SHE IS
Capitolo
9 : Young forever
Heaven can wait we’re only watching the skies
(...)
Life is a short trip,
The music’s for the sad man
Jay-Z ft. Mr
Hudson - Young Forever
Il
nuovo anno poteva essere definito soltanto in un modo: scoppiettante.
Dopo
essere rientrati tutti – chi più chi meno – felicemente dalle vacanze
natalizie
trascorse sperduti tra le montagne, a sciare e a rimpinzarsi come
matti, la
vita quotidiana aveva finalmente preso piede delle giornate di tutti i
ragazzi.
Hisae
e Gomi, come da copione, continuavano ad ignorarsi bellamente l’un
l’altra –
cosa fosse successo veramente tra di loro sarebbe eternamente rimasto
un
segreto tra loro due e quelle quattro pareti che racchiudevano la
stanza da
letto condivisa con Fuka. Quest’ultima vendeva in giro una certa
leggenda che
vedeva i due amici stretti in un caldo abbraccio, nello stesso letto,
la notte
di Natale. Akito non era disposto a crederci, comunque.
Tornando
a Fuka, il rientro probabilmente non aveva giovato moltissimo alla
precaria situazione
mentale della ragazza: era infatti diventata persino più strana del
solito e quando
quella mattina si era alzata dal letto, aveva dato il buongiorno alla
sua
coinquilina con una frase che suonava un po’ come – Oggi, quando torno
dall’ufficio, ti devo parlare –
Sana
aveva annuito distrattamente, senza quasi accorgersi di
quell’atteggiamento
strano, sventolando in direzione della sua amica una mano su cui
spiccava –
luccicante come una stella nel cielo – l’anello che Akito le aveva
regalato per
Natale.
Un
regalo e una
promessa.
Un
po’ di paura ce l’aveva, eccome, ma aveva deciso di ignorarla. Infondo
Akito
aveva liquidato la questione “anello
all’anulare” con un bel “perché si”,
di quelli che a Sana piacevano tantissimo perché le consentivano di non
preoccuparsi veramente di una cosa finché non si fosse reso necessario.
Semplicemente, pensava, dopo tanti tira e molla magari Akito aveva
deciso di
suggellare quel loro rapporto con un anello, che in un futuro poteva
essere
sostituito da un altro anello. Sana
deglutì. Meglio non pensarci, per ora.
Giusto
per la cronaca, “miss” Kurata – Akito
aveva scoperto quanto chiamarla in questo modo fosse tremendamente
divertente e
aveva cominciato ad intonare la parola “miss”
con i versetti più ricercati e impossibili – durante il soggiorno in
quel di
montagna, si era talmente abbuffata di dolci e patatine che aveva
passato il
primo giorno a casa in bagno a vomitare pure l’anima.
Akito
le aveva palesato il suo pensiero – Sei quello che mangi. Mangi la merda...? –
La
frase non l’aveva conclusa perché era un vero gentiluomo, ma si poteva
tranquillamente intuire cosa realmente intendesse dire. Sana se l’era
sbranato
con gli occhi, ma questa è un'altra faccenda.
Quel
pomeriggio Sana era comodamente spaparanzata sul divano, in salotto,
tutta
intenta a giocare con il telecomando, schiacciando tasti a caso e
cambiando
canale tanto per trovarsi qualcosa da fare. Di tutti i programmi che le
passavano a raffica sotto gli occhi non ce n’era uno che le interessasse.
Il
rumoreggiare di chiavi nella serratura, le fece intuire che Fuka era
finalmente
rientrata a casa.
L’amica
esordì con una bella imprecazione contro quel tempaccio da lupi – tanto
per
cambiare, pioveva – e poi entrò in salotto, parandosi di fronte a Sana
e creando
un pozzo ai suoi piedi. Anzi, un oceano.
Sana
fece una smorfia pensando che dopo le sarebbe toccato pulire. Era in
vacanza
perché ancora la trasmissione a cui partecipava non era cominciata?
Bene,
allora le faccende domestiche spettavano a la
miss.
Hoping for the best but expecting the worst,
Are you gonna drop the bomb or not?
Let us die young or let us live forever,
We don’t have the power but we never say never
Jay-Z ft. Mr
Hudson - Young Forever
-Ti
ricordi che ti devo parlare, vero? – le domandò Fuka, fissandola
serissima.
Quando
Sana annuì, un pochino intimorita, l’altra fece una corsa in bagno a
prendere
un asciugamano per frizionarsi i capelli umidicci a causa della pioggia.
Sana
si inginocchiò sul divano e la guardò, puntando i suoi enormi occhioni
castani
su di lei – E’ da un po’ che mi sembri strana. Ti decidi a dirmi che
cos’hai? –
Fuka
parve sorpresa – Allora te ne sei accorta – constatò.
Sana
sbuffò – Guarda che sebbene Akito mi reputi completamente stordita,
certe cose
le noto anch’io – commentò acidamente.
Fuka
le si accomodò accanto, l’espressione leggermente agitata e un sorriso
tirato
disegnato sulle sue labbra – Ascolta... Avrai notato che ultimamente
esco
spesso con i colleghi... – disse,
tentennando sull’ultima parola – Che sparisco senza lasciare traccia,
che sto
spesso al cellulare... –
Sana
annuì consapevole – Certo che lo so. Torno a casa alla sera
stanchissima e
vorrei solo fare quattro chiacchiere con te e invece tu o non ci sei o
mandi
e-mail da quel maledetto telefono. Un giorno ho persino pensato di
lanciarlo
giù dal balcone – confessò abbozzando un sorriso.
