrata all'ingresso e ho preso le sue difese.-

-Diciamo che se avessi potuto avresti spaccato la faccia a quel soldato, eh?- Daniel aveva un sorriso beffardo sul volto.

Ian riprese il discorso interdetto:-Ho cercato di essere cortese, ma prima che potesse succedere qualunque cosa è arrivato quel farabutto di Jerome Derangale.-pronunciò quel nome come se avesse appena ingerito veleno.

-Chi era?- chiese Sylvia vedendo la reazione del giovane.

Isabeau rispose al posto del marito:-Colui che amministrava quelle terre. Lo sceriffo di Flandre soprannominato Sans-Piète.-

-Di nome e di fatto.- commentò Daniel disgustato.

Ian guardò i presenti con aria torva e si accorse che Marc lo fissava con enorme punto interrogativo stampato in faccia.

-Dopo un colloquio spinoso aveva deciso di sbatterci tutti in una cella e di farci probabilmente impiccare il giorno dopo, e io feci il dannato errore di ribattere.-

Daniel intervenne severo:-No, Ian. Non confondere le acque. So che non vuoi che loro lo sappiano ma devono.- si rivolse ai genitori con l'orrore di quel giorno negli occhi:-Io ho ribattuto, e io avrei dovuto ricevere cinque frustate per punizione. Ma Ian si è offerto al mio posto sapendo che non avrei mai sopportato una tortura del genere.-

John e Sylvia erano bianchi come il marmo.

Il danno è fatto. Tanto vale dire tutto, almeno avremo l'anima in pace. Scambiò questo pensiero con l'amico e l'altro annuì in risposta.

-Quel figlio di un cane invece di infliggergli cinque frustate ha continuato fino a quando non è svenuto.- Daniel non aveva ancora messo a tacere il rimorso di quel giorno. Non l'avrebbe mai fatto.

Il colonnello abbassò lo sguardo:-Dunque è così. In fondo, sei sempre stato tu quello che proteggeva Daniel dai pericoli.- diceva amaro:-E poi?-

Ian riprese fiato e continuò a raccontare:-Quella stessa notte siamo scappati dalla città per il condotto che ci avrebbe portato fuori. Ma, tanto per dire che ho un abbonamento speciale ai guai, io non ho fatto in tempo a passare. Nella mischia dell'inseguimento ho ferito un uomo per la prima volta, forse l'ho ucciso ma non ricordo.-

Isabeau era diventata come una statua di cera:-Buon Dio, se solo ripenso a come sei stato vicino alla morte quella notte...-

-Ma tu sei rimasta lì per me. Se non fossi arrivata tu mi avrebbero preso nonostante fossi saltato giù dalle mura.-

Ian continuò a parlare con voce sommessa:-Abbiamo preso una barca e abbiamo risalito il fiume per raggiungere il feudo di Montmayeur ed io ero praticamente svenuto quando i suoi soldati ci hanno trovato.-

John guardò il figlio, preso dal racconto:-E voi?-

-Abbiamo fatto la stessa cosa ma siamo arrivati prima dai soldati e loro ci hanno preso in custodia.- Non voleva aggiungere che se non ci fossero stati un ragazzino e una donna probabilmente i soldati non avrebbero perso tempo a portarsi dietro i prigionieri, era superfluo.

-Quando Jean e Isabeau sono tornati, credevamo che fosse morto tanto era cereo.-

-Eh sì, ero ridotto male.-Poi il suo sguardo cambiò ed una luce di meraviglia invase i suoi occhi:-Ma mi sono svegliato in un monastero con il più bell'angelo che avessi mai potuto vedere.-

La giovane al suo fianco arrossì al complimento. Il marito girò il capo per rivolgersi ai presenti:-In seguito ho avuto il primo incontro con Guillaume. Voleva ringraziarmi di aver salvato la sua protetta e mi ha detto che potevo chiedere qualunque cosa per sdebitarmi.- I ricordi si rincorrevano nella mente del giovane:-Così, data la nostra precaria condizione ho deciso di rendermi un suo famiglio e diventare lo storico della famiglia Ponthieu.-

-E il professore di Storia non è perito nemmeno nel Medioevo...-commentò Daniel.

Ian dileguò un sorriso per riprendere:-Quando il conte mi fece conoscere suo fratello mi prese come una sensazione di ostilità nei confronti di quell'uomo tanto simile a me d'aspetto.- tergiversò infastidito.

Magari perché era il futuro sposo della tua bella francese...pensò Daniel, ma non osò esprimere quel pensiero in presenza di Isabeau. Sarebbe sembrata un’offesa espressa in quel modo. E poi, sia Ian che la sua sposa non amavano ricordare il vero fratello del conte.

Isabeau si era ritratta in modo quasi impercettibile al nome dell'uomo che avrebbe dovuto effettivamente sposare, ma si ricompose facendo finta di aver avuto uno sbilanciamento della postura di Michel.

