Come avevo annunciato nel gruppo, poco tempo fa, ho pensato di revisionare - nel mio periodo di pausa - la ff con cui sono "sbarcata" su Efp. Oggi avevo tempo, voglia e nostalgia di riprendere in mano, dopo molto tempo, In Bilico, perciò eccomi qui.
Un bacio a tutti (lettori vecchi e nuovi, magari) e buona lettura!
Rieccomi! Ho fatto presto dai, ma volevo darvi almeno il primo capitolo dato che la Prefazione ha poco per esprimere un giudizio...
RISPONDO ALLE RECENSIONI
jennyvava : sono contenta di averti incuriosita jenny! =) sarà Bella la ragazza che vede Edward? Mha, chi lo sa... Tu credi di si, bhè stiamo a vedere! Se vuoi saperne di più continua a seguirmi! E grazie per la recensione!! Kiss kiss.
lilyanne89masen : ciao Lily! Piacere mio ^^ bhè la tua recensione è proprio ehm WOW! Grazie mille!! per quanto riguarda la data della carta igenica, no, non mi ero mai posta quell'interrogativo, ma grazie comunque per avermelo detto! Non si finisce mai di imparare è proprio vero :P Per quanto riguarda Edward lo hai inquadrato bene... In questa ff sarà molto misterioso e si ci vorrà la tessera della premium ahauhauahuahau no dai scherzo XD però ci saranno molti enigmi è l'unica cosa che ti posso dire. Comuuuunque non ha in testa la puzzola di Walt Disney! Poverinooooo!! E per quanta riguarda il come è nata la storia ehm si c'è chi mi ha appoggiata ed è una totale pazza!! Ahauhauahuahu ma le voglio molto bene! Mi ha proprio dato una mano huahauahuahahau! Ma non mi dilungo oltre... Adesso vi lascio al primo capitolo! Kiss kiss!!
Adesso vi lascio al capitolo! BUONA LETTURA! ^^
uno
~¤~
Pov.
Bella
Stava per cominciare un nuovo anno
di scuola.
L’ultimo per l’esattezza. Ma per mia fortuna avevo
ancora un’intera settimana
di relax! Molte cose stavano per cambiare nella mia vita.
Punto primo. Avevo scoperto quanto
realmente
stronzo e viscido fosse il mio ragazzo (pardon, ex ragazzo) Jacob
Black.
Non avevo mai prestato molta
attenzione alle voci che
giravano sul suo conto. Insomma, erano voci… Anche su di me
ne giravano
parecchie, ed erano tutte totalmente false. Perché avrei
dovuto darci peso, quindi? Eppure
tutto ciò che Jessica
mi disse si rivelò essere vero. Jacob era il classico
dongiovanni che si
credeva così bello da sentirsi sprecato nel restare legato
solo ad una ragazza,
quindi ne aveva cinque! L’unica cosa che mi consolava era
quella di non esserci andata a
letto.
Stavamo insieme da tre anni, eppure l’esigenza di
legarmi a lui in
quel modo non l’avevo mai sentita. Jacob era molto bello,
questo era un dato
oggettivo: capelli neri, corti; occhi profondi, castani; muscoli al
punto
giusto… Insomma, proprio un bel ragazzo! Eppure qualcosa mi
aveva
sempre bloccata. Non ero mai riuscita a spingermi oltre i
baci, e quando lui lo faceva
io mi
tiravo indietro, inventando ogni tipo di scusa, una più
assurda dell'altra, per tornare a casa
mia.
L’attrazione c’era, era l’amore che
mancava. Ebbene sì: io non ero mai stata innamorata
di Jacob Black.
Punto secondo. Stava per
trasferirsi da me la mia pazza
cugina da Phoenix! I suoi genitori, cioè i miei zii,
dovevano partire per un
anno. Direzione: Italia. Zio Sam era un importante medico, e una famosa
clinica
italiana richiedeva la sua presenza per alcuni consulti. Affiancato
dalla sua
assistente Emily, nonché sua moglie, Sam era il neurologo
più famoso di tutta
l’Arizona.
Punto terzo. Avevo
rinunciato a cercare l’amore.
Evidentemente, era solo un mito menzionato da pazzi poeti nelle loro
poesie; un
miraggio che scrittori e cantanti inserivano nei loro romanzi e
canzoni, tanto per ricevere un po' di acclamazione in
più.
Non sapevo
perché, ma l'avevo sempre pensata in quel modo. Facevo parte
di quella corrente di pensieri che sosteneva quanto l’amore
fosse una cosa
bellissima, unica, un sentimento impareggiabile, impagabile. Qualcosa
di talmente
puro e fragile che se fosse stato visibile, avrebbe fatto male agli
occhi. Forse, era proprio questo il problema: era troppo
perfetto
perché potesse esistere.
Punto quarto. Avevo una
sensazione stranissima addosso, e non riuscivo proprio a definirla. Era
come se sentissi che da lì a
poco sarebbe successo
qualcosa. Risi di me stessa: evidentemente, era solo l’ansia
per il diploma.
<< Bells?!
>> una voce mi riscosse dai miei
pensieri. Mio padre.
<< Sì?
>> risposi senza troppo entusiasmo.
<< Sei pronta?
Lo sai che sta per arrivare Elisabeth, dobbiamo andare in aeroporto!
>> urlava papà,
dal piano di sotto.
<< Sono pronta,
papà! Prendo la borsa e
scendo! >>.
Adoravo mio padre, Charlie.