Fuka
rise e si portò una mano davanti alla bocca – Quanto sei sciocca! – la
prese in
giro.
Poi
cadde un breve silenzio tra le due. Sana giocherellava nervosa con il
lembo
della coperta di lana che aveva usato per coprirsi, mentre Fuka fissava
come
ipnotizzata una macchia sul tavolino al centro del salotto.
Quando
parlò, un lampo illuminò il cielo – Ho ricominciato a frequentare
Takaishi –
Sana
spalancò la bocca in maniera davvero poco elegante, ma prima che
potesse dire
qualsiasi cosa, Fuka la precedette.
-Qualche
mese fa l’ho incontrato al lavoro. Si è trasferito a Tokyo subito dopo
aver
preso il diploma. “Qui ci sono così tante
occasioni di trovare lavoro” mi ha detto quando gli ho chiesto cosa
ci
facesse qui – sospirò e riprese - Giorno dopo giorno ci siamo riavvicinati,
sempre di più, fino a che abbiamo cominciato ad uscire insieme, ed ecco
dunque
il perché di tutte quelle cene di lavoro... – le spiegò, spiccia come
sempre,
sussurrando come non era da lei.
Sana
abbassò gli occhi – Non mi hai mai detto nulla – disse semplicemente.
Fuka
scosse il capo – Lo so ed ogni giorno che passava mi dispiaceva
tantissimo. La
realtà è che non sapevo nemmeno io cosa volevo da questa storia e come
poteva
andare a finire. Takaishi mi ha fatto soffrire così tanto in passato...
Quando
venni a sapere di tutte le ragazze con cui si vedeva durante la nostra
lontananza, credo di aver rischiato sul serio la depressione, Sana – le
spiegò,
il tono di scuse trasbordava dalle sue parole – Non ho voluto dirti
niente
perché non gli volevo permettere di entrare nella mia vita, non volevo
inglobarlo di nuovo nel mio gruppo di amici, permetterti di
affezionarti a lui
come so che sarebbe successo e poi vedermi piantata in asso, ancora,
facendo
stare male anche voi che siete i miei
amici – pausa strategica alla Fuka - Te,
che sei la mia migliore amica – continuò, stringendo un pugno – So che
può
sembrare un discorso ipocrita, ma è la verità. Semplicemente non volevo
permettere a Takaishi di avere una parte troppo importante nella mia
vita di
tutti i giorni – concluse, tornando ad osservare Sana e notando quanto
questa
fosse rimasta sorpresa dalle sue parole.
Quando
Fuka smise di parlare Sana, da buona emotiva quale era davvero, le
buttò le
braccia al collo e la strinse forte a sé – Oh Fuka. Quanto sono
stupida, non ho
capito che cosa stavi passando in questi mesi – piagnucolò - A
proposito –
riprese, scostandosi dalla sua amica – Da quanto va avanti questa
storia? –
-Quasi
nove mesi –
Sana
sbarrò gli occhi –CHE COSA? –
Fuka
alzò le mani in segno di pace –Ehi. Lo sai che sono una persona molto
riflessiva. Non te ne avrei mai parlato se prima non avessi avuto un
ragionevole lasso di tempo durante il quale pensare e ripensare al
fatto che
questa poteva essere una scelta potenzialmente autodistruttiva –
Pare
quasi inutile specificare che Sana si fosse fermata al punto della “persona molto riflessiva”. Tutto il
resto fu fiato sprecato, quindi si limitò a sorridere e a far finta di
aver
capito Fuka – Scherzavo, stai tranquilla. Ma come mai hai deciso di
dirmelo,
oggi? –
Fuka
annuì, si portò la nocca dell’indice della mano destra ai denti e
cominciò a
mordicchiarla nervosamente – E’ di questo che ti devo parlare – esordì.
Sana
parve sorpresa – Perché, non hai ancora finito con le novità? –
Quella
scosse il capo – No. L’altro giorno Takaishi ha fatto una cosa che mi
ha fatto
capire quanto lui sia effettivamente cambiato e quanto ci tenga alla
nostra
storia –
-Cioè?-
-Ha
comprato un appartamento e mi ha chiesto di andare a vivere con lui -
Sana
sobbalzò e tutto quello che riuscì a dire fu un semplicissimo – Ah –
A
dire il vero non aveva mai realmente considerato la possibilità che lei
e Fuka
potessero, un giorno, trovare entrambe un compagno e smettere di vivere
insieme. Semplicemente perché, finite le superiori, andare a vivere con
Fuka
era stato talmente logico, talmente naturale e scontato, che non
riusciva più
nemmeno ad immaginarsi di vivere con qualcuna che non fosse lei.
Fuka
era la sua migliore amica...
Fuka
era quella che quando rincasava e trovava Sana sul divano,
addormentata, invece
di svegliarla bruscamente come si sarebbe meritata perché non aveva
svolto
alcuna faccenda domestica, la copriva e la lasciava riposare...
Fuka
le sceglieva i vestiti per le serate...
Fuka
la sosteneva e la incoraggiava in ogni discorso, specialmente quelli
che
riguardavano i ragazzi...
Fuka
condivideva con lei l’abitudine di comprare il cibo in qualche
ristorante d’asporto,
perché, come lei, ancora non aveva capito a cosa servisse l’accendigas
della
cucina...