-In più Guillaume mi ordinò di accompagnarlo ad Arras per prendere nota del momento in cui sarebbe stato sciolto dagli ordini monastici e avrebbe potuto unirsi in matrimonio con Isabeau.-

Entrambi i coniugi lo guardarono interdetti, ma tacquero aspettando che continuasse.

-Non immaginavamo neanche che dietro a un balordo perennemente incappucciato si nascondesse un traditore.- decretò Ian con disprezzo e pervenne qualunque domanda continuando spedito:-In quegli innumerevoli anni passati in monastero aveva maturato la sua vendetta contro il fratello che l'aveva rinchiuso lì creando un piano diabolico che avrebbe decretato la fine del casato e forse un ribaltamento della Storia intera. Quando fummo a Couronne, lì ancora pensavamo che dietro la sua ostilità ci fosse solo un caratteraccio, la notte in cui alloggiammo in un ricovero notai la mancanza di una sentinella.. Più che altro era un presentimento, e mi alzai per capire cosa ci fosse di strano.-

Isabeau si rabbuiò vistosamente e il suo disappunto per quell'argomento era palese.

Il giovane le cinse una spalla per assicurarla a sé e rivivendo il ricordo di quel giorno disse:- Quando uscì dalla stanza e andai in giro per smorzare la tensione sentì due mercenari che discutevano sul fatto di aver appena ucciso tutti i componenti del gruppo che viaggiava verso Arras. Mi accorsi in tempo che mancavo solo io all'appello. E subito pensai che anche Isabeau fosse in pericolo.- respirò a fondo:-Sulle scale trovai Jean de Ponthieu e dopo un colloquio spinoso con lui appresi che aveva contrattato di far sposare Isabeau con Claude de Dammartin, il figlio del cavaliere che l'aveva addestrato, che in quel momento si trovava nella sua stanza.- rivolse lo sguardo a Isabeau.

Sylvia tentò di sciogliere la tensione con un commento smorzato:-Chissà che rabbia che ti sarà presa...-

-Non lo immagini neanche.- disse lui con gli occhi presi dal ricordo:-In quel momento avrei potuto uccidere e ho buttato il conte cadetto giù per la scalinata. Poi ho cercato di rendere inoffensivo anche quell'altro farabutto ma è stato molto più difficile anche perché con Jean mi avevano stretto in una morsa a due fuochi. Sono riuscito a liberarmi e spero che ora quei traditori stiano pagando le loro colpe all'inferno-

Isabeau interruppe il marito per fargli sbollire la rabbia che stava cercando invano di reprimere:-Il problema era come uscire. Non saremmo mai potuti uscire inosservati, così data la somiglianza di Jean con il conte abbiamo finto che fosse ancora vivo e abbiamo simulato la riuscita del piano. Dopo ciò siamo scappati a cavallo inseguiti dagli uomini di Jean e Claude.-

John era praticamente cereo dopo aver sentito che il giovane che aveva cresciuto aveva ucciso con così tanta leggerezza:-E voi che avete fatto mentre loro due erano ad Arras?- era chiaramente rivolto a Daniel. Il ragazzo rispose:-Con Jodie e Martin siamo riusciti a scoprire la lettera che avrebbe incriminato il casato dei Ponthieu e io ho fatto in tempo a raggiungere il conte per avvertirlo. Il re ha poi deciso in seguito di far sostituire Ian con Jean per evitare uno scandalo diplomatico che avrebbe mandato tutto il casato a monte certa.-

Ian intanto aveva ripreso la calma e il suo sguardo era puntato sugli occhi di tutti:-Al processo per la denuncia dell'aggressione abbiamo incontrato di nuovo Derangale.-

-E?- Sylvia era spaventata dalla storia, ma anche molto incuriosita.

-Ho perso la pazienza e l'ho sfidato a duello durante il torneo di Bearné. É stata un mossa azzardata e pericolosa, ma non avrei resistito oltre a farmi insultare da quel cane.-

-Meno male che l'hai disarcionato. E hai vinto la sfida.- Daniel sorrideva vacuo.

-Vero, ma quel verme non si è accontentato di aver perso...- Ian era livido di rabbia e Isabeau faceva davvero fatica a calmarlo.

Daniel scoppiò a ridere:-Se avessi visto la faccia che avevi...quella che ha fatto il valletto di fianco a Derangale poi è stata incredibile! È sbiancato quando ti ha visto arrivare!-

La giovane di fianco a Ian gli fece un mezzo sorriso dicendo:-A volte voi uomini siete così permalosi da alterarvi per una qualunque sciocchezza...-

-Non era una sciocchezza!- ribatté Ian. Ma era un loro gioco di parole che Daniel conosceva bene quando toccavano l'argomento. Lei sapeva di irritarlo e lui si accorgeva un minuto più tardi che quello che la fanciulla gli aveva detto era volutamente scherzoso.

John e Sylvia in compenso, si stavano rilassando e cominciarono a parlare e a fare domande all'uno o all'altro:-E tu Daniel? Non hai partecipato al torneo, vero?- Sylvia era preoccupata.