Era il capo della Polizia di
Forks, rispettato e al tempo stesso temuto da tutti, ma era anche un
padre
eccezionale. Tra di noi non c’erano molti gesti
d’affetto, ma io sapevo che lui
mi voleva bene, e questo valeva anche per lui. Amavo moltissimo anche
mia madre, ma
lei non era
qui con noi.
Quando avevo tredici anni,
lei conobbe Phill e se
ne innamorò. Nel giro di un anno, si trasferirono a
Jacksonville
con l’idea di
portarmi con sé, ma decisi di non andare. Non odiavo mia
madre per aver
lasciato
me e mio padre, avevo, anzi, un ottimo rapporto con lei: ci sentivamo
spesso per
e-mail o
telefono. Dopotutto, era come se fosse sempre accanto a me.
Finalmente arrivai di sotto.
<< Allora,
guidi tu o guido io? >> chiesi
sorridendo a mio padre.
<< Oh, Bells,
sei così cresciuta! >> disse, facendomi
roteare gli occhi.
Eccoci nuovamente a tirare fuori quella storia. Ogni volta che mi
vedeva prendere la macchina, o quando ancora
uscivo con
Jacob e mettevo qualche vestito non tanto da bambina, Charlie si
lasciava
trasportare dai ricordi, uscendosene con frasi del tipo “sei
così cresciuta”
oppure “mi ricordo ancora quando
all’età di cinque anni…” e
via dicendo.
<< Ma
papà! Ormai è da più di un anno che ho
la
patente, fatti coraggio! >> prese le chiavi
dell’auto della
Polizia e parlò.
<< Certo, ma
per me resterai sempre la mia dolce
piccolina! Comunque, guido io >>. Sbuffai, odiavo salire
su quella
macchina, ecco perché per il mio diciottesimo compleanno lo
avevo pregato di
regalarmi un’automobile tutta mia. Niente di troppo sfarzoso
o grande. Qualcosa
di piccolo e accogliente. E mio padre mi accontentò
regalandomi una graziosa
Nissan Micra.
L’ideale per me!
Ero così contenta
che per tutta l’estate mi ero
offerta di andare a fare la spesa solo per avere un’ottima
scusa per guidarla.
Avevo detto a Charlie di non fare nessuna festa, a causa dei soldi
spesi
per
quel regalo, ma lui fece di testa sua e organizzò, con
l’aiuto di Jacob, una
grande festa di compleanno.
Persa nei miei pensieri, non
mi resi conto di aver già raggiunto l'aeroporto.
Charlie
parcheggiò non molto distante dall’entrata. Ci
recammo, così, verso il Gate 2, dove di lì a poco
sarebbe atterrata Elisabeth, o
come si faceva chiamare lei, Lis.
Mia cugina aveva la mia
età, diciotto anni. Nate lo stesso
giorno dello stesso mese, il 26 Maggio, dello stesso anno.
Già, era al quanto bizzarro,
eppure…
Una voce annunciò
che il volo proveniente da Phoenix
stava atterrando, ed il mio cuore prese a battere più forte.
Ero davvero
emozionata! Adoravo mia cugina e non vedevo l’ora di
riabbracciarla.
Quando le persone iniziarono
ad uscire, dopo aver
recuperato le loro valigie, quasi non stavo più nella pelle.
<< Eccola,
Bells. >> disse mio padre, non appena
una ragazza con dei pantaloncini beige e stivaletti marroni,
trascinando
un’enorme
valigia blu elettrico, si precipitò verso di noi.
Sbracciandosi e urlando.
<< ISABELLA!
>> sapeva benissimo che odiavo il
mio nome per intero e come ogni volta lo faceva apposta.
<< CHARLIE! DA
QUANTO TEMPO! >> mi coprii il volto. L’intero
aeroporto si era voltato
verso di lei.
<< Ciao,
Elisabeth. >> disse mio padre,
abbracciandola << Allora, com’è
andato il viaggio? >>.
<< Molto bene,
Charlie, grazie! >> rispose
staccandosi da lui, per poi guardare verso di me <<
Allora, cugina, non mi
saluti? >>
<< Certo che
ti saluto, Elisabeth!
>> dissi,
sottolineando il suo nome.
<< Ehi! Io
sono Lis! >> disse con aria
risoluta.
<< Se
è per questo, io sono Bella! >>
<< Oh,
d’accordo, Bella! Dai, vieni qui! >> mi
tirò verso di lei e ci abbracciammo << Mi sei
mancata tantissimo! >>
<< Anche tu mi
sei mancata! >> risposi, con quasi
le lacrime agli occhi.
Dopo qualche minuto ci
staccammo.
<< Oh, dai,
Bella. Non dirmi che cominci già a piangere.
>>
disse Lis, prendendo la sua borsa.
Le sua mega valigia la stava portando
mio
padre.
<< Non piango,
però sono contenta! >>
<< Non lo
sarai per molto, tesoro! >> annunciò, per poi
scoppiare
a ridere.
<< Che
vorresti dire? >> chiesi spaventata.
<< Dovremmo
vivere insieme, per un anno. Ventiquattro ore su ventiquattro, Bellina!
>>
<< Oh, mio Dio!
>> non avevo ancora
riflettuto abbastanza su alcuni dettagli.
Mia cugina era una pazza, davvero fuori di testa. Non stava
ferma un
minuto. Questo sarebbe stato un lunghissimo anno per me.
<< Oh, dai, non
fare quella faccia! >> disse,
cingendomi le spalle con un braccio << Ci divertiremo!
>> affermò seria, facendomi un vistoso
occhiolino.
Aveva ragione: con lei mi
sarei divertita moltissimo.