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Autore: Gillywater    01/10/2010    13 recensioni
La storia tra Sana e Akito è finita da tre lunghi anni. Lei ora sta con Naozumi e lui, come sempre, cerca di fare chiarezza nel caos che ha in mente. Ma cosa potrebbero mai combinare, quei due, senza l'aiuto provvidenziale degli amici?
"Fuka non era propriamente annoiata, solo che quella storia era stata costretta a sentirla per anni. Anni. Non confidenze sussurrate nei bagni della scuola, che si perdevano in uno sbuffo di fumo, mentre la sigaretta stretta tra le dita si consumava. Anni. Ore continue della sua vita che lei e Tsuyoshi, soprattutto, avevano passato a scervellarsi per capire quali contorti ragionamenti si nascondessero dietro le menti malate di Akito e Sana. E nessuno dei due, quasi servisse qualcosa sottolinearlo, riusciva a capire perché si erano lasciati e perché attendessero tanto tempo a rimettersi insieme."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SHE IS
 
Capitolo 9 : Young forever
 
Heaven can wait we’re only watching the skies
(...)
Life is a short trip,
The music’s for the sad man
                   Jay-Z ft. Mr Hudson - Young Forever
 
Il nuovo anno poteva essere definito soltanto in un modo: scoppiettante.
Dopo essere rientrati tutti – chi più chi meno – felicemente dalle vacanze natalizie trascorse sperduti tra le montagne, a sciare e a rimpinzarsi come matti, la vita quotidiana aveva finalmente preso piede delle giornate di tutti i ragazzi.
Hisae e Gomi, come da copione, continuavano ad ignorarsi bellamente l’un l’altra – cosa fosse successo veramente tra di loro sarebbe eternamente rimasto un segreto tra loro due e quelle quattro pareti che racchiudevano la stanza da letto condivisa con Fuka. Quest’ultima vendeva in giro una certa leggenda che vedeva i due amici stretti in un caldo abbraccio, nello stesso letto, la notte di Natale. Akito non era disposto a crederci, comunque.
Tornando a Fuka, il rientro probabilmente non aveva giovato moltissimo alla precaria situazione mentale della ragazza: era infatti diventata persino più strana del solito e quando quella mattina si era alzata dal letto, aveva dato il buongiorno alla sua coinquilina con una frase che suonava un po’ come – Oggi, quando torno dall’ufficio, ti devo parlare –
Sana aveva annuito distrattamente, senza quasi accorgersi di quell’atteggiamento strano, sventolando in direzione della sua amica una mano su cui spiccava – luccicante come una stella nel cielo – l’anello che Akito le aveva regalato per Natale.
Un regalo e una promessa.
Un po’ di paura ce l’aveva, eccome, ma aveva deciso di ignorarla. Infondo Akito aveva liquidato la questione “anello all’anulare” con un bel “perché si”, di quelli che a Sana piacevano tantissimo perché le consentivano di non preoccuparsi veramente di una cosa finché non si fosse reso necessario. Semplicemente, pensava, dopo tanti tira e molla magari Akito aveva deciso di suggellare quel loro rapporto con un anello, che in un futuro poteva essere sostituito da un altro anello. Sana deglutì. Meglio non pensarci, per ora.
Giusto per la cronaca, “miss” Kurata – Akito aveva scoperto quanto chiamarla in questo modo fosse tremendamente divertente e aveva cominciato ad intonare la parola “miss” con i versetti più ricercati e impossibili – durante il soggiorno in quel di montagna, si era talmente abbuffata di dolci e patatine che aveva passato il primo giorno a casa in bagno a vomitare pure l’anima.
Akito le aveva palesato il suo pensiero – Sei quello che mangi. Mangi la merda...? –
La frase non l’aveva conclusa perché era un vero gentiluomo, ma si poteva tranquillamente intuire cosa realmente intendesse dire. Sana se l’era sbranato con gli occhi, ma questa è un'altra faccenda.
 
Quel pomeriggio Sana era comodamente spaparanzata sul divano, in salotto, tutta intenta a giocare con il telecomando, schiacciando tasti a caso e cambiando canale tanto per trovarsi qualcosa da fare. Di tutti i programmi che le passavano a raffica sotto gli occhi non ce n’era uno che le interessasse.
Il rumoreggiare di chiavi nella serratura, le fece intuire che Fuka era finalmente rientrata a casa.
L’amica esordì con una bella imprecazione contro quel tempaccio da lupi – tanto per cambiare, pioveva – e poi entrò in salotto, parandosi di fronte a Sana e creando un pozzo ai suoi piedi. Anzi, un oceano.
Sana fece una smorfia pensando che dopo le sarebbe toccato pulire. Era in vacanza perché ancora la trasmissione a cui partecipava non era cominciata? Bene, allora le faccende domestiche spettavano a la miss.