Fu Ian a parlare:-No, ha sostenuto la gara di tiro con l'arco e ha battuto tutti.-

-E bravo figliolo!- si complimentò John:-Hai messo in pratica quello che ti ho insegnato.-

Daniel sorrise imbarazzato per quel cambio improvviso d'argomento.

Ian sorrise e disse:-Già. Dovresti vederlo in battaglia, mi ha salvato la vita più di una volta con il suo arco. È stato formidabile.-

Entrambi i genitori guardarono il figlio come se avessero preso una scossa elettrica: Daniel stava rivolgendo a Ian un sorriso tirato che minacciava tempesta nel profondo.

-Ops.- si scusò Ian con tutti e tre:-A volte dimentico che nei tempi cambiati certe cose non sono così usuali.-

Daniel tossì volutamente:-Eh, già.- Poi rivolse uno sguardo di rassegnazione all'amico che faceva intendere di aver esagerato.

Forse ho detto troppo... pensò Ian imbarazzato. Probabilmente aveva messo Daniel leggermente nei guai con i genitori su cose che avrebbero richiesto spiegazioni soprattutto da Sylvia.

Ian cercò di rattoppare il buco:-Va bene. Cercherò di velocizzare il racconto altrimenti all'alba saremo ancora qui a parlare.-

-È successo così tanto?- chiese Sylvia.

-Oh, sì. Poco prima del torneo, quando Daniel era andato a portare i documenti al vescovo di Arras abbiamo ritrovato Donna in convento. Era traumatizzata e per riprendersi le è occorso tempo, ma ora è felice e come me ha scelto di restare, per Etienne. Dopo il torneo invece, abbiamo riacciuffato Carl scoprendo che fabbricava nuove armi per gli inglesi con le sue conoscenze moderne dei metalli. La fortuna ci ha assistito perché se vi ricordate l'esplosione ha danneggiato il computer e noi non potevamo tornare a casa. Carl però aveva la connessione, Daniel i codici. Era un porto sicuro per tornare indietro.-

-E riguardo al vostro matrimonio?- chiese la donna curiosa.

-Ci siamo sposati dopo il torneo e da lì è cominciato tutto. Per questi due piccoli combinaguai, intendo.- Accarezzò il figlio sulla testa che sentiva parlare di cose che non sapeva e che guardava curioso tutti i presenti. Poi rivolse lo sguardo a Michel che aveva richiuso gli occhi poco dopo l'inizio della conversazione e si era riaddormentato in braccio alla madre.

-Sono così belli...- disse Sylvia con gli occhi lucidi:-Non è da credere che siano così perfetti.- Accarezzò la testa di Michel che dischiuse le fessure degli occhi al contatto.

-Dopo il tutto è arrivata la guerra e con i soldati di Chatel-Argènt e di mio fratello siamo partiti per dare sostegno ai soldati di re Filippo. É stata una esperienza traumatica, ma ci ha aiutato a capire molte cose importanti.-

D'istinto i due coniugi guardarono Daniel che cercò di giustificarsi:-Andiamo, non crederete che come scudiero di Jean me ne sia rimasto al castello a fare la bella vita mentre lui era in guerra!-

-Ma Martin?- chiese John con un filo di voce.

-Lui invece è rimasto. Per nessuna ragione gli avremmo fatto affrontare un esperienza simile.- Ian parlava con la voce cupa, di chi purtroppo la sa lunga. Con noncuranza riprese a parlare:-Nella battaglia abbiamo incontrato nuovamente Derangale. Se non fosse arrivato Daniel probabilmente non sarei qui a raccontarvi la storia per intero, ma con Guillaume ferito gravemente è stato davvero difficile superare la battaglia.-

Un brivido gli passò dietro la schiena quando visualizzò ciò che stava per raccontare:-Quando tutto sembrava finito e Derangale era morto, successe un fatto. Poco prima di salutare per sempre Daniel e gli altri ho ricevuto la visita di due monaci. In realtà erano sicari mandati da Derangale prima di morire e hanno approfittato dell'effetto sorpresa per pugnalarmi. Il colpo ha coinciso con la lamiera che è penetrata durante l'esplosione, e sarei morto davvero se non mi avessero riportato a casa.-

-Ecco spiegato perché quando sono venuto a trovarti in ospedale eri più scosso che mai.- John piegò la testa da un lato ripensando al momento:-Ma chi poteva immaginare che eri appena tornato da una gita nel Medioevo?-

Fu Daniel a continuare il discorso:-Ian per fortuna ha scoperto che avrebbe dovuto avere due figli da Isabeau e così abbiamo avuto la certezza che sarebbe tornato. Ci siamo organizzati e siamo ritornati inventando un piano a prova di bomba da raccontare prima al conte e poi al mondo intero, ma qualcosa doveva andare storto.-

-L'amico di Derangale, Martewall, mi ha riconosciuto e ci ha portati in Inghilterra, ma già lì Hyperversum non funzionava più. È stato quando hai spento il computer.- rivolse a Sylvia le ultime parole:-Con fatica immensa sono riuscito a scappare dovendo lasciare là Daniel per fare uno scambio di ostaggi e assieme al mio scudiero, sua madre e Martewall, con cui avevo siglato una tregua, siamo arrivati in Francia. L'unica difficoltà dell'arrivo era spiegare tutto a mio fratello, ma per fortuna ci ha creduto.-

-Quindi tu sei rimasto in Inghilterra.- disse il padre laconico.