Fuka
le rubava i gioielli dal portagioie in camera da letto e credeva che
Sana non
si fosse mai accorta di nulla...
Per
la miseria, Fuka era tutto questo, nonché la sua coinquilina, non
poteva andare
a vivere con quel Takaishi del cavolo! Sana
era furiosa.
-Non
voglio che tu vada a vivere con lui! – sbottò, alzandosi in piedi e
stringendo
i pugni davanti a sé. Abbassò gli occhi in modo da fissare il pavimento
e da nascondere
alla sua amica le lacrime che inspiegabilmente vi erano affiorate.
-Ma
Sana... – disse soltanto Fuka.
-No,
senti – la bloccò Sana – Chi diavolo è Takaishi? Per quello che ne sai,
potrebbe pure essere che ti stia prendendo in giro. Ancora. Vuoi
veramente
correre il rischio con qualcuno che già una volta ti ha delusa? –
Sana
guardò Fuka e quando vide i suoi occhi – occhi innamorati, come quelli
che le
sue amiche le dicevano di avere ogni volta che tornava da un
appuntamento con
Akito – capì che quella era una battaglia, una guerra, già persa in
partenza.
Abbassò le mani lungo i fianchi, sconfitta e disse soltanto, in un
sussurro –
Tu sei la mia coinquilina. Questa
casa è nostra. L’abbiamo arredata
noi, te lo ricordi? Ci abbiamo passato così tanti momenti, tu non te ne
puoi
andare... –
*
So we live a life like a video
When the sun is always out and you never get old
And the
champagne’s
always cold
And the music is always good
Jay-Z ft. Mr Hudson
- Young Forever
Sana
doveva essere
completamente impazzita. Anzi, Sana e Hisae erano completamente
impazzite. Come
fosse venuto in mente a quelle due piccole pazze di invitare
praticamente tutti
gli ex studenti della loro scuola a quella festa per la Vigilia di
Natale –
nonché suo compleanno – sarebbe rimasto un mistero. Sarebbe stato meglio se fosse rimasto tale, davvero.
Fuka
osservò quello
che era una volta il suo salotto – adesso trasformato in una piccola
discoteca
improvvisata, con tanto di casse rimbombanti e di luci psichedeliche
che dopo
appena cinque secondi già le avevano fatto girare la testa.
Ovunque
si girasse
poteva notare enormi cesti di ghiaccio nei quali erano state schiaffate
alla
bell’e meglio bottiglie di champagne – che nessuno ovviamente si
filava, ma
sapevano essere così dannatamente decorative. La musica le piaceva,
infatti
cominciò a picchiettare ritmicamente il suo piede sinistro, fasciato il
caldi
collant trasparenti, che calzava una semplice scarpa nera, con il tacco.
Trovò la
sua –
ancora per poco – coinquilina poco distante, intenta a tenere banco in
mezzo ad
un gruppetto di ragazzi che la rimiravano, affascinati. Fuka lanciò uno
sguardo
veloce ad Akito che a pochi passi da lei
era semplicemente furioso.
-Non mi
ricordo di
te, come ti chiami? –
-Tu
invece sei
quello che al secondo anno ha baciato il suo migliore amico in
discoteca, vero?
–
-E tu?
Non facevi
mica parte del club degli scienziati? –
Quando
ci si
metteva, Sana sapeva essere davvero bastarda. Quella mattina aveva
sentito lei
e Akito litigare – Fuka era pronta a scommettere tutti i suoi risparmi
che si
trattasse di questioni di lavoro – e poi lui se ne era andato di casa
sbattendo
la porta.
Adesso
Sana si
stava vendicando. E a quanto pareva funzionava. Molto bene anche.
-Sana –
sbottò Fuka
afferrando la sua amica per un braccio – Scusate miei prodi, posso
rubarvi
l’amata donzella per qualche minuto? –
Senza
nemmeno
attendere una risposta, Fuka trascinò Sana in un angolo del salotto,
dal quale
poteva vedere Hisae e Gomi ballare appiccicati come due cicche e
parlare vicinissimi
l’uno alla bocca dell’altra.
Sana era
semplicemente radiosa – Fuka hai visto? – le domandò, accarezzando con
lo
sguardo la loro – fino a quel mattino – casa, fiera del suo lavoro.
Fuka
roteò gli
occhi al cielo : viveva in quell’appartamento con Sana da appena cinque
mesi e
già aveva elaborato un migliaio di modi diversi per poterla uccidere.
-Non è
meravigliosa? Non sei contenta di questa sorpresa? Io e Hisae ci siamo
impegnate tanto... –
Ecco,
quando però
Sana esordiva con cose del genere, Fuka proprio non ce la faceva a non
volerle
bene e a non volerla strapazzare di coccole come meritava. Come solo
lei sapeva
farle desiderare, con tutta la sua dolcezza e ingenuità.
Cercò di
darsi un
contegno – Sarei molto più contenta se non avessi appena visto due
nostri ex
compagni di scuola, Mayoko e Ichizo, darci dentro sul mio letto –
Sana
fece
un’espressione impagabile.
-Dalla
tua faccia
comprendo che stai pensando quello che penso io –
-Che
schifo! –
-Appunto
–
-Oh Fuka
–
cinguettò Sana, saltellando da un piede all’altro, facendo ondeggiare
la gonna
larga del vestito grigio che aveva indossato questa sera – Mi dispiace.