Hoping for the best but expecting the worst,
Are you gonna drop the bomb or not?
Let us die young or let us live forever,
We don’t have the power but we never say never
                   Jay-Z ft. Mr Hudson - Young Forever
 
-Ti ricordi che ti devo parlare, vero? – le domandò Fuka, fissandola serissima.
Quando Sana annuì, un pochino intimorita, l’altra fece una corsa in bagno a prendere un asciugamano per frizionarsi i capelli umidicci a causa della pioggia.
Sana si inginocchiò sul divano e la guardò, puntando i suoi enormi occhioni castani su di lei – E’ da un po’ che mi sembri strana. Ti decidi a dirmi che cos’hai? –
Fuka parve sorpresa – Allora te ne sei accorta – constatò.
Sana sbuffò – Guarda che sebbene Akito mi reputi completamente stordita, certe cose le noto anch’io – commentò acidamente.
Fuka le si accomodò accanto, l’espressione leggermente agitata e un sorriso tirato disegnato sulle sue labbra – Ascolta... Avrai notato che ultimamente esco spesso con i colleghi... – disse, tentennando sull’ultima parola – Che sparisco senza lasciare traccia, che sto spesso al cellulare... –
Sana annuì consapevole – Certo che lo so. Torno a casa alla sera stanchissima e vorrei solo fare quattro chiacchiere con te e invece tu o non ci sei o mandi e-mail da quel maledetto telefono. Un giorno ho persino pensato di lanciarlo giù dal balcone – confessò abbozzando un sorriso.
Fuka rise e si portò una mano davanti alla bocca – Quanto sei sciocca! – la prese in giro.
Poi cadde un breve silenzio tra le due. Sana giocherellava nervosa con il lembo della coperta di lana che aveva usato per coprirsi, mentre Fuka fissava come ipnotizzata una macchia sul tavolino al centro del salotto.
Quando parlò, un lampo illuminò il cielo – Ho ricominciato a frequentare Takaishi –
Sana spalancò la bocca in maniera davvero poco elegante, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, Fuka la precedette.
-Qualche mese fa l’ho incontrato al lavoro. Si è trasferito a Tokyo subito dopo aver preso il diploma. “Qui ci sono così tante occasioni di trovare lavoro” mi ha detto quando gli ho chiesto cosa ci facesse qui –  sospirò e riprese -  Giorno dopo giorno ci siamo riavvicinati, sempre di più, fino a che abbiamo cominciato ad uscire insieme, ed ecco dunque il perché di tutte quelle cene di lavoro... – le spiegò, spiccia come sempre, sussurrando come non era da lei.
Sana abbassò gli occhi – Non mi hai mai detto nulla – disse semplicemente.
Fuka scosse il capo – Lo so ed ogni giorno che passava mi dispiaceva tantissimo. La realtà è che non sapevo nemmeno io cosa volevo da questa storia e come poteva andare a finire. Takaishi mi ha fatto soffrire così tanto in passato... Quando venni a sapere di tutte le ragazze con cui si vedeva durante la nostra lontananza, credo di aver rischiato sul serio la depressione, Sana – le spiegò, il tono di scuse trasbordava dalle sue parole – Non ho voluto dirti niente perché non gli volevo permettere di entrare nella mia vita, non volevo inglobarlo di nuovo nel mio gruppo di amici, permetterti di affezionarti a lui come so che sarebbe successo e poi vedermi piantata in asso, ancora, facendo stare male anche voi che siete i miei amici – pausa strategica alla Fuka - Te, che sei la mia migliore amica – continuò, stringendo un pugno – So che può sembrare un discorso ipocrita, ma è la verità. Semplicemente non volevo permettere a Takaishi di avere una parte troppo importante nella mia vita di tutti i giorni – concluse, tornando ad osservare Sana e notando quanto questa fosse rimasta sorpresa dalle sue parole.
Quando Fuka smise di parlare Sana, da buona emotiva quale era davvero, le buttò le braccia al collo e la strinse forte a sé – Oh Fuka. Quanto sono stupida, non ho capito che cosa stavi passando in questi mesi – piagnucolò - A proposito – riprese, scostandosi dalla sua amica – Da quanto va avanti questa storia? –
-Quasi nove mesi –
Sana sbarrò gli occhi –CHE COSA?
Fuka alzò le mani in segno di pace –Ehi. Lo sai che sono una persona molto riflessiva. Non te ne avrei mai parlato se prima non avessi avuto un ragionevole lasso di tempo durante il quale pensare e ripensare al fatto che questa poteva essere una scelta potenzialmente autodistruttiva –
Pare quasi inutile specificare che Sana si fosse fermata al punto della “persona molto riflessiva”. Tutto il resto fu fiato sprecato, quindi si limitò a sorridere e a far finta di aver capito Fuka – Scherzavo, stai tranquilla. Ma come mai hai deciso di dirmelo, oggi? –
Fuka annuì, si portò la nocca dell’indice della mano destra ai denti e cominciò a mordicchiarla nervosamente – E’ di questo che ti devo parlare – esordì.
Sana parve sorpresa – Perché, non hai ancora finito con le novità? –
Quella scosse il capo – No. L’altro giorno Takaishi ha fatto una cosa che mi ha fatto capire quanto lui sia effettivamente cambiato e quanto ci tenga alla nostra storia –
-Cioè?-
-Ha comprato un appartamento e mi ha chiesto di andare a vivere con lui  -
Sana sobbalzò e tutto quello che riuscì a dire fu un semplicissimo – Ah –
A dire il vero non aveva mai realmente considerato la possibilità che lei e Fuka potessero, un giorno, trovare entrambe un compagno e smettere di vivere insieme. Semplicemente perché, finite le superiori, andare a vivere con Fuka era stato talmente logico, talmente naturale e scontato, che non riusciva più nemmeno ad immaginarsi di vivere con qualcuna che non fosse lei.
Fuka era la sua migliore amica...
Fuka era quella che quando rincasava e trovava Sana sul divano, addormentata, invece di svegliarla bruscamente come si sarebbe meritata perché non aveva svolto alcuna faccenda domestica, la copriva e la lasciava riposare...
Fuka le sceglieva i vestiti per le serate...
Fuka la sosteneva e la incoraggiava in ogni discorso, specialmente quelli che riguardavano i ragazzi...
Fuka condivideva con lei l’abitudine di comprare il cibo in qualche ristorante d’asporto, perché, come lei, ancora non aveva capito a cosa servisse l’accendigas della cucina...
Fuka le rubava i gioielli dal portagioie in camera da letto e credeva che Sana non si fosse mai accorta di nulla...
Per la miseria, Fuka era tutto questo, nonché la sua coinquilina, non poteva andare a vivere con quel Takaishi del cavolo!  Sana era furiosa.
-Non voglio che tu vada a vivere con lui! – sbottò, alzandosi in piedi e stringendo i pugni davanti a sé. Abbassò gli occhi in modo da fissare il pavimento e da nascondere alla sua amica le lacrime che inspiegabilmente vi erano affiorate.
-Ma Sana... – disse soltanto Fuka.
-No, senti – la bloccò Sana – Chi diavolo è Takaishi? Per quello che ne sai, potrebbe pure essere che ti stia prendendo in giro. Ancora. Vuoi veramente correre il rischio con qualcuno che già una volta ti ha delusa? –
Sana guardò Fuka e quando vide i suoi occhi – occhi innamorati, come quelli che le sue amiche le dicevano di avere ogni volta che tornava da un appuntamento con Akito – capì che quella era una battaglia, una guerra, già persa in partenza. Abbassò le mani lungo i fianchi, sconfitta e disse soltanto, in un sussurro – Tu sei la mia coinquilina. Questa casa è nostra. L’abbiamo arredata noi, te lo ricordi? Ci abbiamo passato così tanti momenti, tu non te ne puoi andare... –
 