-Sì, e nel mentre che Jean otteneva l'udienza con il re per portare qui il principe e dare sostegno ai baroni, il re Giovanni ha fatto giustiziare il padre di Martewall.-

-Oh, cielo. Ma hai visto davvero Giovanni Senza Terra? Quello di Robin Hood?- Sylvia era stranita.

-Non solo, ci ho pure parlato.- commentò Daniel con disgusto.

-È davvero così crudele come lo rappresentano?-

-Peggio. É un lurido verme coronato.- scandì le ultime tre parole con un senso di nausea.

-Robin...Hood?- chiese Isabeau con deferenza e un po' di imbarazzo sul viso.

-É una storia delle terre da cui proviene Daniel.- si affrettò a dire Ian per non confondere oltre la sua sposa.

-Me la racconterai?- chiese la giovane curiosa.

-Questa sera ti racconterò la storia di Robin Hood, e ti piacerà, ne sono certo.-

-Scusate se interrompo questo grazioso dialogo.- tossì il colonnello:-Ma gradirei sapere some si è conclusa una storia ben più reale.-

Ian diede l'anello nobiliare a Marc che smaniava per il “giocattolo” del padre e riprese con il racconto:-Dopo giorni siamo ripartiti verso l'Inghilterra accompagnati da un ambasciatore del Delfino. Io, Martewall e Sancerre, che non ne voleva sapere di restare fuori dalla spedizione abbiamo raggiunto l'Inghilterra e assediato Dunchester, il maniero di Martewall.-

Daniel sostituì l'amico e prese a parlare:-Nel frattempo io e alcuni dei prigionieri di Dunchester abbiamo sabotato le forche per impedire che l'ordine di esecuzione di Giovanni Senza Terra venisse attuato su tutti i soldati. Poi durante l'assedio con l'aiuto di alcuni soldati sono riuscito a distruggere gli argani e ad appiccare il fuoco. Ma sono dovuto scappare subito senza riuscire a vedere Jean perché i mercenari mi avevano trovato e mi avrebbero ucciso senz'altro se non fossi tornato a casa.-

-Oh, Dio..-gemette la madre del giovane:-Ma come hai potuto essere così sprovveduto? Così vicino alla morte?-

-Mamma,- cercò di tranquillizzarla il giovane:-Sapevo quello che stavo facendo. Certo, non avevo previsto di diventare un puntaspilli per frecce, ma sapevo di rischiare.-

-Ma che è successo dopo?- John era sbiancato da un po'.

-Quando abbiamo conquistato il maniero di Dunchester non riuscivo a trovare Daniel da nessuna parte fino a che non ho visto la camera degli argani con i corpi in fiamme. Quello era l'ultimo posto dove era stato visto.- fece una pausa per controllare la voce:-Credevo di impazzire. Pensavo che fosse tutto finito e che Daniel fosse morto per davvero, che non avreste mai saputo cosa gli era successo. E in fondo sentivo che era colpa mia.- Nessuno osò ribattere lasciando che il giovane si riprendesse e continuasse:-Un soldato però era riuscito a sfuggire alle fiamme e cercava di dire che il soldato straniero, cioè Daniel, non era morto ma che aveva evocato un mela rossa come il diavolo tentatore ed era sparito come il demonio. Da lì ho capito che era riuscito a tornare a casa anche se non ci saremmo mai più rivisti.-

-E da lì le finte e-mail, e le menzogne più disparate, vero?- disse John in tono tetro.

-Ehi, ma come?...-cominciò Daniel.

-Non penserai che abbia creduto anche solo per un attimo che quelle e-mail fossero vere?-

-Ma perché non mi hai detto niente?- Daniel si sentì preso in giro.

-Sarebbe servito?- lo redarguì John.

-No.- convenne Daniel.

-Comunque, alla fine ci siamo ritrovati. In circostanze molto pericolose, ovviamente.- disse imitando il tono che assumeva il cadetto di Sancerre quando si riferiva ai Ponthieu.

-Come avete fatto?- chiese Sylvia curiosa.

-Ve lo dirò subito, ma prima...- ruppe la frase a metà e sollevò Marc per poggiarlo a terra dicendogli di andare a giocare vicino al pergolato di fiori e il piccolo gli ubbidì spedito.