Ti
giuro che... –
Fuka
nella sua
testa pensò che quando Sana esordiva dicendo “ti giuro che”, si
preparasse ad
elencare buoni propositi che mai – mai – sarebbe stata in grado di
portare a
termine. Nemmeno. Tra. Cento. Anni.
-...
dopo, quando
se ne sono andati tutti, ti aiuto a pulire. Tutto –
Appunto.
Fuka
trovava già
apprezzabile la sola buona volontà. Sorrise – Piuttosto che dire
fesserie – le
disse, concedendosi finalmente la possibilità di addentare un
tramezzino, preso
da un vassoio a casaccio su di un tavolo li accanto. Era pure buono. E
che
diamine, quella festa era sua – Perché non vai a controllare Akito? –
le
suggerì, molto enigmatica.
- Akito?
– chiese
Sana confusa. E leggermente indispettita.
Fuka
inclinò la
testa da un lato – Non sono molto convinta che non decida di ammazzare
quel
gruppetto di ragazzi prima della fine della serata – le spiegò,
ignorando la
mascella di Sana che cominciava a cadere in picchiata verso il
pavimento.
-Per
inciso –
aggiunse Fuka – Quelli non smettono di guardarti –
Poi Sana
le sorrise
e dopo averla presa per mano, la trascinò con sé a ballare.
*
Without a wrinkle in today
Cuz there is no tomorrow
Just some picture perfect day
To last a whole lifetime
And it never ends
Cos all we have to do is hit rewind
So lets just stay in the moment, smoke some weed,
Drink
some wine
Jay-Z ft. Mr
Hudson - Young Forever
-Propongo
un
brindisi a noi due, a tutti i ragazzi che ci hanno deluse e a tutti
quelli che
ci deluderanno –
Sana se
ne stava
buttata come uno straccio ai piedi del divano, la schiena appoggiata
contro un
soffice cuscino e le gambe incrociate sotto di sé. Era ubriaca.
Quel
giorno lei e
Akito si erano lasciati – dopo un lungo tempo in cui i due non si erano
rivolti
minimamente la parola, probabilmente si erano decisi a chiarire la
situazione -
e quando Fuka era tornata a casa l’aveva ritrovata in condizioni
pietose,
riversa sul pavimento con una bottiglia di superalcolico tra le mani,
tutta
intenta a scolarla con sorsi più o meno
lunghi.
Aveva
gli occhi
lucidissimi e probabilmente stava soffrendo moltissimo – anzi,
sicuramente –
visto che darsi all’alcool non era propriamente una disciplina da Sana.
Infatti
Fuka, dopo
aver visto la sua amica conciata in quel modo, doveva aver pensato al
famoso
detto “mal comune, mezzo gaudio” perché le si era seduta accanto e le
aveva
detto qualcosa tipo – A me non offri niente?- e poi si erano ubriacate
insieme.
Oddio,
non che Fuka
non avesse qualcosa da dimenticare, intendiamoci, tra la sua storia con
Takaishi finita ai tempi delle superiori che ancora non era riuscita a
superare
e le migliaia di ragazzi con cui usciva ogni sera giusto per non
pensare e
tenersi impegnata – così diceva lei – il genere maschile proprio non
riusciva a
sopportarlo.
E poi
comunque non
avrebbe mai potuto lasciare Sana da sola in quelle condizioni. Era la
sua
migliore amica insomma. Quindi le era sembrato quanto meno il minimo
farle un
po’ di compagnia. In tutti i sensi.
-Giusto!
– urlò
Fuka riempiendo due minuscoli bicchierini senza nemmeno sollevare il
collo
della bottiglia dal bordo degli stessi – facendone quindi cadere
qualche goccia
sul pavimento – e passandone uno a Sana – A noi! –
Mandò
giù l’intero
contenuto e si sentì ancora meglio di prima.
-Ma ti
rendi conto?
Io gli ho detto “Dobbiamo parlare” e lui mi ha detto “Di cosa?” – si
lamentò
Sana appoggiando il bicchiere a terra con talmente tanta enfasi che si
sbilanciò e cadde di lato.
-E’
pazzesco... –
Sana
annuì – Sì
davvero, puoi ben dirlo amica – essere ubriaca la rendeva
incredibilmente
simile a Gomi, per come parlava – Che poi quando gli ho risposto “Di
noi due,
del fatto che non ci rivolgiamo la parola da due settimane” mi ha solo
mugugnato qualcosa come “Dai parla, che devo allenarmi”, ma ti sembra
possibile? È proprio un idiota... –
-L’altro
giorno
sono uscita con uno che si è mangiato un coso intero di aglio perché dice che fa bene... –
-Voglio
dire, siamo
stati insieme più di un anno, come può trattarmi così? –
-... non
gli si
poteva stare vicino, garantisco... –
-...potrei
capire
se fosse stata una storiella da niente...
-...ma
si può
uscire con una ragazza e comportarsi così...? –
-Questi
ragazzi non
li capisco proprio! –
Nonostante
avessero
bellamente ignorato l’una il ragionamento dell’altra, quell’ultima
frase la
esclamarono all’unisono, tanto che sobbalzarono e si guardarono in
faccia,
quasi sorprese della presenza della propria coinquilina.
-Per
forza, sono
incomprensibili – disse Fuka alzando le spalle.
-Già...
– convenne
Sana, appoggiando la testa all’indietro, contro il divano. Giusto per
la
cronaca, nonostante lei e Fuka fossero ormai da tre ore su quel tappeto
a
sparare ogni sorta di delirio ad alta voce, a nessuna delle due era
venuto in
mente di trasferirsi in un posto più comodo.