*
 
So we live a life like a video
When the sun is always out and you never get old
And the champagne’s always cold
And the music is always good
Jay-Z ft. Mr Hudson - Young Forever
 
Sana doveva essere completamente impazzita. Anzi, Sana e Hisae erano completamente impazzite. Come fosse venuto in mente a quelle due piccole pazze di invitare praticamente tutti gli ex studenti della loro scuola a quella festa per la Vigilia di Natale – nonché suo compleanno – sarebbe rimasto un mistero. Sarebbe stato meglio se fosse rimasto tale, davvero.
Fuka osservò quello che era una volta il suo salotto – adesso trasformato in una piccola discoteca improvvisata, con tanto di casse rimbombanti e di luci psichedeliche che dopo appena cinque secondi già le avevano fatto girare la testa.
Ovunque si girasse poteva notare enormi cesti di ghiaccio nei quali erano state schiaffate alla bell’e meglio bottiglie di champagne – che nessuno ovviamente si filava, ma sapevano essere così dannatamente decorative. La musica le piaceva, infatti cominciò a picchiettare ritmicamente il suo piede sinistro, fasciato il caldi collant trasparenti, che calzava una semplice scarpa nera, con il tacco.
Trovò la sua – ancora per poco – coinquilina poco distante, intenta a tenere banco in mezzo ad un gruppetto di ragazzi che la rimiravano, affascinati. Fuka lanciò uno sguardo veloce ad Akito che  a pochi passi da lei era semplicemente furioso.
-Non mi ricordo di te, come ti chiami? –
-Tu invece sei quello che al secondo anno ha baciato il suo migliore amico in discoteca, vero? –
-E tu? Non facevi mica parte del club degli scienziati? –
Quando ci si metteva, Sana sapeva essere davvero bastarda. Quella mattina aveva sentito lei e Akito litigare – Fuka era pronta a scommettere tutti i suoi risparmi che si trattasse di questioni di lavoro – e poi lui se ne era andato di casa sbattendo la porta.
Adesso Sana si stava vendicando. E a quanto pareva funzionava. Molto bene anche.
-Sana – sbottò Fuka afferrando la sua amica per un braccio – Scusate miei prodi, posso rubarvi l’amata donzella per qualche minuto? –
Senza nemmeno attendere una risposta, Fuka trascinò Sana in un angolo del salotto, dal quale poteva vedere Hisae e Gomi ballare appiccicati come due cicche e parlare vicinissimi l’uno alla bocca dell’altra.
Sana era semplicemente radiosa – Fuka hai visto? – le domandò, accarezzando con lo sguardo la loro – fino a quel mattino – casa, fiera del suo lavoro.
Fuka roteò gli occhi al cielo : viveva in quell’appartamento con Sana da appena cinque mesi e già aveva elaborato un migliaio di modi diversi per poterla uccidere.
-Non è meravigliosa? Non sei contenta di questa sorpresa? Io e Hisae ci siamo impegnate tanto...  
Ecco, quando però Sana esordiva con cose del genere, Fuka proprio non ce la faceva a non volerle bene e a non volerla strapazzare di coccole come meritava. Come solo lei sapeva farle desiderare, con tutta la sua dolcezza e ingenuità.
Cercò di darsi un contegno – Sarei molto più contenta se non avessi appena visto due nostri ex compagni di scuola, Mayoko e Ichizo, darci dentro sul mio letto –
Sana fece un’espressione impagabile.
-Dalla tua faccia comprendo che stai pensando quello che penso io –
-Che schifo! –
-Appunto –
-Oh Fuka – cinguettò Sana, saltellando da un piede all’altro, facendo ondeggiare la gonna larga del vestito grigio che aveva indossato questa sera – Mi dispiace. Ti giuro che... –
Fuka nella sua testa pensò che quando Sana esordiva dicendo “ti giuro che”, si preparasse ad elencare buoni propositi che mai – mai – sarebbe stata in grado di portare a termine. Nemmeno. Tra. Cento. Anni.
-... dopo, quando se ne sono andati tutti, ti aiuto a pulire. Tutto –
Appunto.
Fuka trovava già apprezzabile la sola buona volontà. Sorrise – Piuttosto che dire fesserie – le disse, concedendosi finalmente la possibilità di addentare un tramezzino, preso da un vassoio a casaccio su di un tavolo li accanto. Era pure buono. E che diamine, quella festa era sua – Perché non vai a controllare Akito? – le suggerì, molto enigmatica.
- Akito? – chiese Sana confusa. E leggermente indispettita.
Fuka inclinò la testa da un lato – Non sono molto convinta che non decida di ammazzare quel gruppetto di ragazzi prima della fine della serata – le spiegò, ignorando la mascella di Sana che cominciava a cadere in picchiata verso il pavimento.
-Per inciso – aggiunse Fuka – Quelli non smettono di guardarti –
Poi Sana le sorrise e dopo averla presa per mano, la trascinò con sé a ballare.
 