-Michel sta dormendo.- disse Isabeau prevedendo ogni obiezione del marito:-Non sentirà.-

-Va bene.- disse Ian:-Prima parla tu Daniel.-

-Allora, adesso è complicato. Due anni dopo l'addio, ho ricevuto una e-mail del falco d'argento e ho pensato che Jean avesse trovato il modo di comunicare con me. Mi aveva dato appuntamento a Pienne, ma poi ho scoperto che era un altro giocatore. Mentre stavo chiudendo la partita, mi sono ritrovato nella vera Pienne e ironia della sorte in mezzo ad una battaglia.-

-Etienne per fortuna l'ha riconosciuto nella mischia e ha impedito che venisse ucciso dal corvo.- aggiuse l’altro americano.

-Il corvo?- fece John:-Con tutti questi soprannomi non ci capisco più niente. Spiegati meglio.-

-Adolphe de Gant.- rispose Daniel al posto di Ian che stava già fumando di rabbia.

-Aspetta, non è quello che hai ferito?- disse rivolto al figlio.

-Ehm, ferito diciamo che non è la parola più appropriata. Ho scoccato la freccia, ma non è colpa mia se ha colpito un punto vitale.- cercò di spiegare Daniel:-E poi era per salvare la vita di Jean.-

I due coniugi si rabbuiarono.

Ian aveva ripreso il controllo della voce in pochi istanti e questo voleva dire che avrebbe continuato a parlare da solo. Scoccò un occhiata a Daniel per rendere evidenti i suoi pensieri e per non far intervenire l'amico.

-La felicità di sapere Daniel sano e salvo di nuovo, è stata enorme, e non ringrazierò mai abbastanza Etienne per il suo intervento. Ma per nostra sfortuna il corvo...Gant, non si era accontentato che Daniel fosse sotto la protezione di ben due conti francesi. E pretese spiegazioni.

L'altro problema era Etienne. Ci siamo inventati una storia su due piedi sperando che funzionasse e Daniel è diventato il James Bond di Filippo Augusto.-Sorrisero entrambi al ricordo della storia inventata quasi per sbaglio. Allo sguardo confuso dei coniugi Freeland il giovane disse:- Era l'unico modo per far credere all'intera corte di Francia, compreso mio fratello, che Daniel non fosse morto nell'incendio e per giustificare il fatto che primo...- fece il segno dell'uno con le dita:-Io fossi così tranquillo e sereno nonostante tutti credessero che Daniel fosse morto. E secondo, che Daniel dal canto suo non fosse ritornato a Dunchester dove si era appostato Etienne con i suoi soldati e non fosse ritornato in Francia con loro.-

-E come si è concluso?- chiese il padre di Daniel ansioso di sapere quale intrigo si fossero inventati per giustificare la ricomparsa del figlio.

-abbiamo finto che Daniel fosse una spia e che era andato ad investigare in Inghilterra scoprendo alcuni intrighi che mi hanno aiutato a concludere il patto con Salisbury. Poi era scappato temendo di essere interrogato dagli inglesi e non sapendo che ci fosse un ambasciata francese a Dunchester. E poi ha saputo di potermi trovare a Pienne e mi ha raggiunto trovandosi però invischiato nella battaglia. Nel difendersi ha ferito un crociato, e da lì...Gant ha fatto una scenata perché voleva sapere assolutamente chi fosse lo strano uomo che aveva aggredito un suo soldato.- Daniel sbuffò al concludersi della frase:-Superato con successo il test su Etienne rimaneva solo da scoprire come il gioco ci aveva beffati quella volta e da discutere con il corvo di faccende spinose.-

Non riesci nemmeno a dire il nome di quel maledetto tanto provi rabbia al solo pensiero...rifletté Daniel e scambiò quel pensiero con i genitori ancora ignari di tutta quella indisposizione.

-Durante la notte Daniel ha liberato due Occitani che sarebbero stati giustiziati senza prove e il piano è riuscito quando poi è ritornato a casa.-

-Perché ce l'avevi tanto con questo Gant?- chiese Sylvia.

Negli occhi di Ian passò un lampo di rabbia e prese a parlare spedito per concludere il più in fretta possibile quell'argomento insidioso:-Gant era l'essere più spregevole, egoista e sanguinario che abbia mai conosciuto finora. Ha praticamente mandato al rogo mezza città per i suoi scopi personali, rubava il bottino di guerra senza darne la giusta parte al suo signore, ha cercato di assassinarmi per ben due volte perché ero un testimone scomodo e la seconda avrebbe potuto uccidere anche Isabeau, Michel e Guillaume con il veleno che ha fatto mettere nei boccali!-

Tutti i presenti raggelarono al tono di astio che aveva il giovane ma che sapevano era rivolto al suo peggior nemico.

Ian si mise una mano sulla fronte per calmare la sfuriata che aveva avuto, ma i ricordi erano ancora troppo vividi per essere dimenticati.