-Tieni –
disse
Fuka, lanciando a Sana il pacchetto delle sigarette quasi finito
nonostante
l’avesse comprato quella stessa mattina – Lo so che non fumi, ma in
certe
occasioni può rivelarsi un’ottima soluzione. E poi sono in astinenza da
nicotina, io –
Sorprendendo
pure
se stessa, Sana accettò. Si accese una sigaretta ed aspirò una lunga
boccata di
fumo, espirando e respirando per tranquillizzarsi da quella tempesta
incontrollabile che aveva dentro e che la confondeva, facendole perdere
la
rotta.
-Non ce
la farò mai
a stare senza Akito... – ammise, socchiudendo gli occhi e scrutando
attentamente Fuka in faccia.
Quella
sbuffò una
nuvoletta di fumò e ricambiò il suo sguardo, scettica – Certo che ce la
farai,
sciocca. Pensa solo che quando questo casino sarà finito, ne uscirai
solo più
forte –
Sana
inclinò la
testa – Penso che ne uscirò solo distrutta –
Non si
capiva bene
se l’effetto dell’alcool fosse in grado di far ragionare Sana meglio di
quando
era sobria o se, semplicemente, le permetteva di esprimere sentimenti –
delusione, rancore, paura – che altrimenti si sarebbe tenuta dentro,
permettendo loro di dilaniarla lentamente, giorno dopo giorno, come un
cancro
incurabile.
Fuka
agitò la mano
che stringeva la sigaretta ancora fumante, finendo per spargere un po’
di
cenere nei dintorni della sua figura – Sciocchezze. Andrà bene, vedrai
–
Sana si
incupì e
sottrasse i suoi occhi dallo sguardo dell’amica, spegnendo la sigaretta
non
ancora consumata. Le veniva da piangere. L’alcool, doveva per forza
essere
l’alcool – Ho paura –
-Lo so –
disse
Fuka, quasi dolce, se non fosse stato per la voce roca per lo stato un
cui
verteva.
-Mi
manca già Akito
–
-Lo so –
rispose
ancora.
In
realtà avrebbe
voluto dirle altro.
E pure
per quella
volta il suo “Mi manca Takaishi” le restò intrappolato tra le labbra.
*
Reminisce talk some sh-t forever young is in your mind
Leave a mark that can’t erase neither space nor time
So when the director yells cut,
I’ll be
fine
Jay-Z ft. Mr
Hudson - Young Forever
Fuka
sorrise a Sana, tornando finalmente alla realtà.
Era
vero, quella casa racchiudeva così tanti momenti, così tante
confidenze...
Era
stato il modo che lei e Sana avevano trovato e studiato per poter
finalmente
diventare grandi e indipendenti, per potersi gestire la propria vita.
Prima
che potesse risponderle, Sana ripeté – Tu non te ne puoi andare –
Poi
Fuka si accorse che stava piangendo e le si avvicinò per poterla
abbracciare –
Anche io non vorrei andarmene. A dire la verità vorrei poter trovare un
modo di
vivere sia con te che con Takaishi, ma questo non è possibile, te ne
rendi
conto? –
Sana
si illuminò – Perché no? C’è così tanto spazio, anche Akito ormai è
come se
vivesse con noi, no? Perché non potresti fare lo stesso anche tu? –
Fuka
scosse il capo e diede una veloce scrollata di spalle a Sana –Dai Sana,
ragiona. Quando avremo quarant’anni e avremo dei figli, pensi che
potremo
continuare a vivere insieme? Ti immagini? Tu e Akito che litigate,
vostro
figlio che piange, il mio che si sveglia e comincia ad urlare, Takaishi
che
impazzisce, io che mando tutti al diavolo... E’ giusto così Sana, prima
o poi
si cresce, e diventa naturale dover cambiare alcune cose nella propria
vita –
-Ma
io non voglio! – si lamentò Sana,
proprio come una bambina cominciava a fare
i capricci.
Istintivamente
Fuka si mise a ridere – Ti ricordi che facevi gli stessi discorsi anche
quando
abbiamo deciso di andarcene di casa per andare a vivere insieme? Ti
ricordi la
paura che avevi di cambiare? E invece... Tua madre continui a vederla e
a
sentirla sempre, avete ancora un rapporto splendido e conservi un
ricordo
bellissimo di quando vivevate insieme, di quando tu eri piccola. Sarà
la stessa
cosa, vedrai –
Sana
buttò le braccia al collo di Fuka e si lasciò andare ad un pianto fatto
di
lacrimoni giganti e di singhiozzi. Esattamente il pianto di una bambina
disperata. Si aggrappò al maglione di Fuka e lo strinse forte tra le
proprie
mani, conficcando le unghie in quella stoffa morbida.
-Mi
mancherai così tanto – disse dopo un po’.
-Anche
tu scema, che cosa credi? Anche a me commuove un po’ pensare di dover
tornare a
casa e di non trovarti qui, indecisa se raccontarmi o no della tua
impresa
giornaliera per demolire la casa. Ma poi... – si interruppe per poter
guardare
Sana in faccia e poterle sorridere – Lo sai che sarò qui tutte le sere,
lo stesso,
no? Guarda Tsuyoshi ed Aya. Aspettano un figlio eppure sono sempre qui
lo
stesso. Non cambierà nulla... Nulla... –
Sana
singhiozzò ancora un po’, poi sembrò pensare su alle parole di Fuka e
parve
convincersi – Me lo prometti? – piagnucolò.