*
 
Without a wrinkle in today
Cuz there is no tomorrow
Just some picture perfect day
To last a whole lifetime
And it never ends
Cos all we have to do is hit rewind
So lets just stay in the moment, smoke some weed,
Drink some wine
                   Jay-Z ft. Mr Hudson - Young Forever
 
-Propongo un brindisi a noi due, a tutti i ragazzi che ci hanno deluse e a tutti quelli che ci deluderanno –
Sana se ne stava buttata come uno straccio ai piedi del divano, la schiena appoggiata contro un soffice cuscino e le gambe incrociate sotto di sé. Era ubriaca.
Quel giorno lei e Akito si erano lasciati – dopo un lungo tempo in cui i due non si erano rivolti minimamente la parola, probabilmente si erano decisi a chiarire la situazione - e quando Fuka era tornata a casa l’aveva ritrovata in condizioni pietose, riversa sul pavimento con una bottiglia di superalcolico tra le mani, tutta intenta a scolarla  con sorsi più o meno lunghi.
Aveva gli occhi lucidissimi e probabilmente stava soffrendo moltissimo – anzi, sicuramente – visto che darsi all’alcool non era propriamente una disciplina da Sana.
Infatti Fuka, dopo aver visto la sua amica conciata in quel modo, doveva aver pensato al famoso detto “mal comune, mezzo gaudio” perché le si era seduta accanto e le aveva detto qualcosa tipo – A me non offri niente?- e poi si erano ubriacate insieme.
Oddio, non che Fuka non avesse qualcosa da dimenticare, intendiamoci, tra la sua storia con Takaishi finita ai tempi delle superiori che ancora non era riuscita a superare e le migliaia di ragazzi con cui usciva ogni sera giusto per non pensare e tenersi impegnata – così diceva lei – il genere maschile proprio non riusciva a sopportarlo.
E poi comunque non avrebbe mai potuto lasciare Sana da sola in quelle condizioni. Era la sua migliore amica insomma. Quindi le era sembrato quanto meno il minimo farle un po’ di compagnia. In tutti i sensi.
-Giusto! – urlò Fuka riempiendo due minuscoli bicchierini senza nemmeno sollevare il collo della bottiglia dal bordo degli stessi – facendone quindi cadere qualche goccia sul pavimento – e passandone uno a Sana – A noi! –
Mandò giù l’intero contenuto e si sentì ancora meglio di prima.
-Ma ti rendi conto? Io gli ho detto “Dobbiamo parlare” e lui mi ha detto “Di cosa?” – si lamentò Sana appoggiando il bicchiere a terra con talmente tanta enfasi che si sbilanciò e cadde di lato.
-E’ pazzesco... –
Sana annuì – Sì davvero, puoi ben dirlo amica – essere ubriaca la rendeva incredibilmente simile a Gomi, per come parlava – Che poi quando gli ho risposto “Di noi due, del fatto che non ci rivolgiamo la parola da due settimane” mi ha solo mugugnato qualcosa come “Dai parla, che devo allenarmi”, ma ti sembra possibile? È proprio un idiota... –
-L’altro giorno sono uscita con uno che si è mangiato un coso intero di aglio perché dice che fa bene... –
-Voglio dire, siamo stati insieme più di un anno, come può trattarmi così? –
-... non gli si poteva stare vicino, garantisco... –
-...potrei capire se fosse stata una storiella da niente...
-...ma si può uscire con una ragazza e comportarsi così...? –
-Questi ragazzi non li capisco proprio! –
Nonostante avessero bellamente ignorato l’una il ragionamento dell’altra, quell’ultima frase la esclamarono all’unisono, tanto che sobbalzarono e si guardarono in faccia, quasi sorprese della presenza della propria coinquilina.
-Per forza, sono incomprensibili – disse Fuka alzando le spalle.
-Già... – convenne Sana, appoggiando la testa all’indietro, contro il divano. Giusto per la cronaca, nonostante lei e Fuka fossero ormai da tre ore su quel tappeto a sparare ogni sorta di delirio ad alta voce, a nessuna delle due era venuto in mente di trasferirsi in un posto più comodo.
-Tieni – disse Fuka, lanciando a Sana il pacchetto delle sigarette quasi finito nonostante l’avesse comprato quella stessa mattina – Lo so che non fumi, ma in certe occasioni può rivelarsi un’ottima soluzione. E poi sono in astinenza da nicotina, io –
Sorprendendo pure se stessa, Sana accettò. Si accese una sigaretta ed aspirò una lunga boccata di fumo, espirando e respirando per tranquillizzarsi da quella tempesta incontrollabile che aveva dentro e che la confondeva, facendole perdere la rotta.
-Non ce la farò mai a stare senza Akito... – ammise, socchiudendo gli occhi e scrutando attentamente Fuka in faccia.
Quella sbuffò una nuvoletta di fumò e ricambiò il suo sguardo, scettica – Certo che ce la farai, sciocca. Pensa solo che quando questo casino sarà finito, ne uscirai solo più forte –
Sana inclinò la testa – Penso che ne uscirò solo distrutta –
Non si capiva bene se l’effetto dell’alcool fosse in grado di far ragionare Sana meglio di quando era sobria o se, semplicemente, le permetteva di esprimere sentimenti – delusione, rancore, paura – che altrimenti si sarebbe tenuta dentro, permettendo loro di dilaniarla lentamente, giorno dopo giorno, come un cancro incurabile.
Fuka agitò la mano che stringeva la sigaretta ancora fumante, finendo per spargere un po’ di cenere nei dintorni della sua figura – Sciocchezze. Andrà bene, vedrai –
Sana si incupì e sottrasse i suoi occhi dallo sguardo dell’amica, spegnendo la sigaretta non ancora consumata. Le veniva da piangere. L’alcool, doveva per forza essere l’alcool – Ho paura –
-Lo so – disse Fuka, quasi dolce, se non fosse stato per la voce roca per lo stato un cui verteva.
-Mi manca già Akito –
-Lo so – rispose ancora.
In realtà avrebbe voluto dirle altro.
E pure per quella volta il suo “Mi manca Takaishi” le restò intrappolato tra le labbra.
 
