Capitolo 2
La serata
procedeva come aveva immaginato.
Suo padre lo
trascinava per tutto il salone presentandogli miriadi di persone, le cosiddette
“persone che contano”. Draco non faceva
altro che stringere mani e sorridere. Si sentiva un po’ stupido in quella
situazione e frastornato da tutto quel chiacchierio. Gli cominciava anche a
girare la testa, colpa del troppo champagne stregato che aveva bevuto praticamente a stomaco vuoto. Non era riuscito neanche ad
avvicinarsi al tavolo del buffet e cominciava veramente a sentire il bisogno di
mettere qualcosa nello stomaco. Chiese, un po’ titubante, congedo al
padre che continuava a chiacchierare con dei maghi che gli erano stati appena
presentati, ma di cui già non si ricordava il nome e si diresse verso il
tavolo delle cibarie.
Quella era
sicuramente la parte migliore del ricevimento. Il tavolo era imbandito di una
varietà e quantità di cibi esagerata, dall’aspetto e
profumo delizioso. Draco si servì abbondantemente e con il piatto
stracolmo si avviò in cerca di un angolino tranquillo, cosa non semplice
da trovare in quella caoticità di gente. Erano già diversi minuti
che girava per la sala, facendo l’equilibrista
onde evitare che gli si rovesciasse tutto a terra, quando vide seminascosto
dalla tenda di una delle grandi porte finestre presenti che davano sul
giardino, un panchetto di pregiato legno miracolosamente libero. Con non poca
fatica, facendosi largo tra la ressa riuscì a conquistare quel piccolo
angolo di spazio, e finalmente si poté sedere ed
apprestarsi ad assaggiare e gustare una delle delizie che si era portato fin
lì con tanta fatica. Prese, quindi, una tartina cosparsa da una salsa
multicolore e portandosela alla bocca si girò verso la vetrata, cercando
di dare una sbirciatina all’esterno. Al principio non riuscì a
vedere molto, i suoi occhi abituati alla forte illuminazione della sala non
mettevano bene a fuoco il paesaggio immerso nel buio. Ma poi un poco per volta
si abituarono e Draco cominciò ad intravedere
delle sagome dai contorni poco delineati che con il passare del tempo, si
facevano sempre più definiti e precisi. Distinse una grande terrazza che
si estendeva subito fuori la porta finestra, il suo limitare era determinato da
un basso muretto che in alcuni punti era costituito da delle colonnine e il
loro alternarsi lasciava intravedere il vasto giardino nascosto dietro. Al centro, una larga scalinata portava nel parco.
Mentre
continuava a far scorrere lo sguardo sul paesaggio notturno, soffermandosi di
tanto in tanto su degli oggetti e aspettando pazientemente che i suoi occhi
distinguessero meglio le forme, un’ombra in movimento catturò la
sua attenzione. Si girò, istintivamente, verso il salone pensando fosse
un effetto ottico dovuto alle forti luci della festa per riportare gli occhi,
subito dopo, sul punto in cui aveva visto l’ombra
ma questa era scomparsa. Dopo un’ulteriore veloce sbirciatina si convinse
di essersi sbagliato riprendendo, poi a vagabondare con lo sguardo. Ma ancora una volta qualcosa che si muoveva al centro della
terrazza attirò la sua attenzione. Draco fisso per un lungo istante
quell’ombra mentre un turbinio di domande gli affiorò nella mente.
No, non si era sbagliato quell’ombra era reale,
non molto grande ma ben nitida, sembrava di una persona ma chi poteva andarsene
in giro nel giardino a quell’ora di notte, solo e per giunta con quel
freddo?
Quasi senza
accorgersene si alzò e posata la mano sulla maniglia fece leva e l’aprì uscendo nell’aria gelida della
notte. Il freddo pungente lo riportò in se. Si ritrovò
all’inizio della scalinata senza riuscire a capire come ci fosse
arrivato. Vide poi l’ombra scivolare sul prato imbiancato di neve e
dirigersi verso l’orizzonte dove si stagliava un piccolo bosco di
sempreverdi. Dopo un primo momento, in cui la tentazione di
rientrare sembrò più forte, la curiosità di dare risposta
a tutte le domande che lo avevano assalito poco prima, ebbe la meglio.
Stringendosi
nelle spalle in modo d’accusare meno freddo, s’incamminò
verso il raggruppamento d’alberi. Avanzava lentamente e con gran fatica
nella neve alta e morbida, affondando ad ogni passo sino alle ginocchia e
continuando a fissare il bosco che sembrava non s’avvicinasse
mai. Si fermò per riprendere un attimo fiato e sfregandosi le mani nel
tentativo di riscaldarle si girò indietro. Eppure di strada n’aveva fatta! Riprese a camminare non sentendo quasi
più le gambe tanto si erano intorpidite. Cominciò a pensare di
aver commesso un errore ad avventurarsi fuori con quel freddo, ma una delle
caratteristiche principali di un Malfoy era la tenacia unita alla
testardaggine, quindi con rinnovato spirito d’avventura si
concentrò solo sulla meta da raggiungere e proseguì senza più esitazioni.