-Certo.
Te lo prometto – sospirò Fuka, sperando che Sana non si accorgesse del
magone
che anche a lei – donna tutto d’un pezzo – si era fermato in gola.
-Mi
sentirò così sola qui senza di te – ammise Sana, scostandosi finalmente
da Fuka
e tornando a sedersi sul divano.
L’amica
sorrise – Puoi sempre trovarti una coinquilina – tentennò – O un coinquilino – suggerì infine.
Quando
Sana – dopo diversi minuti – alzò la
testa di scatto, cogliendo finalmente il significato di quelle parole,
Fuka
scoppiò a ridere.
Sempre
la solita stordita.
*
Senza
nemmeno bisogno di dirgli “Incontriamoci” era sicuro di trovarla
all’ormai noto
gazebo di cui la loro storia era infestata.
Era
bastata una telefonata di Fuka “Akito, ho
detto a Sana che vado a vivere con Takaishi. Lei è da poco uscita di
casa, ma
non sono sicura che stia molto bene, per favore...”
Nemmeno
aveva atteso che Fuka terminasse la frase. Semplicemente, dopo aver
inforcato
un paio di pantaloni ed una felpa, si era messo a correre a tutta
velocità
verso il parco.
La
poteva già vedere, seduta al riparo dal freddo pungente, sotto quella
piccola
struttura di legno che era stata lo scenario dei più impensabili
avvenimenti
tra di loro.
E
pure ora, mentre sapeva perfettamente quanto Sana stesse male al
pensiero di
perdere la sua migliore amica che aveva deciso di andare a convivere
con il suo
ragazzo, l’unica cosa che Akito riusciva a notare era quanto lei fosse
maledettamente
bella, pure vestita con un semplice paio di jeans chiari ed un maglione
con il
collo a sbuffo che lui le aveva regalato.
Magnifica.
Desiderò
andare lì e baciarla più di ogni altra cosa al mondo, ma da qualche
anno – per
la precisione tre – a questa parte, aveva imparato a riconoscere quali
fossero
le priorità, in ogni situazione. Controllo.
La
pioggia di quella mattina aveva fatto schizzare un po’ di fango sulla
struttura
di legno sotto la quale Sana si era ritirata per leccarsi le ferite,
come un
animale ferito.
Akito
le si avvicinò silenziosamente e senza nemmeno salutarla le si andò a
sedere
vicino.
Dopo
poco Sana parlò – Fuka se ne va –
Akito
annuì e le prese una mano per stringergliela forte tra la propria – Lo
so. Come
stai? –
Sana
sembrò pensarci un attimo su e poi parlò – Ad essere sincera, pensavo
peggio.
Quando me l’ha detto, sono scoppiata a piangere, ma dopo averle parlato
lei al
solito mi ha tranquillizzata e insomma... Me ne sono fatta una ragione
–
concluse infine, quasi abbozzando un sorriso.
Akito
annuì ancora e la guardò negli occhi – Quindi stai bene?-
Sana
gli sorrise – Si. Fidati... Andrà
bene... – lo rassicurò, abbassando gli occhi per fissarsi le scarpe.
Non che
avessero qualcosa di particolarmente interessante. Notò persino una
macchia
sulla stringa bianca della scarpa destra.
-Ne
sono sicuro –
Silenzio.
-Senti
Akito...-
-Senti
Sana...-
Pronunciarono
queste parole all’unisono ed entrambi si voltarono di scatto per
guardare
l’altro negli occhi.
Sorpresa.
*
Ci sono
alcuni
momenti in cui parlare diventa letteralmente superfluo.
Basta
una semplice
occhiata per intendersi.
Specialmente
quando
colui o colei che si sta guardando, lo o la si conosce da una vita. Una
vita
intera. Diventa quasi naturale insomma, no?
Se poi
ci si rende
conto che quello che l’altro sta cercando di dirci è la stessa cosa che
vorremmo dire noi, subentra lo stupore.
Sorpresa.
*
-Non
posso crederci –
-Nemmeno
io –
-Credi
che funzionerà? –
Akito
trattenne il fiato per qualche secondo – soppesando le parole con cui
avrebbe
potuto risponderle, magari sarcastiche – e poi parlò.
-Dovrà funzionare –
Definitivo.
Sana
quasi rise e si limitò ad emettere un flebile –Già –
Akito
fece spallucce – D’altronde – esordì divertito – Se non dovesse andare
bene,
puoi sempre cacciarmi di casa no? La prima volta ha funzionato –
Sana
lo guardò male e lo minacciò – Attento. Ti conviene stare zitto –
Akito
ghignò – Trova il modo Kurata –
E
alla fine, lei lo baciò.
Semplicemente.
Reminisce talk some sh-t forever young is in your mind
Leave a mark that can’t erase neither space nor time
So when the director yells cut,
I’ll be
fine
Jay-Z ft. Mr
Hudson - Young Forever
*
D’altronde
si sa come vanno a finire queste storie. Lei ama lui. Lui ama lei. C’è
sempre
qualcuno che mette i bastoni tra le ruote ai due – il che poi è quello
che
tiene i lettori appiccicati alle righe della storia per poter leggere
l’evolversi della stessa – ma alla fine c’è sempre, l’immancabile lieto
fine
stucchevole che caria i denti un po’ a tutti.