-Nel frattempo Daniel ha scoperto che il mittente del messaggio che gli era arrivato per conto del Falco d'Argento era il mio non so quale bis-nipote del ventunesimo secolo.-

-Che cosa???- si sconcertò Sylvia all'udire le parole:-Tu ti sei ritrovato un discendente di ottocento anni nel futuro?-

-Proprio così.- convenne Ian:-Thierry de Ponthieu è il mio ultimo discendente e nel corso della sua avventura qui ha imparato un sacco di cose su come comportarsi. Perché ci ha causato un sacco di guai.-

-Chissà da chi avrà preso...- disse Daniel beffardo.

Ian ignorò il commento di Daniel per continuare:-L'abbiamo riportato a casa e ora sta bene, ma ha ingerito anche lui del veleno e se l'è vista proprio brutta. Gant aveva preso di mira anche lui e mentre stavamo tornando indietro dopo averlo recuperato i soldati di Gant ci hanno teso un agguato. Di tutti gli uomini del mio seguito e degli Occitani che ci avevano seguito, compreso anche il cavaliere che avevamo liberato quella notte, ci siamo salvati solo io, Beau, Ty, e Chailly, solo che la freccia con cui mi avevano colpito aveva fatto infezione e non avrei avuto speranze di sopravvivere se non fosse arrivato Martewall. Ha curato l'infezione e l'ha fatta guarire e se sono qui a raccontarvelo lo devo solo a lui.-

-Ma Martewall non ti aveva rapito assieme a Daniel quando avete cercato di ritornare?- chiese John serio.

-Sì ma le cose sono cambiate da allora. Siamo buoni amici e lui è votato alla causa francese. Terrà fede alla corona di Francia, ne sono sicuro. E poi, viene qui in visita ogni tanto fingendo di passare per caso per portare le informazioni alla corte, ma in realtà viene a porgere i suoi saluti a Brianna che ora è la dama di compagnia di Isabeau.-

-Oh, allora qui sta sbocciando una bella storia d'amore.- disse Sylvia Freeland con un sorriso sulle labbra.

-Come è bello sentire che qualcuno da ragione ad un sentimento tanto puro e sincero.- disse la giovane di fianco a Ian:-Se non fossero così reticenti a confessare l'amore avremmo già sentito le campane di nozze.-

-Non ne dubito.- la sostenne l'altra donna.

John però voleva sapere fino in fondo tutta la storia:-Come sono riusciti a mettere il veleno nei boccali e a tentare di avvelenarvi?-

Ian rifletté un momento poi disse:-Secondo la ricostruzione dei fatti devono aver bloccato il padrone della locanda e il suo garzone e si sono sostituiti ad essi. Quando però ci siamo resi conto che il cibo era avvelenato, per alcuni era già troppo tardi.- Chiuse gli occhi pregando per le anime dei soldati che erano stati coinvolti in quell'orribile tradimento:-Daniel ha riportato a casa Ty, ma Guillaume l'ha visto ed è scoppiato il finimondo.- disse con la voce storta:-Mi ha accusato di avergli mentito per tutti quegli anni, che non c'era nessuna nave per arrivare nelle nostre isole oltre la Scozia, che le sparizioni erano solo frutto di un trasferimento senza spiegazione ed era tutto maledettamente vero. Mi sono sentito morire quando mi ha tolto l'anello di Jean Marc de Ponthieu con l'ordine di abbandonare per sempre le sue terre e di non ritornare mai più. E praticamente di abbandonare Isabeau e i nostri figli per sempre perché non potevo portare loro con me a girovagare senza metà per tutta la vita. E non avrei avuto la vita facile in Francia.-

Isabeau lo scosse con gli occhi che sembravano d'acciaio:-Tu sai che sarei venuta assieme a te. Non mi sarebbe costato niente se non avessimo avuto Marc e Michel da accudire.-

-Non dirlo, Isabeau. Non ti avrei permesso di seguirmi e lo sai.-

-Poi che è successo?- chiese Sylvia ansiosa.

Ian, con il viso scuro, alzò il capo e disse:-Avevo deciso di fare l'unica cosa che mi rimaneva da fare. Farla pagare a Gant con il sangue.-

-Non è che fosse proprio l'unica cosa da fare....-gli rammentò Daniel portando alla mente i ricordi del loro acceso diverbio.

L'altro americano gli scoccò un'occhiata che zittì subito Daniel evitando di intervenire oltre.

-Ero cosciente di ciò che volevo fare, sebbene non ci avessi ragionato. E con l'aiuto di Etienne, Henri “il grande”, e Henri “il piccolo” siamo riusciti a raggiungere Gant. Geoffrey si è aggiunto alla comitiva durante il tragitto e mi ha tolto un grosso ostacolo individuando il corvo fra tutti gli altri.- Il suo viso si rabbuiò:-Sono riuscito a tenergli testa per molto, ma era chiaro che avrebbe vinto lui se Daniel non fosse intervenuto.-

Un pensiero gli guizzò nella mente, e lo espresse divertito:-Daniel ormai si è preso la briga di salvarmi la vita ogni volta che può.-

-Vogliamo contare quante?- rispose Daniel a tono cogliendo l'imbeccata:-Perché credo che le mie mani non basteranno da sole a contarle tutte.-

Ci fu un momento di sollievo generale, poi la conversazione volse verso una direzione più muta e tesa.