*
 
Reminisce talk some sh-t forever young is in your mind
Leave a mark that can’t erase neither space nor time
So when the director yells cut,
I’ll be fine
                   Jay-Z ft. Mr Hudson - Young Forever
 
Fuka sorrise a Sana, tornando finalmente alla realtà.
Era vero, quella casa racchiudeva così tanti momenti, così tante confidenze...
Era stato il modo che lei e Sana avevano trovato e studiato per poter finalmente diventare grandi e indipendenti, per potersi gestire la propria vita.
Prima che potesse risponderle, Sana ripeté – Tu non te ne puoi andare –
Poi Fuka si accorse che stava piangendo e le si avvicinò per poterla abbracciare – Anche io non vorrei andarmene. A dire la verità vorrei poter trovare un modo di vivere sia con te che con Takaishi, ma questo non è possibile, te ne rendi conto? –
Sana si illuminò – Perché no? C’è così tanto spazio, anche Akito ormai è come se vivesse con noi, no? Perché non potresti fare lo stesso anche tu? –
Fuka scosse il capo e diede una veloce scrollata di spalle a Sana –Dai Sana, ragiona. Quando avremo quarant’anni e avremo dei figli, pensi che potremo continuare a vivere insieme? Ti immagini? Tu e Akito che litigate, vostro figlio che piange, il mio che si sveglia e comincia ad urlare, Takaishi che impazzisce, io che mando tutti al diavolo... E’ giusto così Sana, prima o poi si cresce, e diventa naturale dover cambiare alcune cose nella propria vita –
-Ma io non voglio! –  si lamentò Sana, proprio come una bambina cominciava a fare  i capricci.
Istintivamente Fuka si mise a ridere – Ti ricordi che facevi gli stessi discorsi anche quando abbiamo deciso di andarcene di casa per andare a vivere insieme? Ti ricordi la paura che avevi di cambiare? E invece... Tua madre continui a vederla e a sentirla sempre, avete ancora un rapporto splendido e conservi un ricordo bellissimo di quando vivevate insieme, di quando tu eri piccola. Sarà la stessa cosa, vedrai –
Sana buttò le braccia al collo di Fuka e si lasciò andare ad un pianto fatto di lacrimoni giganti e di singhiozzi. Esattamente il pianto di una bambina disperata. Si aggrappò al maglione di Fuka e lo strinse forte tra le proprie mani, conficcando le unghie in quella stoffa morbida.
-Mi mancherai così tanto – disse dopo un po’.
-Anche tu scema, che cosa credi? Anche a me commuove un po’ pensare di dover tornare a casa e di non trovarti qui, indecisa se raccontarmi o no della tua impresa giornaliera per demolire la casa. Ma poi... – si interruppe per poter guardare Sana in faccia e poterle sorridere – Lo sai che sarò qui tutte le sere, lo stesso, no? Guarda Tsuyoshi ed Aya. Aspettano un figlio eppure sono sempre qui lo stesso. Non cambierà nulla... Nulla... –
Sana singhiozzò ancora un po’, poi sembrò pensare su alle parole di Fuka e parve convincersi – Me lo prometti? – piagnucolò.
-Certo. Te lo prometto – sospirò Fuka, sperando che Sana non si accorgesse del magone che anche a lei – donna tutto d’un pezzo – si era fermato in gola.
-Mi sentirò così sola qui senza di te – ammise Sana, scostandosi finalmente da Fuka e tornando a sedersi sul divano.
L’amica sorrise – Puoi sempre trovarti una coinquilina – tentennò – O un coinquilino – suggerì infine.
Quando Sana – dopo diversi minuti – alzò la testa di scatto, cogliendo finalmente il significato di quelle parole, Fuka scoppiò a ridere.
Sempre la solita stordita.
 