Forse
però, trattandosi di Sana e Akito, abbiamo sbagliato fiaba.
-Ma
si può sapere che diavolo hai al posto del cervello? –
Se
alle otto e mezza del mattino si sentiva una voce di donna, acuta,
assordante,
petulante, echeggiare per la città, si poteva con sicurezza matematica
scommettere che si trattasse di quella di Sana.
-Il
silenzio è l’offesa peggiore –
La
voce tranquilla e seccata di Akito
era invece un classico. Insomma, non c’era proprio storia. Non esisteva
che
Sana e Akito litigassero senza la costante “lei urlante, lui pacato”,
ma siamo
seri.
Per
la cronaca. Gli scatoloni di Akito erano stati portati nel nuovo
appartamento
un paio di giorni prima. Contenevano cianfrusaglie varie che lui
avrebbe più
che volentieri dato in beneficienza – da leggere “buttato
via” – ma che Sana e quell’altra menomata di sua sorella
Natsumi avevano tanto insistito per tenere. Ma insomma, siamo pazzi?
Insomma,
Sana addormentata più che mai e nervosa fino all’inverosimile perché
quel
giorno per lei ricominciava il lavoro, aveva accidentalmente inciampato
in uno
scatolone abbandonato in mezzo al corridoio.
La
colpa? Ovviamente di quell’idiota di Akito.
Insomma,
era normale abbandonare uno scatolone così, in bella vista, dove
chiunque –
anche se in quella casa ci vivevano solo loro due – avrebbe potuto
inciampare?
Che
poi...
-Sei
tu che al mattino hai il vizio di camminare per casa con gli occhi
chiusi.
Quello scatolone l’avrebbe notato persino
un cieco –
Sana
decise di adottare la sempre eterna tattica dell’ignorarlo. La ragazza
sbuffò
sonoramente e poi dopo aver fatto spallucce ed essere sprofondata nella
camicia
a quadri che usava come pigiama, si era fiondata in cucina per mangiare.
Akito
la osservò sorpreso – Come mai nessuna sfuriata, Kurata? – domandò
incuriosito,
seguendola e accomodandosi al tavolo di fronte a lei.
Sana
lo guardò male – Ho deciso di ignorarti –
-Non
è da te –
Sana
sbuffò ancora – Adesso ti permetti anche di decidere cosa è
e cosa non è da me?
Akito, ma vai a giocare a palla in autostrada! – lo rimbeccò,
abbassando gli
occhi sull’enorme tazza di latte e cereali che rappresentava la sua
colazione.
Akito
inarcò un sopracciglio – Ehi. Kurata, calmati. Non vedo cosa ti ho
detto di
così strano, di solito ti limiti a mandarmi a quel paese, non sei mai
così
acida. Che ti prende? –
Sana
sembrò pensarci su, valutando per un momento se fosse meglio rispondere
o
mandarlo al diavolo.
-Sono
normalissima – sbottò, decisa a non dargliela vinta. Insomma, per colpa
di
quell’idiota aveva rischiato di rimanere ferita. Gravemente ferita.
Anzi,
ferita a morte.
-Non
direi proprio. Sei più acida del solito –
-Taci
–
-Ecco,
vedi? –
Sana
si alzò in piedi e si diresse vero il frigorifero. Rimase a rimirare la
solita
desolazione che aleggiava al suo interno e poi si decise ad afferrare
il
cartone del succo di mirtilli.
-Dovresti
andare a fare la spesa – disse – Non so se qualcuno te l’ha spiegato,
ma ogni
tanto bisogna mangiare per sopravvivere -
-Odi
il succo di mirtilli – rispose Akito, ignorandola completamente, con
l’aria
sospettosa di un vero detective.
Sana
sbatté il cartone sul tavolo e sbottò – Ma insomma, basta! Che diavolo
ti
prende questa mattina? Sei insopportabile lo sai? – alzò gli occhi al
cielo –
Prima non ti posso fare domande, poi sono più acida del solito, ora odio il succo di mirtilli... Non è vero
– gli sbraitò in faccia – Adoro il
succo di mirtilli –
Akito
fece spallucce e cominciò a mangiare la sua modesta porzione di sushi
giornaliera. Sana storpiò il naso e si voltò dall’altra parte.
Quell’essere
ignobile con cui condivideva l’appartamento le faceva venire il
voltastomaco.
Alle otto e mezza del mattino non si può mangiare “pesce crudo” come
colazione,
è inaudito.
Dopo
un lungo momento, il ragazzo parlò – Non mi risulta – disse infine.
Solo
dopo alcuni istanti Sana capì che quella valeva come risposta alla sua
ultima
affermazione. Decise di troncare lì la discussione – Adesso basta. Vado
a
vestirmi, che è meglio –
In
silenzio mise a posto le sue cose e poi uscì dalla cucina diretta alla
camera
da letto. Non fece in tempo a compiere nemmeno un passo, che sentì due
braccia
forti afferrarla per la vita.
-Ehi,
Kurata, aspetta... – le sussurrò Akito all’orecchio. Sana avvertì
distintamente
i brividi che cominciavano a correrle lungo la spina dorsale. Come
faceva quel
pescivendolo da strapazzo a farle quell’effetto ogni salta volta,
sarebbe per
sempre rimasto un mistero.