-Ma dopo?-disse Sylvia con un groppo in gola:-Che cosa hai fatto?-

Ian sentì gli occhi umidi quando parlò:-Sono tornato a casa, con Daniel. E ho cercato il più possibile di ricominciare a vivere nel mondo moderno rassegnandomi di aver perso tutto qui.- Mise una mano sul viso per calmare i tremori che stavano arrivando a tradimento.

-Ho sfacciatamente mentito dicendo di stare bene, vi ho perfino convinto di una verità inesistente. Mi sento doppiamente vigliacco se ripenso a quelle settimane. Contavo le ore, sentendomi prigioniero in un epoca non più mia. Dovevo tornare indietro e tentare di parlare con Guillaume, anche se probabilmente non ce l'avrei fatta e non sarei riuscito a rivedere Isabeau.- Strinse la mano della moglie temendo di perderla da un momento all'altro.

-Dopo il matrimonio di Daniel sono tornato indietro, ma come pensavo non sono riuscito a parlare con mio fratello. E a quel punto, quando credevo di non avere altra possibilità, ho tagliato i capelli alla maniera dei servi e sono andato a lavorare nei campi del monastero di Saint-Michel. Una terra di Guillaume.- spiegò troppo immerso nel ricordo per notare lo sconcerto nei volti dei genitori di Daniel.

-Ma perché?- chiese Sylvia dubbiosa.

-Voi che venite dal mondo moderno non potete capire. Avevo peccato in modo ignobile, e dovevo redimermi per fare ritorno alla giusta strada.

Dopo mesi di assoluto silenzio, Guillaume è venuto a pregare nel monastero. Abbiamo discusso di nuovo, ma sembrava che le mie parole non l'avessero toccato nemmeno. Ho realizzato in quel momento, che forse ciò che stavo facendo era inutile, che non avrei riallacciato i rapporti con mio fratello.- fece una pausa per scacciare quei pensieri di arrendevolezza:-Poi ore dopo, Guillaume ha fatto cadere di fianco a me l'anello nobiliare di Jean Marc de Ponthieu. Quel tintinnio è stato per me come un coro di campane che mi ammettevano alla messa, e dopo mi ha riaccolto nella famiglia.-un sorriso gli sfiorò le labbra umide di lacrime per la gioia di quell'evento.

-E dopo?- chiese il colonnello.

-Mio fratello ha riparato la mia posizione nella corte e tutto si è risolto per il meglio.-

-Ed ecco che i cavalieri del Tempo sono tornati alla carica.- concluse Daniel con un sorriso di compiacimento.

Intanto Isabeau aveva voltato di scatto la testa sentendo uno scricchiolio di rami.

-Marc, non di nuovo!- si lamentò Isabeau vedendo il figlio che cercava di arrampicarsi sulle piante.

Ian si alzò e andò a prenderlo prima che cadesse con un tonfo come di suo solito.

-Marc, non muoverti. Vengo a prenderti.-disse mentre andava a prendere il bambino.

-Papà, papà!- lo chiamava divertito facendogli vedere come era seduto a cavalcioni di un ramo.

-Quel bimbo non ha tre anni...-sbuffò Daniel.

John gli rivolse un'occhiata di dissenso:-Ti sbagli. È evidente, invece. Mi ricordo ancora le volte in cui Ian si arrampicava sugli alberi e dopo si buttava a terra per sfuggire al padre prima che lo prendesse. E se l'istinto mi sta dicendo la cosa giusta, quel bambino tra un po' si butterà dall'albero.-

Isabeau guardava interessata il padre di Daniel:-Come avete fatto a capirlo?- nel frattempo il bambino si stava dondolando con le gambe per prendere lo slancio.

-Oh, conosco Ian da quando è nato. Era una peste sempre in movimento, ma era la gioia dei suoi genitori.-

Ian afferrò al volo Marc prima che toccasse terra con le mani.

-Ma perché ti butti sempre giù da questo albero?- gli chiese esasperato.

-Papà, voglio essere il falco.- rise il bambino mostrando tutta la sua felicità.

Il padre lo guardò stupito, poi alzò gli occhi la cielo:-Hai tempo per volare nei sotterfugi politici. Ogni cosa ha suo tempo.-disse con chiara allusione all'origine del suo soprannome.

Michel in tutto quel trambusto si era svegliato, e fissava i presenti con due profondi occhi da cerbiatto.

-Mà...-chiamò.

-Dimmi Michel.- rispose lei con un sorriso sereno.

-Pà...-riuscì a dire con le poche parole che conosceva e che riusciva a pronunciare.

Isabeau lo mise giù e subito il bambino di appena un anno, si mise a camminare verso il padre che stava giocando con Marc.

