Jenny era seduta sulla riva del
laghetto ormai da un’ora. Come avevano fatto Bo e Luke a scoprire del suo breve
passato da pilota? Era convinta che quella breve parentesi della sua vita fosse
ormai morta e sepolta. Sicuramente non si aspettava che fossero proprio i
cugini Duke a scoprire tutto. Non c’era niente di cui vergognarsi, anzi: essere
una ragazza e vincere il campionato under 19 del Tennessee a diciotto anni era
un traguardo da non sottovalutare, ma… non voleva più avere niente a che fare
con il mondo delle corse. Non più. Non dopo la morte dei suoi genitori.
Un fruscio dietro di lei la fece
voltare di scatto. Si rilassò, non appena la figura solida di Cooter entrò nel
suo campo visivo. Tornò a guardare la superficie del lago e si asciugò una
lacrima. Un leggero spostamento d’aria la informò che il meccanico si era
seduto accanto a lei, alla sua destra. Rimasero a guardare il lago in silenzio
ancora per qualche minuto. Nessuno dei due osò dire niente.
“Mi sono comportata da bambina” disse
lei dopo quasi mezz’ora. “Non sarei dovuta scappare così.”
“Tranquilla, ho detto a Bo e Luke di
non preoccuparsi. Ho capito che qualcosa non andava, e che magari avresti
preferito stare sola per un po’. Per questo ho aspettato un’ora prima di venire
a cercarti.”
“Mi hai trovata subito.”
Cooter sorrise. “Sapevo che saresti
venuta qui. TI rifugiavi sempre qui, quando volevi pensare, quando volevi stare
sola…”
“…quando Bo mi metteva la gomma da
masticare tra i capelli…”
“…quando Cletus ti prendeva in giro…”
“…e tu venivi sempre in mio soccorso”
concluse lei, voltandosi finalmente per guardarlo negli occhi. “Eri il
cavaliere che si prendeva cura di me.”
“Naa, non ero un cavaliere. Ero un
amico.”
“E… lo sei ancora?”
“Un amico? Credo di sì, anche se… beh,
anche se non vorrei.”
“Non vorresti? E… perché?”
“Beh, perché ‘amici’ andava bene quando
eravamo piccoli e giocavamo a nascondino. Ma adesso siamo grandi. ‘Amici’ non
mi basta più.”
Jenny sgranò gli occhi, stupita da
quello che stava sentendo. “Che… che intendi dire?”
“Da quando sei tornata, mi sono reso
conto che abbiamo smesso di essere amici l’ultima estate in cui sei stata qui.
Da quella volta che… beh, da quella volta che ci baciammo.”
Jenny si sentì arrossire. “Mi ricordo
quel giorno come se fosse ieri.”
“Eravamo qui, seduti vicino a questo
albero” ricordò Cooter. “Ti eri rifugiata qui perché Bo ti aveva messo un ragno
sul comodino.”
“Sì, me lo ricordo. Ero terrorizzata.”
“Iniziasti a dire che nessun ragazzo ti
avrebbe mai guardata, che nessuno ti avrebbe mai amata, e che tutti ti
avrebbero sempre presa in giro…”
“…e tu mi baciasti. Fosti il primo
ragazzo a farlo.”
“Jenny, io…” iniziò Cooter, con voce
leggermente roca. “…mi piacerebbe anche essere l’ultimo ragazzo che bacerai.”
Lei abbassò gli occhi e sorrise, mentre
le guance le si coloravano per la gioia. “Mi piacerebbe essere l’ultima ragazza
che bacerai.”
Cooter avvicinò il viso a quello di lei
e lasciò che accadesse di nuovo. Mentre le labbra di Jenny si adattavano alle
sue, con le mani la strinse forte, facendola avvicinare. Persero l’equilibrio,
e Jenny si ritrovò distesa sopra il meccanico. Scoppiarono a ridere, e in un
momento di pausa lei sussurrò: “Cooter, io vorrei davvero aiutare Bo e Luke, ma
non posso.”
“Vorresti almeno dirmi perché, Jenny? Mi
aiuterebbe a capire” le chiese lui, in tono dolce, accarezzandole il viso.
Lei si tirò a sedere, e lui la imitò. “Beh…
ha sempre a che fare con la morte dei miei. Mi lasciarono correre perché
capirono che era quello che volevo. Erano contenti dei miei risultati, fino a
che…”
“Fino a che?”
“Mi assegnarono un premio. Per ritirarlo,
sarei dovuta andare al municipio di Atlanta. I miei genitori vollero
accompagnarmi. Eravamo in ritardo, papà accelerò per arrivare in tempo, e…”
“…e ci fu l’incidente. Mio Dio, Jenny,
non sapevo fossi stata coinvolta.”
“Me la sono cavata con un braccio
rotto. Ero seduta sul sedile posteriore, con le cinture allacciate. Mamma e
papà, invece…”
“Quindi ti sei fatta una colpa per la
loro morte? Non è colpa tua, Jenny. Sarebbero potuti morire mentre andavano al
lavoro, o…”
“Ma non è successo!” lo interruppe lei,
saltando in piedi. “Sono morti mentre mi portavano alla cerimonia per la
consegna di un premio. Un premio che avevo vinto correndo. Da allora, non ho
più voluto toccare un’auto da corsa.”
Cooter si alzò e la raggiunse. Lei si
fermò, dandogli la schiena, e lui ne approfittò per metterle le mani sulle
spalle. “Va bene, Jenny. Ti capisco. Ma vedi di spiegarlo a Bo e Luke. Hanno il
diritto di sapere perché non li aiuterai.”
“Io… mi dispiace, Cooter” si scusò
ancora lei, voltandosi. “Vorrei tanto aiutarli, ma…”
“Shhh” le sussurrò lui, stringendola
tra le braccia. “Va tutto bene. Ora ti porto alla fattoria, va bene?”
Lei annuì, poi lo guardò. “Solo se ti
fermi a cena. “Daisy è come una sorella, e i Duke sono sempre stati una seconda
famiglia, per me. Vorrei che sapessero chi è il ragazzo che amo.”
Cooter sorrise. “Solo se mi prometti di
venire a lavorare per me. Per sempre, intendo. Con un contratto regolare e la
possibilità di diventare socia. Bo e Luke mi hanno detto del tuo diploma, e
anche che stai cercando lavoro.”