-Che
vuoi? –
Akito
sospirò e portò le sue labbra a pochi millimetri dal suo collo – Ti ho
già
detto che non mi piace quando al mattino non mi dai il buongiorno come
si deve
–
Sana
scattò e si girò verso di lui per guardarlo male in viso – Ti sembra di
essertelo meritato? –
Che
domanda inutile, Akito avrebbe comunque avuto la faccia tosta di
risponderle...
-Certo
–
Appunto.
-
Ti ho già detto qualche giorno fa che
ti conviene stare zitto –
-Ed
io ti ho già risposto che per farmi
stare zitto dovrai trovare un modo –
Quasi
scontato fu il bacio che ne seguì.
In
definitiva, Sana Kurata e Akito Hayama stavano imparando sulla loro
pelle cosa
comportava la convivenza dell’una con l’altro: sacrifici, compromessi e
naturalmente litigate continue.
Dopo
appena una settimana dal trasloco di lui, tuttavia, risultò lampante
che
entrambi necessitavano urgentemente di trovare un proprio equilibrio.
*********************************************
Buonasera
a tutte ragazze mie.
Devo
ancora scusarmi del ritardo : avevo detto che avrei aggiornato
regolarmente una
volta a settimana, possibilmente lo stesso giorno e... ho mantenuto
solo la
prima promessa.
Le
cose, se può interessarvi, stanno così : ho trovato lavoro, lunedì
comincio e
questa mia ultima settimana di vacanza l’ho passata in giro per Milano
(nonostante io volessi disperatamente trascorrerla spaparanzata sul mio
divano
a guardare la tv e a scrivere al PC). Insomma, tra colloqui, contratti
da
firmare, battesimi, ragazzo, amiche, compleanni e via dicendo non ho
trovato
prima il tempo di rileggere il capitolo e di ringraziarvi.
Di
fatto, la rilettura del capitolo è stata molto affrettata e anche i
ringraziamenti – che posterò qui di seguito – sono decisamente veloci.
Ho
preferito postare il capitolo credendo – forse sbagliando :D – che
preferiste
leggere come continuava la storia, invece che i miei scleri. No?
Un
abbraccio gigantesco, quindi, va a:
Deb (purtroppo
tesoro
non ho trovato il tempo di recensire FU, di leggere il nuovo capitolo e
di
apportare alla mia storia le correzioni che mi avevi suggerito nello
scorso
commento. Mi farò perdonare :D),
Midao (fare la
fine di
Sana direi che è pressoché impossibile, a meno che tu sia una pazza
scatenata e
che tu abbia un ragazzo ancora più fuori di te),
roby5b (ti
chiedo ancora
scusa per non aver aggiornato prima – come ti ho detto su FB – ho avuto
davvero
tanto da fare. Ma tu sei sempre la solita stella *.*),
Castiel (la
canzone dello
scorso capitolo doveva essere un’altra, ma poi anch’io ho pensato che
quella
fosse più appropriata. Devo trovare le colonne sonore per i prossimi
due
capitoli! E ne devo trovare tre, perché ti ho promesso che in uno ce ne
sarebbero
state due! Fidati di me!),
Queen
Alexia (grazie
mille! *.*),
ryanforever
(perdonami
tu per
non essere mai puntale. Comunque, parli ad una che ha voglia di Natale
trecento
sessantacinque giorni all’anno :D E il sosia di Akito io e Yesterday lo
andremo
a cercare a Tokio, tranquilla. Grazie mille per i complimenti sul
nickname),
nanuccia
(grazie
mille per
tutti i complimenti – sono cos’ felice di sapere di averti tirato su la
giornata *.* E quella canzone è anche una delle mie preferite),
Bettinella
(cioè,
tu ringrazi
me? Tu sei tutta matta ^^ Sono io che ringrazio te per la recensione
chilometrica e per tutte le cose belle che hai detto su Sana e sul mio
Akito –
sì, è mio),
Ili91 (grazie
per le
Preferite cara e anche, come al solito, per la tua recensione. Quando
cado nel
melenso, devo risollevarmi con un po’ di comicità. Sono contenta che tu
abbia
apprezzato questa peculiarità nello scorso capitolo (: ),
So smile
(grazie
infinite
carissima, e scusami per non aver ANCORA recensito le tue storie ._.
sono un
caso disperato!),
Smemo92
(allora, fai una
cosa : abbracciati fino a soffocare, perché è esattamente questo che
vorrei
fare io. Grazie, grazie mille per tutto quello che hai detto. Io cerco,
oltre
che raccontare di Sana e Akito – che a te piacciono così tanto e io ne
sono
stra-felice – di parlare anche dei loro amici perché per loro sono
importanti,
sono parte della loro vita e contribuiscono a far andare avanti la
storia.
Sarebbe come mangiare solo la cotoletta, senza le patatine fritte.
Sarebbe
buona lo stesso senza, ma con lo è di più, no? :D),
marypao (e, per
concludere,
ringrazio anche a te per le tue bellissime parole. La storia è sì agli
sgoccioli, altri due capitoli e ci salutiamo, ma tornerò presto con
un’altra
fiction – si spera!).
Come
al solito, ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le Preferite,
le
Seguite e le Ricordate. I numeri continuano ad aumentare e io sono
tanto, tanto
contenta ^^
Adesso
tolgo le tende. Non posso darvi nemmeno il titolo del prossimo capitolo
per il
semplice fatto che ancora non ce l’ha. Direi che è perfetto, no? ._.
Buon
fine settimana a tutte ragazze mie e, se potete, lunedì mattina
pensatemi un
pochino (:
Gillywater