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Autore: Milena90    02/10/2010    0 recensioni
Una storia ispirata alla realtà del passato, ma in un luogo immaginario, mescolanze di realtà e fantasie.
Una storia nell'anonimato che non cambierà il destino di nessuno.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***

PROLOGO

Montando in sella la mantella lo seguì rigida in quel suo gonfiarsi d'aria, ricadendo immediatamente sul dorso del cavallo; quel tessuto spesso e pesante ingannava le forme della figura. Un cenno dei talloni e la bestia iniziò a trottare davanti a se lasciandosi sfuggire un breve nitrito.

La notte continuava imperterrita a coprire l'aria, nascondendo ogni particolare all'immaginazione, recando quelle poche ombre visibili alla luna e alle lucenti stelle, in quel deserto e sconfinato spazio di campagna, dolci con sinuosi confini.

Il tempo passando senza controllo rimaneva a ritmo di quel monotono battito di zoccoli sulla nuda terra. Avanzando ancora senza indugi, d'un tratto, raggiunta una piccola casa desolata tra la campagna, la decisa mossa di redini fermarono quel moto.

La discesa rapida della figura avvolta da quel suo pesante mantello parve sgraziata e stentata, ma il pensiero mai si fermò a tali preoccupazioni; lasciando persino il cavallo a libere briglie si mise di piede diretto per quella casetta, in quell'oscurità, ancor più piccola di quanto potesse essere in verità.

Il passo convinto di quella figura portava energia di un coraggioso cavaliere pronto a sfidare il proprio destino in battaglia, ma nessuna vittoria sperata portava il passo di quell'ombra nella notte, solamente raggiunta la porta, la fioca luce si fece notare in una piatta linea appena sotto la porta.

In contrasto con quel vigore nel moto, il gesto di quel braccio, scostò l'ostacolo a se di fronte con tale premura quasi quella fosse di vetro sottilissimo. La luce si fece avanti, sempre più debole sulla terra quasi brulla.

Silenzio.

La figura sull'uscio rimase placida in quella posa d'osservatore.

Il volto coperto dall'ombra del cappuccio non lasciava intravedere le sembianze di quel viso, ma quel corpo ancora inerte continuò ad aspettare immobile.

Una brezza, entrando, mosse quella luce fino ad un momento nel quale il buio prese il possesso di quel luogo. Rumori d'assi pestate, passi veloci si alternavano a più rudi spostamenti e sbattimenti d'oggetti, quando, un urlo acuto, voce di donna, fanciulla, un urlo terribile di paura, altri rumori agitati, altri urli, tonfi, terribili sibili nell'aria, fino a giungere al silenzio. Quella piccola casetta sperduta divenne muta, fredda, non più con un alito di calore, ne di presenza, perdendosi in quel panorama di campagna dorata.

***

-Signore, un nuovo ritrovo, nella piccola casa di Padre Mc'Onell, una sola vittima, una ragazza, non è stata trovata negli archivi della città, non è di queste parti; la casa è stata trovata in subbuglio quasi a spiegare una colluttazione. La ferita mortale è stata provocata da un'arma da taglio, ma sembra che sul resto del corpo vi siano-- -

-Una donna è stata assassinata. In mezzo al nulla. E chi sarebbe mai stato colui che ha dato l'allarme di questo omicidio?..-

-Il ragazzo della famiglia Kandinsky, signore, è arrivato in sede tutto trafelato- è venuto diretto da me- aveva lo sguardo terrorizzato e disperato e mi ha avvisato del fatto, ci ha anche accompagnati direttamente sul posto. Abbiamo quasi fatto fatica a tenergli dietro con la motorina -.

-Il ragazzo Kandinsky... e cosa le ha detto di preciso quando si è precipitato da lei?..-

-In verità, ha detto poco in effetti, le uniche parole che ha pronunciato sono state il nome probabilmente della ragazza, Isabelle, e il luogo dell'omicidio.. alla fine ci ha fatto segno di seguirlo e nemmeno il tempo di radunare un piccolo gruppo tra gli agenti che era già montato a cavallo...-

-Capisco.. -

-Crede, signore, che il ragazzo possa centrare qualcosa?... Mi sembrava così disperato per l'accaduto...-

- L'unica cosa che ora si può fare è interrogarlo il più possibile, essendo questo ragazzo il nostro unico testimone, al momento..-

- D'accordo signore..-

***

Col venire d'una lieve brezza primaverile, il lume si dimenò pericolosamente, finché, dopo un'ultima bava quello cedette spegnendosi. Pochi secondi di silenzio e oscurità in quella piccola casa di campagna.