Arrivato ai
margini del bosco, senza fermarsi nemmeno un istante a pensare, vi
s’inoltrò con grande determinazione e solo quando fu nel folto si rese conto di quello che stava facendo!
All’interno il buio era quasi assoluto, filtrava solo qualche sporadico e
sbiadito raggio lunare. La fitta vegetazione gli rallentava ulteriormente il
passo facendolo avanzare molto cautamente e con le mani protese in avanti
pronto a parare qualsiasi possibile ostacolo si fosse trovato sul suo cammino.
Si stava seriamente cacciando in un bel guaio. Pensò al padre e a quello
che avrebbe detto se fosse venuto a sapere cosa stava facendo invece di stare con le “persone che contano”. In un primo
momento rabbrividì solo al pensiero ma poi un lieve sorriso si
disegnò sulle sue labbra che però sparì subito lasciando
spazio ad un’espressione incredula quando si
accorse di essere arrivato nel cuore del bosco. Non c’era più la
fitta vegetazione a rallentarlo, cespugli e rovi si erano diradati fino a
diventare quasi inesistenti e gli alberi… già gli alberi dove erano finiti? Draco si guardò intorno e
si rese conto di trovarsi in una radura, il cui perimetro era delimitato da enormi tronchi messi ordinatamente in circolo. Doveva
trovarsi perfettamente al centro del bosco. Alzò lo sguardo verso la
circonferenza di cielo racchiusa dalle verdi fronde e notò che aveva
ripreso a nevicare. Notò anche qualcos’altro, ma questa volta di
molto insolito, non sentiva più freddo! Abbassò lo sguardo sul
manto erboso che aveva davanti e….. non
c’era neve?!?!?! Guardò in tutte le direzioni e quello che vide lo
lasciò senza parole. Il prato era ricoperto da un morbido tappeto
d’erba, alcuni fiorellini di vari colori davano un tocco di
vivacità. Non tirava il vento gelido che fino a poco prima gli aveva
tagliato il viso, ma una leggera brezza che gli accarezzava lievemente la
pelle. La neve che cadeva dal cielo svaniva nell’aria tiepida non
arrivando nemmeno a metà strada tra le cime degli alberi e la terra!
Quel posto era come se fosse rinchiuso sotto una campana di vetro, in
un’eterna primavera.
Unica nota
dolente di quell’angolo di paradiso, era un pozzo,
piuttosto malridotto, posto al centro della radura. Era ricoperto da un
aggrovigliato intreccio di rovi pieni di spine e completamente secchi. Certo
che era strano da vedere in un così rigoglioso giardino! Draco si
avvicinò curioso di guardarci dentro. Chissà perché
è la prima cosa che viene da fare quando ti trovi un pozzo davanti? E
con questo pensiero che gli occupava la mente prestando molta attenzione a non
graffiarsi, appoggiò le mani sul bordo e si sporse sperando di acquietare
la sua curiosità. Ma per quanto si sforzasse di mettere a fuoco non riusciva a vedere niente, era tutto nero, un lungo
e buio tunnel che sembrava non avesse fine. Si chinò e raccolse un sasso
che lasciò cadere nelle sue profondità. Si sporse ancora e tese
l’orecchio cercando di sentire l’impatto del sasso con il
fondo….
“E’ molto profondo sai?”
Quell’improvvisa
voce lo fece sussultare e sbattere la testa sul secchio che era sospeso sopra
di lui e dopo un attimo di panico massaggiandosi la parte dolorante si
girò su se stesso e la vide. La figura che si trovava davanti era quella
di una ragazza più o meno della sua età,
molto carina anzi a guardarla bene proprio bella. Aveva i capelli nero corvino
e gli occhi scuri e profondi come l’oscuro tunnel del pozzo ma con una
strana luce che gli brillava dentro, indossava un
semplice abito bianco che gli ricadeva addosso mettendo in evidenza le sue
morbide curve. Dopo un primo attimo di smarrimento Draco si ricompose e gli
chiese a brutto muso “Chi sei?”
Lei lo
guardò inclinando leggermente la testa di lato e gli disse come se non
avesse sentito la domanda “Era tanto che t’aspettavo…..
Draco!”
Nota dell’Autrice: x terryborry – ti ringrazio tantissimo per avermi lasciato
un commento e sono felicissima di sapere che ti piace il primo capitolo. Per
quanto riguarda le domande alla prima, si non è una Draco/Astoria…
a dire il vero me ignorante e non conosce questa
Astoria, è tanto che non scrivo e che non frequento EFP. Scrivere non
è il mio forte ed è per questo che non so dirti quanto
durerà… sto improvvisando e non so ancora se riuscirò a
portarla alla fine. L’ho pubblicata proprio per avere uno sprono in
più!
Un abbracciotto e fammi
sapere che ne pensi di questo capitolo!