*
 
Senza nemmeno bisogno di dirgli “Incontriamoci” era sicuro di trovarla all’ormai noto gazebo di cui la loro storia era infestata.
Era bastata una telefonata di Fuka “Akito, ho detto a Sana che vado a vivere con Takaishi. Lei è da poco uscita di casa, ma non sono sicura che stia molto bene, per favore...”
Nemmeno aveva atteso che Fuka terminasse la frase. Semplicemente, dopo aver inforcato un paio di pantaloni ed una felpa, si era messo a correre a tutta velocità verso il parco.
La poteva già vedere, seduta al riparo dal freddo pungente, sotto quella piccola struttura di legno che era stata lo scenario dei più impensabili avvenimenti tra di loro.
E pure ora, mentre sapeva perfettamente quanto Sana stesse male al pensiero di perdere la sua migliore amica che aveva deciso di andare a convivere con il suo ragazzo, l’unica cosa che Akito riusciva a notare era quanto lei fosse maledettamente bella, pure vestita con un semplice paio di jeans chiari ed un maglione con il collo a sbuffo che lui le aveva regalato.
Magnifica.
Desiderò andare lì e baciarla più di ogni altra cosa al mondo, ma da qualche anno – per la precisione tre – a questa parte, aveva imparato a riconoscere quali fossero le priorità, in ogni situazione. Controllo.
La pioggia di quella mattina aveva fatto schizzare un po’ di fango sulla struttura di legno sotto la quale Sana si era ritirata per leccarsi le ferite, come un animale ferito.
Akito le si avvicinò silenziosamente e senza nemmeno salutarla le si andò a sedere vicino.
Dopo poco Sana parlò – Fuka se ne va –
Akito annuì e le prese una mano per stringergliela forte tra la propria – Lo so. Come stai? –
Sana sembrò pensarci un attimo su e poi parlò – Ad essere sincera, pensavo peggio. Quando me l’ha detto, sono scoppiata a piangere, ma dopo averle parlato lei al solito mi ha tranquillizzata e insomma... Me ne sono fatta una ragione – concluse infine, quasi abbozzando un sorriso.
Akito annuì ancora e la guardò negli occhi – Quindi stai bene?-
Sana gli sorrise – Si. Fidati... Andrà bene... – lo rassicurò, abbassando gli occhi per fissarsi le scarpe. Non che avessero qualcosa di particolarmente interessante. Notò persino una macchia sulla stringa bianca della scarpa destra.
-Ne sono sicuro –
Silenzio.
-Senti Akito...-
-Senti Sana...-
Pronunciarono queste parole all’unisono ed entrambi si voltarono di scatto per guardare l’altro negli occhi.
Sorpresa.
 
*
 
Ci sono alcuni momenti in cui parlare diventa letteralmente superfluo. 
Basta una semplice occhiata per intendersi.
Specialmente quando colui o colei che si sta guardando, lo o la si conosce da una vita. Una vita intera. Diventa quasi naturale insomma, no?
Se poi ci si rende conto che quello che l’altro sta cercando di dirci è la stessa cosa che vorremmo dire noi, subentra lo stupore.
Sorpresa.
 
*
 
-Non posso crederci –
-Nemmeno io –
-Credi che funzionerà? –
Akito trattenne il fiato per qualche secondo – soppesando le parole con cui avrebbe potuto risponderle, magari sarcastiche – e poi parlò.
-Dovrà funzionare –
Definitivo.
Sana quasi rise e si limitò ad emettere un flebile –Già –
Akito fece spallucce – D’altronde – esordì divertito – Se non dovesse andare bene, puoi sempre cacciarmi di casa no? La prima volta ha funzionato –
Sana lo guardò male e lo minacciò – Attento. Ti conviene stare zitto –
Akito ghignò – Trova il modo Kurata –
E alla fine, lei lo baciò.
Semplicemente.
 