La vista gli si annebbiò di nero fino a quando in poco tempo le iridi si adattarono a tale attimo, ricominciando ad individuare i deboli confini gli interni grazie alla flebile luce del cielo stellato proveniente dall'uscio.

Avanzò diretto senza preoccuparsi dei mobili che spostava sbattendoci contro con i fianchi e le gambe; estrasse da sotto la mantella un sottile oggetto, affilato. Ogni rumore del suo incedere incurato provocava quasi di reazione dei versi di paura e sorpresa da un'altra figura nella stanza. Versi di fanciulla.

Raggiungendola, la prese per la prima parte che riuscì ad individuare nell'oscurità; la folta chioma fu tirata con forza e la povera ragazza urlando fu trascinata a terra sbattendo le ginocchia sul pavimento ligneo, provocando un tonfo sordo. Cercando di divincolarsi da quella presa cominciò a dimenare le braccia cercando di colpire colui che ora la teneva per i capelli. Più cercava di farsi lasciare, più il braccio la tirava facendole quasi sollevare le ginocchia dal pavimento; in quegli attimi le grida di dolore della ragazza avvampavano in scosse di terrore sempre più disperate; un veloce scatto del braccio fece cadere di lato la giovane, che sbattendo contro un mobile quello traballò alla collisione, in un diretto colpo. La figura distesa ora non aveva più forza nella sua difesa ma a malapena muoveva le gambe, gemendo per il dolore e la confusione.

Tornandole affianco più lentamente e tranquillo di quei secondi precedenti di colluttazione, la mano occupata da quella lamina rilucente alla flebile luce si fece avanti, fino a quando, inginocchiandosi verso la ragazza, le portò la lama alla gola.

Debolmente, la giovane portò la mano sopra a quella della figura armata, cercando di allontanarla dalla propria gola, deglutendo silenziosa mandava sottili respiri faticati.

Con più decisione, la mano armata, tornò a puntare la gola d'ella, premendole le carni quanto bastasse che non si ferissero.

D'un tratto quella lama veloce passò ad altra meta, tagliando la stoffa della leggera veste della ragazza ancora stesa sul pavimento, con la testa poggiata al mobile.

La morbida pelle si mostrò sotto quegli ormai stracciati panni.

Lentamente il coltello fu allontanato da quel corpo e con circospetta attenzione senza lasciare lo sguardo sulla giovane, la figura poggiò quella lama sul mobile a cui ella aveva sbattuto la testa.

Cogliendola da terra la portò sul letto, tornando retto sulle sue gambe, ma raggiungendo di nuovo la sua arma, armandosene, in una veloce mossa si provocò una ferita al palmo della libera mano; iniziando a perdere sangue, si riavvicinò al letto.

La giovane con gli occhi appena aperti guardava la scena con vacua espressione, non riuscendo ancora a capire cosa stesse succedendo, ma appena vide riavvicinarsi la figura, si lasciò sfuggire un lamento cercando di indietreggiare.

Appena le fu davanti si chinò di nuovo su ella e la mano insanguinata avanzo verso di lei.

Passò tra le gambe e poggiando il palmo sulle vergini carni della giovane, le sporcò: null'altro fece quella mano se non tingere quella candida pelle, fino ad allora immacolata, di quel sangue.

Un altro attimo di silenzio, quando ad un tratto, degli scalpicci lontani al di fuori della casa si fecero sentire. La figura notando la finestra alla sua sinistra tolse la mano dalle le gambe della giovane. D'un tratto il trotto lontano, si fece più vicino, e da quel poco che passò anche quello ebbe fine, sostituendolo ad un altro più debole e leggero.

Indietreggiando dal letto, poggiò la lama sul tavolo, a pochi passi sulla sua destra, dopo averla ripulita sulla pesante mantella.

Lasciandola ora inerte su quel piano, tornò ritto e immobile, aspettando. I passi sempre più vicini. D'un tratto una fioca luce si avvicinò, illuminando l'uscio. La figura sotto il suo mantello corse attraverso la stanza sbattendo contro una sedia che ribaltandosi fece trasalire la ragazza.

La porta si aprì ulteriormente sbattendo, ma appena il nuovo venuto illuminò la stanza, l'unica vista dall'entrata era di una ragazza denudata sul letto; il resto della stanza era vuoto, con i mobili scostati a caso e una sedia ribaltata: la finestra aperta mostrava la luna.

Quella campagna desolata che ospitava la piccola casa si fece silenziosa quando d'un tratto, un urlo di donna.

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