-Pà!-chiamò di nuovo. Il piccolo si muoveva con ben poche insicurezze, e si reggeva sulle gambe con un equilibrio quasi impeccabile.

-Michel, vieni con noi!- lo esortò Ian. Michel allora si avvicinò e tirò la tunica del padre per essere preso in braccio. Lui lo accontentò e il bambino rimase accoccolato tra le braccia paterne e diede il cambio a Marc che praticamente corse dalla madre.

Ian guardò il sole che avanzava pigramente per andare a creare i primi fasci di luce del tramonto.

-Tra un po' sarà ora di cena. Vi consiglio di andare a riposarvi per qualche momento e poi Daniel vi accompagnerà nella sala del banchetto.- disse Ian con Michel già addormentato tra le braccia.

L'ora di cena arrivò spedita e i commensali erano allegri e spensierati. Tutti tranne Guillaume de Ponthieu che osservava con fare calcolatore ogni mossa dei genitori di Daniel. Dal canto loro, si stavano abituando all'idea di essere in un mondo a loro sconosciuto e osservavano a loro volta Daniel e gli altri per imitarli nel mangiare.

Dopo del tempo, quando ormai tutti avevano finito gli argomenti di conversazione, il conte chiese con fare innocente:-Signori Freeland, dopo un viaggio così lungo immagino che rimarrete qui per un po' prima di tornare al vostro paese.-

-Certamente.-rispose il colonnello pronto a quella domanda:-Avevamo in programma di trascorre del tempo qui, anche se non molto, prima di ripartire verso i nostri luoghi.-

Ian disse bonario:-Sappiate che le porte della mia casa sono sempre aperte per voi.-

Se fossero stati in privato, Daniel avrebbe aggiunto qualcosa riguardo alla parola casa, ma con troppe orecchie indiscrete attorno non era il caso di fare battute.

Non fu una cena movimentata come le altre. Di certo, se fossero stati presenti i compagni d'arme di Ian si sarebbero sentite risate fino all'entrata del castello.

Dopo aver riaccompagnato i coniugi Freeland nei loro alloggi, Ian trascinò Daniel nella sua stanza per dirgli una cosa importante.

-C'è una cosa che non ti ho detto e che forse ai tuoi non piacerà…-

-Dimmi tutto senza intercalari, tanto qui non si può stare senza un buon colpo di scena.- gli rispose Daniel con un gesto vago della mano.

-Domani arriverà qui Geoffrey...-

-E quindi?-

-Nell'esatto pomeriggio ci spostiamo tutti a Soeur, da Etienne. Arriveremo in qualche giorno, quindi la proposta, o meglio l'obbligo per non insospettire nessuno è portare anche i tuoi genitori.-

Daniel lo guardò pietrificato.

-Tu stai scherzando, vero?-disse dopo essersi ripreso dallo schock.

-No, temo di no!- fece un sorriso tirato in segno di scusa.

-Beh, vero o falso, lo dici tu ai miei genitori. Io non voglio avere responsabilità penali.-

L'altro americano lo guardò con aria sconsolata.

-Dici che si arrabbieranno?- chiese infine.

-No. Temo solo che non riuscirò a riportarli a casa tutti interi se tu salti fuori con certe sorprese.-

-Non ci posso fare niente. È da mesi che stiamo cercando un momento per incontrarci tutti, ma un problema si fa sempre vedere.- disse a mò di scusa.

-Va bene, va bene.-disse Daniel sapendo di non avere altra scelta che informare i genitori il mattino dopo. Poi un pensiero gli venne alla mente e non poté fare a meno di esprimerlo frenetico.

-Non verrà anche il conte, vero?-

-No. Rimane qui da Isabeau per qualche giorno e poi torna alla sua residenza. In fondo anche lui ha una famiglia.- disse con un sorriso.

I due rimasero in silenzio per un po', poi Daniel disse:-Non sarà proprio un uscita al bar tra amici, ma è un buon inizio.-

Risero, per un momento estranei al resto del mondo e agli intrighi che erano stati tessuti intorno a loro.

Ian lasciò la stanza di Daniel subito dopo il dialogo con lui e tornò a riposare nelle sue stanze e di Isabeau.

La moglie era seduta sul letto con Michel che sonnecchiava tra le coperte, e guardava il marito con un sorriso aperto e sereno di porcellana.

-I genitori di Monsieur Daniel sono persone di buon cuore....-esordì lei dopo qualche secondo di silenzio.

-Già.-disse Ian con lo sguardo su di lei.

Lei cambiò espressione quando si ricordò di una cosa di quel pomeriggio:-Ti ricordi della promessa che mi hai fatto?- disse.

-Sì.-la strinse a sé con una mano e accarezzo Michel con l'altra:-Ti ho promesso che ti avrei raccontato la storia di Robin Hood.-

-Allora raccontamela.- disse lei ridendo a mezza voce.

-Dunque.-cominciò Ian:-C'era una volta....-

  
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