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                   Jay-Z ft. Mr Hudson - Young Forever
 
 
*
 
D’altronde si sa come vanno a finire queste storie. Lei ama lui. Lui ama lei. C’è sempre qualcuno che mette i bastoni tra le ruote ai due – il che poi è quello che tiene i lettori appiccicati alle righe della storia per poter leggere l’evolversi della stessa – ma alla fine c’è sempre, l’immancabile lieto fine stucchevole che caria i denti un po’ a tutti.
Forse però, trattandosi di Sana e Akito, abbiamo sbagliato fiaba.
-Ma si può sapere che diavolo hai al posto del cervello? –
Se alle otto e mezza del mattino si sentiva una voce di donna, acuta, assordante, petulante, echeggiare per la città, si poteva con sicurezza matematica scommettere che si trattasse di quella di Sana.
-Il silenzio è l’offesa peggiore –
La voce tranquilla e seccata di Akito era invece un classico. Insomma, non c’era proprio storia. Non esisteva che Sana e Akito litigassero senza la costante “lei urlante, lui pacato”, ma siamo seri.
Per la cronaca. Gli scatoloni di Akito erano stati portati nel nuovo appartamento un paio di giorni prima. Contenevano cianfrusaglie varie che lui avrebbe più che volentieri dato in beneficienza – da leggere “buttato via” – ma che Sana e quell’altra menomata di sua sorella Natsumi avevano tanto insistito per tenere. Ma insomma, siamo pazzi?
Insomma, Sana addormentata più che mai e nervosa fino all’inverosimile perché quel giorno per lei ricominciava il lavoro, aveva accidentalmente inciampato in uno scatolone abbandonato in mezzo al corridoio.
La colpa? Ovviamente di quell’idiota di Akito.
Insomma, era normale abbandonare uno scatolone così, in bella vista, dove chiunque – anche se in quella casa ci vivevano solo loro due – avrebbe potuto inciampare?
Che poi...
-Sei tu che al mattino hai il vizio di camminare per casa con gli occhi chiusi. Quello scatolone l’avrebbe notato persino un cieco –
Sana decise di adottare la sempre eterna tattica dell’ignorarlo. La ragazza sbuffò sonoramente e poi dopo aver fatto spallucce ed essere sprofondata nella camicia a quadri che usava come pigiama, si era fiondata in cucina per mangiare.
Akito la osservò sorpreso – Come mai nessuna sfuriata, Kurata? – domandò incuriosito, seguendola e accomodandosi al tavolo di fronte a lei.
Sana lo guardò male – Ho deciso di ignorarti –
-Non è da te –
Sana sbuffò ancora – Adesso ti permetti anche di decidere cosa è e cosa non è da me? Akito, ma vai a giocare a palla in autostrada! – lo rimbeccò, abbassando gli occhi sull’enorme tazza di latte e cereali che rappresentava la sua colazione.
Akito inarcò un sopracciglio – Ehi. Kurata, calmati. Non vedo cosa ti ho detto di così strano, di solito ti limiti a mandarmi a quel paese, non sei mai così acida. Che ti prende? –
Sana sembrò pensarci su, valutando per un momento se fosse meglio rispondere o mandarlo al diavolo.
-Sono normalissima – sbottò, decisa a non dargliela vinta. Insomma, per colpa di quell’idiota aveva rischiato di rimanere ferita. Gravemente ferita. Anzi, ferita a morte.
-Non direi proprio. Sei più acida del solito –
-Taci –
-Ecco, vedi? –
Sana si alzò in piedi e si diresse vero il frigorifero. Rimase a rimirare la solita desolazione che aleggiava al suo interno e poi si decise ad afferrare il cartone del succo di mirtilli.
-Dovresti andare a fare la spesa – disse – Non so se qualcuno te l’ha spiegato, ma ogni tanto bisogna mangiare per sopravvivere -
-Odi il succo di mirtilli – rispose Akito, ignorandola completamente, con l’aria sospettosa di un vero detective.
Sana sbatté il cartone sul tavolo e sbottò – Ma insomma, basta! Che diavolo ti prende questa mattina? Sei insopportabile lo sai? – alzò gli occhi al cielo – Prima non ti posso fare domande, poi sono più acida del solito, ora odio il succo di mirtilli... Non è vero – gli sbraitò in faccia – Adoro il succo di mirtilli –
Akito fece spallucce e cominciò a mangiare la sua modesta porzione di sushi giornaliera. Sana storpiò il naso e si voltò dall’altra parte. Quell’essere ignobile con cui condivideva l’appartamento le faceva venire il voltastomaco. Alle otto e mezza del mattino non si può mangiare “pesce crudo” come colazione, è inaudito.
Dopo un lungo momento, il ragazzo parlò – Non mi risulta – disse infine.
Solo dopo alcuni istanti Sana capì che quella valeva come risposta alla sua ultima affermazione. Decise di troncare lì la discussione – Adesso basta. Vado a vestirmi, che è meglio –
In silenzio mise a posto le sue cose e poi uscì dalla cucina diretta alla camera da letto. Non fece in tempo a compiere nemmeno un passo, che sentì due braccia forti afferrarla per la vita.
-Ehi, Kurata, aspetta... – le sussurrò Akito all’orecchio. Sana avvertì distintamente i brividi che cominciavano a correrle lungo la spina dorsale. Come faceva quel pescivendolo da strapazzo a farle quell’effetto ogni salta volta, sarebbe per sempre rimasto un mistero.
-Che vuoi? –
Akito sospirò e portò le sue labbra a pochi millimetri dal suo collo – Ti ho già detto che non mi piace quando al mattino non mi dai il buongiorno come si deve –
Sana scattò e si girò verso di lui per guardarlo male in viso – Ti sembra di essertelo meritato? –
Che domanda inutile, Akito avrebbe comunque avuto la faccia tosta di risponderle...
-Certo –
Appunto.
- Ti ho già detto qualche giorno fa che ti conviene stare zitto –
-Ed io ti ho già risposto che per farmi stare zitto dovrai trovare un modo –
Quasi scontato fu il bacio che ne seguì.
 
In definitiva, Sana Kurata e Akito Hayama stavano imparando sulla loro pelle cosa comportava la convivenza dell’una con l’altro: sacrifici, compromessi e naturalmente litigate continue.
Dopo appena una settimana dal trasloco di lui, tuttavia, risultò lampante che entrambi necessitavano urgentemente di trovare un proprio equilibrio.
 
 
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Buonasera a tutte ragazze mie.
 
Devo ancora scusarmi del ritardo : avevo detto che avrei aggiornato regolarmente una volta a settimana, possibilmente lo stesso giorno e... ho mantenuto solo la prima promessa.
 
Le cose, se può interessarvi, stanno così : ho trovato lavoro, lunedì comincio e questa mia ultima settimana di vacanza l’ho passata in giro per Milano (nonostante io volessi disperatamente trascorrerla spaparanzata sul mio divano a guardare la tv e a scrivere al PC). Insomma, tra colloqui, contratti da firmare, battesimi, ragazzo, amiche, compleanni e via dicendo non ho trovato prima il tempo di rileggere il capitolo e di ringraziarvi.
 
Di fatto, la rilettura del capitolo è stata molto affrettata e anche i ringraziamenti – che posterò qui di seguito – sono decisamente veloci.
Ho preferito postare il capitolo credendo – forse sbagliando :D – che preferiste leggere come continuava la storia, invece che i miei scleri. No?
 
Un abbraccio gigantesco, quindi, va a:
 
Deb (purtroppo tesoro non ho trovato il tempo di recensire FU, di leggere il nuovo capitolo e di apportare alla mia storia le correzioni che mi avevi suggerito nello scorso commento. Mi farò perdonare :D),
Midao (fare la fine di Sana direi che è pressoché impossibile, a meno che tu sia una pazza scatenata e che tu abbia un ragazzo ancora più fuori di te), 
roby5b (ti chiedo ancora scusa per non aver aggiornato prima – come ti ho detto su FB – ho avuto davvero tanto da fare. Ma tu sei sempre la solita stella *.*),
Castiel (la canzone dello scorso capitolo doveva essere un’altra, ma poi anch’io ho pensato che quella fosse più appropriata. Devo trovare le colonne sonore per i prossimi due capitoli! E ne devo trovare tre, perché ti ho promesso che in uno ce ne sarebbero state due! Fidati di me!),
Queen Alexia (grazie mille! *.*),
ryanforever (perdonami tu per non essere mai puntale. Comunque, parli ad una che ha voglia di Natale trecento sessantacinque giorni all’anno :D E il sosia di Akito io e Yesterday lo andremo a cercare a Tokio, tranquilla. Grazie mille per i complimenti sul nickname),
nanuccia (grazie mille per tutti i complimenti – sono cos’ felice di sapere di averti tirato su la giornata *.* E quella canzone è anche una delle mie preferite),
Bettinella (cioè, tu ringrazi me? Tu sei tutta matta ^^ Sono io che ringrazio te per la recensione chilometrica e per tutte le cose belle che hai detto su Sana e sul mio Akito – sì, è mio),
Ili91 (grazie per le Preferite cara e anche, come al solito, per la tua recensione. Quando cado nel melenso, devo risollevarmi con un po’ di comicità. Sono contenta che tu abbia apprezzato questa peculiarità nello scorso capitolo (: ),
So smile (grazie infinite carissima, e scusami per non aver ANCORA recensito le tue storie ._. sono un caso disperato!),
Smemo92 (allora, fai una cosa : abbracciati fino a soffocare, perché è esattamente questo che vorrei fare io. Grazie, grazie mille per tutto quello che hai detto. Io cerco, oltre che raccontare di Sana e Akito – che a te piacciono così tanto e io ne sono stra-felice – di parlare anche dei loro amici perché per loro sono importanti, sono parte della loro vita e contribuiscono a far andare avanti la storia. Sarebbe come mangiare solo la cotoletta, senza le patatine fritte. Sarebbe buona lo stesso senza, ma con lo è di più, no? :D),
marypao (e, per concludere, ringrazio anche a te per le tue bellissime parole. La storia è sì agli sgoccioli, altri due capitoli e ci salutiamo, ma tornerò presto con un’altra fiction – si spera!).
 
Come al solito, ringrazio anche chi ha inserito la storia tra le Preferite, le Seguite e le Ricordate. I numeri continuano ad aumentare e io sono tanto, tanto contenta ^^
 
Adesso tolgo le tende. Non posso darvi nemmeno il titolo del prossimo capitolo per il semplice fatto che ancora non ce l’ha. Direi che è perfetto, no? ._.
 
Buon fine settimana a tutte ragazze mie e, se potete, lunedì mattina pensatemi un pochino (:
 
Gillywater
  
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